La lotta bretone nelle canzoni e nei dipinti

A proposito del canto “Cantipou le lutteur” raccolto da Théodore Hersat de la Villemarqué nel suo 2° taccuino d’indagine (pp.149-154) [dall’originale francese di Christian Souchon traduzione italiana di Valerio Rollone]

In questi tempi di confinamento, deconfinamento e riconfinamento parziale, nei quali l’accesso agli stadi e ai musei è a volte drasticamente regolamentato, a volte rigorosamente proibito, è qui proposto al lettore, a titolo di sostegno psicologico, di soffermarsi su di un canto antico che racconta le imprese d’un campione di lotta bretone. Questa antica disciplina ha ispirato artisti molto conosciuti o poco conosciuti nell’ ambito della pittura.

Il canto in questione [ “Cantipou le lutteur” ] è stato recentemente portato alla conoscenza del pubblico durante la pubblicazione in rete dal Centro di ricerca bretone e celtica (CRBC) dell’Università della Bretagna Occidentale di 3 taccuini della raccolta di Théodore Hersat de la Villemarqué. In totale, 160 canti sono usciti da un sonno più che centenario, a partire dal 1964, anno nel quale Donatien Laurent si vide affidare questi preziosi documenti dalla famiglia del Bardo di Nizon (lo stesso Hersat). Leggendoli, appaiono come una delle migliori collezioni della tradizione orale della Bassa- Bretagna, per la varietà dei brani riuniti.

Alcuni temi raramente trattati dalla musa popolare non appaiono che in questi “canti di Keransquer” per chiamarli con il nome del maniero di famiglia dove sono stati conservati. Ciò vale per il Cantipou le Lutteur che celebra la memoria d’un campione in questa disciplina specifica della Bretagna. Fino ad oggi, i riferimenti alla lotta nei canti bretoni conosciuti sono puramente casuali. Ad esempio una canzone ottimista intitolata Annaïk Le Rousval, raccolta nel 1980 dal folklorista Ifig Le Troadec in Trégor, dedica qualche strofa a quest’arte. Ma i lottatori che mette in scena sono dei semplici dilettanti e concentra il suo interesse non tanto sull’arte della lotta, quanto sull’osmosi tra due classi sociali differenti.

Noi vedremo che la lotta bretone ha ispirato molti pittori in particolare i “pittori di Pont- Aven”, Gauguin e Sérusier. Fu verso il 1888, in un’epoca nella quale l’insieme della società subiva profonde metamorfosi con l’avvento della tecnica e dell’industria. Questi artisti, alla ricerca di valori immutabili di fronte a queste trasformazioni, fu persuasa a scoprire, sulle rive dell’Aven, un mondo incontaminato conforme alle loro aspirazioni. Lo spettacolo della lotta bretone simboleggiava ai loro occhi la sopravvivenza dei costumi ancestrali.

Alla lettura della gwerz di Cantipou, ci si può domandare se il loro percorso non sia stato fondato su un qui pro quo e non costituisca un solecismo, un’improprietà artistica.

Campioni di Cornoualle e di Cornwall?

Il canto inizia a pag. 149, preceduto da una successione di titoli manoscritti. Essi testimoniano l’interesse che gli rivolge il collezionista. Sembra ritenere che il soggetto principale sia la rivalità tra i due lottatori, uno di Cornuaille bretone/Kernev, l’altro di Cornouailles inglese /Kernev- Veur. In realtà, solamente 3 strofe (6b-6d) notate a margine della pag. 150, e che si possono, pertanto, supporre aggiunte a posteriori, paiono riferirsi ad un campione inglese/ roue Bro-Saoz poco incline ad affrontare l’avversario bretone. In effetti una strofa del testo principale, p. 149, str. 5, afferma che quest’ultimo “butta giù sette Inglesi con un colpo di dita e altrettanti francesi con uno schiaffo.”

Si noterà subito che il lottatore cornico, eroe di questa storia, Julien Cantipou porta un nome di origine normanna. Louis de Viennes, consigliere d’Harfleur, inviato da questa città presso il re (1455-1510), fu signore di Sénitot e di Cantipou, un quartiere di Gonfreville-L’Orcher. Questo titolo proveniva da sua moglie, Maria, discendente di Thomas d’Ercambourg (nato nel 1325), signore di Gainneville, Sénitot, Cantipou (Hartfleur).

D’altro canto, si tratta di professionisti della lotta in questa canzone. Più che la parola mestr/ maître alla strofa 1°, la parola roue/ roi alle strofe 6b e 27 (ma non alla strofa 37 dove lo designa il Reggente) significa evidentemente campione.

Il senso da dare a questa parola al verso 6bis è meno chiaro. Significa campione se si intende che il signore del posto consiglia a Cantipou di affrontare avversari detentori di titoli pugilistici i più elevati possibile. In questo caso duc e baron sarebbero anche dei titoli e rouanez / regina, una battuta.
Può anche darsi che, visti i suoi talenti eccezionali, il capo raccomandi al lottatore prodigio di farsi conoscere dai potenti di questo mondo, nel qual caso tutti questi titoli sono da prendere le loro senso proprio.

Sei racconti intrecciati

Questo canto monumentale di 80 strofe include, sul taccuino della ricerca, sei racconti intrecciati estesi in variazioni e giri di parole probabilmente fatti dal raccoglitore.

La menzione fatta, strofa 51, del “Marchese di Pontcallec” non soltanto permette di datare questo canto all’epoca della Reggenza (Pontcallec fu giustiziato il 26 marzo 1720) ma suggerisce che la melodia nel modo dorico assegnato, nel Barzhaz Breizh alla famosa lamentazione potrebbe accompagnare il presente canto, anch’esso formato da distici di 8 piedi. L’ipotesi non è contraddetta dal ritornello che segue la strofa 35. Queste onomatopee potevano fungere da frase intercalare, come il “Treitour, ah mallozh-dit-ta!” che, nel poema Barzhaz scandisce ogni strofa. L’imprecazione presenta la stessa sillaba finale e potrebbe ben essere stata inventata da La Villemarqué per rimpiazzare il triviale “O regedikta Toureloure, Toure-da”.

Nel manoscritto, alcune strofe sono numerate tra parentesi da (2) a (18), senza dubbio al fine di stabilire un ordine più logico di quello nel quale esse sono state cantate. Noi abbiamo dato alle altre dei numeri colmando i vuoti, dapprima da 1 a 1f, poi da 6° a 6d, da 8° a 8e, 9° e 9b, 10° a 10 e, 13° e 13b, 15 a 17, infine da 19 a 52, fine del canto. La numerazione originale comprende tre ripetizioni, segnalate dalle aggiunte [bis] e [ter]: 6 bis, 6 ter, 7 bis e 8 bis. Il manoscritto riporta in totale un ritornello (onomatopee) e 80 distici di 8 piedi, di cui diversi sembrano essere abbozzi in vista di una pubblicazione.
Benché le narrazioni siano abbastanza confuse, vi si distingue qualche episodio: il re dei lottatori, la carrozza, il moro, il quadrifoglio, la morte di Cantipou, Cantipou e Pontcallec.

