Befana sarai te!

Benvenuti nel Calendario dell’Avvento 2022 ideato da Terre Celtiche Blog su ispirazione del Calendario dell’Avvento illustrato da Paul Bommer[1]

Con questo post spero di contribuire a rettificare un grosso fraintendimento sulla Befana che avrebbe una parente in Russia, la Babushka (La Nonnina).
Di Befana c’è solo quella italica, niente antica tradizione russa! La storia italiana sulla Befana che incontra i Re Magi (o in una variante i pastori) fu tradotta in russo verso la fine del XIX secolo, come parte di un’antologia di racconti natalizi per bambini. In seguito tradotta in inglese con il fraintendimento che si trattasse di una fiaba originaria della Russia.

9 dicembre

Befana Paul Bommer
Paul Bommer la Befana

Paul Bommer nel suo Calendario dell’Avvento del 2010 disegna la Befana nei panni di una vecchia che indossa il copricapo russo tradizionale detto -ma guarda un po’- babushka. Si è messa in cammino per andare a onorare Gesù bambino e in spalla ha un sacco pieno di giocattoli. I re Magi che nel seguire la Stella sono passati davanti alla sua abitazione, l’avevano avvisata dell’imminente nascita di un Messia chiedendole di unirsi alla loro carovana. Ma lei aveva troppe faccende di casa da sbrigare e così, dopo averli ospitati e rifocillati, promette che lei si sarebbe messa in cammino, .. dopo.
Quando si decise a partire fu troppo tardi e al suo arrivo a Betlemme la Sacra Famiglia era già in fuga verso l’Egitto!! In un’altra versione si afferma che la Befana, non conoscendo la strada, non sia mai arrivata a Betlemme. Comunque sia da allora vaga per l’Italia a portare i regali ai bambini. Perciò non facciamoci fuorviare dalle stupende architetture[2] sullo sfondo del paesaggio innevato, la befana russa non esiste.
Paul Bommer raffigura la befana come descritta nelle varie rivisitazioni della traduzione inglese[3], una vecchia e zoppicante che si regge su un bastone, la faccia stanca e il volto triste, pronta a fare un regalo a ogni bambino che incontra.

Befana russa Fake

Uno dei tanti fake che il tam-tam del web ha ingigantito anche in Italia.
L’americana Adelaide Skeel Kelly (1853-1928) pubblicò la storia della Befana nella rivista per bambini Wide Awake, vol. 14 gennaio 1882, alle pp. 61-63[4]. Da allora diversi autori americani e inglesi riscrissero la storia della Babouscka/Babouscha/Babushka non ultimo “Baboushka and the three kings” di Ruth Robbins, libretto illustrato dal russo Nicolas Sidjakov e pubblicato da Parnassus Press nel 1960, continuando ad avvalorare l’equivoco del “Russian folktale”. Lo stesso Paul Bommer, l’anno seguente, fa ammenda per aver contribuito a diffondere il “Befana russa Fake”[5]

Befana versus Re Magi

Tutto ciò che possiamo affermare con certezza a proposito della Befana, nella profusione dei bla-bla sulle sue origini, si riassume in pochi punti

1) il nome deriva dall’afaresi del latino Epiphania in Pifania/Bifania/Befania (dal greco che significa manifestazione, un tempo quadruplice manifestazione: nascita del Cristo, adorazione dei Magi, battesimo del Cristo e primo miracolo di Cana)
2) è il retaggio del culto ancestrale della Grande Madre
3) chiude la festa del mondo antico dedicata al Solstizio d’Inverno

Scrive Alfredo Cattabiani nel suo “Calendario [6]Questa vecchia misteriosa e inquietante, che appare nella dodicesima notte dopo quella di Natale, alla fine del periodo di transizione fra il vecchio e il nuovo anno, non ha nulla a che fare con l’Epifania, ovvero l’arrivo dei Tre Magi che portano i tradizionali doni a Gesù bambino, se non nel nome..
un’immagine di Madre Natura che, giunta alla fine dell’anno invecchiata e rinsecchita, assume le sembianze di una befana e prima di morire offre dolciumi e regalini che altro non sono, simbolicamente, se non i semi, grazie ai quali riapparirà nelle vesti di giovinetta Natura.

