Da “The Elfin Knight” a “Scarboroug Fair” una mission impossible

Roud 12 ; Master title: The Elfin Knight ; Child 2 ; G/D 2:329 ; Ballad Index C002 ; Old Songs TrueLover ; VWML CJS2/10/2868 , RoudFS/S214281 ; Wiltshire 1074 ; Mudcat 82980 , 145138 ; trad.]

Nei tempi passati si diceva “fare all’amore” quando si conversava con il proprio corteggiatore (un flirt leggero), un gioco di sguardi, lievi sfioramenti e tante chiacchiere. Un gioco di ruolo in cui però gli obiettivi erano diversi: lei cercava il marito da sposare, lui la femmina da sciupare (per usare termini del secolo scorso). Così nelle antiche ballate si “metteva in scena” ad uso e consumo delle giovinette proprio questo teatrino del corteggiamento.

elfin knight

In questa ballata -collezionata dal professor Child  al numero 2- una fanciulla sente suonare il corno (o la tromba) dall’elfo e cade in preda al desiderio, siamo in primavera e il richiamo della natura è molto forte. 
Per certi aspetti la ballata richiama la Tam Lin in cui una fanciulla è alla ricerca della prima esperienza sessuale ma dove il linguaggio è quello della fiaba. Oppure la Riddles Wisely Expounded  se la fanciulla non riesce a rispondere correttamente agli indovinelli dell’elfo.
Ma in questa ballata siamo nel campo del “contrasto” amoroso cioè dell’amoreggiamento, invece delle battute in rima, i due protagonisti si rimpallano dei compiti impossibili.

THE ELFIN KNIGHT

Riccardo Venturi nella sua poderosa ricerca sulle Ballate di Child (Child Ballads – Ballate Popolari Inglesi e Scozzesi [1996] perduta nelle maglie del web ma infine ritrovata) commenta
“The Elfin Knight, la ballata alla base di Scarborough Fair e di cui rappresenta la forma più antica, è una delle più vivaci ballate del corpus childiano, certo non troppo adatta ai bambini e alle fanciulle. Il Cavaliere Elfo propone alla ragazza una serie di compiti impossibili; lei gli ribatte con un’altra serie, ugualmente impossibile, con cui smaschera il Cavaliere, potenziale fedifrago (le sequele di compiti impossibili sono uno dei τόποι più usuali delle ballate angloscozzesi.
Il ritornello (My plaid awa ecc.) rappresenta, come già Child sottolineò, un “unicum” nell’intera raccolta, dato che si tratta dell’unica ballata in cui esso è più lungo della strofa che esso accompagna. Dalle numerose versioni scozzesi che presentano il motivo della “coperta che vola via” si può dedurre che tali versi si riferiscono più o meno velatamente alla perdita della verginità, e del resto, almeno una parte dei compiti impossibili sottintendono chiaramente delle allusioni sessuali (il “corno in grembo”, il “campo da arare e da seminare” ecc.). Gli Elfi delle ballate, inutile dire, sono degli uomini adulti e pieni di “voglie”, non le creaturine asessuate delle filastrocche per bambini. Sebbene conservata in un foglio volante scozzese del 1670 (in caratteri gotici), il nostro testo (da William Motherwell, Minstrelsy, appendice) è indubbiamente una ballata popolare dal punto di vista stilistico.”

Le ballate basate sui “compiti impossibili”, come detto, sono assai diffuse, anche perché si tratta di un elemento che indubbiamente “fa presa” sull’immaginazione collettiva (come si vede anche dalla tradizione inglese delle lying songs). Logico che una ballata come The Elfin Knight abbia dato luogo a moltissime versioni in cui il contrasto viene a trasformarsi in una sorta di ripicca fra innamorati; viene eliminata ogni allusione sessuale, e la ballata diviene una deliziosa canzone d’amore. È il caso della versione raccolta alla fine del XIX secolo a Newcastle-upon-Tyne, che si giova d’una delle più belle melodie fra le canzoni popolari inglesi (testo: Child II, 495, versione 2S, da T. Bruce / J.Stokoe, Northumbrian Minstrelsy, 1882), un chiaro esempio di derivazione, erosione e trasformazione di una ballata. Il suo titolo tradizionale è Scarborough Fair, anche perché essa non è inserita nel canone childiano e, più che altro, è notissima per la curiosa e bella interpretazione datane da due artisti pop di fama planetaria, nel cui repertorio un’antica ballata è sicuramente insolita: Paul Simon e Art Garfunkel. Durante il loro famoso concerto tenuto nel Central Park di New York il 19 settembre 1981, mezzo milione di persone ascoltarono dunque, forse ignorando del tutto la cosa, anche una versione di The Elfin Knight.