Se si suppone che queste pagine del taccuino siano state redatte verso il 1841, l’annotazione in diagonale che precede questo canto, pag. 149/80, indica che l’informatore di La Villemarqué l’ha appreso nel 1824 da una donna di Riec-sur-Belon, che l’aveva sentita per la prima volta nel 1750, ossia una trentina d’anni dopo gli avvenimenti visto che il marchese di Pontcallec di cui si tratta nelle ultime strofe morì nel 1720.

Ecco quindi il testo: Cantipou il lottatore

KANTIPOU AR GOURENER
Ar Saoz hag ar Breton

p. 149 / 80 (=79)

(En diagonale, en haut à gauche, à l’encre:)
“Chanté il y a 17 ans
par une femme de Riec [sur Belon?] morte
à 84 ans, qui en avait 10
quand il lui fut chanté. “

(En haut à droite, au crayon:)
“Roue ar Gourenerien Kernev.
Probablement contre un lutteur de Cornwall.”
 [1]

I. ROUE AR GOURENERIEN KERNEV

1. Selao[uit] holl, [O selaouit
Regediktou – Gedik, ta!
Ur zon nevez a zo] savet.
O Regediktou, regedik, ta!
Toureloure, Toure ta!

1a. Savet da Julian Koantipou
Oa mestr war an holl gourenoù. [2]
1b. Paotr Kernev (Kantipou) na gave e bar [3]
Na war ar mor na war-zouar :

(Dans la colonne de droite)
1c. Nag e Bro-Zaoz nag er vro-mañ
Ne gave nikun eveltañ.

1d. Paz’ae Kantipou (Paotr Kernev) war ar prad
Youc’hale (a c’houlenne) ‘r gourenerien vat. (x)

(Dans la colonne de droite)
(x) 1e. Kantipou a oa ur paotr mat
Hag en-deve[ze] kalonad.

(En marge à gauche verticalement.)
1f. Nag e [Kemper], nag e Korle
Meur a gein ‘lakaas da strakal!

(6) Ar c’haboned, ar manegoù,
Ar c’hole hag ar zei(z)ennoù,
Hag an nompr (niver) bras a rubanoù.
(7) Holl (Rac’h) a oa aet gant Kantipou:
Ar c’hole hag ar zei(z)ennoù. [4]

(dans la colonne de droite)
(2) – Me ne daolin ket ma dilhad,
Mar ne vez ket amañ ar paotr mat. –

(4) Ken tev ar blev war e zivhar
Evel eo ar geot war an douar..[5]
(3) Mar a zo mab barzh ar ger-mañ,
‘Lakay ma c’hein war an dachenn!
(5) (Seizh Saoz a bil gant taol biz-troad)
Eñ bil seizh Saoz gant taol biz-troad
Ha kement Gall gant ur fasad.
5a. Betek an o(zh)ac’h a oa en ti
A yeas a gomandiñ neuze: (6 [bis])

(En marge à droite verticalement)
(6 [bis]) – Meur skeudenn-heol en-devez bet
Digant an duk ha baroned
Digant ar roue ha rouanez. –


p. 150

(En marge supérieure:)
6b. Ken a lare roue Bro-Saoz: [6]
– Hemañ zo en tu gant Paol-gozh!

6c. – Me ne lam ket mui ma jupenn
(Deoc’h) da lakaat deoc’h war an dachenn. –
(Entre parenthèses)
6d. Rak e mar a grogad vat
Kantipou zo ar paotr koupabl. –

*********

II. AR C’HARR HOUARNET – Darn gentañ

(6 [ter]) Ur c’harr houarnet ‘doa eñ kemeret (en-deus gwelet)
Barzh beg (d’eus benn) ur we(ze)nn ‘doa hen lakaet.
(7 [bis]) Pevarzek den a oa bet eno
O klask tennañ ar c’har d’an traoñ;
(8) Ha Kantipou buan barzh ar we(ze)nn
A gign da gas (Ha gign he c’has) gantañ war e gein:
(9) – ‘M-eus hen douget, m’hen (hag) diskenno,
Beza drouk gant nep a garo! –
9bis. Ur gazeg wenn a oa staget
N’ hallent ket i [avat n’hallent ket:]
E-bar mitizhien diskennet oant bet.
9b. Ne oa ket ‘ne(zh)e evit ober
Koantipou mont degas d’ar ger
(10) Lakaet e viz e toull ar c’hleur
En-deus kaset ar c’harr d’al leur
10a. Holl (rac’h) ar baotred oa souezhet
Biskoazh kemend-all n’oant gwelet.
*********

(En marge à droite)

III. AR MORIAN

(8bis) Ken a dostaas ur Morian
Ha ne oa nikun eveltañ.
8a. Paotr Kernev hen ‘n-deus kroget ;
War e gein en-deus hen lakaet.
8b. War e gein en-deus eñ lakaet
‘maes al lis en-deus hen stlapet.

(Au crayon)
8c. Ken a grias holl a bouez-penn:
– Ul lamm eo! – ul lamm eo! – laouen! [7]
8d. Hag e vamm evel pa glevas
E-barzh al lis hi a lammas,
8e. Etre ziouvrec’h eñ he zavas
Ken sklaer e zaoulagad evel sklas.

p. 151

II. AR C’HARR HOUARNET – Eilved darn

10b. Met pa oa digou(ez)et mestr an ti
Hennezh en-defe melkoni,
10c. ‘Welet e garr a oa krouget,
Bout er-fin gantañ ma vo graet!
10d. Ha Kantipou ‘zavas bremañ
Hag a eas da gerc’het hen de(zh)añ
10e. Voa rentet e garr d(ezh)añ er porzh
Koantipou rae ket pikol-forzh.
(11) – N’eo ket pare ganin-me
Me hen gargo d’eoc’h c’hoazh (leun) a vein,
(12) C’hwi stago d’outañ (al) ho loened
Pa rin he charre, na rint ket. –
(13) (Daou ejen vras a oa staget)
An daou ejenn hag ar c’hezeg
Fichal ar c’harr ne hallent ket;
13a. (16?) Mestr al lis a lare neuze:
– Hennezh kreñvañ paotr zo er bet-mañ. –

p. 152

13b. – Peus ket ‘met pare gant homañ
An hini krisañ ma emaez a-benn. –
(14) War gorf-e-roched i oa aet,
Ar c’harr d’ar park ‘n en-deus kaset.
15. Hag a lare mestr an ti:
– Hemañ zo gward evidomp-ni,
16. ‘Gredan ket ve’ nikun er vro-mañ
Hag a zeufe a-benn outañ.
17. Ar c’harr ar paotr en-deus charreet
Pouez teir barrikenn oa barzh, me gred
17a. Hen a ren e nerzh e-unan
Ha ne lakae ket pikol van!
(18) Ar re oa eno oant souezhet
Doc’h Kantipou oant o sellet,
19. E wellt tost d’al lein Kantipou
‘Tispakañ e loenedigoù (eno), e c’hwiligoù
20. War ar regenn i a gerzhe
Ez aent ‘n eil da gaout egile (‘nezhe)

(Marge du bas)
21. Hennezh vije bet souezhet
O welet al loenedigoù
22. En-dro dezhañ o vont en-dro.
(En-dro dezhañ o vont en-dro)
Bep a velchon en o c’henoù.

