La canson dël masoé

La canson dël masoé (in italiano La canzone del Mezzadro) è una ballata piemontese ottocentesca sulla condizione sociale del mezzadro (il coltivatore del terreno concesso in mezzadria (1)) e il problematico rapporto con il “padrone” (il proprietario del terreno).
La ripartizione a metà lasciava l’amaro in bocca (e spesso la pancia vuota) ai mezzadri (e alla loro numerosa famiglia colonica), essi non avevano voce in capitolo sulla conduzione aziendale e il controllo della produzione. La brevità del contratto agrario infine, era un opprimente deterrente psicologico che lasciava la famiglia colonica nell’incertezza e li costringeva a tenere bassa la testa, per non vedersi revocare il contratto e perdere la loro sicurezza sociale. Solo nel secondo dopoguerra la mezzadria è stata sostituita tout court dalla coltivazione diretta.

(1) Il contratto di mezzadria era sostanzialmente un sistema regolamentato fin dal Medioevo per far lavorare le proprie terre a un colono, lasciandogli la metà della produzione.

Angiolo Tommasi, “Le ultime vangate” (1892)

La canson dël masoé

Era luogo comune nelle canzoni piemontesi l’attrito costante tra padrone del terreno e mezzadro che lo lavorava; il mezzadro “disonesto” s’ingegnava a spostare la bilancia a suo favore e a prendersi un po’ più del mezzo concordato. La reverenza nei confronti del padrone era una condizione di soggezione di atavica memoria, che tuttavia non impediva al mezzadro di risarcirsi, quando poteva, della metà del maiale che andava al padrone, o dei capponi di Natale, delle pollastre di Ferragosto e di tutte le primizie di stagione che finivano sulla tavola del padrone. Mentre alcuni padroni erano liberali e “tolleranti” altri sottoponevano i mezzadri ad angherie belle e buone, solo per umiliarli, e altri ancora non rispettavano i patti e davano meno della metà o ritoccavano a loro favore i libri colonici.
La canzone, che troviamo tra quelle documentate, a fine ottocento, per il testo e la melodia da Leone Sinigaglia, non è in senso stretto una canzone di protesta sociale.

Trascrizione piemontese Valerio Rollone
Ven la dumìnica da matin, 
ël masoé pòrta ‘l cavagnin (1). 
Padron a-j dis a soa fomna: 
«và ‘n po’ a durbì che ‘l cocchin a sona, 
saralo forse ‘l masoé 
mandomlo a ca sensa disné.» 

Ël masoé s’an và ant la cròta, 
o, s’a l’ha bin beivù na vòta. 
Padron l’ha vist dal finestrin: 
«S’it fas parèj ‘t beivi tut ël vin (2).» 

Ël masoé  l’é ‘ndàit a ca, 
tuto gnech e dësconsolà. 
A l’ha dit a soa fomna: 
«A val pa pì lòn che noi i foma. 
L’oma ‘n bel fé e travajé 
na vòlta pegg a van j’afé.» 

O s’a no ven a San Michel (3), 
l’han pa ‘ncor finì ‘d rusé. 
O s’a no ven a San Martin (4), 
tute le ruse na son a la fin. 

NOTE
(1) si tratta delle regalie (onoranze) che il mezzadro era obbligato a consegnare alla famiglia del padrone, specialmente quando questa risiedeva in cascina. Un residuo degli omaggi feudali consistenti durante l’anno in regali (con quantità e modalità stabilite nel contratto di mezzadria) di vari prodotti della stalla, dell’orto e animali da cortile, e spesso di servizi gratuiti al padrone quali  il bucato, fare il pane, i servizi di trasporto o di assistenza in caso di malattia
(2) in generale il contadino beveva l’acquerello (un sottoprodotto delle vinacce ottenuto dalla terza spremitura) e vendeva la sua metà del vino
(3) il 29 settembre, giorno di San Michele, terminava il raccolto del grano
(4) A San Martino (11 novembre) avevano fine (e inizio) i contratti di mezzadria.  Il contratto di mezzadria aveva scadenza annuale e si rinnovava tacitamente a meno che non venisse data la ”disdetta” da una delle due parti (secondo le modalità stabilite dalla legge). La disdetta poteva essere determinata da motivi futili come quello di voler affidare la cascina a un mezzadro ritenuto più idoneo o mandare via una “testa calda” che si dava troppo da fare per “sobillare” gli altri mezzadri (e così fu fino al lodo De Gasperi del 1947). Fare San Martino equivaleva a finire in un podere meno gradito o a dover prendere una casa in affitto e vivere al limite della sopravvivenza. Il trasloco era sempre un evento triste date le abitudini e i legami affettivi che legavano la famiglia a quella terra e alla casa.

APPROFONDIMENTO
Paolo Passaniti, Mezzadria: Persistenza e tramonto di un archetipo contrattuale (2017)

https://rsa.storiaagricoltura.it/pdfsito/115_4.pdf
https://quaderniagricoltura.regione.piemonte.it/articoli/analisi-e-ricerche/79-la-mezzadria-una-lunga-storia-della-nostra-terra.html
http://tablino.it/1102/la-mezzadria-tra-storia-e-tradizione-parte-i/
https://caivaldarnosuperiore.it/con-la-fine-della-mezzadria-la-fine-della-grande-famiglia-patriarcale-rurale-colonna-portante-delleconomia-agricola-delle-nostra-collina-e-della-nostra-montagna/
https://www.reteparri.it/wp-content/uploads/ic/RAV0053532_1976_122-125_03.pdf
https://crpiemonte.medium.com/mezzadro-mezzoladro-contadino-6ac902a94c9c

(traduzione italiana)
Viene la domenica mattina il mezzadro porta il cestino. Il padrone dice alla moglie «Va’ un po’ ad aprire che il campanello suona, sarà forse il mezzadro mandiamolo a casa senza pranzare.»
Il mezzadro va in cantina, o se ha ben bevuto una volta. Padrone ha visto dal finestrino: «Se fai così bevi tutto il vino.»
Il mezzadro è andato a casa, tutto triste e sconsolato. Ha detto a sua moglie: « Non vale più ciò che noi facciamo. Abbiamo un bel fare e lavorare una volta peggio vanno gli affari.»
O se ne viene San Michele, non hanno ancora finito di litigare. O se ne viene San Martino, tutte le liti sono alla fine.) 

piemontese standardizzato
piemontese standardizzato

Quartetto Tamborini La domenica mattina (La canson dël masué) -Contraddanza (del Signor Luca)

Betti Zambruno & Tendachënt in A Lung De La Riviera 2003: La Brandolina – Curenta Della Rocho – La Cansun Del Masoe’ (2:40) – Aria Dal Masoe’
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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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