Liten Karin (e la santa Caterina)

Liten Karin è una ballata dall’impianto molto classico: una storia triste e brutale, il confronto/conflitto tra due protagonisti, il dualismo bene/male, le ripetizioni poetiche, i simbolismi e gli ammonimenti morali. Ma anche una ballata classificata come “leggendaria”, poiché la storia raccontata si collega alla leggenda di Santa Caterina d’Alessandria.

la storia

Liten Karin

La piccola Karin sta prestando servizio alla corte del giovane re, il quale la nota e le chiede di essere sua. Alcuni versi della ballata citano vari doni fantasiosi offerti dal Re: un cavallo grigio con una sella d’oro, una corona d’oro, metà del suo regno e così via. Ogni volta, Karin rifiuta, dicendo che il re dovrebbe invece dare quelle cose alla regina e lasciarla sola, con il suo onore intatto.
Allora il re la fa torturare a morte, rinchiudendola in una botte foderata di chiodi e fatta rotolare. La ballata termina con due colombe bianche che scendono dal cielo e portano via Karin, mentre due corvi neri arrivano dall’inferno per portare via il re.

Karin e la Santa Caterina

Martirio della ruota

Come si accennava il testo della ballata riprende la leggenda della santa Caterina d’Alessandria, nota per il “martirio della ruota” [1] a cui fu sottoposta. Secondo la leggenda, conosciuta anche in Svezia almeno dal 14° secolo, Caterina era la figlia di un re pagano di Alessandria d’Egitto che fece visita all’imperatore Massenzio per convincerlo a smettere di perseguitare i cristiani. Massenzio organizzò una specie di dibattito pubblico, alla fine del quale Caterina convertì anche i filosofi di corte alle sue convinzioni cristiane. Ragion per cui l’imperatore inferocito la condannò al martirio della ruota. Questi eventi sono considerati del tutto immaginari, sebbene possano contenere reminiscenze della persecuzione dei cristiani al tempo di Diocleziano. Ma per quanto riguarda specificamente Caterina d’Alessandria, le prime notizie chiare degli eventi risalgono a ben cinquecento anni dopo l’epoca in cui sarebbe vissuta. Non a caso, questa Caterina è stata tra i santi “senza basi storiche” rimossi dal calendario da Polo VI nel 1969. Ma come storia di una martire, la tradizione ha comunque avuto una lunga vita, e ha ispirato la Piccola Karin svedese. Nella ballata la leggenda è stata reinventata dentro un impianto poetico, cancellando ogni riferimento a luoghi e tempi specifici. Svend Grundtvig ha scritto che questa ballata ha seguito i tempi. Dopo la Riforma, Litien Karin si è tolta l’abito monastico e ha indossato un costume mondano. Trasformandosi così da martire della fede cristiana in ragazza innocente che non si lascia attirare da un re pigro e dissoluto.

Una cruel ballad

Il tono della ballata Liten Karin è decisamente crudele. Alla fine di un dialogo (classicamente “tra sordi”) tra la ragazza e il Re, nel quale la piccola Karin rispedisce al mittente tutte le profferte e i doni del sovrano, oltretutto ricordandogli che lui sarebbe maritato, la canzone opera un salto brutale al supplizio della giovane, senza particolare compassione per il destino della sventurata. Probabilmente la ballata era usata non solo come intrattenimento ma anche come “ammonimento morale” per le giovani donne: dovete preferire essere giustiziate all’essere peccatrici, o meglio ancora, non dovete tentare le pulsioni sessuali degli uomini. E’ anche possibile che la crudele punizione funga da metafora dello stupro. In ogni caso, la condizione della ragazza è quella di un destino segnato.

Nulla di particolarmente originale; come in tante storie popolari ciò che viene sottolineato è un aspetto inquietante del ruolo femminile all’interno della struttura sociale e culturale del patriarcato.

varianti

Geijer e Afzelius hanno scritto che la ballata di Little Karin era cantata quasi ovunque in Svezia e che era raro sentire la stessa versione in più di un luogo. Nella loro raccolta hanno inserito due versioni della ballata. Una di queste è stata ristampata in seguito molte volte come broadside, diventando la versione dominante [2], diffusa anche in Danimarca e Norvegia, con lo stile un po’ stereotipato e laconico tipico delle ballate diffuse dai “fogli volanti”. La versione alternativa è leggermente più lunga. In essa è il re stesso che rotola intorno a Karin nella botte, ed ottiene il suo perdono non richiesto mentre sta sanguinando. Poi lei viene travolta dalle “fanciulle della corte” e sepolta, mentre “tutti i piccoli angeli di Dio stavano tutti intorno”.

la ballata (versione svedese)

Och liten Karin tjente
På unga kungens gård;
Hon lyste som en stjerna
Bland alla tärnor små.

