Noz an Anaon

Anaon – La Noz an Anaon (Cattia Salto)
Kanaouenn an Anaon (traduzione italiana Flavio Poltronieri)
Chant des Trépassés (Christian Souchon)
Gwerz an anaon
Ar garnel
Kan an Anaon (full album Pêr Vari Kervarec)
Ulteriori titoli in Terre Celtiche Blog
Marv eo ma mestrez

Anaon

Le principali credenze in Bretagna sul giorno di Ognissanti fanno riferimento agli Anaon, le anime di coloro che errano sulla terra perché sono ancora legate al mondo dei vivi. Fantasmi/spiriti che possono prendere la forma di esseri viventi ma anche di piante e rocce e ritornare tra i vivi (revenant) per chiedere aiuto o per vendicarsi di un nemico (e che possono essere evocati con parole e gesti rituali).

La loro dimora è l’Oltretomba in una zona intermedia di pena molto simile al Purgatorio cristiano dove patiscono il freddo e la fame; ci sono luoghi particolari in Bretagna, di soglia ovvero porte di accesso all’Oltretomba, dove è più facile trovarli come ad esempio sui monts d’Arrée[1], nella regione del Finistère.

Anche le isole disabitate sono considerate terre dell’Oltretomba sicuramente a causa dell’antica credenza che vedeva il passaggio all’Altro mondo come un viaggio per mare verso terre sconosciute. Procopio di Cesarea (Palestina, fine sec. 5º d. C. – m. 562 o poco dopo il 565) raccontava che lungo il litorale della Gallia, proprio davanti alla Gran Bretagna, vi abitava un popolo di contadini e pescatori i quali fin dai tempi lontani traghettava i defunti verso l’Altro mondo.

La Noz an Anaon

Gli Anaon ritornano spesso alle loro case, in particolare nella notte di Samhain[2]: un tempo in Bretagna tutti sapevano quello che si doveva fare in quel momento per proteggersi dai loro danni e mostrare loro il dovuto rispetto.
Si accendeva un fuoco lasciando un grosso ciocco (kef an Anaon ) perché bruciasse tutta la notte e si lasciava sulla tavola le krampouez (le crepes bretoni)[3], del chistr (sidro)[4] e del latte per gli Anaon in visita. Nella notte di Samhain si camminava in mezzo alla strada per lasciare i lati liberi alle anime di passaggio. In quella notte si poteva sentire i Morti fare i lavori che erano soliti fare da vivi, discutere le notizie dall’Altro Mondo e annunciare le morti a venire. Alcune persone si riunivano anche per pregare ed eseguire rituali domestici per aiutare le anime a trovare meglio la pace e lasciare il Purgatorio più velocemente.

La Noz an Anaon era anche una notte di giochi e festeggiamenti, si facevano dei giochi divinatori per conoscere il futuro marito o il momento della propria morte.

Greunennig aval
Greunennig aval
Lavar din
E peseurt bro e varvin
Pe en breton pe en gall
Pe en greunennig aval ?

Piccolo seme di mela[5]
Piccolo seme di mela
Dimmi
In quale paese morirò?
In terra bretone o in terra francese
O nella terra dei piccoli semi di mela?

