Hilla Lilla

Hilla Lilla, la ballata della “piccola Hilla” (TSB A 42) è conosciuta soprattutto in Svezia, dove è stata trascritta nel XVI secolo, ma è diffusa in molte versioni e con tanti nomi diversi un po’ in tutta la Scandinavia, tanto che risulta difficile individuarne l’originale. Una classica fuga d’amore che finisce in tragedia. che vanta una parentela piuttosto forte anche con la Child Ballad The Douglas Tragedy .

la storia

Lo schema narrativo è piuttosto insolito. La scena iniziale, abbastanza tipica, mostra una ragazza (Hilla) che cuce infelice alla corte della regina. La quale entra in scena per rimproverarla ma anche incoraggiarla. Così Hilla inizia a raccontare la sua storia, e la ballata continua con la narrazione in prima persona della protagonista.

Quando viveva nel castello di suo padre, Hilla si innamorò di uno dei cavalieri che avrebbe dovuto essere di guardia, un certo Hillebrand. I due decisero di fuggire insieme, e tutto andò bene finché non si fermarono a riposare un po’ nel bosco. Quando sentirono avvicinarsi il padre di Hilla con i suoi sette fratelli, capirono che lo scontro sarebbe stato inevitabile. Allora Hillebrand diede a Hilla un’importante istruzione: non avrebbe dovuto mai gridare il suo nome. La battaglia sembrò volgere a favore di Hillebrand, che aveva già ucciso il padre di Hilla e sei dei suoi fratelli. Ma a questo punto Hilla chiamò l’amato esortandolo a risparmiare il suo ultimo fratello rimasto, e così facendo rese Hillebrand vulnerabile e l’ultimo fratello riuscì a sferrare un colpo mortale.

Il pittore preraffaellita Frederick William Burton  ispirato dalla ballata preferì ritrarre i due amanti durante un bacio rubato, con lo sfiorarsi dei corpi nella stretta scala a chiocciola di una torretta. Noi sappiamo che lui sta andando verso la morte e la scena assume una sfumatura da brivido “gotico” oltre che romantico. Il piccolo quadro viene esposto periodicamente alla National Gallery di Dublino

Terminato il racconto, Hilla ha solo il tempo di spiegare alla regina come la madre e il fratello sopravvissuto fossero infuriati con lei e avessero deciso di venderla (in cambio di una nuova campana per la chiesa), dopo di che muore di dolore lì tra le braccia della regina.

Origini e varianti

Di Hilla Lilla esistono non meno di 14 diverse versioni trovate in Svezia, ma se aggiungiamo la molto simile “Redebold och Gullborg” (trascritta nel 1678), arriviamo a 52 versioni, la maggior parte delle quali conservano solo il testo, senza un melodia.

La ballata si trova anche nelle raccolte di canzoni popolari danesi dello stesso periodo, se ne trova traccia nell’Edda poetica islandese, nella regione di lingua svedese in Finlandia e nelle Far Oer.

Il fatto che la maggior parte delle “Hilla lilla” presenti una regina (sconosciuta), può essere di per sé un’indicazione dell’età in cui è nata, quando l’Europa de nord era composta da numerosi piccoli regni, prima che le nazioni (come le conosciamo oggi) iniziassero a sorgere nella seconda parte del primo millennio (Norvegia di Harald Hårfagri intorno all’872, Svezia circa 1000, Irlanda di Brian Boru del 1002 ecc.), con un solo re come sovrano supremo.

La ballata #7 del catalogo di Francis Child racconta una storia simile, ambientata in Scozia. La ballata si chiama The Douglas Tragedy, ma è anche conosciuta come Earl Brand, dal nome del protagonista maschile. L’assonanza con il nome di Hillebrand è evidente!

