Mè ritorn

Mè ritorn [Il mio ritorno] è una canzone piemontese composta il 25 dicembre 1846 dal poeta Angelo Brofferio. Ritornato in carcere per la seconda volta, seppure per un motivo non politico.

Angelo Brofferio borghese libertario tout court, diventa poeta in carcere (tra l’aprile e l’agosto del 1831) quando viene arrestato non ancora trentenne come leader della società segreta i Cavalieri della Libertà (1).
Brofferio fu un personaggio ottocentesco come si direbbe oggi “impegnato”, molto attivo sia come giornalista, commediografo, avvocato, intellettuale d’opposizione e uomo politico, sebbene oggi venga ricordato quasi esclusivamente per le sue Canzoni piemontesi.

(1) aderenti alla setta massonica di rito scozzese dei Liberi Muratori. Giuseppe Bersani, Sisto Anfossi e Giuseppe Balestra sono i principali cospiratori che nei caffè e nei circoli politici di Torino definiscono un piano liberal-monarchico per costringere il re Carlo Felice a ripristinare la Costituzione. Le argomentazioni dei cospiratori arrivano fino a propugnare la rivoluzione. Per la polizia il capo della congiura è l’avvocato Angelo Brofferio (che ha scritto svariati versi satirici) e lo arresta.

Commenta il De-Mauri nella Raccolta completa delle canzoni piemontesi e dei Poemetti di Angelo Brofferio

Dal 1821 al 30 le provincie Italiane dormivano nella pace della tomba. Delle diverse tirannidi troppo sarebbe discorrere a lungo : solo diremo che tutte si raffigurano in questi tratti: esclusione d’ogni libertà di associazione e di parola, stampa riservata alle notizie archeologiche e teatrali, a poesie anacreontiche o macabre, musica e balli spettacolosi per l’aristocrazia, corruzione elegante, gazzarre plebee, tridui e novene, scuole di Gesuiti o nulle, e in capo a tutto arbitrio di polizia. sfrenato, insolente, provocatore.
Ma il ’31 spuntava gravido di eventi. — La nuova insurrezione che scoppiava negli ultimi giorni del luglio a Parigi, provocata dall’avere i ministri di Carlo X violata sfrontatamente la carta costituzionale con regie ordinanze (o come chi oggi dicesse Decreti – legge ) contro i diritti di riunione e di stampa, aveva prodotto un contraccolpo negli altri stati d’Europa. Anche in Piemonte, nei primi giorni del ’31 ordivasi una trama per abbattere il trono di re Carlo Felice, che alla gioventù avida di novità pareva non avesse troppo compreso quali nuovi e vasti orizzonti furono aperti dalla Rivoluzione Francese.

Lo scopo dei congiurati non era più soltanto l’indipendenza con la crociata dell’Austria e con la costituzione di Spagna nei sìngoli stati, come i Carbonari del 1821 si erano proposto. Ma si buccinava qui e là un’insolita parola, Unità che Foscolo aveva pronunciato nelle conferenze dì Londra commentando L’Alighieri e Mazzini aveva raccolto, incerti se la forma dovesse proclamarsi regia o repubblicana senza repubblicani. Brofferio intorno al quale i viaggi e i lavori letterari avevano fatto un po’ di rumore, si trovò naturalmente implicato nell’avventura: egli vi si gettò arditamente. La congiura si estese nella capitale e nella provìncia: si formò un consiglio direttivo, e Brofferio ne fece parte assieme a Giuseppe Bersani [ufficiale della Guardia Reale], al medico Anfossi, al chirurgo Balestra, a Giacomo Durando e Carlo Gazzera. [op cit pag 26]

Mè ritorn

Nella sua maturità Angelo Brofferio condusse due vite, una a Torino con la prima moglie e tre figli, e una nella villa La Verbanella a Minusio (Canton Ticino) con la “seconda” moglie e quattro figli naturali. La villa venne acquistata nel luglio del 1846 come residenza della sua giovane amante, la cantante Giuseppina Serena Zauner, costretta all’esilio dal Piemonte dopo la causa intentata dalla moglie legittima Felice Perret.
La villa diventò un centro d’incontri repubblicani e liberali ( tra cui il Rattazzi, Camillo Cavour, Vittorio Emanuele II, Napoleone III, Mazzini e forse anche Garibaldi) e lì il Brofferio morì all’età di 63 anni.

Queste convivenze more uxorio erano socialmente tollerate nell’Ottocento, un’epoca in cui il matrimonio era un legame indissolubile, l’uomo borghese stanco del ménage famigliare, non solo si procurava il piacere con amanti occasionali e prostitute dei bordelli, ma manteneva l’amante e la figliolanza, (spesso in gran pompa) come una seconda famiglia.

Angelo Brofferio, Perrin Lit., Torino, F.lli Doyen 1860 circa

Il secondo arresto nel dicembre del 1845 seguito da una breve carcerazione, partì da una denuncia della moglie per adulterio e concubinaggio con la speranza di riuscire a separare il marito dall’amante o quanto meno far allontanare la giovane da Torino.

