Grazie per tutti i balli, Madame Bretagne!

Fest-noz bretone: origini, tradizione e tempi moderni

Fest-noz bretone reprimenda
Fest-noz bretone reprimenda

Thanks for all the dances, one-two-three, one-two-three, one” cantava Cohen e anche se il senso è forse differente va bene lo stesso. Mi arrògo per un attimo, o per una riga, un “diritto dantesco” e dichiaro che non corre il rischio, il caro Leonard, di incontrare in paradiso, il signor Adolphe-Yves-Marie Duparc perché questi si trova relegato in un angolo infernale qualsiasi.

Il 24 marzo 1932, la pagina del giornale “La Volonté” pubblicò questo articolo che ben testimoniava il livello di pressione morale esercitata dal clero sulla vita quotidiana della gente bretone. Era una delle conseguenze di una ferrea direttiva confidenziale rivolta ai preti della sua diocesi a riguardo le danze, da parte di Monsignor Duparc. Costui fu vescovo di Quimper e di Léon per ben 38 anni (dal 1908 al 1946) e nell’articolo dichiarava che i sacramenti devono essere rifiutati ai frequentatori delle sale da ballo. Almeno fino al momento di una loro “onorabile ammenda” e della promessa pubblicamente letta da un pulpito di ballare esclusivamente in occasione di solenni matrimoni (anche durante questi comunque nessuna danza moderna era ammessa). Se uno di questi danzatori avesse dovuto disgraziatamente morire senza aver fatto ciò, perdeva il diritto alle preghiere in occasione del proprio funerale e veniva sotterrato privo di esse. I suoi figli non avrebbero avuto inoltre il diritto agli onori per le celebrazioni di battesimo, matrimonio e funerale.

Senza dilungarci su ulteriori suoi imposti divieti tipo quello ai ragazzi e alle ragazze di fare passeggiate o escursioni separatamente dai propri genitori o quello agli addetti di vendere giornali che non fossero dichiaratamente cattolici, direi che può bastare…Oggi conosciamo queste cose grazie agli archivi dipartimentali di Pierre Trémintin che fu deputato del Finistère dal 1924 al 1942, dove queste documentazioni attualmente si trovano e sono consultabili. Trémintin proveniva da una famiglia di marinai dell’isola di Batz, repubblicano democratico e partigiano. Il 10 luglio 1940, al Congresso di Vichy fu uno degli 80 parlamentari che rifiutarono inutilmente al maresciallo Pétain i poteri costituenti da lui richiesti.

An dro

In Bretagna anticamente le danze si ballavano in cerchio chiuso, an dro (“draou” in lingua gallo) significa proprio “in cerchio“, generalmente invece oggi si snodano a cerchio aperto, in una grande e lunga catena umana. La danza in cerchio è la forma più antica e diffusa e deriva dalle carole. La dans Plinn in origine era sempre accompagnata dal kan ha diskan, da qualche decennio al canto si affiancano anche gli strumenti. E’ difficile crederci ma nel Finistère delle memorabili fest-noz, dove sono tantissime le danze a passi bassi, che ripetono gesti antichissimi (che richiamano i branle del XVI° secolo) e talvolta possono arrivare anche da zone molto limitate, addirittura da un singolo paesello, è successo anche questo.

Fest-noz bretone

La fest-noz trae le sue origini dalle varie celebrazioni che seguivano i lavori agricoli nel centro della Bassa Bretagna, quando ancora questi lavori erano fatti a mano. Gli sforzi massacranti venivano un po’ leniti dalle gioie di queste feste notturne che li concludevano e a cui partecipavano tutti i lavoratori. Le donne usavano forconi e zappe e riempivano i cesti di vimini tanto quanto gli uomini, a sera rovesciavano il loro grembiule, portato all’inverso durante tutta la dura giornata, lucidavano per bene i loro sandali e iniziavano le danze.

La tradizione fu largamente abbandonata negli anni 30 del secolo scorso e ripresa dagli anziani durante la seconda guerra mondiale. I nazisti proibirono qualsiasi ballo pubblico ma lontano da occhi ed orecchi indiscreti nei villaggi e nei borghi si organizzavano amenamente balli clandestini. Fu allora che ci si rimise a cantare il kan ha diskan e a danzare un repertorio di rondes appropriato a questo tipo di canto. La meccanizzazione dell’agricoltura portò poi alla fine dei lavori collettivi e dunque conseguentemente anche di questi festeggiamenti danzanti.

Negli anni 50 le fest-noz paesane erano completamente in via di sparizione, ripresero vita grazie all’iniziativa di personaggi come Loeiz Ropars (di Poullaouen) o Albert Trévidic che le reinventarono. Dall’Alta Cornovaglia conquistarono quindi tutta la Bretagna e oltre. Oggigiorno non esiste comune che non organizzi la propria fest-noz, spessissimo con costumi originali locali. La danza rappresenta la massima espressione dell’attrazione incontrollabile che esercita la musica sui corpi. Manifesta anche una comunità che compie gli stessi gesti insieme.

Nella gotica Cappella di Kermaria An Iskuit, a Plouha (Côtes-d’Armor), lassù in alto, c’è un meraviglioso affresco medioevale della fine del XV° secolo, rappresentante una danza macabra, una vera rarità per la Francia, in ben 47 pannelli, raffiguranti l’amante, il dottore, il borghese, il re e perfino il Papa…….tutti personaggi che la morte tiene per mano e che prende allegramente in giro mentre conduce nella danza. Peccato che i secoli passino sempre invano per qualcuno ma, anche se in ritardo, un 48° pannello, posto ad honorem, Monsignor Duparc se lo sarebbe senz’altro meritato!

LINK
http://ontanomagico.altervista.org/branles-gervaise.htm
http://ontanomagico.altervista.org/danze-bretoni.html

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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