*********

(En marge à gauche verticalement)

IV. AR MELCHON PEDER-DELIENN – Darn gentañ

23. Gante un dimezellig gwenn
Ganti melchon peder delienn
Melchon ganti leizh he barlenn.

(En marge à droite verticalement)
24. Gante un dimezellig gwenn
Melchon ganti leizh he barlenn.
Melchon ganti peder delienn
25. Ganti el liz chatal vije bet.
Neb a vije bet o sellet
26. Melchon ganti peder delienn,
Hennezh a vije bet souezhet
27. Gweller, tro mare rouejoù,
O tont war e c’hiz Kantipou,
28. O tont d’al liz. Pa’z hi welas
Anezhañ e tegouezhas.
29. Ganti melchon peder delienn
Peder delienn leizh he barlenn
30. Tri ha tri hag en o c’hreiz
Ar plac’hig gwenn, gwisket e gwenn
(Suite en marge p. 153)
(Entre parenthèses:)
31. (O welet he c’hwilligoù
Bep a velchon en o c’henoù
32. En o c’henou pep a velchon
Pep a velchon peder delienn).

p. 153 /

II. AR C’HARR HOUARNET – Trede darn

33. Neuze al lec’h a oa gwelet
Petra eno a oa (kavet) degouet
34. Ret oa skrivañ al lizherioù
Da gan dezhañ e tro ar vrou
35. Peogwir oa ar vrud Kantipou
Balamour vo son da Gantipou
Diskan. O regediktou-ta,
Toureloure, loure-da

=======

V. MARV KANTIPOU

36. Etre tudjentiled ha beleien
Ne gomande ket den (d’en) a-grenn
37. (Nikun an(ezh)e ne gomande)
Ken na re forzh gant ar roue
38. Eñ oa en-tu gant ar Vretoned
Balamour d’eus eno a oa deuet.
39. Bet a oa bet ‘ klask e grougañ
Ha kavet nikun evitañ
40. Ar krouger a zo bet trec’het
(War ar fin unan oa tapet):
Gour Kantipou a vo krouget. [8]
41. – Me a gouzañvo e grougo,
Kent e vin torret gant ar rod. –
42. Eñ oe an tu gant ar gumun,
Ha n’en (de)fe kollet e jupenn .
43. Triwec’h an(ezh)e oa bet outañ
A oant deuet a-benn d’hen krougañ
=======

(En marge à droite horizontalement)

IV. AR MELCHON PEDER-DELIENN – Eilvet darn

44. Ur c’hroadur bihan oa gwelet (kavet)
Hogen war ar prad mailhuret
45. Ha gantañ en he dornig gwenn,
Peder melchon peder delienn.
46. Ret a vo skrivañ lizherioù
Da gas, avat, dre ar vroioù,
47. Evit ma vo soñj da Gantipou,
A zo mestr war an holl gourenoù.

(En marge à droite verticalement)
48. Gant pep unan ur bleuñv melchon
Gant peb unan peb a velchon,
Peb a velchon peder delienn.
49. Gante pep a velchonig gwenn
Pep a velchon peder delienn.

p. 154 / 89

VI. KANTIPOU HA PONTKALLEK

50. Pardon Itron Varia Porzhoù
Eno oa gwelet Kantipou.
51. Kantipou ennañ voa gwelet,
A-du gant Markiz Pontkallek. [9]
52. D’eus gourenerien ar Gregoù,
Ne oa nikun ‘vit Kantipou! [10]

KLT gant Christian Souchon
[traduzione in francese e in inglese con le note in http://chrsouchon.free.fr/chants/kantipou.htm]

CANTIPOU IL LOTTATORE
L’inglese e il bretone

P. 149 / 80 (=79)
(Margine superiore sinistro, diagonale, inchiostro)
(Francese:) “Cantato 17 anni fa
da una donna Riec [-sur-Belon?] morta
a 84 anni. Aveva 10 anni
quando le venne cantato
“.
(Margine superiore destro, matita 🙂
(Bretone:) “Il re dei lottatori della Cornovaglia
(Francese:) Probabilmente contro un lottatore della Cornovaglia”
. [1]

I.IL RE DEI LOTTATORI della Cornuaille bretone

1. Ascoltate tutti! Tutti ascoltate!
Regediktou – redik, ta!
Questo canto appena composto
O Regediktou, regedik, ta!
Toureloure, Touré, ta!

1a. Su Julien Cantipou,
Il miglior lottatore tra tutti, [2]
1b. Un uomo della Cornovaglia che non ha pari [3]
Né in mare nè in terra:
(Nella colonna di destra)
1c. Da noi o tra i Sassoni
Nessuno ha potuto vincere questo ragazzo

1d. Appena entrato nella lizza
Lo hanno acclamato i migliori lottatori (X)
(Nella colonna di destra)
(x) 1°. Cantipou era un giovanotto generoso
Oltre ad essere molto coraggioso

(Nel margine sinistro in verticale.)
1f. Quante schiene da [Quimper] a Corlay,
Ha fatto cadere a terra!

(6) Capponi e guanti (profumati)
Il giovane toro adornato di nastri,
E fiumi di coccarde (dorate)
(7) Tutto assegnato a Cantipou:
Giovane toro e nastri e tutto! [4]
(Nella colonna di destra)
(2) – Se toglierò i miei vestiti,(sarà)
Solamente contro di lui, (lui solamente”)

(4) Colui le cui gambe sono ricoperte
Di peli ispidi come l’erba (verde)
(3) Capace con un sol colpo, uno solo
Di piantare la mia schiena a terra!
(5) (Sette inglesi con una sola pedata)
Egli abbatte con una sola pedata sette Inglesi
E altrettanti francesi con uno schiaffo!
5a. Ora il proprietario della tenuta
Vuole discutere con il lottatore:
(Margine destro in verticale)
(6 [bis]) – L’ombra proiettata è molto più grande
Se proviene da duchi che da baroni,
Da “re” che da regine.-


P. 150
(Nel margine superiore 🙂
6b. Presso gli Inglesi, il re (campione):
-Lo si dice sostenuto dal demonio![6]

6c. -Toglierò la mia veste? Proprio no!
Da voi nessun combattimento!.-
(Tra parentesi)
6d. (in caso di dubbio sulla validità d’una presa
Cantipou, è lui il colpevole!)

*********

II. LA CARROZZA – 1a Parte

(6 [ter]) Una carrozza con ruote di ferro
Fino sulla cima di un albero ha issato.
(7[bis]) Quattordici uomini non riuscirono
A tirarla giù;
(8) Cantipou, è salito in alto,
E vuole prenderla sulla schiena:
(9) – L’ho presa e la porterò giù!
E tanto peggio se a qualcuno dispiace! –
9bis. Una cavalla bianca invano fu
Attaccata. Ragazzo, sarai tu
Sceso al livello d’una donna?
9b. La carrozza ostinata non ha ceduto
Cantipou ha dovuto dare una mano.
(10) Nel foro del timone ha messo
Il suo dito e l’ha tirata giù!
10a. E tutti sono rimasti stupiti
Talmente questa impresa era inaudita!
*********
(Margine destro)

III IL MORO

(8bis) Un moro allora gli si avvicina,
Uno (un gigante) come non se n’è visto.
8a. Il ragazzo della Cornovaglia lo afferrò
E bam! lo mise sulla schiena!
8b. Sulla schiena l’aveva coricato.
E fuori dal campo l’ha lanciato.

