Herr Ebbes Dottre

La ballata danese Herr Ebbes Dottre (DgF 194b, TSB D183) racconta una storia drammatica con un tono che ricorda certo noir scandinavo oggi tanto di moda. Violenza e vendetta sullo sfondo di un mondo ancora dominato da una religiosità cupa e ostile alle donne.

la storia

Il signor Ebbe di Quesso parte per un pellegrinaggio a Roma lasciando a casa da sole le sue due figlie, sulle quali mettono gli occhi due fratelli noti per essere particolarmente mascalzoni. I due si lanciano presto sulle loro nuove prede e stuprano le figlie di Ebbe. La sorella maggiore chiede ai predatori di affogarle in uno stagno, ma la più giovane riesce a impedire l’ulteriore tragedia. Quando il padre torna da Roma le figlie piangenti gli raccontano la violenza subito, tuttavia egli si mostra riluttante a intraprendere un’azione di vendetta violenta, perché sarebbe in contrasto con lo stato di grazia acquisito con il pellegrinaggio. Allora le sorelle escogitano la loro vendetta, mentre preparano le candele per una cerimonia in chiesa. Qui vengono schernite dalla madre degli stupratori, ma alla fine uno degli stupratori viene ucciso sulla porta della chiesa e l’altro all’altare della Madonna.

un noir scandinavo d’altri tempi

La versione di Herr Ebbes Dottre qui proposta opera salti piuttosto bruschi tra i tre momenti topici della storia; lo stupro, il ritorno del padre, la vendetta. La versione DgF 194a, leggermente più lunga, esplicita quello che qui si intuisce appena: le due fanciulle violentate hanno partorito il figlio illegittimo, probabilmente prima che il padre tornasse dal suo lungo viaggio.

L’inserimento nella storia del pellegrinaggio sembra avere lo scopo di far apprezzare la riluttanza di Ebbe a impegnarsi in una vendetta violenta appena dopo il suo ritorno e nello stato di grazia raggiunto dal viaggio. E’ bene ricordare che il pellegrinaggio veniva spesso intrapreso specificamente per espiare crimini di violenza commessi in precedenza. La citazione del pellegrinaggio è anche un segnale del fatto che, sebbene questa versione della ballata sia stata trascritta diversi decenni dopo la Riforma in Danimarca (avvenuta negli anni ’30 del Cinquecento), il contesto religioso della storia è in gran parte il cattolicesimo tardo medievale.

Particolarmente enigmatica, ma significativa per apprezzare il dramma, è la realizzazione delle candele, che sembra essere un preliminare necessario alla vendetta delle donne. Dotare la chiesa di ceri votivi era un elemento centrale della religiosità tardomedievale. Era spesso affare di corporazioni e confraternite, ma in un contesto più personale era la cerimonia di cui erano protagoniste le donne alcune settimane dopo il parto, considerato come una “cosa sporca” da cui dovevano essere simbolicamente purificate, con una cerimonia in cui, appunto, offrivano candele all’altare. Questa tradizione fu molto viva fino al 1600 e continuò a sopravvivere anche dopo la Riforma, tanto che in Danimarca la cosiddetta Introduktion (cioè la reintroduzione della madre nella congregazione) non fu formalmente abolita fino al XVIII secolo.

Herr Ebbes Dottre
Agnes Slott-Møller Udkast til Hr. Ebbes Døtre

La scelta da parte delle donne dell’occasione della vendetta è ovviamente simbolica, ma forse anche pragmatica: prima delle nascite le vittime erano rimaste fuori dagli occhi dell’opinione pubblica e dopo il parto non potevano mettere piede in chiesa prima, appunto, di questo rito. Ed era solo in chiesa che potevano arrivare a distanza ravvicinata dai loro rapitori. Oltretutto, la cerimonia della reintroduzione era un evento molto pubblico, inserito in un rito religioso vero e proprio (come una messa), con la donna che si inginocchiava alla porta della chiesa prima di essere accolta, faceva la sua offerta davanti agli altri e si inginocchiava all’altare per una benedizione speciale alla fine. Un’esperienza di grande tensione nel caso di una donna che aveva dato alla luce un figlio avuto con la violenza (come capitato alle ragazze di Quesso).

