EITHNE: I remember you well..

Eithne Ní Uallacháin viveva nella contea di Louth (Lincolnshire), luogo rurale sulla costa orientale d’Irlanda, dal nome gaelico Lugh, che alcuni dicono significhi “ultima” perché è la più piccola, ma corrisponde anche al nome del dio celtico della luce, delle arti, della poesia e della creatività in generale[1].

Una volta questo luogo confinante con Armagh era parte integrante dell’Ulster ed era ben più vasto di quanto non lo sia attualmente, una regione pregna di musica e di canzoni tradizionali in gaelico ma dopo la colonizzazione inglese, la lingua è indietreggiata sempre più verso sud. Lo capisci subito che qui il gaelico è ben più che un toponimo sui cartelli stradali, l’orgoglio delle radici traspare dai nomi dei nuovi bambini e ovunque appaiono simboli della tradizione precristiana. [2]

Quando Eithne Ní Uallacháin era ancora piccolina la sua famiglia dal Donegal si era stabilita qui, in seguito dopo aver studiato a Coleraine negli anni settanta dove già cantava e suonava il flauto, divenne maestra elementare, negli anni ottanta insegnava alla Gaelscoil Dhún Dealgan, nel centro amministrativo di Dundalk. Lei e il marito violinista Gerry O’Connor avevano formato un duo focalizzato alla reinterpretazione della musica dell’Oriel, un’area comprendente le contee di Louth, Armagh e Monaghan, poi decisero di assemblare il gruppo Lá Lugh. Il termine “lá” significa “giorno” e quindi intendevano omaggiare la contea ma si può ugualmente tradurre come “Il Giorno del Dio Lugh”.

County Louth
Slieve Gullion in south Armagh to Sliev Foy in County Louth: Photo Pak Aerial Media

La musica di Oriel (Oirialla, County Louth)

Eithne Ní Uallacháin
Cosa gan Bhróga, 1987: Gerry O’Connor, Eithne Ní Uallacháin, Desi Wilkinson.

Il primo disco che avevano in precedenza inciso (Cosa gan Bhróga, 1987, con Desi Wilkinson, Liam Reilly e Mick Daly) era interamente basato su musica e canti della loro regione, dove la tradizione non ha niente da invidiare al Donegal anche se è meno conosciuta.

Nel XVII° e XVIII° secolo questo era stato in effetti un grande centro culturale in Irlanda. Molte canzoni si sono salvate grazie all’opera di raccolta e salvaguardia del Reverendo Luc Donlan, altre perché gli ultimi poeti gaelici dell’Ulster vivevano nei paraggi.

Ma proprio in quei giorni di registrazioni era apparso evidente come il talento di Eithne Ní Uallacháin, fosse perfettamente in grado di comporre sia melodie che testi in gaelico, assolutamente inestinguibili da quelli tradizionali. Nonostante nella regione la lingua non venisse oramai più parlata quotidianamente, la sua famiglia era “gaelizzante” e il padre studioso e ricercatore aveva insegnato sia a lei che a sua sorella maggiore Pádraigín Máire fin da bambine molte canzoni raccolte nel nord-ovest.

In quel tempo nuove scuole gaeliche sorgevano in Irlanda, un po’ come stava accadendo in Bretagna con l’esperienza Diwan. La presa di coscienza dell’identità culturale progrediva anche fuori dai distretti gaeltacht, riconosciuti ufficialmente un secolo prima come parte dello Stato Libero d’Irlanda proprio nel tentativo di ripristinare l’uso della lingua gaelica.

Anche Gerry O’Connor, con il suo vellutato violino “in continuo” capace di una atmosfera epica non meno suggestiva di quella universalmente attribuita a Dave Swarbrick, era nato avvolto dalla musica: la sua leggendaria madre Rose influenzò tre generazioni di violinisti in Dundalk e suonava in una céilí band anche durante la gestazione del figlio. Ebbe la fortuna perciò di frequentare fin da bambino alcuni fra i principali fiddle players della vecchia generazione, tra cui il grande John Joe Gardiner (The Boss) originario di Ballymote, nella contea di Sligo che era giunto a Dundalk nel 1929 e vi trascorse tutto il resto della vita.

Lá Lugh

Eithne Ní Uallacháin

Nel 1993 Eithne girò la Germania con il gruppo Capercaillie e partecipò ad alcune esibizioni dell’ensemble aperto Heritage des Celtes di Dan Ar Braz. Quelle contaminazioni la spinsero alla composizione che sembrava in realtà darle più piacere che i concerti. Per i tre anni precedenti a Brighid’s Kiss, aveva sofferto di non meglio identificati “problemi di salute” per i quali era stata anche ricoverata, ma la sera del 10 luglio 1996 la grazia del suo canto toccò il cuore di tutti noi al Cortile Mercato Vecchio di Verona assieme al marito e con Martin O’Hare al bodhran, Don O’Kane alla chitarra, Siobhan Kennedy a tin whistle e step dance.

Brighid’s Kiss, il nuovo disco di Lá Lugh, era uscito sul mercato il primo febbraio e il polifonico inno di apertura dedicato alla tripla divinità celtica femminile Brighid non aveva nulla da invidiare al Theme From Harry’s Game dei Clannad del decennio precedente. La sua incantevole melodia raffigurava perfettamente la dea dalla funzione di vergine madre, legislatrice, santa e ombra che vaga sui cieli d’Irlanda e il cui bacio funge da risveglio primaverile per la Terra dopo la lunga morte invernale.
Portata dalla sua voce l’intera estate sembrava quella sera salire i gradini della maestosa Scala della Ragione durante l’esibizione di Bealtaine Song.

