Naufragi bretoni, preghiere e rime di antichi marinai

Raz de Sein è il passaggio tra l’isola omonima e la Pointe du Raz. Un tempo veniva anche chiamata Raz Fonteneau. E’ una specie di scorciatoia marina tra la costa atlantica e La Manica perchè più a ovest ci sono le secche e le scogliere dell’isola di Sein bloccano la strada per trenta miglia. È zona pericolosa assai, meglio aspettare che la corrente della marea si plachi per attraversare, il faro de la Vieille o quello d’Ar Men, oppure la torretta de la Plate non possono aiutare. A bordo delle navi, una volta era usanza quando transitavi per la prima volta da qui, di organizzare travestimenti e venivi nominato cavaliere per scherzo, con tanto di spada di legno e poi tutti si ubriacavano in tuo onore ma Raz de Sein non ha mai avuto tanta voglia di scherzare. Verso la mezzanotte del 12/1/1978 alla nave francese Duperré successe più o meno quello che da noi accadde alla “Costa Concordia” il 13 gennaio 2012 e anche in anni più recenti qualcuno non è scampato. Scogli nascosti tra i vortici digrignanti in mezzo a venti scontrosi: la natura diventa feroce e non restano che le preghiere.

Raz de Sein

Negli anni settanta, un certo Maurice Lades aveva raccolto un testo dove si raccontava di questo luogo e si diceva che malgrado la bellezza del paesaggio, qui tutti conoscono bene il significato della parola “naufragio” e all’arrivo di Novembre, quando il cielo si fa nero come i copricapi dell’Isola di Sein, gli orfanelli non iniziano ad aspettare Babbo Natale e anche l’estate che verrà, per loro sarà grigia. La canzone si chiedeva se mai Raz de Sein abbia sentito quei marinai gridare “Mamma” o “Sant’Anna”. Se forse si sarebbe dovuto pregare in inglese o in italiano. Quando l’oceano diventa più saggio e gli uccelli marini volano alti, anche se è inverno, è un luogo veramente incantevole ma questo dura sempre poco. In un attimo riparte il vento e l’unica cosa buona che fa Raz de Sein per il Paese dei Bretoni, è la sua bella figura sulle cartoline.

Gli amici di Lorient del gruppo Rhum Et Eau sono stati gli unici che conosco ad aver musicato ed inciso questo testo nel 2009.

Rhum Et Eau

La seconda parte della canzone non può non richiamare alla preghiera « Santissima dei Naufragati » di Vinicio Capossela. Il brano si trovava in origine nel secondo disco di Banda Ionica «Matri Mia» (2002)

Vinicio Capossela

« Santissima dei Naufragati » viene reinterpretata in «Ovunque Proteggi» del 2006 con la presenza del Coro della Cappella di S. Maurizio di Milano, nella Chiesa San Cristoforo dei Navigli:

Oh Matri mia
Salvezza prendimi nell’anima
Salvami il cuore
Ah Matri mia
Ahi così sia
Solo l’abbraccio tuo
Ossa nell’acqua

Vinicio Capossela

La ballata del vecchio marinaio

Gli strazianti sbarchi nel Mediterraneo di questi anni di orrendo neo-medievalismo, hanno ri- contestualizzato testi di questo genere, rendendoli ancora più funerei e cupi. In letteratura, la religiosità degli uomini del mare è comunque comparsa spessissimo, dai Salmi ai Vangeli, dall’Odissea di Omero al Moby Dick di Herman Melville. Il caso specifico descritto da Vinicio parla del capitano di una nave che decide di virare dritto verso la morte, portando con sé tutto il proprio equipaggio. Il viaggio ad un certo punto si interrompe, lasciandone intuire il finale. Le parole del testo non offrono alcun giudizio, lasciano solamente un ricordo. E’ ispirata a La ballata del vecchio marinaio (The Rime of the Ancient Mariner – 1798) del poeta romantico inglese Samuel Taylor Coleridge, che il compianto David Bedford aveva precedentemente orchestrato. (1) Il capitano, così come l’Achab del capolavoro di Melville, è chiaramente in preda ad un’ossessione e la canzone descrive il drammatico momento della punizione per il malcapitato equipaggio. Nel poemetto di Coleridge, la Morte e la Vita in Morte si giocano a dadi il destino dei marinai, nella canzone di Capossela invece, a questi disgraziati viene riservata unicamente la possibilità della preghiera, al fine di non essere dimenticati. Nessuna gloria, nessuna lapide, nessun osso, nessuna cenere, solamente il fuoco della parola che passa di bocca in bocca.

(1) In un disco Virgin del 1975, con Mike Oldfield alla chitarra e Robert Powell alla narrazione.
Da notare che la musica che apre e chiude il disco è un arrangiamento della Basse Danse chiamata «La mourisque» di Tielman Susato (1561) e sul lato B è presente anche la famosa «sea shanty» tradizionale «The Rio Grande»

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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