Un eroe e il suo tallone d’Achille

Hilla Lilla presenta uno scenario abbastanza tipico nella tradizione di mezza Europa (e forse di mezzo mondo); quello della fanciulla “ostaggio” (ma diremmo meglio “proprietà”) della propria famiglia (nobile, of course), libera solo di stare chiusa in casa a cucire (“a fare la calzetta”, raccontavano le nostre nonne) guardata a vista da armigeri (che hanno lo scopo ufficiale di proteggerla, ma in realtà la devono controllare) e del prode cavaliere che la fa innamorare e la porta via. Segue fuga d’amore con inseguimento da parte dei cattivi e tragico finale. L’elemento nuovo di questa ballata è la presenza, mai esplicitata ma suggerita dalla dinamica degli eventi) di un elemento soprannaturale, che non compare invece in analoghe ballate anglosassoni e che giustifica invece l’inserimento di Hilla Lilla nella categoria delle natutmytiscken viser.  L’eroe della situazione infatti, sembra non essere un semplice cavaliere, bensì un essere dotato di poteri soprannaturali che lo rendono praticamente invincibile, purché durante la battaglia non venga nominato il suo nome. Il dettaglio fa riferimento ad una credenza tradizionale (probabilmente più diffusa nelle terre nordiche che altrove) che attribuiva a questi “supereroi” un particolare tallone d’Achille legato al nome: chiamare il loro nome equivaleva in sostanza a farli tornare semplici esseri umani, dunque non invincibili. E in effetti è quello che capita al nostro Hillebrand allorché la piccola Hilla urla il suo nome, affinché risparmi la vita del più giovane tra i di lei fratelli. Scelta sconsiderata, quella della fanciulla, non solo perché l’amato soccombe e muore ma anche perché il fratellino, lungi dall’esserle grato, la trascina via legata al proprio cavallo e la porta dalla madre che, magnanima, non la lascia uccidere ma si limita a venderla come serva alla Regina che compare all’inizio e alla fine della ballata.

la ballata (versione svedese)

Testo da Geijer & Afzeljus Svenska folkvisor, in parte trascritto in inglese da Ian Cumpstey in Warrior Lore, Northern Displayers, Skadi Press 2014

Nota: il secondo e quarto verso della prima strofa fungono da ritornello)

Hilla Lilla sitter i kammaren sir
Ingen vet min sorg utan Gud
Hon fäller så mången tår uppå kind
Den lefver aldrig till, som jag kan klaga mina sorger

Brådt kom bud för drottningen in
Stolts Hilla Lilla syr så vildt i sömmen sin
Drottningen axlade kappan blå
Så månde hon sig till stolts Hilla Lilla gå
Drottningen slog Hilla på blekblommand kind
Så blodet det stank på sparrlakanet fint
Nådiga Drottning I slå mig ej så hårdt
Jag är en Konungs dotter så väl som Eders Nåd
Hilla lilla klappar på hyendet blå
Och lyster min drottning att hvila häruppå
Nådiga Drottning I sätten Er här ner
Att jag må tälja mina sorger för Er
Medan jag var i min kära Faders gård
Sju riddare mig dagligen vaktade på
Min Fader han höll mig så hederlig
Två riddare dagligen tjänte mig
Den ena han hette Hertig Magnus
Han ville på äran mig beslå
Den andra hette Hertig Hillebrand
Var Konungens son af Engeland
Och det var Hertig Hillebrand
Med honom så månde jag fly utaf land
Hillebrand sadlade sin gångare grå
Så lyfte han Stolts Hilla Lilla deruppå
Och när som vi kommo i rosende lund
Där lyste Hertig Hillebrand vila en stund
Han somnar en blund allt uti mitt sköt
Han sof där en sömn så ljuvlig och söt
Hillebrand Hillebrand sof inte nu
Jag hörer min Fader och mina Bröder sju
Hillebrand Hillebrand sof inte så
Jag känner min Faders gångare grå
Hillebrand tog mig allt uti sin famn
Hilla lilla Hilla nämn inte mitt namn
Han slog uti den första skar
Mina bröder sex, också min Far
Han mötte den andra flock
Min yngsta Broder med gullgulan lock
Och Hillebrand Hillebrand stilla ditt svärd
Den döden är ej min yngsta Broder värd
Jag hade ej förr utsagt dessa ord
Sju sår lade Hillebrand ned till jord
Hillebrand stryker sitt blodiga svärd
Vore du ej Hilla detta vore du värd
Min broder han tog mig vid guldgulan lock
Så binder han mig vid sadelknopp
Aldrig var det så liten en rot
Som icke tog ett stycke utaf min fot
Och intet var det så liten en gren
Som icke tog ett stycke ur Hilla lillas ben
Och när som vi kommo till första led
Min sorgbundna moder hon ståndar dervid
Då ville min broder qvälja mig
Min moder hon ville bortsälja mig
Så sålde de mig för en klocka ny
Hon hänger i Mariæ Kyrkeby
När moder min hörde den klockans klang
Hennes hjerta sönder i stycken sprang

