Rosebud in June è una canzone agreste più propriamente della tradizione inglese dalle remote origini, che canta le gioie della terra e della campagna, ed evoca fertili pascoli e grassi armenti.
Rosebud in June
[ Roud 812 ; Ballad Index ShH93
; VWML CJS2/9/302 , HAM/3/15/11 ; Bodleian Roud 812 ; trad.]
Rosebud in June è stata raccolta nel 1904 da Cecil Sharp dal signor William King nel Somerset, ma compare già in una commedia dal titolo “The Custom of the Manor” del 1715 (ovviamente la canzone potrebbe risalire al secolo precedente).
Il ritornello richiama i girotondi della antica religione con riferimento alla pratica rituale della fertilità (festa di Beltane vedi).
Il brano è eseguito per lo più da gruppi di musica medievale o celtico-medievale anche con sfumature rock (il cosiddetto renaissance rock), una prova piuttosto impegnativa per la voce.
Sproatly smith in “Times is n’times was” 2012, un’atmosfera evocativa, costruita da un attento incastro di voci, con scampanellii e belati in sottofondo e il ritmo scandito da un semplice movimento dell’arpa.
I It’s a rosebud in June, and the violets in full bloom The small birds are singing love songs from each spray. Chorus: We’ll pipe and we’ll sing, Love, We’ll dance in a ring, Love. When each lad takes his lass, All on the green grass, And it’s all to plow Where the fat oxen graze low; And the lads and the lasses do sheepshearing go. II When we have all shear’d, our jolly, jolly sheep Nothing brings more joy, than to talk of their increase. III Oh their flesh it is good, it’s the best of all foods And their wool it will clothe us and keep our backs from the cold. IV Here’s the yowes and the lambs, here’s the hogs and the rams. And the fat wethers too they will make a fine show. V With the lily-white pail filled full of brown ale Our table, our table is all on the green grass | traduzione italiana di Cattia Salto I A Giugno sono in piena fioritura la rosa e le violette e gli uccellini cantano canzoni d’amore da ogni rametto. RITORNELLO Suoniamo e cantiamo Amore, danziamo in cerchio amore, mentre ogni ragazzo prende la sua ragazza sull’erba verde e c’è tutto da arare (2), dove il grasso bue pascola umile e i ragazzi e le ragazze vanno a tosare le pecore(3) II E quando andremo tutti a tosare, le nostre belle, belle pecore niente ci porta più gioia che parlare del loro accrescimento. III La loro carne è buona(4), è il cibo migliore e la loro lana ci vestirà e proteggerà le schiene dal freddo. IV Ecco le pecore e gli agnelli, ecco le giovani pecore e i montoni e anche i grassi castrati(5) fanno la loro bella figura. V Con il secchio bianco pieno di birra scura la nostra tavola, la nostra tavola è pronta sul prato (6). |
NOTE
1) il mondegreens dei Steeleye Span dice: We’ll fight in a ring love
2) è tipico nelle canzoni agresti riferirsi al fare sesso come al lavoro dell’aratura
3) le pecore sono tosate all’inizio dell’estate in modo che durante i mesi caldi soffrano meno il calore
4) le carni si distinguono in agnello, pecora e montone, ma si preferiscono in genere le carni di agnello che hanno un aroma meno selvatico. La carne di montone è piuttosto grassa ed ha un sapore forte, quindi viene sottoposta spesso ad alcune ore di marinatura. Con questa carne si preparano i mutton chops (le costolette) e l’irish stew (ovvero lo stufato irlandese).
5) anche scritto come wedders si tratta di “castrated ram” ovvero del maschio della pecora (ariete o montone) castrato detto anche castrone (in genere il maschio viene castrato nel primo mese di vita). La carne di castrone era ritenuta più pregiata nel Medioevo, perché non ha lo stesso odore forte della carne di montone. Anche in Italia centrale dove è sempre stata praticata la pastorizia transumante, alcuni agnelli del gregge sono castrati e fatti ingrassare al pascolo.
6) come suggerisce Giorgio Gregori stanno facendo una pausa dal lavoro pranzando sull’erba
FONTI
http://www.ramshornstudio.com/rosebud.htm http://mainlynorfolk.info/steeleye.span/songs/rosebudinjune.html http://www.melismata.org/rosebud-in-june.html
http://mudcat.org/thread.cfm?threadid=31322
Il Folk Lab di Brescia di Giorgio Gregori