Four loom weaver

Four loom weaver is a song about the great crisis of the English textile tradition with the appearance of the first mechanical looms. It was Ewan MacColl who collected some stanzas in the early 1950s in Lancashire (later in the collection “World Library of Folk and Primitive Music – England ” by Alan Lomax).

Four loom weaver è una canzone sulla grande crisi della lavorazione tessile artigianale con la comparsa dei primi telai meccanici.‎ Fu Ewan MacColl a raccoglierne alcune strofe nei primi anni 50 nel Lancashire (poi in “World Library of Folk and Primitive Music – England” curata da Alan Lomax).‎

Roud 937 ; Ballad Index DTfourlo ; Bodleian Roud 937 ; trad.]

La ballata “Jone o ‘Grinfilt junior” iniziò a circolare verso il 1815 anche con il titolo di “The Oldham Weaver”, “The Hand-loom Weaver” o “The Poor cotton weaver“, cantata ancora oggi come “The Four Loom Weaver” in una versione ridotta.

Joan/Jone o’Grinfield fu stampata come broadside ballad tra il 1840 e il 1870. Il titolo è un riferimento ad un ingenuo campagnolo del Lancashire di nome Jone (o John) che viveva nel villaggio di Greenfield. Nel 1805 (o nel 1790) Joseph Lees (o secondo altri Becket Whitehead di Lancashire) scrisse la “Jone o ‘Grinfilt” nel dialetto locale per raccontare di come Jone, credendo che il confine tra Lancashire e Yorkshire fosse il confine tra Inghilterra e Francia, sia andato a Oldham ad arruolarsi e combattere contro i Francesi che stavano oltre i Pennini nello Yorkshire.
La “Jone o ‘Grinfilt junior” non è tuttavia una ballata pro-arruolamento quanto piuttosto una ballata sui tessitori.
Con le prime macchine per filare e tessere azionate a vapore il lavoro artigianale del tessitore si dequalifica ed egli diventa un operaio salariato sottopagato; la produzione viene concentrata in cittadine che crescono a dismisura attirando nuova popolazione ( e i lavoratori sono costretti a vivere in quartieri operai per lo più miseri e malsani… )

Dialetto del Lancashire (Ewan MacColl version)

I’m a four-loom weaver (1) as many man knows;
I’ve nowt to eat and I’ve worn out me clothes.
My clogs are both broken and stockings I’ve none;
You’d scarce give me tuppence

for owt I’ve gotten on (2).

Old Billy o’t’ Bent (3) he kept telling me long
We might have better times if I’d nobbut hold my tongue.
I’ve holden me tongue (4) till I’ve near lost my breath
And I feel in me own heart I’ll soon clem to death.

I’m a four-loom weaver as many a one knows;
I’ve nowt to eat and I’ve worn out me clothes.
Old Billy’s awreet, he never were clemmed
And he never picked o’er in his life.‎

We held on for six weeks, thought each day were the last;
We’ve tarried and shifted (5) till now we’re quite fast.
We lived upon nettles while nettles were good
And Waterloo porridge (6) was the best of ours food.

Our Margaret declares, if hoo’d clothes to put on,
Hoo’d go up t’ London and see the great man (7)
And if things didn’ alter when there hoo’d been
Hoo’ swears hoo’d fight til there blood up to th’ een (8).

I’m a four-loom weaver as many a one knows;
I’ve nowt to eat and I’ve worn out me clothes.
Me clogs are both broken, no looms to weave on,
And I’ve woven meself to far end.‎

NOTES
(1) the Lancashire Loom was a semi-automatic loom invented by James Bullough and William Kenworthy in 1842. It required a worker to stop it to change empty shuttles (or to re-tie a broken wire). An operator could therefore work on 4 or more looms, hence the new term “Four Loom Weaver” to indicate the textile worker in the second half of the nineteenth century.
(2) the verse could mean that the worker is paid very little for his work
(3) in some versions a church parson
(4) he did not protest or rebel
(5) the work in the factory was to change the thread spools in the new mechanical looms as quickly as possible as the shuttles emptied
(6) a hot water soup perhaps with a few pieces of stale bread
(7) in the nineteenth-century versions a young Queen
(8) ee = the eye ; een plural the eyes



Sono un tessitore su quattro-telai (1) come tutti sanno;
Non ho da mangiare e i vestiti sono logori.
Ho gli zoccoli rotti e sono senza calze
Difficilmente mi daresti due penny

per tutto quello che ho (2).

