L’Orso di Segale in Val Gesso

L’Orso di Segale del Carnevale a Valdieri (prov di Cuneo-Piemonte) è l’ennesimo travestimento ursino del Wilder Mann, l’uomo selvatico che dimora nell’occitana Val Gesso: egli incarna lo Spirito della Montagna, luogo per eccellenza dell’incontro tra umano e soprannaturale.
Il mascheramento con pelli animalesche o piume, paglia o altri scarti della coltivazione cerealicola è funzionale alla celebrazione di un rituale di purificazione della comunità per il ritorno del Sole e della Primavera.

Il Carnevale attuale è una rivisitazione moderna di una tradizione antica, andata perduta tra le due guerre mondiali.

A inizi del Novecento il folclorista Euclide Milano annotava «Il carnevale a Valdieri era un tempo molto complesso e comprendeva: pubblica gnoccolata – elezione degli Abbà[1] – taglio della testa d’un gallo o di un gatto[2] – testamento del Carnevale – arriva la Quaresima.» Strano è che nel suo elenco non sia compreso l’Orso di Segale!

Bernardino Piacenza detto Din del Papa racconta i suoi ricordi della festa di quando era ragazzo negli anni del dopoguerra.
Il Carnevale rinasce nel 2003-2004: è stato proprio il Din a vestire la maschera dell’orso nella reinvenzione della festa a Valdieri, da allora ogni domenica successiva al mercoledì delle ceneri, cioè la prima Domenica di Quaresima, l’Orso esce dal letargo. I contadini guardano al calendario lunare, se è Luna Nuova, la bella stagione è prossima.

La Questua dell’Orso

L’Orso di Segale è una maschera rivestita da una lunga corda di paglia ritorta (negli ultimi anni le corde sono state cucite in un costume, con un cappello e la coda, il volto e le mani annerite). Il corteo dei questuanti con l’Orso addomesticato (ma ancora pericoloso e dispettoso soprattutto con le ragazze) tenuto al guinzaglio dal suo domatore, schernito e percosso durante il cammino, gli stagnini (i ragazzi che fanno chiasso con pentole e legnetti), le fantine (le ragazze vestite con i costumi tradizionali), i frati e i suonatori (con ghironda, organetto diatonico e flauto a tre buchi), gira per le case a chiedere uova e dolci per placare l’Orso e ogni slargo è buono per fermarsi a far musica e balli

il demone nell’affresco dell’Inferno nella chiesa di San Fiorenzo a Bastia di Mondovì. Secondo alcune interpretazioni, l’orso di segale nella sua incarnazione demoniaca[3]
Un Orso stremato che balla con Quaresima

Arriva la Quaresima

Al termine della questua arriva la bella del paese che balla con l’orso. Vedasi per le valenze rituali quanto già evidenziato nel ballo dell’orso a Mompantero di Urbiano[5]

Silvio Peron
i fratelli “Bepe” e “Severin” Giordano di Vernante, storici suonatori della tradizione musicale della Val Vermenagna
Senhal – Balet Val Vermenagna
Lou Dalfin – Balet, Courenta
Dino Tron

Tipica danza occitana la Courenta come si balla nella sua variante locale nella Val Vermenagna. Purtroppo nella Val Gesso non si sono conservate le versioni locali di questo ballo.

Courenta e Balet della Val Vermenagna (Marisa Dogliotti e Silvio Peron)

Testamento del Carnevale

Nel Carnevale l’animale di turno fa il suo testamento[6], preludio alla sua uccisione rituale. Nella spartizione dei suoi lasciti non lesina di denunciare i vizi dei paesani ma non l’Orso di Segale, che viene tuttavia bruciato sul falò (un grande fantoccio fatto con la paglia della segale). Sono piuttosto i frati eremiti del corteo con le loro giaculatorie in rima a sbeffeggiare i personaggi più in vista del paese e a denunciare tutti i peccatori ( i fatti e i fattacci del paese).

Gnoccolata & Frittelle di Mele

Un piatto tipico, al pari della fagiolata, la gnoccolata di Carnevale, per consumare in un pasto collettivo la scorta della patate “vecchie”. Per tradizione si svolge sotto i portici del palazzo comunale, gli abitanti si portano da casa il contenitore da riempire, ed è rimasto leggendario il capiente pitale esibito da un buontempone.

