Na grosa fréu a j’é sauté

Na grosa fréu a j’é sauté è una ballata piemontese cantata da Teresa Viarengo e inclusa nell’album “Il cavaliere crudele” (Dischi del Sole, 1966) registrata, all’età di 75 anni, nella sua casa astigiana da Roberto Leydi e e Franco Coggiola. La situazione descritta nella ballata è il tragico epilogo di un amore romantico osteggiato dai genitori.
Nella versione piemontese l’uomo giace malato a letto, afflitto dalla malinconia e i genitori lo consolano dandogli finalmente il consenso per combinare il matrimonio con la bella (ma povera) fanciulla di cui è innamorato. La manda a chiamare e lei acconsente, tuttavia è troppo tardi e il giovanotto muore. I genitori incolpano la fanciulla della sua morte, ma lei ribatte che il danno è stato provocato dal loro rifiuto alle nozze. La situazione del morente e della bella al capezzale è un tema abbastanza diffuso nelle ballate tradizionali d’Europa, anche se inserito in un contesto narrativo più ampio rispetto a questo frammento della Viarengo

Trascrizione piemontese in Cantè Bergera
‘Na gròsa frev s’a j é sauté, ‘na gran malincunìa
e bel galànt al vör murì, tüt per l’amùr d’ ‘na fia.
E so papà lu va a truvé: “galàn févi curagi
pèna che vui si-i guarì, faréma s’mari-agi”
E la sùa mama lu va a truvé: “o ma galàn févi curagi
pèna che vui si-i guarì, faréma s’mari-agi”
“o ma da già ca m’ la völi dé, o ma mandéla ‘mpó ciamé.
o mandéla ‘mpó a ciamé, ‘l me cör l’é moribóndo,
prima che chila la sia sì, sarö già a l’altro móndo”

Quan e la béla l’é stà là “O gàlan févi curagi
pèna che vui si-i guarì, faruma s’mari-agi”
“O ma da già ca l’è cusì, o ma pi-é sinsènt ascü
pi-é, béla, sinsènt ascü, pi-éi a nom di mari-agi
e perchè vui a m’iévi dà lu vos cör an gagi”
Mèntre ca fau custì parlé, bel galànt a l’é spiré
bel galànt a l’é spiré “O ritirévi o fìa
vui aièi fai murì me fiöl d’ ‘na gran malincunia”
“Se l’avèisi damlu mi, a nom ad mari-agi
e bel galàn sarìa pa mort, guardé che gran dermagi!”

Traduzione italiana in Cantè Bergera
Una grande febbre lo ha assalito, una grande malinconia,
bel galante vuole morire, tutto per l’amore di una ragazza.
Suo papà lo va a trovare, “galante fatevi coraggio
appena sarete guarito, faremo questo matrimonio”
Suo mamma lo va a trovare, “galante fatevi coraggio
appena sarete guarito, faremo questo matrimonio”
“Già che me la volete dare, mandatela un po’ a cercare
il mio cuore è moribondo; prima che lei sia qui, sarò all’altro mondo”
Quando la bella è stata lì “Bel galante fatevi coraggio
appena sarete guarito, faremo questo matrimonio”
“Già che le cose stanno così prendete cinquecento scudi
prendete bella, cinquecento scudi, prendeteli per il matrimonio
poichè mi avete dato il vostro cuore in pegno”
Mentre dicevano queste parole, bel galante è spirato
bel galante è morto “Ritiratevi ragazza
voi avete fatto morire mio figlio di una gran malinconia”
“Se me l’aveste dato come marito
bel galante non sarebbe morto, guardate che gran danno!”

Teresa Viarengo

La ballata potrebbe essere una variante di Barbara Allen, per quanto il parallelo sia molto esile.

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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