In questo contesto appare significativo lo scherno della madre degli stupratori verso le vittime, “quelle mogli di due fratelli”, benignamente invitate ad occupare lo stesso banco della chiesa. Cosa che, secondo l’usanza dell’epoca probabilmente non avrebbero potuto fare, giacché non erano realmente le spose dei due stupratori, e quindi avrebbero dovuto rimanere nel banco della propria famiglia.  

La gentil madre dei due viene comunque ripagata di uno scherno altrettanto crudele; risulta infatti assai efficace nella chiusa della ballata l’ironia vendicativa della richiesta delle spose che al sangue di quei due fratelli sia concesso lo stesso privilegio.

la ballata

Testo della versione Herr Ebbes Dottre Dgf154b in Danmarks Gamle Folkeviser, confronto con traduzione inglese di Tom Petitt

Dett wor Ebbe aff Quesso
hand skulle thil Romme ride
hiemme bleff hans døtter tho
dem thil megenn quide

 Saa listelig paa iordenn

Herr Bonel och herr Skannel
dy erre tho brødre baade
di loffuer sa mangenn skønn iomfru
och giffuer dem siden haadings-or.

Her Bonell och her Skanell,
dy gaar dennum i raadt:
“Vy ville farre thil Quesso
och loffue di iomfruer for hadt.”

Mitt udy denn borregaardt
der bandt di heste sinne:
och mit i det høffuelofft
saa brød dy ridderre ind.

 Hr. Bonel tog den elste,
saa listelig under sinn skind,
saa bar hand hinde y høffuelofft,
der fremmit han ville sin.

Suaret det den yngeste,
hun stoid y skarlagen rødt:
“Y lader mig med naade bliffue
alt for vor herris dødt!”

Det vor herre Skanell,
hand togh den iomfru med vold;
saa stide de paa deris heste,
di reede saa glade aff gaarde.

Det melthe denn elste søster,
for hinde vord først tili meen:
“Wy gaar oss thil mølle-dam,
vy siuncker oss ner med sten!”

Suarit det denn anden,
for hun viste bedre raadt:
“Lade vy det stande,
thil Gud det heffnne maa!”

Det vor Ebbe aff Quesso,
hand kom fra Rome hiem:
det vor hanss kierre døtter,
dy gaar hanem gredennde igienn

 “Werrer vell-kommen, kerre fader,
y dag fra Romme hiem!
her Bonild og her Skammildt
di haffuer giort oss men.”

“Ilde haffuer ieg steed min Rommer-reysse
och saa min lange ferdt;
skal ieg y iaar gaa iern-kledt
och giorde mig med suerdt!”

Saa lod dy voxlius vexe,
och voxlius lod di snoe:
saa monne di søster tho
saa sørgennde i kirckenn gaa.

For da gaard den første,
hinde raand thaare paa kind:
effter gick denn andenn,
med dragenn suer under skindt

Det vor herre Bonilds moder,
hun giorde der-aff gott gammen:
“Y lader bode di brødre-hustrur
staa y stoell thil-sammen!”

Woge de herre Bonild
alt ved denn kircke-dør:
voge de herre Skanild vedt Marie alther,
di naade ham icke før.

Det wor di søstre tho,
dy giorde der-aff guod gammen:
“Ylader nu det bødre-blod
rinde y stoel thilsammen!”

Era il signor Ebbe di Quesso
fino a Roma volle andare
A casa rimasero le sue due figlie
Ciò che causò loro un guaio

Così allegramente a terra(1)

Il signor Bonel e il signor Skanel
erano due fratelli
Di molte belle fanciulle essi avevano goduto
E poi sprezzantemente le avevano tradite

Signor Bonel e il signor Skanel
vi state mettendo su una brutta strada:
“Andremo dritto fino a Quesso
e prenderemo quelle due fanciulle

Nel mezzo del cortile del castello
legarono le briglie dei cavalli:
e nel mezzo della camera alta
allora quei cavalieri irruppero

 Il signor Bonel prese la più anziana
così forte sotto le sue grinfie
Poi la portò nella camera alta (2)
là fece di lei quel che voleva

Parlò allora la più giovane
tutta vestita di rosso scarlatto:
“Abbi pietà ora e lasciami stare
per la morte di Nostro Signore”

E fu la volta del signor Skanell
Con la forza prese quella ragazza
Poi salirono sui loro destrieri
E allegramente cavalcarono via

Parlò allora la sorella maggiore
che per prima era stata violata:
“Andiamo allo stagno del mulino
e affondiamoci con le pietre”

