Jerusalem Our Happy Home

Jerusalem Our Happy Home è la versione irlandese di un inno antico raccolto nei Kilmore Carols con la melodia  “Song of Jerusalem” (cf). Risalente al XVII secolo è stato ricondotto alla poesia di padre Bennet (FBP) un martire francescano sotto il regno della regina Elisabetta I, il cui manoscritto conservato al British Museum.
Anche della versione inglese “Jerusalem, my happy home” l’autore è anonimo e le tracce si perdono nel XVII secolo. Una melodia molto popolare in America è stata pubblicata su The Sacred Harp (1844) e meglio nota con il titolo “The Land of Rest”

Jerusalem Our Happy Home è un inno sulla Gerusalemme celeste descritta nell’Apocalisse di Giovanni “come una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino”. L’inno in ultima analisi ha un che d’inquietante, perchè si prega per la fine del mondo:  la nuova Gerusalemme, la nostra casa, è nel terzo cielo dove vive Dio, e dopo l’Apocalisse, essa passerà dalla dimensione di Dio alla nostra o meglio a un nuovo cielo e una nuova terra che sostituiranno il cielo, la terra e il mare di prima, scomparsi alla fine del mondo. 

dal film “San Giovanni. L’Apocalisse” il video completo a partire da qui

Jerusalem Our Happy Home

Nel suo album The Wexford Carols Caitríona O’Leary estrapola solo alcune strofe dell’inno, classificato come First Carol For Christmas Day è cantato ancora oggi a Kilmore per la messa dell’Epifania

Joseph Ranson in “The Kilmore Carols”“A variation of this song was printed in Ralph Dunstan’s “Christmas Carols” (Book 2, p 26). There it is attributed to Fr Richard Shann, c. 1600, but a footnote (Ibid) makes it clear that the song was not composed by Rev R. Shann, but was transcribed by him in 1611 into the Commonplace Book of the Shann family of Methley, Yorkshire. The Commonplace Book (1561-1627) is now in the British Museum and Mr. Dunstan says that the Shann transcription is the oldest known version of this Carol.

A version of this song is given in R. Palmer’s “Book of Praise,” p. 120, where it is inscribed — “Anon. F.B.P. 1616.”

Mr. James Howlin of Kilmore, writing to “The People,” Jan. 20th. 1872, says —“It appears the song (Jerusalem) was originally written by a Father Bennett, a Franciscan martyr while in a prison in Lancashire, in the reign of Queen Elizabeth. I have been unable to check any authority for Mr. Howlin’s statement, but it is clear from what evidence we have that the song, “Jerusalem,” in its original form dates back to the end of the 16th century.”

Una variante di questa canzone è stata stampata in “Christmas Carols” di Ralph Dunstan (Libro 2, p 26). Lì è attribuito a padre Richard Shann, c. 1600, ma una nota a piè di pagina chiarisce che la canzone non è stata composta dal reverendo R. Shann, ma è stata da lui trascritta nel 1611 nel Commonplace Book della famiglia Shann di Methley, nello Yorkshire. Il Commonplace Book (1561-1627) è ora al British Museum e il signor Dunstan afferma che la trascrizione di Shann è la versione più antica conosciuta di questo canto.

Una versione di questa canzone è data in “Book of Praise” di R. Palmer, p. 120, dove è scritto: “Anon. F.B.P. 1616.”

Il signor James Howlin di Kilmore, scrivendo a “The People”, 20 gennaio. 1872, dice: “Sembra che la canzone (Gerusalemme) sia stata originariamente scritta da padre Bennett, un martire francescano mentre si trovava in una prigione nel Lancashire, durante il regno della regina Elisabetta. Non sono stato in grado di verificare alcuna autorità per l’affermazione di Mr. Howlin, ma è chiaro dalle evidenze che la canzone, “Jerusalem”, nella sua forma originale risale alla fine del XVI secolo.