Scrive Laurana Lajolo “Alla fine del 1845 Angelo Brofferio è protagonista di un episodio clamoroso e torna in prigione non per cospirazione, ma per adulterio o, più esattamente, per aver utilizzato passaporti falsi al fine di riaccompagnare da Milano a Torino Giuseppina Zauner, la donna di cui è innamorato.
Giuseppina di origine milanese, ha diciotto anni meno di lui ed è venuta a Torino nel 1841 per fare la cantante al teatro Carignano e al teatro Regio. Pochi mesi dopo lascia il mondo teatrale, che trova molto insidioso, e Brofferio, geloso della giovane, si occupa ben volentieri di lei, risolvendo i suoi problemi economici e affidandole i lavori di trascrizione dei suoi componimenti autografi.
” [op. cit pag 118]

La moglie cercherà in tutti i modi di separarli fino alla denuncia della relazione extraconiugale alla polizia quando a Giuseppina (incinta del secondo figlio) rimasta bloccata a Milano, viene ritirato il passaporto.
Brofferio la vuole riportare a Torino e convince una coppia di amici a farsi dare i loro passaporti e quello della figlia: si porta al seguito la levatrice come moglie e confida di rientrare in Piemonte con Giuseppina spacciata come figlia. Senonchè la Polizia milanese smaschera l’inganno. Brofferio decide il di rientrare illegalmente e nasconde l’amante a pigione. Poco dopo scatta l’accusa e l’arresto del Brofferio e poco dopo viene catturata anche la Zaunier.
La Zaunier verrà espulsa dal Piemonte (con l’accusa di trasgressione alla morale) e il Brofferio sarà rilasciato per intercessione della moglie e l’istanza di grazia inviata al re.

Ecco come il De-Mauri spiega l’antefatto adducendolo però ad una malaccorta scappatella amorosa.

La Polizia del Vicario e del Comandante di Piazza in Torino onnipotente vegliava sui liberali più ardenti che in vena di congiure coglievano pretesto dallo assistere ai Congressi scientifici. Angelo Brofferio aveva domandata la necessaria permissione di uscire dai Regii Stati per recarsi colla consorte ad un congresso di Milano. Fu interrogata la Signora Brofferio ad insaputa del marito con modi accorti su questo viaggio. Essa ingenuam. dichiarò che non ne era informata. E tanto bastò perchè il sospettoso governo si assicurasse di spezzar le fila alla temuta congiura arrestando l’eloquente tribuno.

— Chi gli fu amico nella età matura ricorda non essere stata estranea l’amorosa passione di luì per un’esordiente attrice [ Giuseppina Serena Zauner ] del teatro Carignano al misterioso silenzio di quella preordinata partenza dalla casa coniugale..
(op. cit. pag 149)

Nel suo secondo soggiorno carcerario Angelo Brofferio è cambiato, come scrive Laurana Lajolo “Brofferio non è più lo studente ingenuo infatuato della rivoluzione o il giovane autore che rincorre il successo delle scene e dei salotti o l’improvvido cospiratore, è un personaggio politico che guadagna lo spazio pubblico: sulle pagine dei giornali prepara i grandi cambiamenti del ’48, auspica la riscossa del popolo, chiede le libertà costituzionali e la guerra allo straniero, critica i potenti e il clero. mantiene però il suo spirito umoristico e beffardo nelle canzoni, ancora più popolari che gli articoli
(op. cit pag 112)
La canzone Mè ritorn viene scritta dal Brofferio un anno dopo la sua seconda incarcerazione, ed è datata 25 dicembre 1846: senza fare cenno alle reali motivazioni della sua detenzione è un inno dei perseguitati per motivi politici, per le loro idee libertarie.

I
Bondì, care muraje, tèile d’aragn, bondì,
vëddve ch’i son tornaje? Guardéme torna sì.
J’heu sempre pensà a voi, oh gloriosissim froj!
(Rit.) Bondì, bondì, bondì, guardeme torna sì!
II
Oh quante vòlte, o quante i v’heu parlave, o trav;
i v’heu sognave, o sante criche, o beate ciav!
Ah! I vëddo ant un canton me nòm scrit con d’carbon.
[III
Na riga ras-cià mesa i sciario un pò pì ‘n là,
e smijlo nen ch’as lesa: “Viva la libertà”?
As ved ch’i j’era un gran dòt: Eviva j’agnolòt!]
IV
Sul nas dla Pòlissia, la Musa dël Piemont,
l’é propri sì ch’a vnìa a carësseme ‘l front.
I sento ancor j’òsej bésbié ij me ritornej.
[V
Lo ricórdeve ancora? (Combinassion fatal!)
A l’era Pasqua alora, e adess a l’é Natal.
Nosgnor a meuir, a nass, e am lassa mi ant jë strass! ]
VI
Per pi nen vnive a vëdde, pòvre muraje plà,
Quanti son fasse crëdde ribenedet dai frà.
Ma mi për pieuva e sol, mi son stait sempre col.
[VII
[Da dòp ch’i v’heu chitave (son quindes ani tòst!)
a s’é piantassne ‘d fave, a s’é scaudassne ‘d ròst!
Ma lo ch’a l’ha tnù bon, it ses mach ti, përson!
VIII
Na manclo ‘d maravìe: ‘d congress, d’associassion,
‘d ricover, ‘d lotarie, ‘d medaje, ‘d medajon?…
Tuti famos decòt, ch’a spusso ‘d mofa, ‘d cròt.]
IX
Dle neuve teorie, ch’a ilustro Dòira e Pò,
a l’é da coste grije ch’as vëd ben ël drapò.
Da sì com a l’é bel ël sol ‘d Piassa Castel!

