Nolwenn Korbell: Bemdez c’houloù (Ciascun giorno di luce)

Nolwenn Korbell appartiene ad un’epoca e ad una generazione differente rispetto alla “vague bretonne

Da ragazzina, nella sua immaginazione era continuamente impressa la voce della madre Andréa Ar Gouilh che cantava le storie fantastiche tratte dal Barzaz Breiz, Youenn Gwernig la notò ancora adolescente ma come altre celebri cantanti figlie d’arte, ad esempio Katell Keineg (figlia del poeta Paol Keineg), Nolwenn appartiene ad un’epoca e ad una generazione differente rispetto alla “vague bretonne”.

N’eo ket echu, 2003

Nolwenn Korbell è impegnata in teatro e al doppiaggio televisivo, in una sorta di lavoro globale sulla voce. Nel 2003 il suo esordio discografico lo intitola “N’eo ket echu” (“Non è finita”) come ad annunciare l’inizio di una nuova carriera artistica d’espressione bretone. In quel primo disco, senza chitarre, poggiato principalmente sul pianoforte di Frédérique Lory ma anche su basso, bansouri, dizi, duduk, tutti i musicisti coinvolti compongono. La filastrocca “Son ar plac’h n’he doa netra” (“La canzone della ragazza che non aveva niente”) si regge su marimba, darbouka, zarb e narra che lunedi andrà alla fiera e comprerà un gallo, martedi una gallina, mercoledì un uomo, giovedì un figlio, venerdì un cuore, sabato una voce e domenica una vita e la sua vita farà la la la…
L’unico tradizionale è “Deuit Ganin-me” (“Vieni con me”), un rifiuto d’amore per timore delle maldicenze,

Il finale è affidato a ”Plac’h ar gwele kloz” (“La ragazza del letto chiuso”) scritta da Bernez Tangi

Lei non ama la rosa, non ama la farfalla,
né il cerchio, né il quadrato….
né l’arpa, né il clarinetto, né la luna, né il sole…
né il cigno, né la tormenta,
né il vento di nord-est, né Babilonia,
né la Città d’Ys, né il flusso, né il riflusso.
Solamente il rumore del suo uomo che russa.

Nolwenn Korbell:Plac’h ar gwele kloz 2003
Nolwenn Korbell
Nolwenn Korbell

Pur avendo incrociato personaggi leggendari della scena armoricana, Nolwenn Korbell è una cantautrice che non cerca uno stile in particolare, giudica una moda l’utilizzo degli strumenti della tradizione celtica e li sceglie unicamente in base al proprio piacere (vibrafono, glockenspiel e le percussioni utilizzate già nel disco precedente).

Canta essenzialmente in bretone, che ha sempre parlato nella vita quotidiana, prima ancora di imparare il francese a scuola.

Bemdez c’houloù, 2006

In questo secondo CD (Bemdez c’houloù, 2006) al posto di Sylvain Barou e dei suoi splendidi flauti indiani, cinesi ed armeni si avvicenda Didier Dreo, musicista creativo, che assieme a Kristen Nikolas costituisce il nucleo Kern e la cui chitarra trafficata spesso prende il suono di un sitar. Questo ammanta anche testi talvolta un po’ ingenui, come “Bemdez C’houlou” o “Valsenn Trefrin” (“…fermati al bordo del campo, forse sentirai la canzone di tuo padre…”), di un’atmosfera onirica.

Il disco contiene alcune rimarcabili canzoni: il tradizionale gallese “Dafydd y garreg wen” (“David della roccia bianca”), quello francese “Un petit navire d’Espagne”. Quelli bretoni “Olole” e “Pardon an Dreinded” (“Il Pardon della Trinità”), un gwerz di origine trégorroise, melodia pentatonica raccolta a Lanester, vicino a Lorient, da Loeiz Herrieu e Maurice Duhamel all’inizio del XX° secolo.

Dafydd y garreg wen

“Dafydd y garreg wen” in origine è un’aria dell’arpista cieco David Owen (1712-1741), soprannominato David de la Roche Blanche, dal nome della fattoria dove viveva. Sul letto di morte volle il suo strumento per poter comporre un’ultima aria, chiedendo venisse suonata al proprio funerale.

Le parole del testo saranno in seguito aggiunte dal poeta John Ceiriog Hughes (1832-1887). Il maestoso coro maschile bretone Mouezh Paotred Breizh accompagna la voce solista di Nolwenn nell’interpretazione, conferendo un tono sacro di rara efficacia.