LE RICETTE

Le patate di montagna sono particolarmente prelibate e quelle di Entracque sono rinomate e tutelate. Angonio Ferrero da Valdieri magnifica la ricetta degli gnocchi con la toma, quando il piatto venne servito nientemeno che a Re Vittorio Amedeo III di Savoia nel 1773; nella poesia “La Gnoccheide” «Imbalsamati che saranno gli gnocchi con bianca toma e con butir gialletto, un cibo resterà non da pitocchi, ma per Colui che sortì regio letto» non manca di rimarcare che non è un piatto da poveracci (pitocchi)-nonostante gli ingredienti “rustici”, ben sì degno di un re!

Gnocchi al sugo di salsiccia (dalla cucina di Beatrice by Betulla)
Gnoccolata bianca (dalla cucina di Beatrice by Betulla) la ricetta servita al Re

Il dolce tipico piemontese per Carnevale sono le frittelle di mele che qui si chiamano al bignéte e ovviamente si possono gustare anche i dolcetti tradizionali con la farina di segale

La Valle Gesso delle Alpi Marittime

Appartata e chiusa dal massiccio dell’Argentera, la valle Gesso fu scelta come luogo di soggiorno dai Savoia, che acquisirono i diritti di caccia dai comuni di Entracque e Valdieri a metà del XIX secolo.
http://www.chambradoc.it/vallePerValle/ValleGesso.page


[1]  l’Abbà è per tradizione il capo di una confraternita carnevalesca, anticamente colui che aveva il privilegio, per la sua autorevolezza e posizione sociale, di gestire e regolamentare i festeggiamenti del Carnevale, un personaggio ancora diffuso nel Canavese e nelle valli occitane piemontesi. E’ l’equivalente del “Lord of Misrule” inglese eletto alla vigilia di Ognissanti che regnava fino al 2 febbraio (il giorno della Candelora) per presiedere alle danze, i cortei e i banchetti. In Piemonte abbiamo per l’appunto le “compagnie” capitanate da un “abate” con soci in uniformi e armati di alabarde.
[2] mozzare teste di animali -il gallo/tacchino, l’oca ma anche il gatto, era una consuetudine praticata nelle feste del Carnevale in molte parti del Piemonte, un antico e perduto sacrificio di sangue agli spiriti della Natura.
Nel Gioco del Gallo veniva appeso ad una corda a testa in giù oppure seppellito in una buca in terra lasciando uscire solo la testa e preso a bastonate o colpito con la falce fino al distacco della testa dal collo.. Siamo nell’ambito del “sacrificio rituale” del Re -sia lo Scricciolo della tradizione panceltica o il re del pollaio, che si svolgevano in Inverno ma anche nel periodo della mietitura, in diverse regioni europee (come riportato dal Frazer nel “Ramo d’Oro”) nell’ultimo covone di grano era collocato un gallo vivo, o in simulacro, per essere decapitato con un colpo di falce.
Nell’ultimo covone di grano nel Medioevo cristiano si nascondeva la bestia (lo spirito del Grano, la Vecchia), così l’animale veniva cacciato e ucciso perchè manifestazione demoniaca che avrebbe potuto rovinare il raccolto. Più anticamente era la concezione naturalistica del sacro che doveva morire per poter rinascere garantendo l’abbondanza alla comunità.

http://ontanomagico.altervista.org/festa-sant-antonio.html
[3] quello di San Fiorenzo è il ciclo pittorico più esteso del Piemonte con una visione allucinata dell’Inferno
http://www.sanfiorenzo.org/index.html
San Fiorenzo a Bastia Mondovì (betulla.eu)

[4] L’Orso di Segale: il Carnevale alpino di Valdieri (betulla.eu)
https://www.ecomuseosegale.it/feste/carnevale-dell-orso-di-segale
https://www.ecomuseosegale.it/feste/carnevale-dell-orso-di-segale/ieri-e-oggi-l-orso-di-segale-negli-anni

[5]https://terreceltiche.altervista.org/esci-fuori-orso/

[6] L’asino allegro occitano: L’aze d’alegre fai testament (Provenza – Piemonte)


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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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