Bendik og Årolilja, una tragica storia di un amore proibito

Bendik og Årolilja è classificata dalla directory TSB nel gruppo D (“ballate cavalleresche”) . E in effetti la storia raccontata è un classico dell’amor cortese contrastato fino alla morte degli amanti, nella scia di “Tristano e Isotta”.

la storia

Il giovane coraggioso Bendik si innamora di Årolilja, la figlia di un re. E già nella strofa iniziale della ballata ci viene detto che le cose per il giovane non andranno bene. Il re infatti ha costruito una “pista dorata” e ordinato che nessuno debba calpestarla pena la morte. Il coraggioso ma imprudente Bendik dichiara che oserà percorrere la pista e così farà, cacciando nei boschi di giorno e visitando la bella fanciulla di notte.

Ma un servo vede tutto fa la spia al re, il quale la prende malissimo e condanna a morte il giovane.

Quando Bendik viene fatto prigioniero, non ha problemi a rompere le corde che vengono usate per legarlo. Il subdolo servo suggerisce allora di legare il prigioniero con i capelli di Arolilja e lo stratagemma funziona. Piuttosto che spezzare i capelli alla sua amata, Bendik sceglie di rimanere legato in prigione.

Molti esseri viventi implorano la grazia per Bendik: uccelli, cervi, alberi, fiori, pesci e uomini. Ma il Re non ascolta nessuno, neppure la figlia e la Regina. Bendik viene ucciso accanto alla chiesa, e Årolilja muore di dolore. Dalle tombe dei due amanti nascono dei gigli che si intrecciano sopra il tetto della chiesa.

origini e varianti

Bendik og Årolilja

Bendik og Årolilja è una delle ballate scandinave più antiche. La sua principale ispirazione è la saga nordica di Hagbard e Signe, che contiene già alcuni elementi chiave della ballata, come la serva spiona, i capelli della donna usati per imprigionare il suo amante, la morte sincrona dei due protagonisti.

Nel corso del tempo, la leggenda è stata rivisitata più volte, fino ad arrivare alla storia di Bendik e Årolilja per strade diverse. Ad esempio, nel Finnmark (la regione più a nord della Norvegia) alla fine del XVII secolo fu ritrovata una versione della ballata dal titolo “Kjolnevisa”, che in qualche modo si riallaccia ad altre vecchie versioni danesi e delle Far Oer. Questa versione lascia abbastanza in ombra la storia d’amore di Bendik con la figlia del re mentre si concentra sulla vendetta del di lui fratello contro il re medesimo.

Al contrario, nella versione del Telemark (quella qui presentata), il motivo della vendetta scompare e tutta l’attenzione è sul contrastato amore tra i due giovani. Probabilmente è proprio per questa chiave narrativa (che rimanda a quella di Tristano e Isotta) che la versione del Telemark è diventata la più popolare.

Esistono anche una versione della ballata in faroese (Bænadikts visa), e diverse varianti in danese (Ismar og Benedikt).

la ballata

Il testo riportato è quello della versione del Telematk, trascritta da Landstad nel 1850

Bendik rid at Selåndo
ville han skoda möy
han var inki lagi til atter koma
derfyr så laut han döy.

Chorus
‑ Årolilja, kvi søv’e du så lengje?

Bendik rid at Selåndo
ville han skoda viv
han var inki lagi til atter koma
derfyr så let han liv

Han var enki i kongens garde
meire hell i månar tvo
han la seg i med kongins dotter
i så store elsko

Kongin bygger gullbrautinne
både bratte og breide:
den som tore gullbrautine tröda
den skal etter vondom leite

Kongin bygger gullbrautinne
både bratte og håge
den som tore gullbrautine tröda
han ska livid låte

Til svarad unge Bendik
han stod inki langt ifrå:
eg tor gullbrautinne tröda
ferutta kongins råd

Um dagin rid Bendik i skogin ut
og veider den vilde hind
um notti söve han hjå jomfruga
alt under ded kvite lin

Ind kjæme Kongens liten Smádreng
seie han Tien ifrá
Bendix trör Gullbrautine
forutta Kongins Ráð.

Det var Danske kongen
han slår sin neve mot bord
Bendik skal inki livid njöte
um eg vann al verdsens jord

Lunde kyrkje i Skåne
den er tekte med bly
Bendik skal inki livid njöte
om den var tri gångur ny

Lunde Kjyrkje i Skáni
den er tekte med Gull
Bendik skal enki Livi njóte
om den var trigángune fuld.

Dei bad for han unge Bendik
sá mange som hadde Mál
Fuglen uppá vile Kvisten
og Dyri pá Skogin lág.

Dei bad for han unge Bendik
sá mange som bea kunna,
Mannen utaf Manheimen
og Fiskjen af Hafsens Bunni.