Stolts Hilla Lilla slöt sitt tal härmed
/Ingen vet min sorg utan Gud/
Så föll hon död ned för Drottningens knä
/Den lefver aldrig till, som jag kan klaga mina sorger/

La piccola Hilla sedeva nella sua stanza(1) cucendo
Nessuno può conoscere il mio dolore se non Dio
Versava così tante lacrime sulle sue guance
Non finirà mai che io debba soffrire i miei dolori

Presto arrivarono le voci alla Regina
la fiera piccola Hilla cuciva così rabbiosamente
La Regina indossò l’abito blu
quindi con orgoglio si recò dalla piccola Hilla
La Regina colpì la pallida guancia fiorita di Hilla(2)
così il sangue macchiò la bella foglia ricamata
Graziosa Regina non punitemi così
io sono figlia di un re come voi ben sapete
La piccola Lilla accarezzò i cuscini blu
Mia Regina sedete qui e riposate un poco
Sedete qui con me mia graziosa Regina
che io possa raccontare a voi i miei dolori
Quando ero ancora alla casa di mio padre
Sette cavalieri mi vegliavano ogni giorno
Mio padre mi considerava così onesta
Due cavalieri ogni giorno mi servivano
Uno di essi era chiamato Sir Magnus
Egli voleva rendermi onore
L’altro si chiamava Sir Hillebrand
Era figlio del re d’Inghilterra (3)
E fu Sir Hillebrand colui
con il quale ho dovuto fuggire dalla terra natia
Hillebrand ha sellato il suo grigio destriero
quindi vi ha issato sopra la fiera piccola Lilla
E quando siamo arrivati in un boschetto intricato
Là Hillebrand ha voluto fermarsi un attimo
Si è addormentato sul mio grembo
e lì dormiva un sonno bello e dolce
Hillebrand Hillebrand non dormire adesso
Io sento arrivare mio padre e i miei fratelli
Hillebrand Hillebrand non dormire così
Io sento il grigio destriero di mio padre
Hillebrand mi prese tra le sue braccia
Hilla, piccola Hilla, non nominare mai il mio nome(4)
Nel primo combattimento egli uccise
Sei miei fratelli e anche mio padre
Nel secondo duello egli ha incontrato
il mio fratello più giovane, dal cappello dorato
O Hillebrand Hillebrand ferma la tua spada
il mio fratello più giovane non merita la morte
Non avevo ancora finito di dire queste parole
che Hillebrand giaceva a terra con sette ferite (5)
Hildebrand accarezzava la sua spada insanguinata
Se tu non fossi Hilla tu la meriteresti
Mio fratello prese in mano i miei capelli dorati
e li annodò velocemente alla sua sella
Non c’è mai stata nessuna piccola radice
che non mi abbia fatto inciampare e graffiare i piedi
E non c’è stata nessuna pietra così piccola
che non abbia graffiato la pelle della piccola Hilla
E quando siamo arrivati alla destinazione
Mia madre addolorata stava in attesa
Poi mio fratello avrebbe voluto uccidermi
Mia madre avrebbe voluto vendermi
Così mi hanno venduto per una nuova campana
E’ appesa nella chiesa di Santa Maria
E quando mia madre udì il suono di quella campana
Il suo cuore andò in pezzi

La fiera piccola Hilla terminò così il suo racconto
Nessuno può conoscere il mio dolore se non Dio Poi cadde morta davanti al grembo della Regina
Non finirà mai che io possa piangere i miei dolori

(1) La “stanza” in cui Hilla è relegata a lavorare è una specie di prigione; in altre versioni il termine usato è buret, cioè “gabbia”

(2) In altre versioni la Regina si limita a redarguire la ragazza; in ogni caso la reazione della padrona di casa conferma lo stato di semiprigionia in cui versa la piccola Hilla

(3) Benché il nome Hillebrand suoni germanico più che inglese, tutte le varianti della ballata lo identificano come figlio del re dell’Inghilterra, segno evidente di come leggende e storie popolari abbiano viaggiato nel tempo tra le regioni scandinave e le isole britanniche; ne è conferma ulteriore la parentela tra la ballata di Hilla e quella inglese di Earl Brand

(4) il punto cruciale della storia, in cui ci si rivela che Hillebrand non è un semplice cavaliere ma una specie di supereroe dai poteri soprannaturali (“un cavaliere fuori dal gregge” lo definisce la versione danese della storia) che però per rimanere tale non deve essere chiamato per nome.

