Oublié

♬Oublié (Michel Tonnerre)

Ho iniziato ad ascoltare le canzoni di Michel Tonnerre grazie alla pagina sulla Bretagna di Flavio Poltronieri (Bretagna non solo Musica). In particolare dall’ultimo album-testamento “Ar mor” (2012), ecco Oublié.

J’ suis parti sur la route
sur le chemin d’ Kerouac
je n’ai plus aucun doute
j’ me suis barré en vrac

Avec mon sac et mon couteau
j’ parcours les routes du monde
j’ vis d’un peu d’ pain et d’eau
le chant des oiseaux -vagabonde.

J’ai oublié mon nom
j’ai oublié mon cœur
j’ai laissé ma Manon
j’ai oublié l’ bonheur

Abandonné mon cœur  
à Macaraibo
mon sang, ma vie d’amour, ma sœur
on s’ retrouv’ra quelqu’ part là-haut.

J’ai rencontré London
le Kid et Hemingway
devant un verre de rhum
ou un cuba libre.

Avec les grands troupeaux
j’ suis d’venu vaquero
Francisco Coloane
a dévasté mon âme.

J’ai chassé la baleine
aux dents éburnéennes
près du cercle polaire
des terres légendaires.


Sono partito sulla strada
sulle orme di Kerouac(1)
senza più dubbi
me la sono svignata (2) in tutta fretta(3)

Con la sacca e il mio coltello
percorro le strade del mondo
vivo con un po’ di pane, acqua
e il canto degli uccelli(4) – vagabondo.

Ho dimenticato il mio nome
ho dimenticato il mio cuore
ho lasciato la mia Manon
ho dimenticato la felicità

Abbandonato il cuore
a Macaraibo
il mio sangue, la mia vita amorosa, mia sorella,
ci si troverà da qualche parte in cielo(5).

Ho incontrato London
il Kid e Hemingway(6)
davanti a un bicchiere di rum
o un cuba libre.

Con le grandi mandrie
sono diventato vaccaro
Francisco Coloane(7)
ha devastato la mia anima.

Ho cacciato la balena
dai denti d’avorio(8)
vicino al circolo polare
delle terre leggendarie.
NOTE
(1) letteralmente “sul cammino di”, negli anni 70 era ancora d’obbligo tra i giovani di spirito “alternativo” leggere Jack Kerouac in particolare On the road, così “sur la route” è la citazione al libro; il cammino in senso metaforico come ricerca .. delle proprie origini. Rimando alla nota di Flavio Poltronieri su Kerouac
(2) “Dopo una decina d’anni di concerti, verso la metà degli anni 70 Michel Tonnerre molla tutto, lascia la Bretagna e si imbarca a bordo di un cargo in rotta verso le terre lontane di Nuova Caledonia, Isola dei Pini, Tasmania, Filippine, Vanuatu, Papuasia, Nuova Guinea, Isole Salomone, Australia, Isola della Riunione. Viaggiare “ar mor” è diventata per lui una necessità assoluta, partire lasciando dietro il passato, verso mete sconosciute ma dove forse scoprirà di essere già stato e dove probabilmente la sua anima sarà già lì ad aspettarlo. “Caelum, non animam mutant qui trans mare currunt” ovvero “Cambia cielo, non anima, chi si avventura per mare”. Come fosse un apostolato, un catartico ritorno ad un mistero primordiale, l’occasione per il ricongiungimento ad un sé finora ignoto, la sua casa diventa il viaggio stesso, il destino si allinea al desiderio di trovare una sua reale dimensione. ” (Flavio Poltronieri da Michel Tonnerre: Il cantautore del mare
(3) la frase indica l’urgenza di partire, per seguire l’impulso del momento, senza tante riflessioni sul dove andrò, cosa farò e mettendo nel sacco da marinaio poche cose prese alla rinfusa
(4) una vita francescana
(5) Tonnerre muore qualche mese dopo l’uscita dell’album
(6) tutti personaggi errabondi: Jack London e Ernest Hemingway. Secondo l’opinione di Monique Palomares le Kid è Billy the Kid, ancora un riferimento alla vita di un altro vagabondo famoso (e famigerato) che pure si fece mandriano. Inquieti viaggiatori e Jack-of-all-trade
(7) scrittore cileno Francisco Coloane altro instancabile viaggiatore
(8) lett eburnei

Jack Kérouac aveva un antenato bretone che era vissuto nel XVII° secolo ed era emigrato in Canada. Per generazioni i Kerouac custodirono il mito di questo progenitore di nome de Kervoach, originario di Huelgoat, sui Monts d’Arrée, il padre di Jack coltivava le antiche tradizioni e talvolta gli diceva: “Ti-Jean, non dimenticare che sei bretone!” Il primo giugno del 1965, desideroso di ritrovare le sue radici, lo scrittore visitò invano gli archivi parigini, Jack credeva di essere il primo ma in realtà quando nacque nel 1922, erano già due secoli che la sua famiglia stava cercando di risalire al proprio antenato. Negli anni trascorsi sulla strada non mancano riferimenti alla Bretagna, ma verso la fine della sua vita, l’abuso di alcol e droga aumentò una monomania per le sue origini. Per due volte emigrato, una vita intera passata a vagabondare, Kerouac fece della Bretagna una sorta di àncora. Indizi di questa ossessione ogni tanto se ne trovano anche nella sua produzione letteraria, per esempio alcune poesie di “Mare” (in appendice a Big Sur del 1962) sono animate da suoni bretoni (“Ker plasc”, “Kerarc’h”), che ricordano proprio il rumore del mare quando si infrange contro le rocce. Kérouac scrive: “I pesci nel mare/ Parlano bretone / Io sono Lebris / De Keroack”. Lo scrittore, che affermava il suo vagare bohémien come un bisogno da cui non poteva sfuggire, all’interno di questo suo quartultimo romanzo, oltre a far urlare al suo personaggio autobiografico (Jack Duluoz) di essere bretone, inserisce nel testo svariati elementi linguistici francofoni a testimoniare la propria genetica e si riferisce a un’antica fase storica ben precisa quando scrive: “…il mare deve essere profondo, io ti vedo Enoc’h, presto e dopo nell’Antica Britannia..”  (Flavio Poltronieri in https://terreceltiche.altervista.org/gerard-ducos-reinventare-lalba-dove-nascono-le-vertigini/)

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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