Inga Litimor, la contadina che divenne Regina

La ballata di Inga Litimor appartiene alla serie delle ridderballader (le ballate cavalleresche), al codice D405 del catalogo TSB, ed è probabilmente ispirata a un fatto storico, l’incontro tra il nobile Sigurd Jorsalfar e una giovane contadina. Sigurd si innamora della ragazza e la porta via con sé e insieme avranno un figlio, Håkon Herdebrei (Håkon dalle Spalle Larghe) ovvero colui che diventerà re Håkon II di Norvegia, il più giovane re norvegese che regnò dal 1159 al 1162 e morì all’età di 15 anni.

la storia

Inga Litimor è una contadina che ama cantare mentre lavora nei campi, e sa cantare con voce potente e melodiosa. Un giorno passa dalle sue parti il re e sente il suo canto. Rapito e affascinato la invita a cantare a corte. Le offre grandi doni, ma solo quando le promette di farla diventare la sua regina, solo allora lei si mette a cantare. Per incantesimo tutta la corte si addormenta e restano svegli solo lei e il suo re. Al re non resta che mantenere la promessa e sposare Inga.

Origini e interpretazioni

Della ballata esistono almeno una dozzina di varianti, la maggior parte del Telemark.
Nel 1864 Sophus Bugge ne scrisse una versione sulla base di quella riportata da Åsne Gunleiksdotter Spokkeli di Fyresdal. Nella versione riferita nella raccolta “Norske Dansevisur” di Hulda Garborg, Inga Litimor è in realtà una figlia di re. Musicalmente, la prima melodia concorde risale al 1860 scritta da Lindeman sulla base di una variante melodica scritta da Ragnhild Knutsdotter Bakken (1804), originaria di Gransherad. Le melodie che si sono susseguite nel tempo, pur mantenendo la stessa linea melodica, sono state adattate a sonorità contemporanee.
La ballata si ritrova in nuove forme anche in Danimarca (DGF 466-473) ma è popolare soprattutto in Svezia, con il titolo Liten Vallpiga (letteralmente “piccola cucciola”)

In Inga Litimor ritroviamo due motivi molto diffusi nella tradizione popolare scandinava. Il primo è il potere della musica, tema centrale di ballate famose come “Harpans kraft” o “Villemann og Magnhild”. Il secondo è quello della ragazza povera che diventa regina. Nel mondo norvegese arcaico le donne di servizio, le contadine, ma in generale le persone di umili origini non erano mai tenute in alto conto, per cui è abbastanza sorprendente che nel contesto di una ballata cavalleresca (i cui protagonisti di norma sono di nobile rango) una fanciulla povera riesca grazie al suo dono canoro ad assurgere addirittura al rango di regina. E forse non è un caso che nelle versioni arrivate fino a noi alla fine della ballata la fanciulla riveli di essere figlia di un re. Le strofe andate perdute forse avrebbero chiarito se tale condizione era innata (ma non si capirebbe perché la principessa si fosse allora travestita da contadina al lavoro) o se invece si trattava di un prodigio dovuto appunto al potere del canto.

la ballata

Il testo che segue è quello citato nel blog Norlit e riporta solo alcune delle strofe che sono giunte fino a oggi in modo completo e di cui vi sono melodie certe applicate; come molte ballate si presenta in forma di strofa e ritornello che ricorre cadenzato ogni due versetti

Inga Litimor på handkvedn i kungsgarden mol,
og kveda dei små visone tå ljos og liv og sol

Aldri nokon kunde kveda
som ho Litimor den unga og den vene
.

Og adle kungjens sveina vart kadla fy’ sin drott,
“Kven va da no som leika so ven ein harpeslått?”

“Fy’ kungjen, vetla Inga i dag du kveda skal.
Til løn vil han deg klæda som jomfru i si hall.”

Takk, stor er kungjens gåva og ærefull å få,
men sut og saknad ingjen seg mune kle i frå.

“Takk, stor er kungjens æra, song fuglen på sin vist;
men betre vera elska, veit mannabadne visst.”