Olole

“Olole” è un tradizionale infantile di Saint-Nicolas-du Pelem, insegnato a Nolwenn Korbell dalla madre Andrea Ar Gouilh, nel quale i due pastorelli Yannig e Marie si chiamano per ritrovarsi, giocare e cercare mele e nocciole, circondati dalle voci e dai suoni rassicuranti della natura.

Era un genere di canto molto più antico, diffuso nei Pays de danses Plin (ovvero nella parte delle coste d’Armor che va da sud di Guingamp fino a Rostrenen) e anche a Pourlet, tra Le Faouet e Pontivy. Il canto viene dall’Alta Cornovaglia dove fu raccolto da M. Duhamel a inizio secolo scorso da Evnig Arvor, un maestro di Plouguernevel che riscrisse le parole.

“Olole” ispirerà a Nolwenn Korbell il tema di un’altra (sempre contenuta nello stesso CD) “Yannig ha Mai”, nella quale i due protagonisti diventati grandi si ritroveranno in un gioco più doloroso, quello dell’Amore.

Nel suo CD “Voix de Bretagne” (2008) anche la madre Andréa Ar Gouilh offrì le sue interpretazioni di questi due canti, Ololi in una versione “a cappella” con più sovraincisioni della propria voce e Pardon An Drinded per voce e pianoforte.

Degli ulteriori testi originali: “News from town for my love who stayed home” tratta della nostalgia, con richiami alla leggenda della città sommersa di Ys mentre “Termaji” (“Gitano”) trae origine da una frase di Max Jacob: «Il Bretone prende dal prete e dallo zingaro», una citazione che evoca la presenza della religione cristiana in Bretagna, accompagnata sempre però da quella che egli descriveva come “un misto di paganesimo e follia”. La canzone è dedicata al grande poeta di Kemper ed anche al regista Emir Kustorica.

“Dal” (“Tieni!”) parla di dubbi

“Un mantello d’oro a Santa Sara (1),
preghiere per il Dalai Lama,
un euro bucato a Santig Du (2),
una lepre bianca allo sciamano rosso…
cosa si deve fare ancora?…
invocare Krishna, rasarmi la testa,
nascondermi nel bosco come Pelle d’Asino (3),
piantare spine nel naso di Gieg (4)…
andare al fiume con Giovanni Battista (5),
vestita di piume di tutti i colori, tutto questo perché?”

Note
(1) Sara la Nera o Santa Sarah, o Sara-la-Kali è venerata dalle comunità gitane Manouches, Sinti, Coradores e Rom. A Saintes Maries de la Mer, in Camargue, il pellegrinaggio avviene il 24 maggio, anche se nessuna religione l’ha mai riconosciuta ufficialmente come santa.

(2) Santig Du (o Santik Du – Piccolo Santo Nero) fu un francescano scalzo bretone, nato poverissimo a Saint-Vougay (Léon, Finistère) intorno al 1279; rimasto presto orfano, dedicò l’intera vita ai poveri di cui oggi in Bretagna è il patrono. Nel 1346 organizzò l’elemosina per le vittime di carestia in Cornovaglia e tre anni dopo aiutò e curò senza sosta gli appestati a Quimper, fino a contagiarsi e morire lui stesso. Dal 1993, una vetrata della Cattedrale della città gli è dedicata. Era chiamato Jean Discalceat in francese e Yann Divoutou in bretone ma neppure quello era il suo vero nome, solo un derivato dalla parola latina Discalceatus, che significa scalzo (Yann Divoutou o Yann Diarc’hen, ovvero Giovanni senza zoccoli). La sua causa non è mai stata portata a Roma ma la popolazione lo venera come un santo.
(4) Gireg (o Kireg o Guérech) fu Conte di Nantes e Duca di Bretagna tra il 981 e il 988.
(5) L’episodio di Giovanni Battista e del battesimo ricevuto da Gesù nelle acque del Giordano è narrato nel Vangelo secondo Marco (1.9-11), nel Vangelo secondo Matteo (3.13-17) e nel Vangelo secondo Luca (3.21-22).

Nolwenn Korbell

Negli anni seguenti Nolwenn Korbell produrrà altri dischi e la sua musica adotterà un carattere rock’n’roll più immediato, omaggiando tra l’altro anche la giornalista russa Anna Politkovskaia, assassinata per aver denunciato crimini politici e in quel caso, il proverbio bretone “Ar wirionez zo ganit, tout ar chas a bisodiouzhit” (“se dici la verità, tutti i cani ti pisceranno sopra”) le servirà da ritornello.

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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