[1] In Bretagna la porta dell’inferno si apre nella Yeun Ellez sui Monti d’Arrée (nel centro di Finistère), una depressione paludosa collocata proprio al centro. Ad attendere alla porta San Michele con la bilancia per pesare ogni anima. Non a caso nei pressi c’è la sua cappella (costruita sul Mont Saint-Michel de Brasparts).
La torbiera sotto forma di campi lussureggianti nasconde le sue insidie agli incauti viaggiatori che abbandonano i sentieri e finiscono per affogare imprigionati dalla melma. https://terreceltiche.altervista.org/ankou-dio-della-morte-bretone/
[2] https://ontanomagico.altervista.org/samain-la-festa-celtica-d-inverno.html
[3] la gallette betonne (galettes de sarrasin) è simile a una crêpe, ma è preparata con la farina di grano saraceno, acqua e sale
https://lilimadeleine.com/gallette-bretoni-le-crepes-salate-con-grano-saraceno/
https://blog.giallozafferano.it/passionecooking/galette-bretonne-una-specialita-francese/
https://www.bretagna-vacanze.com/secondo-i-miei-desideri/la-gastronomia/le-specialita-bretoni/la-crepe/
[4] una bevanda  tipicamente celtica a partire dall’invenzione delle botti e per continuare con il simbolismo del melo, l’albero di Avalon. Il rito collettivo di bere sidro è rinnovato alle feste e ai matrimoni, ed è condiviso con gli spiriti della terra nel wassaling di gennaio: quando si versa una parte di sidro nel terreno perché destinata “agli gnomi e alle fate” 
https://ontanomagico.altervista.org/johnny-jump.htm
[5] La mela era il frutto per eccellenza della festa di Samhain, per giocare e per trarre auspici o divinazioni, un rituale antichissimo si pratica ancora oggi il 1 novembre a Plougastel in Cornovaglia il «Gwezenn an Anaon »: l’albero delle mele detto anche albero delle anime consiste in un ramo di tasso  o agrifoglio privato di corteccia su cui si conficcano delle mele che sarà venduto all’asta insieme al pane benedetto; prima di iniziare l’asta il proprietario del “melo” compie tre giri per mostrarlo alla gente: una volta chiusa l’asta  il precedente proprietario terrà per se la mela più in alto dell’albero e il nuovo proprietario distribuirà le mele tra i bambini presenti. Il ricavato dell’asta è offerto alla chiesa parrocchiale affinché siano dette le messe per i defunti durante l’anno.
https://terreceltiche.altervista.org/apples-in-winter/

Kanaouenn an Anaon (il canto dei defunti)

Pubblicato per la prima volta in Barzhaz Breizh, 1a edizione, nel 1839
E’ un tipico canto di questua per la ricorrenza di Ognissanti

(Kanaouenn an Anaon)
1.Anv Tad, ar Mab hag ar Spered Glan!
Yec’hed mad d’eoc’h, tud an ti-mañ,
Yec’hed mad d’eoc’h war bouez hor penn,
Deuet omp d’ho lakaad er bedenn.
2.Pa sko ar Maro war an nor,
Stok er c’halonoù ar c’hrenn-mor,
Da doull an nor pa zeu ‘r Maro,
Piv gant ar maro a yelo?
3.Hogen, na vezit ket souezhet,
Da doull ho tor mar d’eomp degouezhet:
Jezuz e-neus on degaset
D’ho tihunañ mar d’eoc’h-c’hwi kousket;
4.D’ho tihunañ, tud an ti-mañ,
D’ho tihunañ, bras ha bihan:
Mar ‘z eus, siwazh, truez er bed,
En an’ Doue ! hor sikourit !
5.Breudeur, kerent ha mignoned,
En an’ Doue, hor selaouit!
En an’ Doue, pedit, pedit,
Rag ar vugale na reont ket!
6.Gant ar re hon-eus-ni maget,
Emaomp pell-zo ankounac’haet.
Gant ar re hon-eus-ni karet,
Hep truez emaomp dilezet.
7.Va mab, va merc’h, c’hwi zo kousket
War ar pluñv dous ha blot-meurbet,
Ha me ho tad, ha me ho mamm,
Er purkator e-kreiz ar flamm.
8.C’hwi zo er gwele kousket aez.
An Anaon paour zo diaez,
C’hwi zo er gwele kousket mat.
An anaon paour zo divat.
9.Ul liñser wenn ha pemp plankenn,
Un dorchenn blouz dindan ho penn,
Pemp troatad douar war c’horre,
Setu madoù ar bed er bez!
10.Ni zo en tan hag en anken:
Tan dindanomp, tan war hor penn,
Ha tan war laez, ha tan d’an traoñ!
Pedit evit an anaon!
11.Gwechall pa oam e-barzh ar bed,
Hon-oa kerent ha mignoned.
Hogen bremañ, paz omp marvet
Kerent, mignoned, n’hon-eus ket.
12.En an’ Doue, hor sikourit!
Pedit ar Werc’hez benniget
Da skuilhañ ul lomm eus he laezh,
Ul lomm war an anaon kaezh!
13.Eus ho kwele prim dilammit!
War ho taoulin en em strinkit!
Nemet koue’et e vefec’h er c’hleñved,
Pe gant ar marv kent galvet.