Nel suo saggio  “…Tell Her To Make Me A Cambric Shirt” From The “Elfin Knight” to “Scarborough FairJürgen Kloss passa in rassegna puntualmente testi e melodie scartabellate dalle collezioni coeve e dai fogli volanti a partire dalla seconda metà del XVII secolo per risalire fino alla moderna versione di Scarborough Fair,
Riccardo Venturi d’altro canto aggiunge in Antiwarsong.org (Una lunga, lunga storia -giugno/luglio 2017- a cui rimando la lettura) un altrettanto puntuale percorso, seguendo le tracce della ballata (e le sue trasformazioni) dalle registrazioni sonore degli anni ’40 fino ai nostri giorni (sulla falsariga di Mainly Norfolk.)
A ben vedere fare un riassunto di tutto questo materiale sembrerebbe proprio un “compito impossibile”, anzi una “missione impossibile” per un blog -a meno che non si voglia scrivere un saggio o una tesi per ottenere qualche credito accademico- ma a mia volta rielaborando quanto già scritto nel giugno del 2013, mi soffermerò su dei punti cruciali della questione “come ti riscopro la tradizione” e il folk revival.

LE VERSIONI SCOZZESI

La ballata fu cantata nel 1955 da Martha Reid, di Blairgowrie nel Perthsire, a Maurice Fleming, pure lui di Blairgowrie. E’ la prima registrazione di Elfin Knight ed è stata inclusa nel 2011 nel CD Greentrax Songs and Ballads from Perthshire (Scottish Tradition 24)- Greentrax Recordings CDTRAX 9024 (CD, UK, May 2011)

Child B2 a.
I
O fetch to me aye a Holland shirt,
Aye thout either needle or needle work.
For you’ll wash it in to yon draw well
Where there never was water
nor one drop o dew fell.
II
For you’ll hing it oer
yon Thornhaugh bush,
Where there never was thorns
since Adam was born.
And it’s ho, ho the wind’ll blow.
III
For you’ll fetch to me two acres of land
Between thon salt sea and thon salt sea strand.
For you’ll ploo it up
with a devil tup’s horn ,
You will sew it ower with one grain of corn,
And it’s ho, ho the wind’ll blow.
IV
For you will ripen it up
with one blink o sand,
You’ll cut it down with a pea-hen’s feather.
You’ll stook it up by the stung of a nettle,
And it’s ho, ho the wind’ll blow.
V
For you’ll yoke two sparrows
in a matchbox,
An cart it home to
your own farm yard,
And it’s ho, ho the wind’ll blow.
VI
For surely when you put such task on me,
I’ll surely put aye as hard on you.
You’ll, how many ships sails in thy forest?
How many strawberries grows on the salt sea?
And it’s ho, ho the wind’ll blow.

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
I
Oh vammi a prendere, sì, una camicia d’olandina
Che non sia stata né imbastita e né cucita (1).
Perché poi la laverai lì a quel pozzo a carrucola
Dove non c’è mai stata acqua
né ve ne cadde goccia o stilla
II
Perché poi la stenderai
là a quel pruneto di Thornhaugh, [1]
Dove non ci son mai stati pruni
fin dal tempo di Adamo.
E oh, e oh, oh soffierà il vento. (2)
III
Perché poi mi farai avere due acri di terra (3)
Tra il mare salato e la la sua riva salmastra.
E poi li arerai a fondo
con un corno di quel caprone del Diavolo (4),
E li seminerai con un solo grano di frumento,
E oh, e oh, oh soffierà il vento.
IV
Perché poi lo farai maturare
con un refolo di sabbia,
E lo mieterai con una piuma d’una pavoncella.
Lo ammasserai vicino alla spina di un’ortica,
E oh, e oh, oh soffierà il vento.
V
Perché poi aggiogherai due passeri
in una scatola di fiammiferi,
E li porterai in un carretto
nel cortile della tua fattoria,
e oh, e oh, oh soffierà il vento.
VI
Però, certo, se mi affibbi dei compiti del genere,
Di certo io te ne affibbierò di altrettanto duri. (5)
Dimmi su, quante navi navigano nella foresta? 
Quante fragole crescono nel mare salato?
E oh, e oh, oh soffierà il vento.

