Dòna Franseisa/La moglie uccisa

Dòna Franseisa è una ballata piemontese sul “delitto d’onore” con trascrizione musicale di Leone Sinigaglia dal titolo “La moglie uccisa”.

E’ la cruda storia di un femminicidio (uxoricidio), ma secondo la visione patriarcale del tempo che fu (Bibbia docet): la moglie fedifraga viene messa a morte dal marito cornuto. Appena nel secolo scorso il fattaccio cadeva sotto l’attenuante del “delitto d’onore”, infatti nel codice penale italiano l’articolo 587 così stabiliva: “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella”. Articolo abolito solo nel 1981.
Oggi uccidere una moglie, una figlia o una sorella comporta al contrario un’aggravante, quella del vincolo di parentela.

Dòna Franseisa

Nel folk revival la ballata Dòna Franseisa è stata ripresa dalla Ciapa Rusa che la inserirono giusto appena qualche anno dopo l’emendamento al Codice Rocco nell’album O sentì che bel cantà – Canti della tradizione alessandrina, 1985. (lato A traccia 5). La Ciapa Rusa di allora era formata da Maurizio Martinotti canto, ghironda, percussioni, cianfornia – Beppe Greppi, canto, organetto – Gerardo Cardinale, flauti, piffero, zufoli, musa – Maurizio Padovan, violino. Parteciparono alle registrazioni dell’LP Alberto Cesa e Donata Pinti al canto. Successivamente Martinotti la ripropone per il Cd A Lung De La Riviera, un progetto monografico sui canti raccolti da Leone Sinigaglia e commissionato dall’Ente Parchi Astigiani con Betti Zambruno e Tendachënt, il gruppo che raccoglie l’eredità della storica Ciapa Rusa. Già Bruno Raiteri subentrato come violino nella Ciapa Rusa e poi fondatore del Quartetto Tamborini, avvalendosi della collaborazione di Devis Longo, include alcune romanze, tra cui Dòna Franseisa, nell’album “Quartetto Giocoso” del 2000.

Il marito tornato a casa dopo una lunga assenza (perchè partito per la guerra) trova la moglie con tre bambini, ma solo il più grandicello è il suo. In un impeto d’ira, lega la moglie alla pianta del giardino e la decapita. Porta quindi la testa mozzata (su un vassoio d’argento) alla madre così da far salvo l’onore. Non sappiamo cosa ne sia stato dei due bimbi.

Versione Betti Zambruno/Ciapa Rusa
[S’è venuto l’anno della carestia (x2)
dona franseisa l’ava pouvra d’morì
S’a s’è pruvista d’in ater marì ] (1)
[Ant in Turin s’u j’è dona franseisa (x2)
S’a s’è pruvista d’in ater marì (x2)] (2)
O ma se tintun j’an picà la porta. (x2)
“Dona franseisa amnime in po’ a drubì
U j’è rivà lo voster caro marì”
O se da ‘na man u j’à drubì la porta (x2)
Da l’atra man a j’à brasaje il col
“Mio caro marito perdunem an poc.”
“O se chi m’hai facc c’at vori c’at perdon-na (x2)”
“Si m’ei lasaia con in cit anfant
Des mi n’o dui e l’ater per la man.”

E su l’à brancaja per li suoi man bianchi (x2)
Su l’à purtaja ant u so giarden
Su l’à ligaia avsin a in arburent
Se cul arburent a l’ava ‘l foj bianchi
Il foj bianchi e i buton fiurì
“Dona franseisa vui j’ei da murì”
O ma se ‘l prim culp i j’à tajà la testa
Su l’à bitaja ant in tond d’argent
“Piej voi mamma questo bel present
Questo bel present sono li miei dolori (x2)
Li miei dolori e i miei patiment .” (x2)