(traduzione italiana Flavio Poltronieri)
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
buona salute a voi, gente di questa casa
vi auguriamo buona salute:
veniamo a pregare per voi.
Quando la morte bussa alla porta,
tutti i cuori sono colpiti da paura,
quando si presenta alla porta la Morte,
chi si vuole afferrare?
Ma non siate sorpresi
se siamo venuti alla vostra porta:
è Gesù che ci ha mandato a svegliarvi
se dormite.
Svegliatevi, gente di questa casa,
svegliatevi, grandi e piccini,
se c’è ancora, ahimè, della pietà nel mondo
in nome di Dio! salvateci!
Fratelli, parenti, amici,
nel nome di Dio! ascoltateci!
nel nome di Dio! pregate! pregate!
perché i bambini, essi, non pregano.
Quelli che abbiamo nutrito 
ci hanno dimenticato da lungo tempo,
quelli che abbiamo amato
ci hanno abbandonato senza pietà.
Figlio mio, figlia mia, voi siete coricati
su letti di piuma ben morbidi
e io, vostro padre, e io, vostra madre,
nelle fiamme del purgatorio.
Riposate mollemente là,
i poveri morti stanno male,
voi dormite là un dolce sonno,
i poveri morti sono nella sofferenza.
Un drappo bianco e cinque assi,
un cuscino di paglia sotto la testa
e cinque piedi di terra sopra:
ecco i soli beni di questo mondo che si portano nella tomba.
Siamo nel fuoco e nell’angoscia;
fuoco sulle nostre teste, fuoco sotto i piedi,
fuoco in alto e in basso;
pregate per i morti!
Prima, quando eravamo al mondo
avevamo parenti e amici,
oggi, che siamo morti,
non abbiamo più parenti né amici.
Nel nome di Dio! venite in nostro soccorso!
Pregate la Vergine benedetta
di versare una goccia del suo latte,
una sola goccia sui poveri defunti.
Alzatevi presto, dal vostro letto,
inginocchiatevi;
a meno che non siate malati
o che la morte non vi abbia già chiamato.


Chant des Trépassés

traduzione italiana del commento (in francese e in inglese) al “Kanaouenn an Anaon” scritto da Christian Souchon in http://chrsouchon.free.fr/anaonf.htm

Commemorazione dei defunti
Questa festa che si celebra tra i cattolici, il giorno dopo Ognissanti, il 2 novembre, si basa sull’idea che le anime morte in stato di peccato veniale vedono la loro sofferenza alleviata dalla preghiera dei vivi e dal sacrificio della massa. Risale a Sant’Odilone, abate di Cluny morto nel 1048.
L'”argomento” scritto da La Villemarqué nell’introduzione al Kanaouenn an Anaon può essere così riassunto:
“È il ‘mese nero’ (miz du = novembre)[6] che la Chiesa ha associato ai defunti e alla preghiera per loro. La sera di Ognissanti, le persone andavano ad inginocchiarsi davanti alla tomba dei loro cari, riempivano il vaso funebre con l’acqua santa e in alcune località versavano sul sepolcro libagioni di latte, poi si svolgeva la funzione religiosa. Le campane continuavano a suonare per tutta la notte e talvolta, al termine dei vespri, si svolgeva una fiaccolata attorno al cimitero durante la quale il parroco benediceva ciascuna tomba; si serviva ancora il pasto ai defunti e il fuoco nel focolare rimaneva acceso perché lì potessero riscaldarsi. Quando andavamo a letto, sentivamo risuonare alla porta i canti funebri, quelli dei defunti cantati a nome delle anime dai poveri della parrocchia che chiedevano preghiere per i defunti e l’elemosina per se stessi[7].”

La “permeabilità” dell’Aldilà nella tradizione celtica .
Se la preghiera per le anime del purgatorio è perfettamente ortodossa, l’importanza e le forme assunte anticamente in Bretagna dalla liturgia del Giorno dei Morti, e dal culto dei morti in generale, non possono che sorprendere.
Sebbene queste considerazioni siano formalmente condannate dagli storici, molti autori degli ultimi due secoli, in particolare Anatole Le Braz che scrisse la raccolta di tradizioni bretoni “Légende de la mort”[8], vedono in questa attrazione per l’aldilà l’eredità di credenze peculiari dei popoli celtici.
L’antichità dell’interesse celtico per l’aldilà è attestata dagli scritti di autori antichi: Giulio Cesare, Lucano e Procopio. Quest’ultimo ( vissuto nel VI secolo d.C., racconta nella sua “Storia della guerra gotica” che i Celti collocano la dimora dei morti in Gran Bretagna e di come i pescatori dell’Armorica li traghettassero lì con le loro imbarcazioni.