(A matita)
8c. La gente urlava a squarciagola
È un lamm! Un lamm! È la festa!- [7]
8d. E sua madre, vedendo ciò,
All’interno della lizza si lanciò,
8°. La sollevò tra le braccia
Con negli occhi che bagliore!

p. 151

II. LA CARROZZA – 2ª Parte

10 b. Ecco che ritorna il proprietario
struggendosi, diciamo,
10c. Vedendo la sua carrozza appesa:
E vuole che gli sia resa,
10d. Allora Cantipou si è alzato
Ed è andato a cercarla.
10e. Essa è ritornata nella sua corte:
Cantipou l’ha fatto senza sforzo.
(11)- La mia esibizione dev’essere completa:
Io la riempirò di pietre,
(12) Portate ciò che la traini,
perché il quadro sia completo.-
(13) Due buoi sono imbrigliati,
Due bei grandi buoi aggiunti ai cavalli:
Non si muove la carrozza;
13a. Il Signore allora disse:
-Nessun uomo al mondo è più forte! –

P. 152
13b. – Io non ho avuto soddisfazione:
Ho ragione di essere molto severo! –
(14) Così riportarono, nelle loro camicie [veste bianca da combattimento]: La carrozza dove l’avevano presa.
15. Il padrone esclamò:
-È il protettore di cui abbiamo bisogno!
16. Penso che nessuno in questo paese
Si possa commisurare a lui!
17. La carrozza che trascinò senza fatica,
Pesava ben tre botti piene,
17a. Ha solo usato la forza delle sue braccia
E per giunta senza molto sforzo!
(18) Il pubblico era sbalordito,
Aveva gli occhi puntati su di lui:
19. Vicino alla lizza, Cantipou
Ha staccato gli animali.
20. E camminarono in fila indiana
L’uno contro l’altro premuti,

(Margine inferiore)
21. Di cosa veramente impazzire
Quando voi vedete degli animali,
22. Girare così intorno a voi,
E vederli girare (gentilmente)
E ognuno masticando un trifoglio?

*********

Nel margine sinistro in verticale)

IV IL QUADRIFOGLIO – 1a Parte

23. E una bionda ragazza
Con il grembiule indosso
Colmo di quadrifogli.

(Margine destro in verticale)
24. E una bionda ragazza
Di quadrifogli pieno il suo grembiule
Nel suo grembiule pieno fino all’orlo.
25. Sulla lizza, con il bestiame
Che la guardava. Che quadro!
26. Quadrifoglio sì, in fede mia,
Abbastanza ad provocare tanta emozione!
27. Al momento di proclamare i “re”,
Cantipou ritornò sui suoi passi.
28. Verso la lizza. Ella lo avvertì
E si avvicinò di qualche passo.
29. Quadrifogli tutti belli
i trifogli nel suo grembiule.
30. Tre per tre, con nella loro fila
Questa bionda vestita di bianco.
(Continua a margine p. 153)
(Tra parentesi 🙂
31. (Videro gli animali camminare
con del trifoglio tra i denti,
32. Ognuno di loro col proprio quadrifoglio,
Che sgranocchiavano orgogliosi.)


P. 153 /

II LA CARROZZA – 3ª Parte

33. E si resero conto, a cose fatte,
Di ciò che era successo. Prima di tutto
34. Bisognava scrivere delle lettere,
Permettendo a tutti di conoscere
35. E di diffondere un po’ ovunque
La canzone del grande Cantipou.
Ritornello: O regediktou, regedikta,
Toureloure, Loureda

=======

V. MORTE DI CANTIPOU

36. Clero e nobiltà
Non contavano più per nessuno
37. Nessuno era disposto a obbedire,
E del re tutti si prendevano gioco
38. Era dalla parte dei Bretoni
Era uno dei loro rampolli.
39.Si decise allora di impiccarlo,
Sì, ma senza boia come lo si prende?
40. Il boia è stato battuto da lui.
(Ma hanno finito per trovarne uno):
Questo Cantipou sarà impiccato ! [8]
41. – Bisogna che, prima di impiccarmi,
Sulla ruota spezziate le mie membra”.-
42. Il popolo era dalla sua parte:.
Nessuno gli avrebbe tolto il corpetto (torto un capello?)
43. E per impiccarlo si misero
E con grande difficoltà in diciotto
=======
(Nel margine a destra in orizzontale)

IV IL QUADRIFOGLIO – 2a Parte

44. E abbiamo visto un bambino
In fasce sul campo
45. Con le sue piccole mani raccogliere
Quattro quadrifogli.
46. ​​ Bisogna scrivere delle lettere
E farle apparire ovunque,
47. in memoria di Cantipou,
Il campione di tutti i lottatori

(Margine destro in verticale)
48. A ciascuno un fiore di trifoglio
Ad ognuno del trifoglio: deve essere,
il Quadrifoglio [è molto meglio.]
49. Tutti portavano un trifoglio bianco
Ma, ovviamente, di quadrifoglio.


P. 154/83

VI. CANTIPOU E PONTCALLEC

50. E al “Perdono” di Notre-Dames
Des Portes abbiamo visto Cantipou
51. Con il Signore di Pontcallec: [9]
Sono due carte nello stesso mazzo.
52. Tra gli antichi lottatori greci
Nessuno eguagliava Cantipou! [10]

Lotta bretone modernizzata

La tesi del dottorato consultabile in rete, discussa nel maggio 2008 da Aurélie Epron all’Università europea di Bretagne Rennes 2 (EDHSH Antropologia e sociologia) parla d’ «una lotta tradizionale ereditata dai Celti dei primi secoli della nostra era, dei combattimenti che si sviluppano solamente in piedi – non un gioco al suolo, dopo la caduta i lottatori si rialzano – le mani possono solamente afferrare la roched / camicia, le gambe attaccare le gambe, un vocabolario tecnico e d’arbitraggio in bretone…» (T.I p.10)
La derivazione con i Bretoni insulari che La Villemarque pare applicare “ è generalmente riconosciuta ed estesa in quanto su altre terre celtiche, le lotte che si svolgono in piedi e con i vestiti sono esistite o si praticano sempre”. È particolarmente il caso per la lotta cornica /cornish wrestling o wrasslin’, la più vicina al gouren bretone (costume similare: jaket / chemise, lotta a piedi nudi). Se tradizioni di lotta similari al gouren esistono in Svizzera, in Spagna, in Islanda…, è soprattutto con i loro vicini d’Oltre- Manica che i lottatori bretoni hanno delle interazioni, attestate da antichi documenti (incontro a Chàteaubriant nel 1551…)

Il presente pezzo è una testimonianza preziosa circa il riguardo dimostrato a questa pratica, prima che la Federazione degli amici delle lotte e sport atletici bretoni, la FALSAB, l’avesse rinnovata tra il 1933 e il 1935. Esso illustra come, presso un letterato del XIX secolo, la lotta bretone diventi uno dei segnali di una identità bretone idealizzata. L’ultima strofa (str. 52) suggerisce un nesso di derivazione tra la lotta antica e la gouren bretone che Alfred Darjou sembra mettere in dubbio.