”Når ungje kungjen vel meg tå kjærleik til sitt viv,
Fyr eg er konungsdotter, og han sit i min arv.”

Og dar vart vigsle veitsla, og songjen auka på.
og har kje nyst dei slutta, so vare da endå

Inga Litimor lavorava nei campi del re
e cantava le piccole visioni di luce, vita e sole

Nessuno potrebbe mai cantare meglio
della giovane e bella Litimor


E tutti gli scudieri furono chiamati intorno al re
“Chi canta come suonasse un’arpa?”

“Per sua Maestà piccola Inga oggi canterai
E io ti adornerò come vergine nella corte”

“Grazie, grande è il dono del re e onorevole riceverlo
ma nessuno vuole vestirsi di fuliggine e perdita”

“Grazie, grande è l’onore del re, canta l’usignolo sul ramo
me meglio essere amati, gli uomini lo sanno bene”

Quando il giovane re per amore mi prenderà in moglie
poiché sono figlia di re e lui sarà nella mia eredità

E ci fu una festa di nozze e la canzone andò avanti
e non desiderare di fermarla, durerà ancora

la ballata nel folk revival

Gate, il gruppo norvegese di “folktronica”, da Jygri
Folk&Rackare, supergruppo svedese/norvegese, con due ex componenti dei Folque, da Rackbag

la versione dei Gate (con testo in parte diverso da quello riportato sopra)

Inga Litimor på handkvern i kongsgarden mol
Og kvad dei små visone av ljos og liv og sol

Aldri nokon kunne kvea
som ho Litimor den unge og den vene

Då gjekk det bod at Inga må trø for kongjens stol
Og kveda alt som lyser av liv og ljos og sol.

Ho kom seg til kongshall i skor frå finnegarn
Med hjartebank i bringa det bar for kongjen fram.

“Fribore namn og æra deg kongjen gjeva vil;
No, Inga, kan du syngje som best det høver til.”

“Takk, stor er kongjens æra, song fugelen på kvist;
Men betre være elska, veit mannebarnet visst.”

“So høyr eit ord, mitt siste: Eg byd deg brudelin.
Det er den unge kongjen som sjølv må verta din.”

“Men då må kongjen veta han ikkje skjemmast tarv;
For eg er kongjedotter, og han sit i min arv.”

Og der vart vigsle-veitsla, og songen auka på,
Og hev’kje nyst dei slutta, så varer det endå.

Inga Litimor lavorava nel mulino del re
e cantava piccole visioni di luce, vita e sole

Nessuno potrebbe mai cantare meglio
della giovane e bella Litimor

Poi fu ciò che nessuno potrebbe credere alla corte del re
e cantare tutto ciò che brilla di luce, vita e il sole

Andò alla corte del re con scarpe di filato finlandese
con batticuore in petto si portò davanti al re

“Nome glorioso e onore ti darà il re
no, Inga, tu puoi cantare come meglio sai”

“Grazie, grande è l’onore del re, canta l’uccello sul ramo
ma è meglio essere amati, un giovane uomo lo sa bene”

“Allora ascolta una parola, la mia ultima: ti farò mia sposa
è il giovane re che deve prendersi cura di te”

“Ma allora il re non deve vergognarsi di se stesso
perché io sono figlia di un re e lui sarà nella mia eredità

E ci fu una festa di nozze e la canzone andò avanti
e non desiderare di fermarla, durerà ancora

Altre interpretazioni

Vindrosa (gruppo si Stavanger) in Osternfor sol
Tone Hulkbaekmo, cantante e arpista
Hege Tunaal nella raccolta Viser i trengsel
Oesterlide, dall’album omonimo (2020)
Turid Spildo in Nykkjen (2005)
Layla Renate Buer Storli, in Møya Som Drøymde (2013)

LINK

https://norlit.wordpress.com/category/ballate-norvegesinorske-ballader/
https://norlit.wordpress.com/2019/10/29/la-ballata-di-inga-litimor/
https://www.bokselskap.no/boker/riddarballadar2/tsb_d_405_ingalitimor
http://www.songlyrics.com/gate/inga-litimor-lyrics/

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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