NOTE
* Traduzione italiana di Riccardo Venturi (21-6-2017) (cf)
[note del traduttore] – (note di Cattia Salto)
(1) il Venturi inverte i termini, ma nel cucito  prima s’imbastisce e poi si cuce
[1]  Il toponimo significa in scozzese: “spiaggetta o terreno piano in riva al fiume o a un lago, dove crescono arbusti spinosi”.
2) è interessante notare come ci sia solo un accenno al “venticello” dispettoso e ai suoi significati erotici -di cui gli ascoltatori di un tempo erano ben edotti
3) la struttura della ballata è stata semplificata assegnando tutti i compiti impossibili alla fanciulla come quello di arare e seminare e mietere che erano invece lavori maschili nei campi (anche se al momento del taglio e della raccolta intervenivano anche le donne)
4) devil tup’s horn: il tup è l’ariete oggetto di curiose tradizioni contadine inglesi; Le tradizioni più antiche della festa di mezzo inverno prevedevano una sorta di questua benaugurale in cui un gruppo di giovani andava di casa in casa con “The Old Tup“; l’usanza si riscontra in particolare a Derby e a Chersterfield portata avanti dai Mummers della contea ancora durante l’Ottocento e ripresa fino ai nostri giorni: si metteva in scena la morte rituale di un ariete (o montone), il cui sangue anticamente veniva raccolto in una ciotola e la carne era distribuita ai poveri. “Il Tup è simile all’ Hooden nella struttura: una testa su un palo con mascelle a scatto e corna di montone, trattenuta da un operatore coperto da un panno per rappresentare il corpo.” continua
Nell’uso di questo “oggetto” per arare la terra c’è a mio avviso un richiamo alla “magia simpatica” degli antichi popoli, per ottenere la benevolenza degli dei affinchè accordassero abbondanza e prosperità alla terra
5) la fanciulla in realtà pone degli indovinelli che si trovano anche in La falsa sposa (I once love a lass): a rigore non si tratta di indovinelli quanto di un modo di dire per indicare una cosa che non esiste.

Come già il Venturi osserva la figura di un giovanissimo  Ewan McColl (1915-1989) fu emblematica per il folk revival di questa ballata: egli registrò sia la versione di The Elfin Knigh che di Scarboroug fair in più edizioni e raccolte (la prima con la moglie Peggy Seeger in Classic Scots Ballads -1959) (cf); la seconda con AL Lloyd nel 1956 -The English and Scottish Popular Ballads, Volume IV edizione Riverside ) (Cf) – vedi quarta puntata

Ewan MacColl and Peggy Seeger*
I
There stands three trumpeters on yon hill
Blaw, blaw, blaw winds, blaw
And they blaw their trumpets (1)
sae loud and shrill
And the wind it blaws my plaid awa’(2)
II
Gin I’d his trumpet in my kist (3)
And was in the lad’s arms that I like best
III
Gin ye would be wed wi’ me (4)
There’s ae thing ye maun dae for me
IV
Ye maun mak’ me a linen sark
Without a stitch o’ needlewark
V
Ye maun wash it in yon draw-well (5)
Where water never sprang or fell
VI
Ye maun drt’t on yon hawthorn
That hasna seen blossom since man was born
VII
And gin I mak’a sark for thee
There’s ae thing ye maun dae for me
VIII
My faither has an acre o’ land
Ye maun plough it wi’ you ae hand
IX
Ye maun sow it wantin’ corn (6)
And roll it (7) wi’ a sheep’s shank-bone
X
Ye maun shear it wi’ a scythe o’ leather
And bind it wi’ a peacock’s feather
XI
Ye maun stook it in the sea
And bring the whaetsheaf (8) dry to me
XII
And gin ye wark noo all this wark
Come to me and you’ll get your sark (9)

Traduzione italiana di Cattia Salto
I
C’erano tre trombettieri su quella collina
Soffiate, soffiate, soffiate venti, soffiate
Suonavano le trombe
così forte e chiaro
E il vento soffia via la mia coperta 
II
“Se avessi la sua tromba in grembo, 
e fossi tra le braccia del ragazzo che più amo!”
III
“Se tu vorrai sposarti con me,
c’è una cosa che devi fare per me.
IV
Devi farmi una camicia di lino
Senza punti e lavoro d’ago
V
Devi lavarla in quel pozzo,
sempre vuoto d’acqua di fonte o piovana;
VI
Devi asciugarla su quel biancospino
Che mai è fiorito da quando l’uomo è nato.”
VII
“E se io farò per te una camicia,
c’è però qualcosa che tu devi fare per me:
VIII
Mio padre ha un acro di terra,
devi ararlo con le tue mani.
IX
Devi seminarlo con il chicco dei desideri
e rullarlo con la tibia di pecora
X
Devi mieterlo con un falcetto di cuoio
e legarlo con una penna di pavone
XI
Devi immagazzinarlo nel mare
e portarmi il covone asciutto.
XII
Quando avrai fatto tutto, e fatto bene,
vieni a prenderti la camicia”

