Sailor’s Grave

Roud #2676

Sailor’s Grave [in italiano La tomba del marinaio] è una canzone del mare composta da Eliza Cook[1] (testo) e John C. Baker (musica) nel 1845. Alcuni versi sono stati modificati dalla tradizione orale[2] e cantati ancora oggi.

Mi ricollego al post scritto da Italo Ottonello per Terre Celtiche Blog “I rischi della professione: lo spinoso problema delle morti in mare ai tempi della vela” da cui si stralcia
Il rituale funebre rappresentava l’espressione collettiva dei sentimenti dei marinai verso la dipartita di uno di loro, in conseguenza dei legami condivisi tra gli uomini. Quando i rischi diventavano realtà, i sopravvissuti generalmente si liberavano del corpo in mare, non esistendo una vera alternativa (la refrigerazione o altri modi efficaci per conservare il corpo), senza citare le superstizioni che circondavano la presenza del cadavere a bordo e la possibile persecuzione del defunto. Egli, infatti, avrebbe potuto offendersi per un trattamento inaccurato, mentre l’equipaggio non poteva trattare il corpo del compagno alla stregua di un rifiuto. Di conseguenza, tra i marinai si diffuse un particolare servizio funebre, distinto da quello dalla sepoltura a terra. che rifletteva il peculiare contesto della vita di bordo. Il marinaio deceduto sarebbe stato avvolto e cucito in un sudario, appesantito, trasportato in una breve processione e quindi, dopo una concisa cerimonia, fatto scivolare fuori bordo.”


Our barque was far, far from the land
When the fairest of our gallant band
Grew [went] deadly pale, and pined away
Like the twilight dawn of an autumn day.
We watched him through long hours of pain.
Our fears [cares] were great, our hopes in vain.
Death’s call he heard; made no alarm.
He smiled and died in his messmate’s arms.

We had no costly winding sheet.
We placed two round shot at his feet
And [lay] in his hammock, snug and sound:
A kingly shroud like marble bound.
We proudly decked his funeral vest
With a starry flag upon his breast.
We gave him this as a badge so brave,
Then he was fit for a sailor’s grave.

Our voices broke, our hearts turned weak
And tears were seen on the brownest cheek.
A quiver played on the lip of pride
As we lowered him down our ship’s dark side.
A splash, a plunge and our task was o’er
And the billows rolled as they rolled before,
And many a prayer said to the wave
That lowered him in a sailor’s grave.

NOTE
(1) il corpo veniva in genere chiuso dentro ad un ferzo di tela da vele. Scrive Italo Ottonello nel suo articolo già citato: “Grande attenzione, veniva prestata alla realizzazione di un involto che non fosse facile preda delle creature marine. Il corpo era inoltre appesantito, di solito con due palle di cannone incorporate nella tela ai piedi del cadavere.”
(2) altrettanto spesso però si utilizzava l’amaca (branda) del marinaio come sudario. Il corpo, sempre appesantito con due palle di cannone ai piedi, è cucito a partire dal basso, in modo che l’ultimo punto sia passato attraverso il naso.
Nella versione originaria dice invece: And he slept in his hammock as safe and sound As a king in his lawn shroud, marble-bound.
(3) nelle versioni americane. In origine English flag. Stan Hugill scrive Blood’n’Guts il nome dato dai marinai alla bandiera inglese

Traduzione italiana Cattia Salto
La barca era lontana, lontana dalla terraferma
quando il più bello della nostra ciurma gagliarda
svaniva in un mortale pallore,
come crepuscolo in un giorno autunnale.
Lo vegliammo per lunghe ore di dolore
grande il timore, vana la speranza.
Il richiamo della morte ascoltava e non si allarmò,
sorrise e morì tra le braccia del suo camerata.

Non avevamo un sudario costoso
mettemmo due palle da cannone(1) ai suoi piedi
e nella sua amaca, comoda e pesante
lo legammo come in un regale sudario di marmo(2).
Con orgoglio decorammo il suo abito funebre
con una bandiera stellata(3) sul petto.
Gliela mettemmo come segno di coraggio
così era pronto per la tomba del marinaio.

Le nostre voci si spezzavano, i nostri cuori divennero deboli e le lacrime si videro sulle guance non rasate,
fremente il labbro d’orgoglio
mentre lo calavamo lungo il lato oscuro della nave.
Un tuffo e un tonfo e il nostro compito era finito
e le onde rollavano come facevano prima,
e molte preghiere dette all’onda
mentre lo calavamo nella tomba del marinaio.

Alan Mills
David Coffin

RIFERIMENTI
Songs of American Sailormen(p162-3),
Shantymen & Shantyboys(p161-2),
Songs of the Sea(p55),
Songs of the Sailor and Lumberman(p161-2)

[1] Eliza Cook1818 – 1889: scrittrice inglese e membro di spicco del movimento cartista
[2] versione originaria Sailor’s Grave e lo spartito

LINK
https://www.loc.gov/item/sm1834.360760/
http://www.fresnostate.edu/folklore/ballads/Wa155.html
https://mudcat.org/thread.cfm?threadid=171357&messages=3

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.