“Suite Sudarmoricaine” di Alan Stivell

La “Suite Sudarmoricaine” che noi tutti abbiamo ascoltato ed amato per anni magistralmente interpretata da Alan Stivell, è posta in chiusura al disco dal vivo all’Olympia del 28 febbraio 1972, forse allora abbiamo anche immaginato chissà quali meraviglie poetiche o quali rivendicazioni politiche o sociali dietro quella melodia.

Suite Sudarmoricaine Olympia 1972 – 2012

Suite Sudarmoricaine: Pardon Spezed

La canzone Suite Sudarmoricaine ha una lunga introduzione strumentale composta da un andro hanterdro del Pays Vannetais e poi una parte cantata che è un altro andro dal titolo “Pardon Spezed” in lingua “Kerne-Leon-Treger” ovvero la parlata del nord-ovest, l’insieme dei dialetti utilizzati in tutta la maggior parte della Bassa Bretagna.

Il testo è di autore anonimo, una canzonaccia scurrile risalente agli anni cinquanta, chissà inizialmente nell’interpretarla, l’imbarazzo di Alan che conosciamo come una persona dal carattere decisamente timido: Pardon Spezed

“E pardon Spezed e oan bet (x3)
Ur plac’h yaouank am eus kavet
Lalalalalei lo lalalalalei lo
Lalalalala lala lalo
‘Barzh ar park vras hon eus kousket
Ur verol bras am eus paket
D’an ospital on bet kaset
War an daol vras on bet lakaet
Ha ma lost bras ‘zo bet troc’het
Dre ar prenestr eo bet kaset
Ur meil ki-bleiz ‘zo tremenet
Ha ma lost bras e-neus debret
Hag ar c’hi-bleiz a zo marvet”

“Sono andato al “Pardon” (1) di Spezed
E ho trovato una ragazza
Lalalalalei lo lalalalalei lo
Lalalalala lala lalo
Ci siamo coricati in un grande campo
E ho preso la sifilide
Mi hanno mandato all’ospedale
E messo su un grande tavolo
Mi hanno tagliato il mio grosso cazzo
E l’hanno lanciato dalla finestra
Un grosso cane lupo passava di là
E se l’è mangiato
Il cane lupo è morto

NOTE
Traduzione italiana Flavio Poltronieri
1) Pardon è una cerimonia penitenziale, processione che si svolge in certe ricorrenze e in particolare per la Festa d’Autunno. Appena cala il buio i pellegrini/penitenti si abbandonano a una fest-noz profana

Suite Sudarmoricaine
Le pardon de Kergoat en Quéménéven en 1891, Jules Breton

Suite Sudarmoricaine: Et pardon si on vous embête

Poi però in qualche modo, tutto si è ricomposto nell’anno 2000 con le fiere, nuove liriche di rivendicazione composte da Stivell e inserite nella Suite, nuovamente incisa in occasione di ”Back to Breizh”:

I
Et pardon si on vous embête,
si on vous scie un peu la tête
Et pardon si on vous embête,
si on vous casse un peu la tête
Ça vous parait con qu’on parle breton,
lalalalaleno…
Lalalalaleno,
pourquoi tant de haine, oh, on veut vivre
libre comme l’air, comme l’eau
II
C’est plus inouï que les Inuits,
c’est plus vilain qu’ le Tibtétain
Ça vous paraît con qu’on parle breton,
lalalalaleno…
III
On fut moins tués que les Iroquois,
mais plus brimés que les Québécols
Ça vous paraît con qu’on parle Breton,
lalalalaleno…
IV
Pareil à Pékin, à Paris,
paraît qu’ y en a encore qui rient
Pour le folklore, on est très bons,
pas pour la civilisation
Qu’on soit Tibétain, qu’on parle breton…
lalalalaleno…
On peut vivre libre comme l’air comme l’eau
Lalalalaleno, pourquoi tant de haine oh!
Lalalalaleno…
V
Et par ici ‘faut être dans l’moule,
à Paris si on l’est, c’est cool
Sinon on ‘tiendrait pas les foules,
les sentiments on les refoule
Ça vous paraît con qu’on parle Breton…
Lalalalaleno
pourquoi tant de haine,
oh, on veut vivre libre
comme l’air, comme l’eau
VI
Et par respect, l’esprit ouvert,
l’esprit en paix, respirez l’air
De nos prés verts en liberté,
Lalalalaleno,
VII
Nation bretonne étonneras
ceux qui croyaient t’enterrer déjà
Le monde n’existe pas sans toi
Lalalalaleno…
VIII
E parrez Spezed ez omp bet,
e parrez Spezed ez omp bet
(Dedans Spezet on est allé)
O vont da Gouel ar Brezhoneg,
lalalalaleno
(La langue bretonne on a fêté)
Lalalalaleno…
Lalalalaleno…
Lalalalaleno…