La versione di Leone Sinigaglia
[Quartetto Tamborini]
Drin Turin j’è Dòna Franseisa (bis)
fa nen aotro che tan piurè,
che ‘l so marì l’ha da rivè.
A l’è rivà al bòt dle set ore (bis)
«Dòna Franseisa, ò vnì durvì.
Dòna Franseisa, al vòst marì».
Da na man j’ha duvert la pòrta (bis)
da l’aotra man j’ambrassa ‘l còl:
«Car marì, pardonme ‘n pò».
«J’è pa ‘d pardon, Dòna Franseisa (bis)
quand son partì j’avìi n’anfan,
adess chi torno n’ei doi për man».
A l’ha piala për soe man bianche (bis)
a l’ha menala ant ël giardin,
a l’ha tacala a l’arbolin.
A l’arbolin dle feuje vërde (bis)
feuje vërde e boton fiorì:
«Dòna Franseisa, venta morì».
Con la spa j’ha copà la testa (bis)
a l’ha butala s’un piat d’argent,
a soa Mama a-j na fa un present.
«Piè, voi Mama, sto bel present (bis)
j’evi mariame al vòst piasì,
Dòna Franseisa l’hai fait morì».

traduzione italiana:
In Torino c’è Donna Francese: (bis)
non fa altro che piangere tanto,
ché suo marito deve arrivare.
È arrivato al rintocco delle sette: (bis)
«Donna Francese, venite ad aprire,
Donna Francese, al vostro marito».
Con una mano gli ha aperto la porta, (bis)
con l’altra lo abbraccia al collo:
«Caro marito, perdonatemi».
«Non c’è perdono, Donna Francese: (bis)
quando sono partito avevate un figlio,
adesso che torno ne avete due per mano».
L’ha presa per le sue mani bianche, (bis)
l’ha portata nel giardino,
l’ha attaccata all’alberello.
All’alberello dalle foglie verdi, (bis)
dalle foglie verdi e dai bottoni fioriti:
«Donna Francese, bisogna morire».
Con la spada le ha tagliato la testa, (bis)
l’ha messa su un piatto d’argento
e ne ha fatto dono a sua Madre.
«Prendete, Mamma, questo bel presente: (bis)
mi avete fatto sposare a vostro piacere,
Donna Francese ho fatto morire».

Traduzione italiana Cattia Salto
[E’ venuto l’anno della carestia
la dama francese aveva paura di morire
e si è dotata di un altro marito](1)
[A Torino vi è una dama francese
che si è dotata di un altro marito.](2)
Toc toc battono alla porta
“Dama francese venitemi ad aprire
che è arrivato il vostro caro marito”
Con una mano apre la porta
e con l’altra l’ha abbracciato al collo
“Marito caro perdonatemi un poco”
“O cosa mi avete fatto per volere il perdono?”
“Mi avete lasciato con un piccolo infante
adesso ne ho due e l’altro per mano”

L’ha presa per le bianche mani(3)
e l’ha portata in giardino
l’ha legata ad un alberello,
sull’alberello c’erano le foglie bianche
le foglie bianche e i boccioli in fiori
“Dama francese voi dovete morire”
Con il primo colpo le ha tagliato la testa
e l’ha messa su un piatto tondo d’argento
“Prendete mamma questo bel regalo
questo bel regalo sono i miei affanni
i miei affanni e i miei patimenti”
NOTE
(1) incipit nella versione della Ciapa Rusa
(2) incipit nella versione A Lung De La Riviera
(3) nelle ballate quanto il “galantuomo” prende una donzella per le mani (ovviamente sempre bianche) è un modo per avvisare gli ascoltatori che sta avvenendo uno stupro. In altri contesti è la fanciulla che offre spontaneamente la mano bianca in segno di consenso e di fiducia ( si veda la versione danese di Kvindermorderen)

La Ciapa Rusa con Alberto Cesa e Donata Pinti; o sentì che bel cantà, canti della tradizione alessandrina lato A del long playing del 1985: traccia 5 (8:58) Dòna Franseisa
Quartetto Tamborini in Quartetto Giocoso 2000: Bruno Raiteri (viola), Barbara Careggio e Antonio Sacco (ai violini) e Marco Pasquino (contrabbasso) al canto Devis Longo

Betti Zambruno & Tendachënt in A Lung De La Riviera 2003 + LA FRANSEISA (M. Martinotti)

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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