Troviamo la ballata piemontese “Gli Anelli” meglio conosciuta con il titolo di Prinsi Raimund anche in Francia con vari titoli a seconda della regione, dove gli anelli sono tre, che vengono prestati al traditore dalla fedele ma ingenua eroina; l’areale di diffusione della ballata è la parte Nord-Ovest della Francia in particolare la Normandia. In alta Bretagna la ballata s’intitola « Madame de Clergenton » o anche « Marianson »
La ballata è stata trovata ancora recentemente nella tradizione popolare di emigrazione francese quali Québec e Acadia.
Nel “Le Romancero populaire de la France”, (Parigi, 1904) George Doncieux scrive un’analisi critica del testo poetico comparando varie versioni (pg 215-232 cf) facendo risalire la ballata al XVI secolo.
Il tema della ballata rientra in una narrazione diffusa anche nella novellistica medievale e si basa sul triangolo moglie-marito-seduttore. Il marito già geloso e possessivo di suo crede subito alla colpevolezza della moglie, anche se in questo filone ballatistico la moglie è fedele e onesta e respinge il seduttore. La maggior parte di questi racconti hanno lieto fine, la donna sfugge alla morte o sopravvive ai tormenti, e riesce a dimostrare la sua innocenza.
Così Doncieux cita il Cimbelino di Shakespeare in cui due amici scommettono sulla fedeltà della moglie, ma già il Boccaccio nel Decamerone seconda giornata novella 9 su Bernabò da Genova, narra di una scommessa tra ricchi mercanti in merito alla fedeltà delle rispettive mogli (cf): il seduttore non riuscendo a insidiare la virtù della donna trova un espediente per dimostrare di aver giaciuto con lei. Nella ballata di Marianson manca il prologo della sfida ma il contesto è proprio quello. La furia incontrollata di Renaud è però quella di Otello alla scoperta del fazzoletto di Desdemona.

LA VERSIONE IN NORMANDIA

Nel 1876 Emile Legrand raccolse i canti popolari tra le merlettaie (lavoratrici al tombolo, fonte principale la madre Célina nata a Fontenay nel 1818, ma anche Adelaïde Le Paulmier, nata a Fontenay nel 1807) di Fontenay-le-Marmion, che si radunavano nella “rue des dentellières” dove le donne si sedevano davanti all’uscio di casa per lavorare sotto la luce del sole: le canzoni preferite erano le lunghe ballate tragiche come ‘Jean Renaud’ e la ‘Marianson’, la ballata che racconta la triste storia di Marianna, moglie fedele che resta sola a casa, mentre il marito va alla guerra. Viene corteggiata da un cavaliere, il quale vorrebbe averla come amante, ma essendo stato respinto ordisce un subdolo piano per la vendetta. Si fa prestare gli anelli d’oro dall’ingenua Marianson e li porta da un orefice per farne delle copie identiche. Poi va anche lui in guerra a cercare il marito di Marianson e gli mostra la prova del tradimento: ecco i tre anelli d’oro avuti come pegno d’amore!
Il marito furibondo ritorna a casa per vendicare il suo onore: uccide il neonato gettandolo per terra e lega la moglie alla coda del cavallo trascinandola per tre giorni e tre notti, finchè colto da un dubbio, le chiede di mostrargli i tre anelli che le aveva regalato. La povera donna in fin di vita gli consegna la chiave del cofanetto e il marito trova gli anelli e le chiede perdono. Verrà perdonato per la morte della moglie, ma non per quella del bambino in fasce.
La richiesta di perdono è assente nella versione piemontese, là il marito si trafigge con la sua spada, qui non sappiamo quale sia la sua punizione.
In effetti la versione normanna ritrovata sul campo è più lacunosa, ma a ben vedere anche questo è un segno del contesto popolare in cui la ballata veniva cantata, quella delle donne merlettaie, che cantavano e ricantavano ogni giorno durante le lunghe ore di lavoro per alleviare la monotonia, storie conosciute da tutte; erano ballate d’evasione da una parte, ma anche calate nel loro quotidiano, tragedie, drammi femminili e eroine in cui le nostre merlettaie si identificavano, storie di conflitti tra figlie e padri, tra mogli e mariti, gli amori romantici e gli amanti perseguitati o sfortunati, gravidanze indesiderate, violenze sessuali.
