Kråkevisa (la ballata del corvo)

Kråkevisa, nota anche con i titoli Mannen/bonden og kråka (L’uomo/il contadino e il corvo) o Mannen han gjekk seg i vedaskog (L’uomo che andò nel bosco), è tra le più antiche ballate norvegesi risalenti al Medioevo e la sua zona di origine è la regione dell’Hardanger. Non racconta una vera e propria storia ma sembra più che altro una filastrocca un po’ bislacca dal contenuto inverosimile. Quasi un divertissement per l’infanzia. Non a caso tra i bambini norvegesi è tuttora popolarissima; anzi, spesso i genitori la usano come ninna nanna. In tempi antichi veniva cantata da un duo di persone che si sfidavano in una sorta di duello cercando di ampliare la ballata con strofe sempre nuove: perdeva chi dimenticava il testo o non aveva idee su come proseguire la storia.

Per un approfondimento sul corvo come protagonista indiscusso di molte canzoni della tradizione popolari, vedi Crows and crowish [CORVI E CORVACCI]

Il testo base è piuttosto semplice. Un uomo (un contadino) va nel bosco a tagliare la legna, quando vede un corvo così grosso che si spaventa e corre a casa. La moglie gli chiede conto della legna che doveva prendere, ma lui può solo dire di aver trovato un corvo che lo ha impaurito a morte. Sua moglie lo prende in giro, quindi l’uomo si fa forza e va ad uccidere il corvo e, usando una sproposita quantità di cavalli (per un corvo?) lo porta nella stalla. Da qui in poi la ballata passa a raccontare come vengono usate le diverse parti del corvo. Ed è questa la parte che poteva essere ampliata più o meno all’infinito. Il parallelo dello smembramento del corvo e della sua suddivisione utilitaristica cade su altri due mitici animali: lo scricciolo (Cutty Wren) e l’ariete (Derby Ram). Così questi animali sono creature benaugurali e totemiche, portatrici di fertilità e abbondanza.

origini e varianti

Come detto, la ballata è molto popolare e nel corso del tempo sono state aggiunte strofe inventando i modi più incredibili per utilizzare il povero corvo. Si contano solo in Norvegia almeno 150 varianti, e sono state documentate più di 100 melodie.

Versioni sostanzialmente analoghe alle norvegesi si trovano anche in Svezia, Danimarca e Isole Faroe. La versione più antica conosciuta si trova in un manoscritto danese del 1640: in verità lì si parla di un piccione anziché di un corvo, ma la sostanza della storia è la stessa. La più antica trascrizione norvegese è quella di Cornelius Thomas Rønnau all’inizio del XIX secolo.

La versione oggi più diffusa è stata trascritta da Hulda Garborg nel 1903 La ballata apparve nel primo numero di “Norske dansevisor”

la ballata

Il testo seguente riporta una versione abbastanza estesa, citata nel blog Norlit; le versioni cantate sono solitamente molto più ridotte

Og mannen han gjekk seg i veaskog
Hei fara i veaskog.
Då sat der ei kråke i lunden og gol!
Hei fara, faltu, riltu, raltu ra! (1)

Og mannen han tenkte med sjølve seg,
Skal tru om den kråka vil drepa meg?
Og mannen han snudde om hesten sin,
Så kjøyrde han heim att tel garden sin,
Å høyr, du min mann, kva eg spøre deg
“Kvar vart det av veden du køyrde til meg?”
“Eg køyrde no slett ingen ved til deg
for kråka ho svor ho sku drepa meg
Å no har eg aldri høyrt større skam!
Har du høyrt at ei kråke kan drepa en mann?”
Men kråka kom etter på taket og gol,
og mannen hen opp gjennom ljoren for
Og mannen han spente sin boge for kne,
so skaut han den kråka so ho datt ned.
Så spente han føre dei folane ti
men kråka ho sprengde alle di
Så spente han føre dei folane tolv
så køyrde han kråka på låvegolv.
Så flådde han kråka og lema ho sund
ho vog innpå seksten og tjue pund
Av skinnet so gjorde han tolv par skor;
det beste paret det gav han til mor.
Og kjøtet han salta i tunner og fa
og tunga han hadde til julemat
Av tarmane gjorde han tolv par reip,
Og klørne dem brukte’n til møkkagreip.
Og nebbet han brukte til kyrkjebåt,
So folk kunde sigla båd’ frå og åt.
Og munnen han brukte te mala korn
og øyro han gjorde til tutar-horn
Av augo so gjorde han stoveglas,
Og nakken han sette på kyrkja til stas.
Og den som ‘kje kråka kan nytte so,
Han vøre ‘kje verd ei kråke å få.