(5) Quando Hilla nomina il suo nome Hillebrand perde i suoi poteri, ridiventa comune mortale e viene ferito a morte

Redebold og Gullborg

Scrive Riccardo Venturi “Ribold og Guldborg, una ballata danese che rispecchia molto da vicino la storia di Earl Brand, descrive un evento chiave, nella scena del combattimento, che non è conservato in nessuna versione angloscozzese. Mentre Ribold si prepara per il massacro, ammonisce Guldborg a non pronunciare mai il suo nome, in nessun caso. Ma Guldborg, vedendo tutta la sua famiglia sterminata e l’unico sopravvissuto, il suo fratellino, sul punto di essere ucciso, grida “Ribold, Ribold, posa la spada!” Nello stesso momento Ribold viene ferito a morte. Tale fatto rispecchia una forma di credenza nei tabù onomastici: Ribold sta combattendo in preda al furore soprannaturale dei berserk, e gridare il suo nome equivale a ridurre la sua forza a quella di un semplice essere umano. Inoltre, l’avversario di Ribold viene ad esercitare un potere magico su di lui, avendo appreso il suo nome”. [da Tragedie Romantiche in Ballate popolari angloscozzesi e francesi]

Mallebrok in Wollekong 2020

la versione danese (“Hillelille’s sorg”)

(da Danske Folkeviser i Udvalg, Axel Olrk e Ida Falbe.Hansen Kbh, 1899)

I Bure sidder hun Hille,
Min Sorg ved inge uden Gud
hun syr sin Søm saa vilde.
Og den lever aldrig til, jeg maa forklage min Sorg

Det syed hun med Silke,
som hun med Guld skulle virke.
Og det syed hun med Gulde,
som hun med Silke skulde.
Der gik det Bud for Dronningen ind:
“Saa ilde syr Hillelil Sømmen sin.”
Dronningen svøber sig Hoved i Skind,
saa gaar hun i Loft for Hillelil ind.
“Hør du det Hillelille:
hvi syr du dine Sømme saa vilde?
Ligesaa syr du dine Sømme
som den, sin Glæde monne glemme.”
“Min naadige Frue, sidder hos mig:
al min Sorrig jeg siger for dig.
Min Fader havde en Kongevold,
min Moder hun var en Dronning bold.
Min Fader lod mig saa herlig sømme:
tolv Riddere skulde mig vogte og gemme.
Siden lod jeg mig lokke:
en Ridder ud af den Flokke.
Han hed Hertug Hildebrand,
Kongens Søn af Engeland.
Saa lagde vi Guld paa Gangere to,
den tredje han red jeg selver paa.
Saa kom vi om Kvælde,
der som vi lyste at dvæle.
Om Natten kom der Slag paa Dør,
mine syv Brødre var der for.
Hildebrand klapped mig ved hviden Kind:
“Nævner ikke mit Navn, Allerkæreste min!
Naar du ser mig bløde,
du nævnt mig ikke til Døde.”
Hildebrand ud af Døren løb,
sit gode Sværd han for sig skød.
Han hug i den første Flok
mine syv Brødre med gule Lok.
Han hug i den anden Skare
mine elleve Svogre og min Fader.
“Stiller eder, stiller eder, Hildebrand!
I stiller eder i Vorherres Navn!
I lade min yngste Broder leve,
han kan min Moder de Tidender føre!”
Næppe var de Ord udtalt:
med atten saar han til Jorden faldt.
Min Broder tog mig ved hviden Haand,
saa bandt han mig med sit Sadelbaand.
Han tog mig i gule Lok,
han bandt mig ved sin Sadelknap.
Aldrig var der saa dyb en Dam,
min Broders Hest jo over Svam.
Aldrig var der saa liden en Rod,
den stod jo i Blodet af min Fod.
Der kom han til Borgeled,
min sorrigfuld Moder hun stod derved.
Min Broder vilde mig kvæle,
min Moder vilde mig sælge.
De solgte mig for en Klokke,
den hænger i Mari Kirke.
Den første Lyd, der Klokken fik,
min Moders Hjærte sønder gik.”