E’ lei la Vecchia da bruciare perchè ricominci il ciclo della vita, è lei l’anziana, l’antenata tornata temporaneamente tra i vivi a portare i doni ai bambini (la nuova generazione), lei che con il suo sacrificio scaccia dai campi le forze malefiche, per lei si accendono i grandi fuochi propiziatori nel passaggio al Nuovo Anno.
Il Cattabiani non manca di sottolineare come tra i doni che portava un tempo la Befana ci fosse la frutta secca con il suo valore sacro e apotropaico, strenna di buon auspicio nel mondo dell’antica Roma.

Così andando indietro nel tempo abbiamo delle festività di passaggio calendariale celebrate con i grandi fuochi, un culto alla fertilità della terra divinizzata nell’italica dea Diana o Iana, la controparte di Giano[7]
Rituali ancestrali per scacciare il male e propiziare la fertilità che i contadini continuavano a celebrare nonostante il Cristianesimo fosse diventato la Religione di Stato. Quando nel IV secolo anche in Occidente si diffuse la festa delle Epifanie già celebrata nelle Chiese Orientali, poichè la Chiesa romana aveva stabilito la Nascita di Cristo al 25 dicembre, la si tradusse al singolare come “la manifestazione” di Gesù ai Magi[8] e con quella festa si cercò di incanalare la devozione popolare verso i Magi, le cui reliquie -guarda caso- furono trovate in pellegrinaggio a Gerusalemme da Elena, madre di Costantino. Sempre per un’altra coincidenza della storia, le reliquie dei Magi vennero donate a Eustorgio, vescovo di Milano in visita a Costantinopoli (siamo nel 343), ma fu con la traslazione delle reliquie a Colonia (1164) che il culto divampò vivissimo per tutto il Medioevo.
A Milano il Corteo dei Magi è attestato dalla cronaca di Galvano Fiamma che descrive la prima rappresentazione tenutasi nel 1336[9]

Nel Rinascimento italiano l’Epifania era festeggiata con cortei e carri allegorici (le sacre rappresentazioni medievali dette misteri), in particolare a Firenze alla corte dei Medici dove raggiunse uno sfarzo principesco[10]. Tracce letterarie della Befana con fattezze umane si rinvengono però solo nel Cinquecento nel poemetto di Francesco Berni e in Agnolo Firenzuola.

adorazione Re Magi Gentile da Fabriano
Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi

Nel Cinquecento-Seicento la festa della Befana era già degenerata in una chiassosa baldoria -come ci documenta Giuseppe Conti (in “Firenze Vecchia” 1899)[11] -e risse tra le Befanate cioè le tante allegre brigate che con la propria befana su una pertica o fantocci con il volto annerito per ricordare i Magi andavano per le vie di Firenze la notte della vigilia.

Prosegue il Conti “La vera festa della Befana non solo consisteva nel portare a spasso per la città i fantocci, ma nel mettere alle finestre delle case certe “fantocce che befane s’appellano” dice il Fagiuoli in una sua cicalata inedita, da lui detta nel 1724 la mattina di Berlingaccio in casa Viviani. C’era, a quanto sembra, una specie di gara nel far quei fantocci più belli e che paressero più veri; poiché il citato Fagiuoli racconta di averne veduta una, che destava la comune ammirazione, “la quale aveva nel collo una molla a cui era legato uno spago nascosto dalle vesti, e che tirandolo faceva fare alla befana un grazioso saluto del capo a chi dalla strada stava rivolto verso di lei per guardarla”.

A Firenze l’usanza di portare il fantoccio della Befana con grandi schiamazzi su una lunga pertica e di bruciarla è attestata per tutto l’Ottocento, così nel dipinto di Giovanni Signorini (1845) vediamo uno dei cortei delle Befanate che arriva alle Logge del Mercato Nuovo tra schiamazzi e suoni di trombette.

Befanata Firenze Giovanni Signorini
Befanata, i fuochi della Quaresima al mercato nuovo di Firenze, 1845

Illustrazioni antiche della Befana romana sono incise da Bartolomeo Pinelli (1781- 1835) è vestita di nero con il volto velato o un cappuccio in testa che le copre il volto, e tiene in mano una lunga pertica; appese al collo delle calze piene di dolcetti o di carbone; la festa è oramai diventata la festa dei regali ai bambini: nelle illustrazioni del Pinelli la Befana è l’attrazione-richiamo di bambini e mamme al mercato della Befana, con un susseguirsi di postazioni dei venditori di lanterne, giocattoli, mele, arance e dolcetti. Così moltissimi cronisti e poeti -e tra tutti Gioacchino Belli- ci raccontano della festa e del costo esorbitante della merce esposta[12]