La creazione delle regole che disciplinano la lotta bretone moderna è soprattutto l’opera del primo presidente della FALSAB, il dott. Charles Contonnec, nato a Saint-Thurient (Finistère) il 22 aprile del 1876 e morto a Parigi il 30 marzo del 1935. Insediatosi nel 1922 come medico a Quimperlé (Finistère) egli creò una propria clinica specializzata in flebologia; divenne primario in chirurgia dell’ospedale civile di Quimperlé.

Se la sua reputazione di medico gli valse d’esser soprannominato Ar pareour/ Quello-che-guarisce, la sua opera principale fu l’ammodernamento della lotta bretone, la creazione della FALSAB nel 1930 e la ripresa delle relazioni interceltiche tra la Bretagna e la Cornovaglia britannica. Si legge sul sito dell’università di Brest: «Fino ad allora, nel corso dei tornei, i lottatori erano poco numerosi, la lotta era simulata, l’intesa tra i lottatori regnava…Tutto il lavoro di Charles Cotonnec fu quindi di dotare le lotte e i tornei dei regolamenti che ad essi mancavano: uno statuto ed una regolamentazione. Egli pervenne pure a federare i differenti comitati a far loro adottare un regolamento sportivo uniformato e ad ottenere il monopolio della gestione finanziaria (prezzi, puntate) legata allo sport, i gruppi e i lottatori dissidenti sottoposti a sanzioni disciplinari…Tra l’altro, Charles Cotonnec ha organizzato il primo torneo interceltico a Quimperlé il 19 agosto 1928 e ciò fu un autentico trionfo. Migliaia di appassionati…furono presenti quel giorno e la vittoria toccò a Breton Scordia (che fu il primo lottatore a pronunciare il giuramento nel 1928) un panettiere di Scaër, sul gigante britannico Francis Grégory…»

Questo rinnovamento del gouren deriva ampiamente da una tradizione reinventata, dall’abbassamento della soglia di violenza tollerata nelle pratiche, dalla secolarizzazione dei giochi e dalla creazione d’una istituzione centralizzata che decreta regolamenti uniformati. Essa si inserisce tra due ampi movimenti occidentali degli anni ’30: l’eugenismo e l’olimpismo.

Per attribuire al gouren rinnovato un livello morale degno di questo ultimo modello, il dottor Cotonnec compose un giuramento di lealtà che gli atleti…dovevano sempre pronunciare prima di ogni torneo e del quale ecco un estratto:

Io giuro di lottare con lealtà
Senza sotterfugi ne brutalità
Per il mio onore e per quello della mia patria
A testimonianza della mia sincerità
E secondo il costume dei miei antenati

Io tendo al mio confratello e la mia mano e la mia guancia.

Questo testo enigmatico si proponeva di scongiurare diversi démoni: la violenza, l’alcolismo, le scommesse, il professionalismo. Non stupirà che l’autore d’un tale testo sia stato pure un bardo rinomato le cui opere furono pubblicate nel 1935 sotto il titolo di Soñjennoù ur C’hernevad / Rêveries d’un Cournouallais.

La lotta bretone nella gwerz di Cantipou: regole e forza brutale.

Il contrasto tra i principi e gli ideali alla base della lotta bretone rinnovata e il prospetto che ci dà il nostro gwerz è impressionante:

  • Il testo (strofa 4) evoca «le gambe villose del lottatore.» Sembra che inconsciamente il narratore assimili questo lottatore alla forza sovrumana, ad una creatura mitologica (fauno o Pan) o ancora all’ «uomo selvaggio» dei racconti di cui il Merlino bretone è il prototipo.
  • Il gwerz cita le ricompense (strofa 6-7) che spettano ai vincitori delle competizioni: capponi, giovenchi, guanti e coccarde. A questa lista di trofei bisogna aggiungere le «aiguillettes», in origine dei cordoni a capi ferrati che servivano ad attaccare le brache alla giubba e quindi elementi decorativi. “A Châteauneuf-du-Faou, dal 1616 al 1627, le uscite della fabbrica (organismo che amministra una parrocchia) menzionano delle aiguillettes e dei guanti per far giocare e lottare i ragazzi, coccarde e spille per le ragazze (…per altri giochi) … Gli archivi parrocchiali di Plogonnec indicano che dal 1624 al 1668, delle aiguillettes furono distribuite ai ragazzi vittoriosi, il giorno del perdono organizzato in occasione dell’Ascensione. Dal 1634 al 1644, 38 soldi furono spesi per delle aiguillettes e dei guanti come premio per i “ragazzi” secondo Melle Epron. D’altro canto non risulta da nessuna parte materia relativa a quadrifogli distribuiti o venduti da una mano innocente (strofe 29-32 e 45-49)
  • Il lamm / salto (str. 8c) ideato per la “proiezione dell’avversario a terra con contatto al suolo delle due scapole prima di tutte le altre parti del corpo”. Questo risultato perfetto dà una vittoria immediata.

Alcuni altri termini propri della lotta sono menzionati nel canto:

  • La roched / veste bianca da combattimento (strofa 14)
  • Il kliked, qui taol biz-troad lo sgambetto
  • La fasad / lo schiaffo, oggi strettamente proibito
  • Kein /dorso, è un vantaggio contabilizzato nel calcolo dei punti (str. 1f,8,8a,8b).
  • E mar a grogad vat / in caso di dubbio / mar sulla validità / mat d’una presa /krokad: la strofa 6d ci immerge nel cuore della questione.
  • Notiamo che il gouren moderno ha conservato altri termini bretoni: netra / niente: caduta senza conseguenza – kostin / fianco: una sola scapola a terra –diwall / avvertimento – fazi /fallo – fazivras / squalifica – divrud / fallo grave – poent /punto.

Gour Kantipou: una disciplina apprezzata dalle signore

L’ attento esame della pagina 153 mostra che il terzo verso della strofa 40 dev’essere letto “Gour Kantipou a oa kroughet / L’uomo Cantipou è stato impiccato “Gour e non gant come nella trascrizione di CRBC e che vorrebbe dire: fu impiccato da Cantipou. Questa formulazione inconsueta è forse motivata dall’etimologia tradizionale della parola gouren / lotta, lottare. La lotta fu comunque molto apprezzata dalle signore, nel ruolo di spettatrici, com’è dimostrato dai due quadri dei pittori di Pont-Aven, Gauguin e Sérusier.

La madre di Cantipou assiste al combattimento che lo oppone a Maure. Ella non può resistere ad introdursi nel campo di lizza cosa che, beninteso, era normalmente vietata! (str. 8d-8e)

Ma pare che le ragazze non abbiano atteso il 1930 e il dottor Cotonnec per praticare questo sport. Così riferisce Ifig Le Troadec nei suoi Carnets de route 2005, pp.228-229, un son intitolato Naig ar Rousval. Si tratta di una giovane lottatrice che si impone nella lotta sul signore di Run-ar-Gov, il quale, soggiogato, la sposa. Ecco questo canto interpretato a Pluzunet nel luglio del 1980 da Luoise Riou nata Le Bonniec (1902- 19949), così come Ifig Le Troadec l’ha annotata e tradotta.

Naig Ar Rousval ar feumeulenn
A doug dantelezh e-war he fenn
A doug dantelezh e-war he zal
War he divskoaz tri pe bevar.