NOTE
* (cf)
1) in altre versioni la tromba diventa un corno, strumento per lo più ad uso “bellico” e come richiamo, essendo il suo suono udibile sulle lunghe distanze. Ma è anche un corno magico che suscita il desiderio in chi lo sente.
2) come per il mantello in Tam Lin anche qui la coperta copre il pudore della donna e viene soffiata o gettata via = deflorazione
3) kist dall’inglese antico kiste -kista nel senso di contenitore sia scatola, baule che bara o sarcofago (in senso archeologico cista) ma anche petto, qui tradotto come grembo, la tromba o il corno dell’elfo nel grembo della fanciulla, più esplicito di così..
4) è l’elfo a irretire la fanciulla con la promessa di matrimonio
5) Venturi traduce “pozzo a carrucola” cioè il pozzo completo di meccanismo per calare e alzare il secchio appeso ad una catena
6) “wantin’ corn” può stare a significare un seme che si vorrebbe avere ma che non è in nostro possesso e quindi la richiesta impossibile è che si semini senza seme
7) si esegue la rullatura del campo dopo la semina per compattare un po’ la terra contro al seme
8) il covone è un fascio di spighe recise, legate insieme, detto così perchè  sta nel cavo di una mano. Viene messo a seccare, sistemato in piedi un covone contro l’altro a mo’ di tenda, chiamate biche, e poi è trebbiato per separare il chicco di grano.
9) mi piace la battuta della ragazza! Mi verrebbe da dire: ma che peperino!

Ewan McColl & Peggy Seeger in Classic Scots Ballads -1959

Scrivono nelle note di copertina : “Un tema universale sia della narrativa che delle ballate popolari è quello dei compiti impossibili. In questa ballata assume la forma del corteggiamento, con uno degli innamorati che pone una serie di compiti, e l’altro che accetta la sfida ponendone una serie altrettanto difficile. Nelle forme primitive della ballata, i compiti sono posti da un cavaliere elfo al quale una fanciulla risponde, per restare libera, escogitando una serie di compiti di non minore difficoltà ai quali, però, il cavaliere deve rispondere per primo. Nella tradizione popolare più recente, entrambi i personaggi sono divenuti assai più mortali. Il Child fornì diciannove versioni di questa ballata, per la quale rintracciò ballate affini in tutte le lingue europee ed anche asiatiche. E’ notissima sia in Inghilterra che in America. La presente versione proviene da Last Leaves of Traditional Ballads and Ballad Airs di Gavin Greig”. (Aberdeen, The Buchan Club, 1925” [traduzione italiana di Riccardo Venturi](cf)

Tra le numerose e più recenti interpretazioni o rielaborazioni:

Jean-Luc Lenoir – The Boann Quartet in “Old Celtic & Nordic Ballads“, un libro-Cd, con le illustrazioni di Arthur Rackham, 2012. La voce è di Joanne McIver.


I
The Elfin Knight stands on yon hill
Blaw, blaw, blaw winds, blaw
blowing his horn(1) and loud and shrill
And the wind has blawing my plaid awa’(2)
II
If I’d yon horn in my kist (3)
And the bonnie laddie here that I love best
III
Ye maun make me a fine holland sark
Without any stitching or needle wark
IV
Ye maun wash it in yonder well
Where the dew never wat and the rain never fell
V
Now sin ye’ve asked some things o’ me
it’s right I ask as mony o’ thee
VI
My father he asked me an acre of land
between the sault sea and the strand
VII
Ye maun plow’t i with blawing horn
And ye maun sew’t wi pepper corn
VIII
When you have done and finished your wark
ye’ll come to me, love and get your sark