L’antica poesia epica irlandese presenta alcuni particolari che ricordano queste narrazioni, ma non è sicuro se l’idilliaca “Terra dei Giovani” (Tîr Nan Ôg)[9] possa essere identificata con l'”orbis alius” di Lucano o con la Bretagna di Procopio, né i suoi abitanti, i “sidhe” (fate) con i mortali defunti. Le donne di questa “piana della gioia” vi attirano talvolta degli eroi che però dopo poco tornano a casa.
Altre tradizioni irlandesi collocano questo altro mondo all’interno del nostro mondo.  Quando i Figli di Milesio[10], il mitico antenato dei Gaeli, invasero il paese, i precedenti occupanti dell’Irlanda, gli “uomini della dea Dana”, scomparvero sottoterra senza abbandonare l’isola, dove sono ora visibili, ora invisibili[11]. In altre storie i morti che ritornano si fondono con i “sidhe” e li sostituiscono gradualmente, pur conservando le loro caratteristiche principali: abitano luoghi sotterranei da cui escono periodicamente, in particolare il 1° novembre, giorno chiamato “Samain On” (di Samhain), i morti partecipano alle feste delle fate, bevono dalle loro coppe, ballano con loro…

Specificità bretoni
Questa antica curiosità dei Celti per le questioni della morte si è conservata fino al secolo scorso in Bretagna dove abbiamo visto la comparsa di sontuosi monumenti funerari con ossari spesso più sfarzosi delle chiese, decorati con motivi scultorei tra cui il servitole della morte, l’Ankou.[12]
Mentre altrove si cercava, come misura igienica, di tenere i cimiteri lontani dai villaggi, in Bretagna ciò veniva visto come una profanazione e generalmente si trovavano proprio in mezzo ai villaggi, in mezzo ai vivi..

La percezione del legame esistente tra l’insieme della pratica celtica e il costume bretone fu offuscata dalla predicazione dei sacerdoti inviati in Bretagna in attività missionarie, che si intensificarono dopo la rivolta della “Carta Stampata” del 1675, con l’obiettivo di fermare la rivolta e predicare la sottomissione a Dio e al re, in un paese poco o scarsamente cristianizzato. Fu realizzata dai gesuiti, principalmente padre Julien Maunoir e padre Michel Le Nobletz , in metà delle parrocchie con l’introduzione di nuove pratiche: grandi processioni, inni, culto di nuovi santi e della Sacra Famiglia con Sant’Anna, che è ancora molto vivo in Bretagna. Il destino delle anime defunte è ormai segnato dal terrore dell’inferno, dalle descrizioni sadiche delle torture ivi subite e di cui il “cantico” di padre Maunoir, è un avvincente riassunto.

L'”Anaon”
Alcune parole del vocabolario religioso bretone (lan, lean…) risalgono all’antichità: è il caso di “Anaon”, il popolo dei defunti, che dà il nome a questa canzone. Nella storia gallese “Pwyll, Prince of Dyfed” – tratta da un manoscritto che risale al 1325 circa, ma che deve essere esistito in forma scritta da più tempo e che conserva molti dei miti celtici primitivi- la parola “Anwynn” denota un regno dell’altro mondo.
I racconti e le leggende raccolti da A. Le Braz mostrano che, nonostante gli sforzi dei missionari, i Bretoni avevano difficoltà ad ammettere il concetto di eternità delle pene, pronunciate soprattutto da un Dio infinitamente buono. Questa canzone mostra le anime del purgatorio che vengono per rivolgere ai vivi le loro richieste di preghiera. Si trovano quindi in un mondo intermedio ancora attaccato al nostro per un certo tempo. È a questi defunti ancora legati all’universo che hanno lasciato che si applica questo concetto di Anaon.