Met Run Ar Go en deus lâret
Lâret d’Annaig ar Rousval
Dilezel he dantelezhoù
Gant an noblañs hag en dougo.

Naig ar Rousval he deus lâret :
«Ma dantelezhoù a zo paeet
Ma dantelezhoù, emezi, a vo douget !
Pe vo drouk na mat gant Run ar Go
Me a dougo ma dantelezhoù !»

Met benn ar fin a zo savet gourennoù
etre Naig ar Rousvalin ha Run ar Go
Naig ar Rousval he deus lâret :
«Gra Run ar Go gourennoù na pa garo
n’am eus ket aon deus Run ar Go !»

Pa oa komañset ar gourennoù
Tout an dud a ouele
O welet Annaig ar Rousval
O vont da c’houren gant Run ar Go.

Naig ar Rousval he deus lâret :
«O ma zud kaezh ne ouelet ket
Deus Run ar Go aon ’m eus ket !
Mes ma sikouret ma vez ret
Met aon, emezi, me n’am eus ket !»

A-raok ma oa fin ar gourennoù
Nevoa bet tri lamm Run ar Go ! [1]
Run ar Go neuze en deus lâret :
«Ar Rousvalin honnezh a blij din
Kaout da bried a renkin !»

Pa nevoa d’e vamm lâret :
«D’ar Rousvalin e vin dimezet
Ar Rousvalin a blij din
Kaout anezhi da bried a renkin !»

E vamm he deus dezhañ lâret :
«D’ar Rousvalin ne dimezfet ket.
N’eo ket ur plac’h a ligne vat
Labourer douar eo he zad !»

«Larfet din forzh petra, emezañ,
Naig ar Rousval a vo ma fried.
Ma vije ket an douar labouret
Den ebet, emezañ, ne nije boued
Ar Rousvalin a rinkin kavet !»
[http://chrsouchon.free.fr/chants/rousval.htm]

Annaig Le Rousval, la donna,
Indossa trine sulla testa.
Porta trine sulla fronte
Tre o quattro sulle spalle.

Ma Run Ar Go ha detto;
Ha detto ad Annag Le Rousval
Di smettere le sue trine
Perché sono indossate dalla nobiltà.
Annaig Le Rousval ha detto:

«Le mie trine sono pagate
Le mie trine, dice lei, saranno indossate!
Che Run Ar Go sia contento o no
Io indosserò le mie trine!»

Ma per finire si è giunti alla lotta
Tra Annaig Le Rousvaline e Run Ar Go
Annaig Le Rousval ha detto:
«Che Run Ar Go lotti quando vuole
Io non ho paura di Run Ar Go!»

Quando iniziarono le lotte
Tutti piangevano
Vedendo Annaig Le Rousval
Andare a lottare contro Run Ar Go.

Annaig Le Rousval ha detto:
«Oh, mia povera e gente, non piangete
Io non ho paura di Run Ar Go!
Ma aiutatemi se occorre!
Quanto ad avere paura, lei dice, non ne ho!»

Prima che siano finite le lotte
Run Ar Go aveva avuto tre lamm!
Allora Run Ar Go ha detto:
«La Rousvaline, quella lì mi piace
La avrò per sposa!»

Quando disse a sua madre:
«Io sarò sposato alla Rousvaline
La Rousvaline mi piace
Io l’avrò per sposa!»,

Sua madre gli disse:
«Tu non sposerai la Rousvaline
Ella non è figlia di buon lignaggio
Suo padre è contadino!»

«Voi mi direte ciò che volete, disse lui,
Annaig Le Rousval sarà la mia sposa.
Se la terra non fosse coltivata
Nessuno avrebbe nutrimento!
Io sposerò La Rousvaline!»

La trama ricorda quella del Bonheur dan le crime, una delle sei novelle, apparse per la prima volta nel 1871, che compone la raccolta Les Diaboliques di Jules Barbery d’Aurevilly. La bella Haute-Claire Stassin vi seduce il conte Serlon de Savigny per la sua bellezza e la sua abilità. Li si ferma il parallelo tra le due storie, il seguito giustifica ampiamente il titolo della novella e quello della raccolta.

Nobili e popolani

I nobili non disprezzavano di misurarsi alla lotta con i popolani.

-Lo si vede nel «Marchese di Guérand» di Barzhaz nel quale il sinistro personaggio che dà il suo nome al gwerz inizia a incitare il Chierico di Garlan alla lotta nel corso di una zona nuova. Quello si rifiuta adducendo il fatto che un nobile non si batte con i figli di un semplice paesano. Il duello spada contro bastone che ne segue termina con la morte del povero chierico. In questo gwerz i trofei sono chiamati gajoù / dei pegni e una presa /ur peg, ciò che La Villemarque traduce in modo molto approssimativo con sgambetto (str. 26). Questa parola, nel dizionario di Père Grégoire, è resa con krok-gouren o encloc/ sgambetto-calcio ed è chiarito con la frase, fare lo sgambetto, lottare e far fare il salto / Ober ur c’hrok-gouren ha reiñ lamm kaer o Kemer an eloch ha reiñ lamm-kaer, che descrive un assalto vincente.

-Il gwerz «Clerc Le Claouder» pubblicato nel 1939 dal canonico Henri Pérennès nel Les Annales de Bretagne – vol. 46 3-4 inizia in modo similare: il cavaliere di Lampaul provoca il chierico La Claouder alla lotta, ma propone di aggiungere alla sfida abituale, armanegoù / i guanti, una condizione:
Quello che cadrà assolutamente non si alzerà
Ma il suo sangue dovrà essere versato

(str. da10 a 12)
L’esercizio di abilità diventa un combattimento mortale. Ma qui è il chierico che trionfa.

-Infine nel canto che ha composto per incitare «I ragazzi delle parti di Pont-l’Abbé» a coltivare le loro belle tradizioni, rilevato p. 217 del suo primo taccuino, La Villemarqué non dimentica la lotta (str.11): Pasoù, dañsoù ha gouren / I passi di danza e la lotta.

Cantipou e Pontcallec

Oltre a questo aspetto sociologico, il canto «Cantipou» ha una marcata sfumatura politica. Le strofe da 50 a 52 ci informano che Cantipou e il famoso marchese di Pontcallec si frequentavano. Quest’ultimo aveva capeggiato una cospirazione contro il reggente Philippe d’Orlean e fu decapitato nel 1720, cosa che permette di datare questo canto.

L’episodio dell’incontro dei due uomini al perdono di Notre-Dames des Portes de Châteauneuf-du-Faou, precede logicamente quello dell’impiccagione di Cantipou, vittima della repressione nei confronti di tutti i sospettati componenti la cospirazione. La decapitazione era riservata ai nobili, Cantipou subì il supplizio riservato ai popolani, preceduto, per scongiurare la sua forza sovrumana, da quello della ruota.

D’altro canto, risulta che La Villemarqué, riferendo al marchese ciò che è qui detto di Cantipou, abbia adattato le strofe da 36 a 39 per farne le prime strofe dell’Elégie de Pontcallec del Barzhaz del 1845.