E un uomo andò nel bosco
Tralla-lero nei boschi
Là c’era un corvo che gracchiava tra i rami
Tralla-lero-lero-là

E l’uomo pensò tra sé e sé
Vorrà forse il corvo uccidermi?
E l’uomo fece voltare il suo cavallo
E così tornò a casa a raggiungere il suo giardino
Ascolta marito mio che cosa ti chiedo
“Dov’è la legna che dovevi portarmi?”
“Non ti ho portato alcuna legna
Perché il corvo ha giurato di uccidermi!”
Non ho mai sentito una simile indecenza
Hai mai sentito che un corvo uccida un uomo?
Ma il corvo lo aveva seguito fin sul tetto
e l’uomo salì attraverso il camino
E l’uomo tese l’arco tra le ginocchia
Così colpì il corvo e quello cadde morto
Così eccitato guidò i suoi dieci puledri
ma il corvo li sfinì tutti
Allora eccitato guidò i suoi dodici puledri
e portò il corvo sul pavimento della stalla
Poi ha scuoiato e fatto a pezzi il corvo
Pesava tra le 16 e le 20 libbre
Della pelle fece dodici paia di scarpe
il paio migliore lo donò alla madre
Salò la carne e la conservò in barili di grasso
e tenne la lingua per il pranzo di Natale
Delle viscere fece dodici paia di corde
e gli artigli per un forcone da letame
E il becco usò come barca per la chiesa
per traghettare la gente avanti e indietro
E usò la bocca per setacciare il grano
e dalle orecchie ricavò trombe
Degli occhi fece un lampadario per il salone
e del collo fece un decoro per la chiesa
Colui che non sa che farsene di un corvo così
Non merita un corvo simile

(1) Il secondo e quarto verso sono ripetuti in ogni strofa

la ballata nel folk revival

Essendo così popolare non stupisce che la ballata del corvo sia stata ripresa da un numero molto grande di interpreti del folk scandinavo. L’elenco qui riportato è probabilmente incompleto.

Arve Moen Bergset, cantante e violinista dell’Hardanger, fondatore del gruppo Bukkene Bruse
Il gruppo danese Virelai
una versione “folk-rock” della band transnazionale guidata dal norvegese Leif Sorbye
Bakketoppen, una rock band norvegese. Nonostante l’ambientazione del video, la loro versione delle ballata è particolarmente scanzonata
Leaves Eyes, gruppo tedesco-norvegese che fa del metal sinfonico, a supporto della voce della cantante Liv Kristine
Come si intuisce dalla copertina, qui abbiamo una versione più fedele alla tradizione
Fotefar è un quartetto originario della Norvegia settentrionale
E con la ballata del corvo si cimenta anche questo trio d’oltreoceano (Seattle)
Kajsa Balto, cantante di origine Sami
Una splendida versione, sempre in danese, ad opera di Amalie Bruun, in arte Myrkur
Sovereign è una band death-metal di Oslo, che dona alla ballata un tocco infernale, ma senza esagerare
Ecco, questa invece, ad opera dei neozelandesi Ceolskog, è una versione effettivamente metal
Ancora un gruppo tedesco, con una versione “hard-folk”
Vindrosa è un originale ensemble di Stavanger, composto da musicisti norvegesi e immigrati
FIRO, dalla regione norvegese dei Trondelag
Una versione “minimalista” del duo norvegese Runer i Lunden
Unni Lovlid, dalla regione del Sognefjord

kråka

Å mannen han gjekk seg i vedaskog
sutta ti loti lenta
der såg han ei kråke i lunden som gol
sutta ti loti lenta
Og mannen han tenkte med sjølve seg
å, tro om den kråka vil drepa meg?
Så spende han fore sin boge for kne
så skaut han den kråka så ho datt ned
Så spende han fore dei folane tolv
så kjøyrde han kråka på låvegolv
Og kjøtet han salta i tynner og fat
og tunga han hadde til julemat
Av skinnet så gjorde han tolv par skor
det beste paret det gav han til mor