Ambrogio Lorenzetti, Madonna del Latte, 1324-25,

Il latte della Grazia…
La sorprendente richiesta delle anime del purgatorio, nella strofa 12, non ha nulla a che vedere con il rigoroso insegnamento di padre Maunoir. Riprende la tradizione delle immagini della Vergine che allatta il Bambino, conosciute sotto il nome di “Maria lactans” e che erano in voga nel IV secolo, in Egitto, sotto il nome di “Galactotrophysa” e soprattutto tra il XIII e il XVI secolo,  in un’epoca in cui l’umanità di Cristo ritornava nel dibattito teologico. Questo motivo riappare nel XVIII secolo con il tema della “Fontana della Vita” che raffigura Maria come una fontana dai cui seni sgorga l’acqua della vita. È senza dubbio questo tema che viene evocato in questa canzone e nelle “libagioni di latte” di cui parla La Villemarqué.

o il latte di Samhain?
Mi viene però fatto notare che nella strofa 12
si vede una lontana reminiscenza del ruolo svolto dal latte nelle antiche celebrazioni che segnavano l’inizio dell’anno celtico, il 1° giorno del mese “Samonios” (calendario gallico di Coligny)[13]o “Samain” in Irlanda, cristianizzato in “Kala goañv” (calendario invernale) nella Bassa Bretagna e “Ognissanti” nei paesi francofoni.
Questo ruolo è attestato in una poesia tratta da “Hibernica Minora”, frammento di un trattato in antico irlandese dedicato al Salterio (tutti i 150 salmi delle religioni ebraica e cristiana) e registrato nel manoscritto “Rawlison B 512” della biblioteca Bodleiana noto come “Anecdota oxoniensa”. Questo testo è stato studiato dal filologo celtico tedesco Kuno Meyer(1858-1919). Ecco la traduzione data dal linguista Christian Guyonvarc’h (1926-2012):
“Carne, birra, noci, frattaglie,
Questo è ciò che è dovuto a Samain,
Gioioso falò sulla collina
Latte zangolato[14], pane e burro fresco”

[Christian Souchon]
http://chrsouchon.free.fr/anaonf.htm
http://chrsouchon.free.fr/chants/honanzo.htm

Traduzione italiana e Note integrative a cura di Cattia Salto
[6] Nella Bretagna popolare, Novembre viene chiamato poeticamente “Mese Nero”, alla sera di Toussaint, i cimiteri sono invasi dalla folla che prega per i defunti, inginocchiata a testa scoperta sull’erba umida, a riempire di acqua benedetta le cavità delle pietre funebri mentre le campane non cessano di risuonare per tutta la notte. In alcune località sono ancora vigenti le libagioni di latte. In nessuna casa vengono tolte tovaglia e cena dal tavolo dato che le anime verranno a prendersi la loro parte; neppure il focolare viene spento per riservar loro lo stesso calore di quand’erano sulla Terra. Quando la funzione è terminata e ciascuno va a letto nel silenzio si odono alla porta gli ululati di vento e i canti lugubri dei defunti che attraverso la voce dei poveri della parrocchia, chiedono preghiere. [Flavio Poltronieri] https://terreceltiche.altervista.org/il-mese-nero/
[7] tipici canti di questua molto diffusi un tempo nelle festività calendariali
[8] https://fr.wikisource.org/wiki/La_L%C3%A9gende_de_la_mort_en_Basse-Bretagne/Texte_entier
[9] L’Altro Mondo viene descritto diffusamente nei racconti celtici come una terra meravigliosa. Altrove è un isola oltre il mare (o sotto il mare) situata simbolicamente ad Ovest. Sebbene Altrove si raggiunga solo con la morte, alcune leggende e poesie celtiche narrano di poeti, eroi semi-divini o semplici visitatori che ci sono arrivati in vita
https://terreceltiche.altervista.org/laltromondo-celtico/
[10] il popolo dei Gaeli provenienti dalla Spagna detti anche gli Irlandesi Neri perché più simili al popolo basco che all’irlandese rosso di pelo nel Libro delle Invasioni d’Irlanda (Lebor Gabála Érenn), una cronaca pseudostorica in medio irlandese dalla creazione del mondo al Medioevo compilata dai monaci (o qualche scriba di corte) tra il XI e il XII secolo. https://terreceltiche.altervista.org/canto-amergin/
[11] I Milesi erano solo uomini eppure riuscirono a sconfiggere un mitico popolo semi-divino, il quale si ritirò, grazie ai suoi poteri magici, in una dimensione sovrannaturale, invisibile. Il regno delle fate sono i sidhe (i grandi tumuli sepolcrali dell’Irlanda preceltica) e così sid (al singolare) e sidhe al plurale (Daoine Side) è il nome sia della fata che della sua dimora. Tuttavia le fate vivono anche nelle acque e nei boschi o nelle valli incontaminate dell’Irlanda, che non vollero abbandonare.
https://terreceltiche.altervista.org/re-delle-fate-nella-tradizione-dirlanda/
[12] Il Paradiso e l’Inferno in BretagnaAnkou
[13] Calendario di Coligny risalente al I secolo d.C., il calendario, riprodotto su una tavola in bronzo, corrisponde ad un sistema luni-solare molto complesso: sono elencati 62 mesi di un calendario che si completa nell’ambito del ciclo di 30 anni, i mesi sono di 29 e 30 giorni e ci sono dei giorni a intercalare ogni 30 giorni (per far coincidere il tempo lunare con quello solare); le incisioni sono in latino, ma la lingua è celtica, non ancora interamente tradotta. https://ontanomagico.altervista.org/feste-celtiche.html
[14] si riferisce al processo di trasformazione del latte in burro e latticello. Il processo di burrificazione del latte per conservare nel tempo le sue parti più grasse è antico e diffuso presso vari popoli; fonti greche e latine si riferiscono ai Celti nella descrizione di un burro solido e compatto, proprio come quello tradizionale; anche i reperti archeologici di frollini con rebbi e di zangole, ricordano i più tardi attrezzi utilizzati dalla tradizione contadina per la preparazione del burro a uso domestico. https://ontanomagico.altervista.org/burro-celti.html