Kan Gourenerien Breizh

A questi diversi riferimenti tradizionali, conviene aggiungere il seguente, tutto intriso della fierezza bretone. È una composizione di Yves Bertou apparsa nel 1912 sul n° 207 del Kloc’hdi Breiz / Clocher breton, p. 2478. Questo «Canto di marcia dei lottatori di Bretagna», menzionato M-10604 nel catalogo Marlieu, si canta sull’aria gallese dell’inno Bro gogh ma zadoù:

1. Ni zo paotred taer a Vreizh-Izel
A gar o mamm-vro dreist pep tra,
N’eus na mor, n’eus na tan, na brezel
Hag a vez kap d’ober deomp krenañ!
Diskan:
Paotred Breizh, gourenerien dispar
Paotred Breizh, gourenerien dispar
Paotred Breizh, n’eus ‘vito diskar!

2. Ar Vreizhiz a-viskoazh, da viken
A zo digabestr ha divlam.
N’eus bremañ na pagan, na kristen
Hag a ve kap da reiñ deomp al lamm!

3. Gourenomp ha kanomp gant kalon
Evel hon tadoù-kozh gwechall,
Pa oa trec’h ar Vreizhiz d’ar Saozon,
Ha pa oa Breizh trec’hourez Bro-C’hall!

1. Noi siamo ragazzi arditi di Bassa-Bretagna
Che amiamo la nostra patria sopra tutto.
Non sono mare, né fuoco, né guerra
Che riescano a farci tremare!
Ritornello
Ragazzi di Bretagna, lottatori senza pari
Ragazzi di Bretagna, lottatori senza pari
Ragazzi di Bretagna, nulla che li faccia cadere!

2. I Bretoni da sempre e per sempre
Sono liberi e senza lamentele.
E non c’è adesso né pagano né cristiano
Che sia capace di infliggerci un lamm!

3. Lottiamo e cantiamo di tutto cuore
Come facevano i nostri avi
Quando erano vittoriosi sugli Inglesi
Quando la Bretagna vinceva sulla Francia!

Chicchirichì! Si dice Kotokokog! In bretone, o meglio: Deus d’ar ger da gousket! / vattene a casa a coricarti!

La lotta bretone vista dai pittori

La lotta bretone ha ispirato diversi artisti: Alfred Darjoule lotte, come tutto ricorda l’Antichità!, 1859, Paul Gauguin Giacobbe e l’angelo o Visione dopo il sermone, 1888, Paul SérusierLa lotta bretone,1888, Pierre Péron – illustrazione per il metodo bretone Deskom Brezoneg, 1957.

La litografia di Alfred Darjou, Les Luttes, comme ça rappelle l’Antique! , denunciò come indica il suo titolo sarcastico, il baratro che separa i lottatori idealizzati dell’Antichità, dai loro rozzi emuli bretoni contemporanei, dei bruti infatuati dalla violenza quanto il loro pubblico.

Cantipou le lutteur
Alfred Darjou, Les Luttes, comme ça rappelle l’Antique!

Forse Gauguin e Sérusier hanno dipinto lo stesso spettacolo che ebbe luogo a Pont-Aven, nel 1888. Il pubblico era composto quasi esclusivamente da donne e bambini, i lottatori erano dei ragazzi intorno ai 14 anni.

Cantipou le lutteur
Paul Gauguin Giacobbe e l’angelo 1888

Il quadro di Gauguin illustra l’esempio dato dal dizionario del 1732 di Père Grégoire alla voce lotta: Jakob a c’hourenas oc’h un ael hed un nozvezh / Giacobbe lotta contro l’Angelo tutta una notte. Vi si vede il rosso campo di lotta, l’Albero della conoscenza (ci si riferisce al fiume Jaboc e alla verdeggiante Terra promessa?) e una vacca che rappresenta, secondo alcune interpretazioni, la via della redenzione. Non sarà anche il vitello delle strofe 6 e 7 del nostro gwerz?

Ecco un estratto da una lettera di Paul Gauguin a Vincent Van Gogh spedita da Pont-Aven verso il 26 settembre1888:

«Ho terminato un quadro religioso molto mal fatto ma che mi interessava eseguire e che mi piace. Io vorrei donarlo alla chiesa di Pont-Aven. – Naturalmente non ce lo vogliono. –
Delle Bretoni riunite pregano, costume nero molto intenso. Le cuffie bianco giallo molto luminose. Le due cuffie a destra sono come caschi mostruosi. – Un melo attraversa la tela, violetto scuro, ed il fogliame disegnato a masse come delle nuvole verde smeraldo con delle fessure verde giallo di sole. Il terreno (vermiglio puro). In chiesa cala e diventa bruno rosso. L’angelo è vestito di blu oltremare violento e Giacobbe verde bottiglia. Le ali dell’angelo giallo cromo 1 puro. – I capelli dell’angelo cromo 2 e i piedi polpa d’arancio. – Io credo d’aver ottenuto nelle figure una grande semplicità rustica e superstiziosa. Il tutto molto severo. La vacca sotto l’albero è molto piccola rispetto alla realtà e si impenna. Secondo me in questo quadro il paesaggio e la lotta non esistono se non nell’immaginazione delle persone in preghiera a seguito del sermone, ciò perché il contrasto tra le persone natura e lotta nel suo paesaggio non natura è sproporzionato. -…»

Cantipou le lutteur
Paul SérusierLa lotta bretone 1888

Riguardo a Paul Sérusier, il critico d’arte Tai Mitsuji nel La lutte avec Paul Sérusier, una contraddizione visuale presenta il quadro di Sérusier come il raggiungimento dell’arte nel coniugare delle nozioni contrarie. Non è che in apparenza la visione d’una festa bretone secondo la descrizione data da Anatole Le Braz in Au pays des pardons (1894):

«Piaceri agresti e primitivi. Ci si raduna per giocare alle noci, sul tappeto erboso, ai piedi degli olmi. I ragazzi si sfidano alla lotta, alla corsa sotto gli occhi delle ragazze tranquillamente sedute sui tavolati tutt’intorno…»

Sérusier, questo Parigino giunto a Pont-Aven nel 1888, era venuto, da quel buon Nabi che sarebbe diventato, a tastare lo spiritualismo d’una cultura reputata inalterata, adatta a guarire il mondo moderno malato del suo materialismo.

È in questa cittadina, frequentata da vari altri pittori, che Gauguin l’iniziò al sintetismo, l’arte di interpretare liberamente e di trasporre il reale attraverso il prisma della propria esperienza. Lo guidò nel realizzare l’opera di riferimento dei Nabi, Le Talisman, uno studio astratto, antitesi del naturalismo, preludio ad altre opere tinte di fantastico di Sérusier.

È a questa categoria che appartiene Cantipou del gwerz.
I lottatori di Sérusier praticano la lotta tale e quale a quella codificata circa 40 anni più tardi dal Dottor Cotonnec (1876-1935): costume regolamentare, presenza d’un rappresentante dell’ordine, simbolo della tranquillità che emana da questa folla silenziosa. Il carattere ieratico della scena è rafforzato dalla tecnica utilizzata, ispirata dall’arte delle stampe giapponesi con aree di colori e contorni evidenziati che ricordano le vetrate.