A questo replicò l’altra sorella
mostrando un suggerimento migliore:
“Lasciamo le cose come sono
finché Dio non abbia la sua vendetta!” (3)

 E fu Sir Ebbe di Quesso
che ritornava a casa da Roma:
e delle sue amate figlie
che piangendo lo aspettavano a casa

“Benvenuto sei o caro padre
oggi da Roma alla tua casa.
Il signor Bonel e il signor Skanell
ci hanno fatto una grande vergogna

 “Sprecato sarebbe il mio pellegrinaggio a Roma
allo stesso modo il mio duro viaggio
se quest’anno dovessi indossare un’armatura
e cingermi con la mia spada”(4)

Allora esse presero abbastanza cera
E ne fecero delle candele
Così poterono quelle due sorelle
prendere tristemente la strada della chiesa(5)

Davanti stava la sorella maggiore
le lacrime le scorrevano sulle guance
dietro veniva la più giovane
con un drago che ribolle sotto la pelle (6)

 E fu la madre del signor Bonell
che volle prendersi gioco della cosa:
“Lasciamo che le mogli di questi due fratelli
siedano insieme nel banco della chiesa!”

Uccisero il signor Bonell
sulla porta della chiesa;
uccisero il signor Skanell all’altare di Maria
non avevano potuto prenderlo prima

 E fu così che le due sorelle
si presero gioco della cosa:
“Lasciamo che il sangue di quei due fratelli
corrano insieme nel banco della chiesa!”(7)

NOTE

(1) Il contrasto tra il tono giocoso del ritornello e gli eventi terribili che le strofe raccontano non è insolito nelle ballate tradizionali, scandinave ma anche anglo-scozzesi. Tom Petitt suggerisce che il ritornello sia un’abbreviazione di “Così allegramente per terra andiamo” (Saa listelig paa jorden vi gaar), in riferimento alle danze che potevano in alcune circostanze accompagnare l’esecuzione delle ballate

(2) L’apparente illogicità spaziale di trascinare una ragazza nella camera alta (strofa. 5) quando è già lì (strofa. 4) è probabilmente il riflesso di un linguaggio stereotipato: højeloft qui non è tanto un luogo specifico quanto “il luogo in cui accadde il successivo evento narrativo». La versione più lunga della ballata ha più logicamente le due parti che si incontrano nel cortile del castello prima che le ragazze vengano trascinate nella camera alta, ma di conseguenza manca il parallelo qui sottinteso tra la penetrazione dello spazio privato delle ragazze e la violazione dei loro corpi.

(3) come è consuetudine delle ballate che hanno per protagonisti coppie di fratelli o sorelle, le due ragazze sono presentate con caratteri opposti, remissiva la più anziana, battagliera la più giovane

(4) la strofa evidenzia non solo il significato forte che veniva attribuito al pellegrinaggio (come momento di “sospensione” da attività guerresche di qualunque forma) ma anche la scarsa considerazione che veniva attribuita alle violenza sulle donne. Qui abbiamo persino un padre disposto a chiudere un occhio sullo stupro perpetrato nei confronti delle proprie figlie

(5) il verso sottolinea (“tristemente”) il carattere cupo della cerimonia della “reintroduzione”

(6) viene rinforzata la differenza tra le due sorelle; secondo Petitt, l’espressione “con un drago che ribolle sotto la pelle” è una metafora per indicare “una spada sotto il vestito”

(7) Un finale da autentico noir scandinavo. Tom Petitt annota che fortunatamente non siamo invitati a speculare su che cosa sia successo alla progenie anonima ed effettivamente invisibile al centro di questo dramma.

FOLK REVIVAL

Non trovo al momento interpretazioni della ballata Herr Ebbes Dottre da esponenti del folk revival scandinavo

LINK

https://cst.dk/dighumlab/duds/DFK/Dorthe/html/KBRA149.htm

Vibeke Bild’s version of “Herr Ebbes Døtre” (Sir Ebbe’s Daughters), a ballad about revenge for rape. The ballad, entered by Vibeke Bild’s scribe, survives in sixteenth- and seventeenth-century Danish and Icelandic manuscripts and in the Icelandic peasant tradition of the nineteenth century. The same ballad is recorded and annotated by Anne Krabbe.
https://nordicwomensliterature.net/2011/08/10/how-i-sing-the-ballad/

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Scandinavian Ballads in Traslation, Tom Petitt

ILLUSTRAZIONI
https://open.smk.dk/artwork/image/KKSgb8352

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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