Jean-François Dutertre in Ballades françaises 1997
« Marianson, dame jolie (1),
Où est allé votre mari ? »
― « Il est été allé dedans Paris.
Y a bien longtemps qu’il est parti. »
― « Marianson, dame jolie,
Il vous faut faire un autre ami. »
« Non, si longtemps que je vivrai,
Autre que Renaud n’aimerai ! »
― « Marianson, dame jolie,
Prêtez-moi vos anneaux dorés. »
Marianson, mal avisée,
Ses trois anneaux lui a prêté.
― « Je vous les prête à mon coucher.
Je veux les voir à mon lever. »
Quand il a eu les anneaux dorés,
Chez l’argentier s’en est allé.
― « Oh bonjour, donc, bel argentier.
Faites-moi des anneaux dorés.
Qu’ils soient fins, qu’ils soient ronds,
Comme ceux de Marianson. »
Quand il eut les deux anneaux dorés,
Sur son cheval il est monté.
Dans son chemin a rencontré,
Le mari de Marianson.
― « Ah, bonjour donc, franc cavalier,
Quelles nouvelles m’as-tu apportées ? »
« Ta femme est accouchée d’un fils.
De moi elle a fait son ami. »
― « T’en as menti, franc cavalier,
Ma femme m’est fidèle assez. »
« Que tu le crois ou le décrois,
Voilà les anneaux de ses doigts. »
Quand il a vu la vérité,
Contre la terre il s’est jeté.
Au bout les trois jours et trois nuits (2)
S’en est allé à son logis.
Sa mère était sur la galère (3),
Qui regardait venir son fils.
Il ne revient pas en homme aimé.
Il revient comme un homme enragé.
Il prend l’enfant par les deux pieds,
Sur le pavé il a tué.
Il prend sa femme par les cheveux,
A la queue du cheval la noue (4).
Il a marché trois jours, trois nuits (5),
Sans regarder par derrière lui.
Il n’y avait bruisse, ne buisson,
Qui n’eût sang de Marianson.
― « Oh mon ami, mon bel ami
Pour Dieu ! Arrêtons-nous ici. »
« Ce n’est pas pour toi, franche putain,
Ce pour mon cheval qui a faim (6). »
― « Marianson, dame jolie,
Où sont les anneaux de ta main ? »
« Sont dans le coffre au pied du lit,
Voici les clés pour les quérir. »
― « Marianson, dame jolie
Pourquoi ne me l’avez-vous dit ? »
« Oh mon aimé, mon bel aimé,
M’en avez-vous laissé loisir ? »
― « Il faut aller au chirurgien,
Pour mettre en sain ou vous guérir. »
« Ne faut qu’une aiguille et du fil,
Et un drap pour m’ensevelir. »
― « Marianson, dame jolie,
Pardonnez à votre mari (7). »
« Oui, ma mort lui est pardonnée,
Mais non pas celle du nouveau-né (8). »
Marianson, dama gentile,
Dov’è andato vostro marito? “
“È andato a Parigi.
Se n’è andato da molto tempo. “
“Marianson, dama gentile,
Dovete trovarvi un altro amico. “
“No, finché vivrò,
Non amerò altri che Renaud! “
“Marianson, dama gentile,
Prestatemi i vostri anelli d’oro. “
Marianson, sconsiderata,
I suoi tre anelli gli prestò.
“Ve li presto prima di andare a letto.”
Voglio riaverli quando mi alzo. “
Quando ha ottenuto gli anelli d’oro,
dall’argentiere se ne andò.
“Oh buongiono dunque, bravo argentiere.
Fatemi degli anelli d’oro.
che siano belli, che siano rotondi,
Come quelli di Marianson. “
Quando ebbe i due anelli d’oro,
E’ montato a cavallo.