Jerusalem our happy home,
When shall we come to thee?
When shall our sorrows have an end?

Thy joys when shall we see?

I
There is no rain nor sleet nor snow,
nor filth may there be found,
There is no sorrow nor no grief (care);
all joys do there abound.
II
Through the vast streets in purity streams
the flood of life doth flow,
And on the banks on every side
the wood of life doth grow.
III
For evermore the trees bear fruit,
and evermore they spring,
And evermore the Saints are glad
and evermore they sing.

Jerusalem our Happy Home
Then let us Come to thee
Our Sorrows then Shall have an end
Thy Joys then Shall we see.

Gerusalemme la nostra casa felice
Quando verremo da te?
Quando le nostre pene avranno fine?
Quando vedremo le tue delizie?


I
Non c’è pioggia, nevischio o neve
nè si trova lordura
non ci sono pene nè preoccupazioni
tutte le gioie vi abbondano.
II
Per le ampie strade in puri ruscelli
il fiume della vita scorre
e su entrambi le rive
l’albero della vita cresce
III
Per sempre gli alberi portano frutto
e per sempre fioriscono
e per sempre i Santi sono lieti
e per sempre cantano

Gerusalemme la nostra casa felice
allora veniamo a te
le nostre pene avranno fine
allora vedremo le tue delizie


La versione degli Anúna  sempre sulla melodia irlandese di Wexford, arrangiata da Michael McGlynn (cf) riporta la parte finale su Maddalena

Jerusalem, our happy home
When shall we come to thee?
When shall our sorrows have an end?
Thy joys when shall we see?

They see no one that sent her there
Their palms spring from the ground
No tongue can tell, no heart can think
What joys do there abound

Forever more the trees perfumed
And ever more they spring
And ever more the saints are glad
And ever more they sing

Fair Magdalene, she hath less moan
Likewise there she doth sing
The happy saints in harmony
Through every street doth ring

Fair Magdalene hath dried her tears
She’ll weep no more to thee
Nor wet the ringlets of her hair
To wash her saviour’s feet

Gerusalemme la nostra casa felice
Quando verremo da te?
Quando le nostre pene avranno fine?
Quando vedremo le tue delizie?


Non vediamo chi lì la mandò,
le palme spuntano dal suolo
Nessuna lingua può dire, nessun cuore può pensare
a quali delizie vi abbondino

Per sempre gli alberi sono odorosi
e per sempre fioriscono
e per sempre i Santi sono lieti
e per sempre cantano

La bella Maddalena, si lamenta meno
inoltre lì lei canta
L’armonia dei Santi felici
Per ogni strada risuona.

La bella Maddalena ha asciugato le sue lacrime
Lei non piangerà più per te
Né bagnerà i capelli ondulati
per lavare i piedi del Salvatore

Caitríona O’Leary con Tom Jones in The Wexford Carols 2014
sulla melodia The Land of Rest
Solisti: Monica Donlon, Miriam Blennerhassett e Aideen Rickard. Filmato nella Cripta della Cattedrale di Cristo, Dublino. Dal DVD “Invocations of Ireland” by Anúna, 1993
Solisti Monica Donlon, Sinéad McGoldrick.

Ancora un filmato con soliste Lauren e Aisling McGlynn

versione strumentale per violoncello e piano (Land of Rest)

LINK
https://www.hymnsandcarolsofchristmas.com/Hymns_and_Carols/jerusalem_our_happy_home.htm
https://anunacorporate.com/jerusalem/
https://hymnary.org/text/jerusalem_my_happy_home_name_ever_dear
https://www.cpdl.org/wiki/index.php/Jerusalem,_my_happy_home
https://visionialdila.wordpress.com/2020/08/23/la-gerusalemme-celeste/
https://jamespedlar.ca/2011/12/01/jerusalem-my-happy-home/
http://www.celticlyricscorner.net/anuna/jerusalem.htm

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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