Hon lyste som en stjerna
Allt bland de tärnor små.
Och unga kungen talte
Till liten Karin så:

“Och hör du, liten Karin,
Säg vill du blifva min?
Grå hästen och gullsadelen
Dem vill jag gifva dig.”

“Grå hästen och gullsadelen
Jag passar inte på;
Gif dem din unga drottning,
Låt mig med äran gå.

“Och hör du, liten Karin,
Säg vill du blifva min?
Min rödaste gullkrona
Den vill jag gifva dig.”

“Din rödaste gullkrona
Jag passar inte på;
Gif den din unga drottning,
Låt mig med äran gå.” 

“Och hör du, liten Karin,
Säg vill du blifva min?
Mitt halfva kungarike
Det vill jag gifva dig.” 

“Ditt halfva kungarike
Jag passar inte på;
Gif det din unga drottning,
Låt mig med äran gå.” 

“Och hör du, liten Karin,
Vill du ej blifva min,
Så skall jag låta sätta dig
I spiketunnan in.”

“Och vill du låta sätta mig
I spiketunnan in,
Guds englar små de se att jag
Oskyldig är dertill.”

De satte liten Karin
I spiketunnan in,
Och konungens små svenner
De rullade henne kring.

Så kom det ifrån himmelen
Två hvita dufvor ner;
De togo liten Karin
Och strax så blef de tre.

Så kom två svarta korpar
Dit upp från helvete;
De togo unga konungen,
ch strax så blef de tre.

E la piccola Karin serviva
alla corte del giovane Re
Brillava come una stella
Tra tutte le piccole damigelle d’onore

Brillava come una stella
Tra tutte le piccole damigelle d’onore
E il giovane Re parlò
così alla piccola Karin:

“Ascolta tu piccola Karin
vuoi essere mia?
Un cavallo grigio e una sella d’oro
ti voglio donare”

“Un cavallo grigio e una sella d’oro
a me non interessano
Donateli alla giovane regina
e lasciatemi andare con il mio onore”

“E ascolta tu piccola Karin
vuoi essere mia?
La mia corona d’oro più rossa
ti voglio donare

“La tua corona d’oro più rossa
a me non interessa
Donatela alla giovane regina
e lasciatemi andare con il mio onore”

“E ascolta tu piccola Karin
vuoi essere mia?
Metà del mio regno
ti voglio donare”

“Metà del vostro regno
a me non interessa
Donatela alla giovane regina
e lasciatemi andare con il mio onore”

“Ascolta tu piccola Karin
Non vuoi essere mia
Allora ti farò rinchiudere
in una botte chiodata”

“E se voi volete rinchiudermi
in una botte chiodata
I piccoli angeli di Dio vedranno
che io sono del tutto innocente”

Hanno rinchiuso la piccola Karin
in una botte irta di chiodi
E i piccoli servitori del Re
l’hanno fatta rotolare

Allora scesero dal cielo
due colombe bianche
Presero la piccola Karin
E presto divennero tre

Allora vennero due corvi neri (1)
su dal profondo dell’inferno
Presero il giovane Re
e presto divennero tre

(1) questa strofa finale sembra sia stata aggiunta in tempi successivi, forse per rendere meno crudele la storia e introdurre un pizzico di “giusta punizione” per il re

la ballata nel folk revival

Rosenbergs Sjua, folk band svedese fondata dalla cantante Susanne Rosenberg, dall’album R7 (1999)
Slingerbult, folk rock band svedese, in una versione live
Stanley Holmer dall’album Jämmer å Elände (2006(
Samla Mammas Manna La prog band di ispirazione “zappiana” dall’album Schlagerns Mystik (1978)
Jan Hammarlund dall’album Lost Folk (2013)
Etnose, gruppo svedese tra folktronica e celtci fusion
La mezzosoprano Tiziana Portoghese con il fisarmonicista e compositore Francesco Palazzo
Øyonn Groven Myhren dall’album Gullveven (2008)


[1] Il legame tra la santa Caterina e la tipologia del suo martirio è molto forte non solo in Scandinavia ma anche nei paesi anglosassoni. Due college di Oxford e Cambridge che portano il nome della santa hanno l’emblema della ruota nei loro simboli. Più prosaicamente, si rifanno al martirio della ruota anche i fuochi d’artificio chiamati appunto Catherine’s wheel. E può essere visto come un richiamo a questa ruota anche l’insolito dispositivo di tortura che il re usa nella ballata per uccidere Karin. http://balladspot.blogspot.com/2018/08/little-karin.html
[2] https://literature-connoisseur.blogspot.com/2014/03/berattelsen-om-lilla-karin-och-hennes.html?m=1
https://www.bokselskap.no/boker/legendeballadar/tsb_b_14_litikari

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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