Billy Bent (3) continuava a ripetermelo da tanto
avremmo avuto tempi migliori se tenevo a freno la lingua.
Mi sono trattenuto (4) fino a farmi mancare il respiro
E sento in cuor mio che presto morirò di fame.

Sono un tessitore su quattro-telai come tutti sanno;
Non ho da mangiare e i vestiti sono logori.
Il vecchio Billy ha ragione, ma non è mai morto di fame
E non ha mai scelto niente in vita sua.

Abbiamo resistito per sei settimane, pensando che ogni giorno fosse l’ultimo;/ Siamo rimasti e cambiato (5), finchè ora siamo molto veloci.
Vivevamo di ortiche quando le ortiche erano buone
E il porridge di Waterloo (6) era il nostro migliore cibo.

Margaret dichiara che se avesse vestiti da mettersi
andrebbe a Londra a vedere il grand’uomo (7)
E se le cose non cambieranno quando sarà là/giura che combatterà finché il sangue le salirà fino agli occhi (8)

Sono un tessitore su quattro-telai come tutti sanno;
Non ho da mangiare e i vestiti sono logori.
Ho gli zoccoli rotti e nessun telaio su cui tessere
e ho tessuto me stesso fino allo sfinimento (9)

NOTE e Traduzione italiana di Cattia Salto
(1) tra i primi telai meccanici, il Lancashire Loom era un telaio semi automatico inventato da James Bullough e William Kenworthy nel 1842. Richiedeva che un operaio lo fermasse per cambiare le navette (shuttles) vuote (o per riannodate un filo spezzato). Un operatore quindi poteva lavorare su 4 o più telai, da cui il nuovo termine  Four Loom Weaver per indicare l’operaio tessile nella seconda metà dell’Ottocento.
(2) il verso potrebbe significare che l’operaio è pagato molto poco per il suo lavoro
(3) in alcune versioni è il parroco
(4) non ha protestato o si è ribellato
(5) il lavoro nella fabbrica consisteva nel cambiare il più velocemente possibile le spolette del filo nei nuovi telai meccanici man mano che le navette si svuotavano
(6) una zuppa di acqua calda forse con qualche tozzo di pane raffermo
(7) nelle versioni ottocentesche si tratta di una giovane Regina (young Queen)
(8) ee= the eye een plurale gli occhi. Bernart suggerisce che Il verso potrebbe richiamare la “Radical War” scozzese del 1820, causata dalle pessime condizioni dei lavoratori dopo la fine delle guerre napoleoniche e dalla feroce repressione poliziesca. “Il 3 aprile del 1820 quasi tutti i lavoratori di Scozia incrociarono le braccia.
La reazione della Corona fu brutale: tre dei leader della rivolta – James Wilson, Andrew Hardie e John Baird – furono giustiziati; decine di altri furono inviati ai bagni penali in Australia…

(9) “to far end”= fino all’estremo, fino alla fine

Ewan MacColl in “Shuttle and Cage” 1957
Silly Sisters, 1976
Karan Casey in Shanachie 2003
Les Pasley live 1980 circa
Daniel Kelly
Mackinnon MacColl MacPherson live alla Celtic Connections 2010
Ian King live 2010 The Roundhouse (Londra) English folk & dub reggae

LINK
https://archive.org/details/glossaryoflancas00nodauoft
http://ballads.bodleian.ox.ac.uk/search/roud/V33061
https://www.poetrynook.com/poem/poor-cotton-weaver
http://mainlynorfolk.info/june.tabor/songs/fourloomweaver.html
http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=45129&lang=en
https://mudcat.org/thread.cfm?threadid=46432
https://mudcat.org/@displaysong.cfm?SongID=6324,6324&SongID=6324,6324

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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