Før hun fik udsagt sin Angst og Harm,
Min Sorg ved inge uden Gud
da sad hun død i Dronningens Arm.
Og den lever aldrig til, jeg maa forklage min Sorg

Nella gabbia(1) sedeva Hille
Nessuno può conoscere il mio dolore se non Dio
Cuciva così rabbiosamente il suo cucito
e non finirà mai che io soffra il mio dolore

Cuciva con quella seta
come se avesse dovuto lavorare l’oro
E cuciva con quell’oro
come avesse a che fare con la seta (2)
Arrivarono voci alla Regina
“Hillelil sta cucendo così male il suo cucito”
La Regina si avvolse il capo con un mantello
poi andò nella soffitta di Hillelil
“Ascoltami tu Hillelille
perché stai cucendo così rabbiosa?”
Nello stesso modo in cui tu tratti il tuo cucito
così la sua gioia puoi dimenticare”
“Mia graziosa Signora sedete con me
il mio dolore ora vi racconterò
Mio padre aveva una forza regale
mia madre era una fiera regina (3)
Mio padre mi lasciava cucire con gloria(4)
dodici cavalieri dovevano vegliarmi e proteggermi.
Poi io mi lasciai sedurre:
Un cavaliere fuori dal comune (5)
Il suo nome era Sir Hildebrand
figlio del re dell’Inghilterra
Sellammo con l’oro due destrieri
il terzo io stessa l’ho cavalcato
Poi ce ne andammo nella sera
là dove desideravamo trattenerci (6)
Di notte bussarono alla porta
i miei sette fratelli erano là fuori
Hildebrand accarezzò la mia bianca guancia
“Non nominare mai il mio nome, mia adorata
E quando dovessi vedermi debole
non nominarmi fino alla morte”
Corse Hildebrand fuori dalla porta
la sua buona spada sguainata per sé stesso
Si scagliò sul primo gruppo
i miei sette fratelli dal berretto giallo
Poi si lanciò sull’altro gruppo
i miei undici cognati e mio padre
“Fermati, fermati Hildebrand!
Fermati. nel nome di nostro Signore!
Lascia vivere il mio fratello più giovane
che possa portare a mia madre queste notizie!”
Ma non appena furono pronunciate quelle parole
egli cadde a terra con diciotto ferite
Mio fratello prese la mia bianca mano
poi mi legò alla cintura della sella
MI prese per i biondi capelli
mi legò ai bottoni della sella
Non c’è stato fossato così profondo
che il cavallo di mio fratello non abbia saltato
Non c’è stata radice così piccola
Che non abbia fatto sanguinare i miei piedi
E quando arrivammo alla porta del castello
la mia addolorata madre stava in attesa
Mio fratello avrebbe voluto uccidermi
mia madre avrebbe voluto vendermi
Mi hanno venduto per una campana
che sta appesa nella chiesa di Maria
Al primo suono che la campana fece
il cuore di mia madre andò in pezzi”
Prima che finisse di raccontare il suo dolore e pena
Nessuno può conoscere il mio dolore se non Dio
ella cadde morta tra le braccia della Regina
e non finirà mai che io soffra il mio dolore

(1) L’incipit fa subito capire che la protagonista vive in una sorta di condizione di prigionia; più avanti si specifica che la dimora della ragazza è “in soffitta”
(2) un poetico modo di descrivere lo stato emotivo della protagonista, che confonde oro e seta nel ricamare
(3) a differenza delle versioni svedesi, in questa anche la protagonista femminile è di famiglia regale
(4) notare la somiglianza tra le condizioni di vita di Hillelil all’inizio e alla fine della storia; chiusa in una stanza a cucire
(5) letteralmente “fuori dal gregge”; è il primo accenno ad una possibile natura soprannaturale del cavaliere
(6) nella versione danese il rifugio degli amanti in fuga non è un insidioso boschetto ma una casa

la ballata nel folk revival

la splenida versione deila folk band svedese Garmarna, dall’album Guds Spelemann (1996)
versione live di un gruppo russo
Un’altra folk band svedese, Hapna

LINKS

https://sv.wikipedia.org/wiki/Hilla_lilla

http://balladspot.blogspot.com/2016/09/hilla-lill-or-little-hilla.html

https://it.qiq.wiki/wiki/The_Meeting_on_the_Turret_Stairs

https://kalliope.org/en/text/folke2001032503


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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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