La trasformazione introdotta dall’esterno si manifesta nelle posizioni delle spettatrici tutte identiche o quasi: le acconciature di Pont-Aven liberano i visi, contrariamente a modelli più antichi e queste donne sono munite di ombrelli alla moda. La taglia dei personaggi maschili lascia supporre che si tratti di giovani ragazzi. La passività del gendarme testimonia dell’accettazione tacita da parte di questa comunità parrocchiale dell’ordine mantenuto dall’autorità laica centralizzata. Una litografia del 1865, Une lutte à Rosporden di François Hippolyte Lalaisse, mostra un uomo armato d’una frusta ed un altro d’una casseruola che si sforzano di allontanare dal campo gli spettatori troppo entusiasti.

Nel 1888, a Pont-Aven, un incontro di lotta alla quale non assistevano altri che donne, bambini- e qualche pittore- doveva essere decisamente eccezionale da poterci far supporre che Gauguin e Sérusier abbiano rappresentato lo stesso spettacolo.

Il clero e la ginnastica

I due pittori pensarono di dipingere delle usanze bretoni immutabili. Erano in realtà i testimoni d’una mutazione profonda che influenzò le mentalità ben al di là della Bretagna. Lo stesso anno,1888, un certo Pierre de Coubertin fondò il comitato della propaganda degli esercizi fisici del quale l’obiettivo fu l’introduzione della ginnastica e dello sport nelle scuole. Il clero fece presto sue queste preoccupazioni nonostante il cantico del Paradis continuasse ad affermare (str. 4):

Io abbandonerò questo corpo
Che mi causa tanto danno,
È il nemico di Gesù.

Non ci si stupirà quindi se la figura d’un prete sormontato da uno zucchetto emerge dal bordo destro del quadro di Gauguin. Oltre che il predicatore all’origine dell’illusione collettiva poteva essere l’organizzatore dell’incontro di giovani lottatori, più fedelmente rappresentato da Sérusier.

Cantipou le lutteur
Pierre Péron Deskom Brezoneg, 1957

Il metodo bretone da cui è tratta l’immagine nella quale Pierre Péron ha dipinto, in tre colori, delle prese di gouren è l’opera di due preti: V. Séité e L. Stéphan.

Questa immagine illustra la lezione dedicata al vocabolario relativo al Corpo dell’uomo / Korf an den.

Ciò che questi due ecclesiastici dicono della ginnastica e dello sport pare esprimere un entusiasmo sincero:

«Volete vedere i muscoli delle vostre braccia e delle vostre gambe rafforzarsi? Volete che le vostre membra siano più flessibili, che il vostro corpo sia sano ed elegante e la vostra faccia respiri la salute? Volete che scorra nelle vostre vene un sangue vigoroso, un sangue da BRETONE, ardente come il fuoco? Volete allontanare da voi la malattia, oppure la MORTE? In una parola, volete vivere più a lungo? Praticate gli sport e la ginnastica! …»

A domandarsi se Francis Galton (1822-1911), l’inventore della parola eugenetica, della sua idea e cugino di Charles Darwin, nel 1883, non abbia guidato la mano dei due religiosi!

Christian Souchon


LES CHOUANS SELON LA VILLEMARQUE

de Christian Souchon et Jean-Yves Thoraval

Ces CHANTS DE CHOUANS font partie d’un ensemble de chants en langue bretonne collectés essentiellement entre 1834 et 1844 par le vicomte Théodore HERSART DE LA VILLEMARQUE. Ils n’entrent pas, du moins pas de façon explicite, dans la composition de son célèbre recueil, le „Barzhaz Breizh“. Ils étaient restés au manoir familial de Keransquer, consignés dans ses trois carnets d’enquêtes, jusqu’à ce que le premier d’entre eux soit transcrit par le folkloriste et musicologue Donatien Laurent entre 1964 et 1974. Le même travail sur les deux autres carnets n’a été achevé que bien plus tard, en novembre 2018 quand ils furent publiés en ligne par le CRBC de l’Université de Bretagne Occidentale.
C’est ainsi que reprennent vie, après un sommeil de près de deux siècles, plus d’une vingtaine de chants de Chouans collectés pour l’essentiel en Haute Cornouaille entre 1834 et 1844.

Le rapprochement de ces chants avec les archives de l’époque donne la mesure de la schizophrénie qui s’était emparée d’esprits tiraillés entre des allégeances contraires. Même si l’histoire ne se répète jamais, il n’est peut-être pas inutile de se remémorer ces moments de notre histoire où s’opposaient des conceptions du monde irréconciliables .sur fond de querelle religieuse et de défi aux autorités.
Ce répertoire peut évoquer les Chouans de façon cryptique et certains chants, comme le Cygne ou les Ligueurs amalgament guérilla et histoire ancienne. La lecture de ces textes autorise en outre une approche au plus près du travail éditorial accompli par le Vicomte pour permettre à certains d’accéder au Panthéon du Barzhaz-Breizh

Pour le présent ouvrage le traducteur CHRISTIAN SOUCHON a bénéficié de la précieuse collaboration de l’historien JEAN-YVES THORAVAL qui lui a communiqué de nombreux documents, résultat des recherches effectuées dans les années 1985-90 sur la Chouannerie en Bretagne Centrale.


Comme les précédents ouvrages consacrés aux « Mystères du Barzhaz Breizh » et aux « Chants de Keransquer », cet ouvrage est en vente sur le réseau Amazon.fr

Questi CHOUANS SONGS fanno parte di una serie di canzoni in lingua bretone raccolte principalmente tra il 1834 e il 1844 dal visconte Théodore HERSART DE LA VILLEMARQUE. Non entrano, almeno non esplicitamente, nella composizione della sua famosa collezione, il “Barzhaz Breizh”.
Erano rimasti nel maniero di famiglia di Keransquer, registrato nei suoi tre taccuini di indagine, fino a quando il primo di essi fu trascritto dal folclorista e musicologo Donatien Laurent tra il 1964 e il 1974. Lo stesso lavoro sugli altri due taccuini non fu completato se non molto tempo dopo , nel novembre 2018 quando sono stati pubblicati online dal CRBC dell’Università della Bretagna occidentale.
È così che, dopo un sonno di quasi due secoli, sono tornati in vita più di venti canti Chouan, raccolti principalmente in Haute Cornouaille tra il 1834 e il 1844.

Il confronto di queste canzoni con gli archivi dell’epoca dà la misura della schizofrenia che aveva colto menti combattute tra alleanze contrarie. Anche se la storia non si ripete mai, vale forse la pena ricordare quei momenti della nostra storia in cui si opponevano concezioni inconciliabili del mondo in uno sfondo di contese religiose e di sfida alle autorità.
Questo repertorio può evocare i Chouan in modo criptico e alcune canzoni, come il Cigno o i Leghisti, amalgamano guerriglia e storia antica. La lettura di questi testi permette anche un approccio più vicino al lavoro editoriale svolto dal Visconte per consentire ad alcuni di accedere al Pantheon di Barzhaz-Breizh

Per il presente lavoro, il traduttore CHRISTIAN SOUCHON ha beneficiato della preziosa collaborazione dello storico JEAN-YVES THORAVAL che gli ha comunicato numerosi documenti, frutto di ricerche effettuate negli anni 1985-90 sulla Chouannerie nella Bretagna centrale.


Come i precedenti lavori dedicati ai “Mysteries of Barzhaz Breizh” e ai “Songs of Keransquer”, quest’opera è in vendita sulla rete Amazon.fr.

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.