I
Buongiorno care mura, tele di ragno, buondì
vedete che sono tornato? Sono di nuovo qui.
Ho sempre pensato a voi, o gloriosissimi catenacci!
Buongiorno, buongiorno, buongiorno, sono ritornato!
II
O quante, quante volte vi ho parlato travi
vi ho sognato sante serrature, beate chiavi!
Ah vedo in un angolo il mio nome scritto col carbone.
III
Una riga mezzo raschiata vedo un po’ più in là,
non sembra vi si legga “Viva la libertà”
si vede che ero un gran erudito: Evviva gli agnolotti! (1)
IV
Sul naso della Polizia, la musa del Piemonte
è proprio qui che è venuta a carezzarmi la fronte
Sento ancora gli uccelli sussurrare i miei ritornelli (2).
V
Lo ricordate ancora? Combinazione fatale
Era Pasqua allora e adesso è Natale!
Nostro Signore muore, nasce e mi lascia nei guai.
VI
Per non venire più a trovarvi, povere spoglie mura
quanti si son fatti credere ribenedetti dai frati (3).
Ma io con pioggia o sole, sono sempre stato quello
VII
Da dopo che vi ho lasciate (sono quasi 15 anni)
se ne sono piantate di fave, e scaldati di arrosti
ma chi ha tenuto duro, sei solo tu, prigione!
VIII
Non ne mancano di meraviglie: congressi, associazioni
ricoveri, lotterie, medaglie e medaglioni?
Tutti famosi decotti che puzzano di muffa, di cantina
IX
Delle nuove teorie (4), che rendono illustri Dora e Po
è da queste sbarre che si vede bene la bandiera,
da qui com’è bello il sole di piazza Castello
Buongiorno, buongiorno, buongiorno, sono ritornato!

NOTE testo piemontese inviato da Valerio Rollone come presentato da Camillo Brero nella sua “ Camillo Brero – vol. II
(1) Agnolotti, tricorni di pasta sottile ravvolta con ripieno di carne trita. Ironicam. li esalta come simbolo di godimento materiale da contrapporsi all’ idea che mena dritto in prigione. [nota di De-Mauri op cit.]
(2) Gli uccelli che cinguettavano sugli alberi della cittadella di Torino ov’era incarcerato nel 1831, quando egli vi compose e cantò sulla chitarra concessagli dal giudice Taffini le prime canzoni piemontesi. [nota di De-Mauri op cit.]
(3) Giusto vanto di indomito carattere. Molti liberali, come Cesare Cantù, che scrisse in carcere il romanzo «Margherita Pusterla » , si riconciliarono coll’onnipotente Chiesa dopo la sofferta prigione. Anche « Le mie prigioni » risentono del pietismo rimessivo che Silvio Pellico dimostrò dopo la sua liberazione dall’ orrido Spielberg. [nota di De-Mauri op cit.] Ma anche di Vincenzo Gioberti antimonarchico e filo mazziniano nella cospirazione del 1833 che nel 1843 pubblica il trattato “Il Primato morale e civile degli Italiani” in cui propone la Lega dei principi sotto la guida del papa.
(4) la bandiera delle teorie risorgimentali che si formano negli anni 30 e 40. Il Brofferio rifiuta la proposta del Mazzini, le teorie moderate e neoguelfe, si erge piuttosto come divulgatore del coinvolgimento democratico del popolo

Alberto Cesa & Cantovivo strofe I, II, IV, IX, VI

Gipo Farassino
Davide Cantino


Laurana Lajolo “Angelo Brofferio e l’Unità incompiuta” con Il canzoniere di Brofferio La poesia militante di un borghese libertario di Vittorio Croce ed Viglongo Torino 2011
Raccolta completa delle Canzoni Piemontesi e dei Poemetti di Angelo Brofferio di L. De-Mauri Torino 1902
https://pms.wikisource.org/wiki/Giovanni_Cerutti/Canson/M%C3%A9_ritorn
https://insubricahistorica.ch/blog/2021/01/30/il-poeta-e-avvocato-angelo-brofferio-in-esilio-volontario-a-minusio/

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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