Sul suo cammino incontrò
Il marito di Marianson
“Ah, buongiono dunque, cavaliere cortese,
Che novità mi porti? “
“Tua moglie ha avuto un bambino.
e io sono diventato il suo amico. “
“Tu menti, cavaliere cortese,
Mia moglie mi è fedele. “
“Sia che tu ci creda o meno,
Ecco gli anelli che porta al dito. “
Quando vide la verità,
Si è buttato per terra.
Dopo tre giorni e tre notti
È ritornato a casa sua.
Sua madre era agli spalti,
e guardava il figlio arrivare.
Non ritornava come un uomo che ama.
Ritornava come un uomo furioso.
Prende il bambino per i piedi,
Sul marciapiede l’ha ucciso.
Prende la moglie per i capelli,
Alla coda del cavallo la legò.
Tre giorni, tre notti andò,
Senza mai guardare indietro.
Non c’era foglia, nè cespuglio,
Chi non avesse il sangue di Marianson.
“Oh mio amico, mio bellissimo amico
Per Dio ! Fermiamoci qui. “
“Questo non è per te, furba puttana
è per il mio cavallo affamato. “
“Marianson, dama gentile,
Dove sono gli anelli che portate al dito? “
“Sono nel cofanetto ai piedi del letto,
Ecco le chiavi per trovarli. “
“Marianson, dama gentile
Perché non me l’avete detto? “
“Oh mio amato, mio caro amore,
Me l’avete permesso? “
“Dovete andare dal cerusico,
Per rimettervi in salute e guarire. “
“Tutto ciò che serve è un ago e un filo,
E un lenzuolo per seppellirmi. “
“Marianson, bella signora,
Perdonate vostro marito “
“Sì, della mia morte è perdonato,
Ma non per quella del neonato.”
NOTE
1) l’equivalente della versione piemontese “dama gentile”
2) nella versione più estesa dice senza mangiare e dormire
3) nella versione piemontese al balcone
4) ritroviamo il supplizio nelle ballate norrene
5) nella versione estesa dice che va da Parigi a Saint-Denis, Doncieux classifica la situazione come un’iperbole tipica della poesia popolare
6) se ho capito bene il contesto Renaud sta portando a spasso il cavallo per fargli mangiare l’erba
7) secondo Fontenay il marito si da fuoco e muore due ore dopo la moglie
8) Alençon e Fontenay scrivono “Qu’est mort sans être baptisé” rendendo ancora più cupa la tragica morte bel bambino condannato all’inferno senza avere alcuna colpa
Michel Faubert in La fin du monde 2006
Monique Jutras in Complaintes médiévales 2008
Marianson, Dame jolie,
Où est allé votre mari ?
Mon mari il est en guerre allé,
Ah ! Je ne sais quand il reviendra
Marianson, Dame jolie,
Prêtez-moi vos anneaux dorés
Marianson, mal avisée,
Ses trois anneaux d’or a prêté
Quand il a eu, les trois anneaux,
Chez l’orfévrier, s’en est allé́
Bel orfévrier, bel orfévrier,
Faites-moi trois anneaux dorés
Quand il a eu ses trois anneaux,
A la guerre il s’en est allé
Le premier qu’il a rencontré,
C’est le mari de Marianson
Bonne nouvelle, dedans Paris,
Marianson, Dame jolie
De moi elle a, fait son mari,
Marianson, Dame jolie
Tu as menti, franc cavalier,
Ma femme elle est, fidèle assez
Si tu le crois, je le décrois,
Voici les anneaux de ses doigts
Quand il a vu, les trois anneaux,
Contre la terre, il s’est jeté
Après trois jours, par terre jeté,
Sur son cheval, s’est embarqué
Sa mère qu’était, sur ses remparts,
Qui le voit venir, de là-bas
Marianson, Dame jolie,
Je vois venir, votre mari
Il est malade ou bien fâché,
Il s’en vient comme, un enragé
Ma mère présentez-lui son fils,
Ca le rendra tout réjoui
Ah ! tiens mon fils, voici ton fils,
Quel nom donneras-tu à ton fils ?