Av nebbet så gjorde han kyrkjebåt (1)
så folk kunner ro bade frå og åt
Av tarmane gjorde han tolv par reip
Og klørne han brukte til møkkagreip
Av augo så gjorde han stoveglas
og nakken han sette på kyrkja til stas
Og munnen han brukte til mala korn
og øyro han brukte til tutahorn
Og hjartet han sette på fiskekrok
og ingen har sett slik en fisk han drog
Og den som ‘kje kråka kann nytta så
han er ikkje verd ei kråka å få!

Tra le varianti norvegesi della Ballata del Corvo questa versione più ridotta è intitolata semplicemente kråka .

Kerstin Blodig & Ian Melrose in Kelpie, 2002.

Il duo è una sorta di sottogruppo dei “Norland Wind”. Ian Melrose è originario di Ayr, Scozia, un eccellente chitarrista acustico con la sua tecnica di fingerpicking. Kerstin Blodig è norvegese e ha studiato musicologia e lingue  e culture scandinave all’Università di Berlino e di Bergen. Il cd è una riuscita fusione tra due tradizioni musicali del Nord Europa.

NOTE
1) kyrkjebåt è una barchetta con 4-6 remi che poteva ospitare una piccola comunità o famiglia negli spostamenti a scopi rituali

Traduzione inglese
The man went into the forest to chop wood
There he saw a crow a-crowing
He thought to himself
Oh, I fear the crow will take my life
So he bent his bow on his knee
And shot the crow down
Then he harnessed his twelve young horses
And pulled the crow onto the barn floor
He salted the meat and put it in barrels and casks
And the tongue he had as his Christmas meal
He made twelve pairs of shoes form the skin
The best pair of which he gave to his mother
The beak he made into a church-boat
So people could row both to and fro
He made twelve pairs of ropes from the intestines
The claws he turned into a pitchfork
He made the eyes into window-panes
The neck he put up on the church for decoration
He used the mouth for grinding corn
The ears he made into a horn
The heart he put on a fishing hook
And you should have seen the fish he caught!
But whoever cannot make
such good use of a crow
Does not deserve to catch one!

Traduzione italiana di Cattia Salto
L’uomo andò nella foresta a tagliare legna
e là vide un corvo gracchiare.
Disse tra sè
“Ho paura che il corvo si prenda la mia vita”
così piegò l’arco sul ginocchio
e colpì il corvo.
Poi bardò i suoi 12 puledri
e portò il corvo sul pavimento della stalla,
salò la carne e la mise in botti e casse
e tenne la lingua per il suo pasto di Natale,
fece 12 paia di scarpe dalla pelle
e il miglior paio di queste le diede alla madre,
del becco fece una barchetta (1)
così la gente poteva vogare avanti e indietro,
fece 12 paia di corde dall’intestino
e gli artigli li trasformò in un forcone,
fece con gli occhi i vetri per le finestre
e il collo lo mise sulla chiesa come ornamento,
usò la bocca per macinare il grano
e dalle orecchie fece un corno,
il cuore lo mise su un amo da pesca
e avreste dovuto vedere i pesci che prendeva!
Ma colui che non riesce a fare
un così buon uso di un corvo
non merita di catturarne uno

LINK
https://terreceltiche.altervista.org/corvi-e-corvacci/
https://norlit.wordpress.com/category/ballate-norvegesinorske-ballader/page/2/
https://www.bokselskap.no/boker/skjemteballadar/tsb_f_58_kraakevisa

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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