Gwerz an anaon

Gwerz an anaon · Etienne Rivoallan, Georges Cadoudal 1959
Triskell

Ulteriori canti

Hervé Cudennec che scrive: Il gwerz “Ar garnel” non è propriamente un canto tradizionale, secondo il Canonico Pérénnès (Annales de Bretagne 1925, p. 561) è stato scritto da padre Fiacre Cochart, sacerdote a Ploudaniel intorno al 1750. La prima notazione conosciuta è quella dell’Abate Henry pubblicata nel suo “Kanaouennou santel evit escopti Kemper” del 1842.”
Eliane Pronost Gwerz Ar Purkator
Tri Yann Cantic War Sujet An Anaon in Le Vaisseau de Pierre 1988
Hervé Cudennec Kantik AR PURGATOR 
Plantec

Kan an Anaon

Pêr Vari Kervarec, Eliaz Le Bot & Tony Dudognon in “Kan An Anaon” (Le Chant Des Trépassés) (ospiti: René Gonidec, biniou – Gwenola Roparz, arpa, dal vivo, Cattedrale Saint Corentin, Quimper, Septembre 2021) (2022)

Kan An Anaon

1.Kimiad An Ene
2.Intañv Al Lochenn
3.Plac’hig Eusa
4.Belle Hirondelle
5.Innéaoù Ar Purgator
6.Aet On (Alan Stivell)
7.Marv Eo Ma Mestrez
8.Ar Baradoz
9.Salud Deoc’h Iliz Ma Farrouz

https://celticstudents.blogspot.com/2021/10/noz-anaon-halloween-in-brittany.html
https://danielgiraudon.weebly.com/uploads/3/1/6/3/3163761/halloween_armen.pdf
https://bibliotheque.idbe.bzh/data/cle_80/Skol_1957_niv_5_.pdf
Trio Pêr Vari Kervarec
https://lesmusicalesderedon.fr/artiste/trio-per-vari-kervarec/
https://www.argedour.bzh/le-chant-des-trepasses-ou-le-concert-lumineux-du-trio-kervarec-le-bot-dudognon/
https://www.argedour.bzh/concert-le-trio-kervarec-le-bot-dudognon-et-le-chant-des-trepasses-en-tournee-dete/

- / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.