Dei bad for han unge Bendik
alt det som hadde liv
trei otor vilde skogin
og blomann i fagraste lid

Eg sá kjem ho Árolillja
falt for sin Fader pá Kne
høyrer du de min sæle Fairen
Fangen sá gjeve du mer!

Gakk burt ifrå meg Årolilja
eg vel deg inki höyre
ded samer så ille mit gode sverd
i kvende blod at röyre

In kem hon Danske dronningi
tårinne rann på kinn
Eg bed deg kære herren min
at du vil vita meg bön!

Du tok meg ut af min Faders Gaar
forutta min Faders Ja
Kvor den Bón, som eg deg bad
sil altider vera ja.

Kvor den bön som du meg bed
skal alltid vera ja
ferutta Bendik at livid njöte
ded geng eg aldri frå

Dei toke raustan Bendik,
slo han imot golv;
femten var dei bastetaugjir
ikring hass kvite hold.

Dei toke raustan Bendik,
batt han med taug og reip:
om dei var alli så sterke,
Bendik dei sund’e sleit.

Fram så kjem’e smådrengjen,
alt med si falske råd:
«Dé tek Åroliljas gule hår,
så kan dé fangjen få!

Dé tek Åroliljas gule hår
og bind ikring hendan’ kvite!
Så stend’e hugjen isama runnen
han nennest kje håret slite!»

Dei toke Åroliljas gule hår
og batt ikring Bendiks hånd:
«Fyrr eg skò dette sund’e slite,
fyrr skò eg døy i bònd!

Sonna fyri Kjyrkja
der laut han Bendik döy
mitte up i Hógelofti
der sprak ho hans vene Möy

Så la dei han Bendik sunnan fyri
og Årolilja nordan
der voks up å deires grefti
tvo fagre liljeblomar.

Det voks opp av deires grefti
tvo fagre liljegreinir;
dei krøktest i hop ivi kyrkjedynni
der stend dei kongjen åt meine.

Det voks opp av deires grefti
dei fagre tvo liljeblomar;
dei krøktest i hop ivi kyrkjesvoli
der stend dei kongjen til domar

Ha eg vist detta igår
at elsko ha vorid så kjær
inki ha Bendik silt livid låtid
for alt ded på jordi er

Svårad det Danske dronningi
rann tårir på syllspente sko
Gud forlåte deg herren min
ettersedan er du god

Bendik cavalcava verso Solondo(1),
egli voleva vedermi
Non vedeva l’ora di arrivare,
Per questo egli morì
Coro
Oh Arolilja, perché hai dormito così a lungo?(2)

Bendik cavalcava verso Solondo,
egli voleva vedermi
Non vedeva l’ora di arrivare,
Per questo egli perse la sua vita.

Era un cavaliere della Guardia Reale
per oltre due mesi di inferno:
Egli dormì con la figlia del re
con così grande amore

Il re aveva costruito una pista dorata(3)
sia ripida che larga
Chi calpesterà la traccia dorata
andrà incontro al male 
Il re aveva costruito una pista dorata
sia ripida che alta
Chi calpesterà la pista dorata
non potrà più vivere 

Il coraggioso giovane Bandik
non era lontano da lì:
Calpesterò la pista dorata
fin davanti alla Corte del Re

Di giorno Bendik cavalcava nei boschi
A caccia di cervi selvatici,
Di notte dormiva con una fanciulla
sotto bianche lenzuola.

Entrò nella dimora il piccolo servo del Re (4)
disse che il tempo era giunto
Bendik aveva calpestato la pista
proprio davanti alla Corte del Re

E fu così che il Re Danese
batté forte il pugno sul tavolo
“Bendik non godrà della vita
che io debba conquistare il cuore della terra!”(5)

La chiesa di Lund in Scania(6)
Di piombo è rivestita:
Bendik dovrà perdere la vita
dovesse per tre volte esser rifatta!

La chiesa di Lund in Scania
d’oro è rivestita
Bendik dovrà perdere la vita
dovesse tre volte essere finita!

Implorarono per il coraggioso Bendik
tutti quelli che avevano voce
Gli uccelli nel selvatico nido
e gli animali che stavano nella foresta
Implorarono per il coraggioso Bendik
tutti quelli che potevano implorare
Gli uomini dal mondo degli uomini
e i pesci dal fondo del mare

Implorarono per il coraggioso Bendik,
Tutti coloro che hanno una vita
Gli alberi nel verde bosco
E i fiori nei prati più profumati (7)

Ecco che vedo venire Arolilja
cadere alle ginocchia del padre
Ascolta o mio caro padre
Rendimi il prigioniero!
Vattene via da me Arolilja
Non ti voglio più ascoltare
Sarà così malvagia la mia buona spada
che si bagnerà del sangue stanotte

Venne allora la Regina Danese
le lacrime che scorrevano sulle guance
Io ti prego o mio caro Signore
di ascoltare le mie preghiere!