A l’enfant je donnerai un nom,
A la mère un mauvais renom
A pris l’enfant par les deux pieds,
Contre la terre il l’a jeté
A pris la mère par les cheveux,
A son cheval l’a attaché
A fait trois tours, dedans Paris,
Sans regarder par derrière lui
Y n’y eu de grache ni de grignon (1)
Qu’avait pas de sang, Marienson
Au bout de trois jours et trois nuits,
A regardé par derrière lui
“Marianson, dame jolie
Où sont les anneaux que je t’ai donné ?
Sont dans un coffre, au pied du lit,
Voilà les clefs va-t-en les quérir”
Il a pas fait trois tours de clef,
Les anneaux d’or il a trouvés
“Marianson, dame jolie,
Quel bon chirurgien vous faut-il ?
Point chirurgien qu’il faut ici,
C’est drap blanc, pour m’ensevelir
Marianson, dame jolie
Votre pardon, je l’aurait-il ?
Ma mort vous sera pardonnée,
Mais non point celle du nouveau-né
Marianson, dama gentile,
Dov’è andato tuo marito? “
“Mio marito è andato in guerra.
Ah! non so quando tornerà “
“Marianson, dama gentile,
Prestatemi i vostri anelli d’oro. “
Marianson, sconsiderata,
I suoi tre anelli gli prestò.
Quando ebbe i tre anelli,
dall’orefice se ne andò.
“Orefice bello, orefice bello
Fatemi tre anelli d’oro.
Quando ebbe i tre anelli,
In guerra andò.
Il primo che incontrò
Fu il marito di Marianson
“Buone nuove da Parigi,
Marianson, dama gentile
mi ha fatto suo marito
Marianson, dama gentile”
“Tu menti, cavaliere cortese,
Mia moglie mi è fedele. “
“Sia che tu ci creda o meno,
Ecco gli anelli che porta al dito. “
Quando vide i tre anelli,
Si è buttato per terra.
Dopo tre giorni e tre notti
È montato a cavallo.
Sua madre che era sugli spalti,
lo vide arrivale da lontano
“Marianson, dama gentile
vedo arrivare vostro marito.
E’ ammalato o furioso
viene come un pazzo”
“Madre presentategli suo figlio
che lo renderà tanto felice”
“Tieni figlio mio, ecco tuo figlio,
che nome darai a tuo figlio?”
“Al bambino darò un nome
alla madre una cattiva reputazione”
Prende il bambino per i piedi,
e lo butta a terra.
Prende la madre per i capelli,
Al cavallo la legò.
Fece tre giri dentro Parigi,
Senza mai guardare indietro.
Non c’era pietra, nè cespuglio,
Chi non avesse il sangue di Marianson.
Dopo tre giorni e tre notti
guardò dietro di lui
“Marianson, dama gentile,
Dove sono gli anelli che vi ho donato? “
“Sono nel cofanetto ai piedi del letto,
Ecco le chiavi andate a prenderli. “
Ha fatto tre giri di chiavi appena
e gli anelli d’oro ha trovato
“Marianson, dama gentile
di che buon cerusico avete bisogno?”
“Dei punti di sutura ho bisogno
e di un lenzuolo bianco per seppellirmi. “
“Marianson, bella signora,
Posso avere il vostro perdono?”
“Della mia morte siete perdonato,
Ma non per quella del neonato.”
NOTE
1) “grache”=”roche”. “grignon” forse è un refuso. Nelle varianti leggiamo “N’y a ni butte, ni button / Qui n’ait de sang de Marianson” et, plus saugrenu pour Paris, “N’y avit brousse ni buisson / Que n’eût sang de Marienson”.
LINK
https://books.openedition.org/editionsbnf/456?lang=it
http://www.wikitrad.org/Page/Les_anneaux_de_Marianson
http://mossoux-bonte.be/fr/documents/66_les-anneaux-de-marianson
https://laceincontext.com/category/uncategorized/