Traduzione italiana di Cattia Salto
I
Il Cavaliere Elfo è sulla collina
Soffiate, soffiate, soffiate venti, soffiate
e soffia nel suo corno forte e penetrante
E il vento ha soffiato via la mia coperta 
II
“Se avessi quel corno in grembo,
e il bel ragazzo qui, che amo tanto!”
III
“Devi fare per me una bella camicia di lino
senza lavoro d’ago e filo
IV
Devi lavarla in quel pozzo
dove la rugiada mai bagna e la pioggia mai cade”
V
“Poichè mi hai chiesto queste cose
è giusto che te ne chieda anch’io altrettante.
VI
Mio padre mi ha chiesto un acro di terra
tra l’acqua del mare e la sabbia
VII
Devi ararlo con un corno
e seminarlo con chicco di pepe
VIII
Quando avrai fatto tutto, e finito il tuo lavoro,
vieni da me, amore a prendere la tua camicia”

Kate Rusby in The Girl Who Couldn’t Fly 2005
oppure in duo Kate Rusby w/ Dave Burland: The Elfin Knight [2012]
che compone sia testo che musica. Originaria dello Yorkshire, figlia d’arte ha coltivato fin da piccola la passione per la musica folk, già nelle The Poozies piace anche a chi non piace il Folk.


I
The elfin knight stands on yon hill
He blows his horn both loud and shrill
He stands so proud and he stands so still
CHORUS
Blow winds blow my bonnie o
Blow winds blow my bonnie
Blow winds blow my bonnie o
Blow winds blow my bonnie
II
If I had the knight that stands on yon mound
My true love then surely I have found
Down to the church then soon we will be bound
III
He’ll make me a dress with seams of fine thread 
Make me a garland of flowers for my head
Down to the church then away we’ll go to bed

traduzione italiana di Cattia Salto
I
L’elfo cavaliere è sulla collina
e soffia nel suo corno forte e chiaro,
è così magnifico e fiero
CORO
soffiate venti, miei cari o
soffiate venti, miei cari
soffiate venti, miei cari o
soffiate venti, miei cari ..
II
Se avessi il cavaliere che è su quella collina,
allora di certo avrei trovato il vero amore,
e presto andremo a sposarci.
III
Mi farà un abito cucito con filo di seta, (1)
mi farà una ghirlanda di fiori per il capo,
e dopo la chiesa andremo di corsa nel letto!

NOTE
1) questi sono piuttosto dei doni nunziali che le prove da superare

Norma WatersonEliza Carthy & Gift Band in Anchor 2018 Norma è madre di Eliza e moglie di Martin Carthy, una famiglia di cantanti, musicisti e folkloristi, una gioia ascoltarle -per ora non ho ancora fatto la trascrizione del brano

FONTI
http://ontanomagico.altervista.org/captain-wedderburn.html
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=1076
http://www.justanothertune.com/html/cambricshirt.html
http://mainlynorfolk.info/martin.carthy/songs/scarboroughfair.html
http://71.174.62.16/Demo/LongerHarvest?Text=ChildRef_2
https://www.sacred-texts.com/neu/eng/child/ch002.htm

VERSIONI SCOZZESI
Cambric shirt
The Elfin Knight
VERSIONI INGLESI
Scarboroug fair
Whittingham Fair
VERSIONI AMERICANE
Cambric Shirt

VARIANTI
La pesca dell’anello (versione italiana)

seconda parte
/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

3 Risposte a “Da “The Elfin Knight” a “Scarboroug Fair” una mission impossible”

  1. Molto bello 🙂 avrei una domanda per te: sai per caso dove posso reperire il testo esatto del brano nella verisone di Jean-Luc Lenoir in “Old Celtic & Nordic Ballads“?
    Grazie in anticipo!

    1. finalmente ho trovato il booklet ecco il testo
      I
      The Elfin Knight stands on yon hill
      Blaw, blaw, blaw winds, blaw
      blowing his horn(1)
      and loud and shrill
      And the wind has blawing my plaid awa’(2)
      II
      If I’d yon horn in my kist (3)
      And the bonnie laddie
      here that I love best
      III
      Ye maun make me
      a fine holland sark
      Without any stitching
      or needle wark
      IV
      Ye maun wash it in yonder well
      Where the dew never wat
      and the rain never fell
      V
      Now sin ye’ve asked
      some things o’ me
      it’s right I ask as mony o’ thee
      VI
      My father he asked me
      an acre of land
      between the sault sea and the strand
      VII
      Ye maun plow’t i with blawing corn
      And ye maun sew’t wi pepper corn
      VIII
      When you have done
      and finished your wark
      ye’ll come to me, love
      and get your sark

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