I
Scusate se vi infastidiamo,
se vi secchiamo
Scusate se vi infastidiamo,
se vi scocciamo
Vi sembra stupido che parliamo bretone,
lalalalaleno …
Lalalalaleno,
perché tanto odio? oh, vogliamo vivere
Liberi come l’aria, come l’acqua
II
È più inaudito che per gli Inuit,
è più villano che per il Tibetano
Vi sembra stupido che parliamo bretone,
lalalalaleno …
III
Siamo stati meno uccisi degli Irochesi,
ma più derisi dei Quebecchesi
Vi sembra stupido che parliamo bretone,
lalalalaleno …
IV
Come a Pechino, a Parigi,
sembra che ce ne siano ancora che ridono,
Siamo buoni solo per il folklore,
non per la Civiltà
Che si sia Tibetano, che si parli bretone …
lalalalaleno …
Si può vivere liberi come l’aria, come l’acqua
Lalalalaleno, perché tanto odio, oh!
Lalalalaleno …
V
E in questo modo, devi essere fatto con lo stampino,
se lo sei a Parigi stai tranquillo
Altrimenti non si trattengono le folle,
i sentimenti vengono repressi
Vi sembra stupido che parliamo bretone …
Lalalalaleno
perché tanto odio,
oh, vogliamo vivere liberi
Come l’aria, come l’acqua
VI
E attraverso il rispetto, un animo aperto,
un animo pacifico, respirate l’aria
Dei nostri prati verdi in libertà,
Lalalalaleno,
VII
La nazione bretone stupirà
coloro che pensavano già di seppellirti
Il mondo non esiste senza di te
Lalalalaleno..
VIII
Siamo andati a Spezed,
siamo andati a Spezed
(A Spezet siamo andati)
Abbiamo celebrato la lingua bretone,
lalalalaleno
(abbiamo celebrato la lingua bretone)
Lalalalaleno …
Lalalalaleno …
Lalalalaleno …

E’ doveroso aggiungere che in uno spettacolo del novembre 2006 a Ploemeur (e in seguito anche nel cd nel 2008 “Tuchant e erruo an hanv”) il compianto Yann-Fañch Kemener, uno dei più grandi interpreti del rinnovamento del “kan ha diskan” bretone degli anni ’70/’80, ha ripreso la stessa melodia utilizzandola per cantare “Ne ouiet ket c’hwi nehin” in compagnia di Aldo Ripoche, Florence Rouillard e Ruth Weber.

Ne ouiet ket c’hwi nehin

Il testo della canzone si può tradurre con “Voi non sapete filare” e in sintesi recita così: “Se mio padre e mia madre avessero voluto, io avrei avuto un buon mestiere, invece sono un debosciato che non sa lavorare, ma solo condurre la carretta e fischiettare, rientrare tardi a casa quando le porte e le finestre sono chiuse…

Esiste in Bretagna anche una versione meno nota di questo celebre tradizionale inciso dal duo Eric Liorzou (Bleizi Ruz) e Thomas Bocher nel cd An Dre Nevez (2011) e appresa dagli informatoriLors Jouin e Jean-Yves Leroux. //www.youtube.com/watch?v=Iia5xys2Tjg La canzone non è stata ripresa solo in Bretagna, ma anche ad est: tempo fa in Polonia ho avuto modo di ascoltare versioni di “Pardon Spezed” incise dai gruppi “Shannon” (in “Celtic Dreams” – 2003) e “Beltaine” (in “Trìù” – 2010). Come pure ha fatto il gruppo slovacco Roc’hann nel disco “Skladby z nášho – 2008” e quello ceco Bran nel 2006 all’interno del CD “Beaj vat!”.

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

3 Risposte a ““Suite Sudarmoricaine” di Alan Stivell”

  1. Direi piuttosto il contrario. Nel 2003, Carlos Nunez ha inciso un ottimo CD dal titolo “Finisterre: The End of the Earth”. Un incontro tra musica bretone e galiziana a cui parteciparono in molti, tra cui Gilles Servat, Liam O’Flynn, Patrick Molard, Dan Ar Braz, Alan Stivell (che canta per la prima volta in galiziano), Jordi Savall, la Bagad Ronsed Mor Lokoal Mendon e quella di Kevrenn Alré Auray. Fu suo padre ad introdurlo a questa musica, che, alla fine degli anni 60, al tempo del suo esilio a Parigi, aveva incontrato un giovanissimo Alan Stivell ad un concerto di solidarietà con la Spagna.

    1. Ecco per l’appunto Nunez ha fatto dell’andro hanterdro del Pays Vannetais il suo arrangiamento da suonare ai grandi raduni celtici in nome del pan-celtismo tanto sognato da Stivell

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