Le canzoni di questo loro terzo disco erano in gran parte composte o rielaborate da Eithne Ní Uallacháin e si avvalevano in studio dell’apporto di ospiti tra cui Gilles Le Bigot alla chitarra (che aveva partecipato anche al precedente Lá Lugh, 1991) e l’angolano Mario N’Gona alle percussioni.

Tá sé ‘na Lá live

Tá sé ‘na Lá, speranzosa evoluzione della tradizionale drinking song Níl sé ‘na lá, era ispirata dagli sviluppi positivi del processo di pace in atto a quel tempo nell’Irlanda del Nord “

in Somalia donne e bambini vagano per le strade affamati, qui ne abbiamo in abbondanza, dovremo condividere, cuori spezzati e spargimento di sangue nella nostra piccola terra nel nome dei loro dèi…ricchezza di cuore, ricchezza di linguaggio, ricchezza di musica e danza, quando cresceremo di rispetto l’uno per l’altro avremo anche ricchezza di spirito…

La cantante, ammaliata dalla bellezza del Cortile Mercato Vecchio, non mancò di sottolinearlo ancor prima di iniziare lo spettacolo.

Verona, Cortile Mercato Vecchio da Mapio.net
Verona, Cortile Mercato Vecchio

Dopo meno di due settimane, il 23 luglio ci si rivide al Festival de Cornouaille di Quimper per la Rassegna “L’imaginaire irlandais rencontre la Bretagne”. Un longevo festival che si svolge già dagli anni settanta e che è stata una delle prime manifestazioni culturali bretoni. Eithne ascoltava ed apprezzava enormemente la musica bretone, conosceva quella terra e vi si recava anche in vacanza, da quando aveva conosciuto alla Chapelle Neuve, Gilles Le Bigot che con il suo personale stile fingerpicking nell’accompagnare le canzoni tradizionali, l’aveva affascinata.

Durante il 1997 altri “problemi di salute” di Eithne frenarono le attività dal vivo di Lá Lugh, nonostante ciò lei pianificò nuove registrazioni tra cui quelle di un progetto “solo”, ispirato a poesie e mitologie greche e celtiche.

Per due anni, saltuarie sedute in studio vennero effettuate comprendenti caoineadh tradizionali, come la versione inglese dell’anonimo del XVII° secolo, Táim sínte ar do thuama (I am stretched on your grave) e nuove composizioni originali. Le registrazioni volgevano al termine, con arrangiamenti, linee vocali e armonie che contenevano sprazzi della tradizione monastica irlandese, melodie apprese da Iarla Ó Lionáird, oppure composte da Dónal O’ Connor o Gilles Le Bigot, la suggestione di una session del 1996 a Copenhagen con la band di ottoni rumena Taraf de Haidouks…tanti anni dopo vedranno la luce in CD per volontà di Gerry O’Connor e del loro primogenito diventato nel frattempo produttore e multi-strumentista (Bilingua, 2014).

Purtroppo un demone ben più implacabile di quello delle canzoni inseguiva Eithne, donna deliziosa che sapeva dar luce con lo sguardo e con una “voce chiara e fragile come cristallo soffiato”. Soffriva di una forma acuta di depressione e benché fosse all’epoca madre di ben quattro bambini, Dónal, Siubhán, Feilimí e Finnian, il 19 maggio 1999 si tolse la vita a Carlingford, a 42 anni.

“…il mio canto ha deposto ogni artificio
ho ricevuto il mio invito alla festa di questo mondo

la mia vita è stata benedetta
i miei occhi hanno veduto
le mie orecchie hanno ascoltato
dovevo soltanto suonare il mio strumento
ho fatto come meglio potevo la parte che mi era stata assegnata
nella notte della stanchezza lascia che mi abbandoni al sonno senza lottare
non lasciarmi forzare il mio spirito stanco e intorpidito…”

Rabindranath Tagore
(Rabíndranáth Thákhur – রবীন্দ্রনাথ ঠাকু র, रवीन्द्रनाथ ठाकु र), Calcutta 7/5/1861 – Kolkata 7/8/1941

Senex Puer full album

Senex Puer

ulteriori brani nel tag Lá Lugh






[1] Lugh Lámhfhada o Lugh of the Long Hand, padre di Cú Chulainn il semidio mitologico, l’eroe del Ciclo dell’Ulster e protagonista anche del folklore di Scozia e Isola di Man http://ontanomagico.altervista.org/lugnasad.htm
[2] Oirialla, known in English as Oriel, is an undefined cross border region, straddling two provinces of Ireland, extending from Carlingford on the east coast of the Cooley peninsula in County Louth, across south Armagh, through the south drumlins of Monaghan; north from the borders of County Down, south to the hinterlands of Drogheda.
https://www.orielarts.com/about/oriel-oral-tradition/
https://www.orielarts.com/about/source-musicians/

DISCOGRAFIA:
– Cosa gan Bhróga, 1987 (Gerry O’Connor, Eithne Ní Uallacháin, Desi Wilkinson)
– Lá Lugh, 1991 (Lá Lugh)
– Brighid’s Kiss, 1996 (Lá Lugh)
– Senex Puer, 1998 (Lá Lugh) (raccolta con inediti)
– Bilingua (registrato tra il 1997 e il 1999, pubblicato nel 2014)

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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