Tu mi hai portato via dalla fattoria di mio padre
sì alle spalle di mio padre
(dicendo che) la risposta a qualunque mia richiesta
sarebbe sempre stata sì

Ad ogni richiesta che mi rivolgerai
la mia risposta sarà sempre sì
ma che di fronte a me Bendik si goda la vita
Non lascerò mai che accada

Attaccarono il coraggioso Bendik,
a terra lo buttarono;
quindici erano i carcerieri
come bianca schiera lo circondarono

Attaccarono il coraggioso Bendik,
afferrandolo con fruste e corde:
ma non erano così forti,
e Bendik si liberò dalle corde

Venne allora il piccolo servo
con il suo vile consiglio:
“Prendete i capelli d’oro di Arolilja,
Così potrete farlo prigioniero

Prendete i biondi capelli di Arolilja
e legategli con quelli le bianche mani
Così resterà sicuramente incatenato
per non sciupare i suoi capelli!”

Presero i biondi capelli di Arolilja
e legarono con essi le mani di Bendik
“Piuttosto che rovinare questo dono
meglio morire legato!” (8)
A sud della chiesa
Bendik è stato lasciato morire
Al centro sotto l’alto soffitto
a lei scoppiarono le vene

Così hanno sepolto Bendik a sud della chiesa
e Arolilja a nord (9)
là crebbero sulle loro tombe
due meravigliosi gigli intrecciati (10)
Crebbero intorno alle loro tombe
due meravigliosi gigli
si intrecciarono fino alla cupola
là dove stava il Re di fronte a me
Crebbero intorno alle loro tombe
due meravigliosi gigli
si intrecciarono fino alla cupola
là dove stava il Re di fronte al giudice

Lo avevo sempre saputo
l’amore è stato così forte
che Bendik ha dovuto perdere la vita
per tutto ciò aveva al mondo

Rispose la regina danese,
le lacrime che bagnavano le sue scarpette
Che Dio ti perdoni, mio signore!
Perché so che in fondo tu sei buono (11

NOTE

(1) Bendik cavalca verso sud; più avanti nel testo si parla esplicitamente di regnanti danesi. Dal XVI al 1814 Danimarca e Norvegia costituirono un unico regno
(2) Il dolente ritornello fa riferimento al lungo sonno della morte. La metafora ricorre in diverse ballate, ad esempio “Margijt e Tarjei Risvollo
(3) Non è chiaro dal testo della ballata che cosa sia in realtà questa “pista dorata” – forse un percorso difficile su una ripida scogliera fino a dove vive Årolilja. O forse semplicemente è un elemento simbolico per rappresentare la vergine figlia del re.
(4) i servi (o le serve) spioni compaiono spesso in queste ballate; nella saga primigenia di Hagbard e SIgne la serva fa una brutta fine perché il Re alla fine si pente e la manda sul rogo. Qui invece il servo infingardo sembra farla franca (5) espressione idiomatica che qua tradurremmo come “cascasse il mondo!”
(6) Per lungo tempo la Scania (la regione più meridionale della Svezia) ha fatto parte del regno danese
(7) Tutti gli esseri viventi che pregano per la salvezza di Bendik richiama un motivo di intercessione tipico della mitologia norrena
(8) il vile stratagemma del servo e il simbolismo dei capelli di Arolilja serve a mostrare una volta di più l’ineluttabilità della tragica fine della storia; Bendik preferisce la morte al solo pensare di fare del male all’amata
(9) forse un estremo tentativo di separare i due amanti
(10) il prodigio dei gigli intrecciati richiama quello del nocciolo che si protende tra i sepolcri di Tristano e Isotta vedasi più in generale il tema de la rosa e il rovo nella balladry anglosassone (rose&briar motif)
(11) come sovente accadeva nelle corti medioevali, la Regina al più implora ma non ribella al Re Signore e Padrone

la ballata nel folk revival

Bendik og Årolilja è solitamente cantata su una melodia composta da Ingvar Bøhn negli anni 1880. Tutte le versioni registrate utilizzano di norma questa melodia, sebbene gli arrangiamenti possano essere molto diversi. Come sempre, le versioni cantate riprendono solo poche strofe della ballata originaria

Bukkene Bruse, dall’album Are (1995)
Kirsten Braten Berg, dall’album Songen (2010)
Hirundo Maris (Arianna Savall, Petter Udland Johansen & Miquel Angel Cordero)
Moss spellemannkompani dall’album Mossbarock (2017)
Gate, dall’album Jygri (2002)
Anne Vada dall’album Solrenning (1997)
Sandefjord Jentekor (coro femminile del Sandefjord)
Vindrosa dall’album Ostenfors Sol (2011)

LINK

https://norlit.wordpress.com/2015/09/29/bendik-og-arolilja-bendik-e-arolilja/
https://www.bokselskap.no/boker/riddarballadar2/tsb_d_432_bendikogarolilja
http://balladspot.blogspot.com/2017/01/bendik-and-arolilja.html

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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