Bartolomeo Pinelli La Befana 1822
Bartolomeo Pinelli La Befana 1822 alcuni bambini sono spaventati dalla Befana

Non c’è da meravigliarsi se i bambini si sono spaventati alla vista della befana, ecco cosa ci scrive sempre il fiorentino Conti “Il dominio della befana passò dalla strada alle pareti domestiche della famiglia; e le mamme, se ne serviron per intimorire i bambini, acciocché fossero buoni. Quindi raccontavano ad essi che la Befana è figliuola del Bau, nipote dell’Orco suo nonno paterno, cugina della Trentancanna, che fu sorella della capra ferrata, ambedue figliuole della Biliorsa, la quale rimase vedova ed erede dell’uomo selvatico chiamato Magorte.
E fin dagli antichi tempi inventaron le mamme la storiella, che i bambini stavan sempre a sentire a bocca aperta, maravigliati ed attoniti, che la befana scendeva nelle case dalla cappa del camino per portar via i bambini cattivi che se li mangiava e ingoiava come se fossero stati confetti; oppure con un coltellaccio spuntato bucava loro il corpo. E fu per questo che insegnarono a’ ragazzi quella specie di preghiera, dimenticata, e che diceva:
Befana, befana non mi bucare, Ch’ ho mangiato pane e fave;
Ho un corpo duro, duro, Che mi suona come un tamburo.
Quando poi i bambini eran buoni, davano loro ad intendere che la befana avrebbe portato dolci e regali; e di qui nacque l’uso di mettere la calza al ferro del paiuolo, e che la mattina trovavan piena, perché la mamma aveva pensato a riempirla.
[11]

Gianni Morandi 1978

Befanate

Si dicono Befanate i Canti di questua rituali, un tempo diffusi in tutte le campagne con peculiarità proprio di ogni regione italiana, in cui un gruppo di giovani andava di casa in casa cantando “la befana” in cambio di doni in natura

CANTO DELLA STREINA (Piemonte)
CANTO DELLA STRINA (Sud Italia)

E’ stato ai tempi di Mussolini che la Befana è diventata Fascista, già prima alcune categorie commerciali e professionali raccoglievano doni per le famiglie più povere, ma con il governo fascista la Festa della Befana fu eletta a Festa italiana del Natale. Una festa che sopravvisse anche alla caduta del regime che l’aveva “sponsorizzata”, così anche nel dopoguerra la festa della Befana continuò ad essere organizzata dalle varie categorie dei lavoratori e nelle scuole come contraltare laico al Natale.
La festa ha subito una battuta d’arresto a partire dal 1977 quando venne soppressa come festività calendariale, poi reintrodotta nel 1985.

Giovanna Marini e Gruppo Padano di Piadena -canto della Pasquetta, canto tradizionale della vigilia dell’Epifania (un tempo si chiamava pasquetta ogni festa religiosa solenne così si diceva Pasqua di Natale e Pasqua Epifania)
Chista sera la Bifana scinni giù pi lu caminu 
all’onore a Gisù Bambine la Bifana scennerà

E da dove viene la storiella dell’incontro tra la Befana e i tre Magi? Mistero!!

[1] Traendo ispirazione dal Calendario dell’Avvento di Paul Bommer (disegnato nel 2010) anche in Terre Celtiche Blog per il 2022 faremo il count-down dal 1 dicembre fino al giorno di Natale. L’artista ci ha dato l’autorizzazione a utilizzare le immagini dei suoi bellissimi disegni, così ogni giorno volteremo virtualmente una pagina del Calendario per gustarci una storia, una canzone, del buon vino cotto, un dolcetto.. https://terreceltiche.altervista.org/ritual-chants/#ca

[2] scrive Paul Bommer: “I have a great old book entitled ‘North Russian Architecture’. It has a slip-case, a faux wood cover and hundreds of gorgeous photographs of log-cabins and shingled, onion-domed shrines and chapels. They provided the reference for the buildings behind her. https://paulbommerarchive.blogspot.com/2010/12/advent-calendar-9th-dec-babushka.html

[3] https://familychristmasonline.com/stories_other/baboushka/babouscka.htm

[4] https://ru.wikipedia.org/wiki/

[5] I grew up with this story, as did many of my generation, but it seems the story is unknown in Russia. Unusual that, and one that even eight decades (or so) of Communist censorship would explain convincingly. So I have looked deeper, and here the story takes an odd twist. It transpires that the tale is not Russian at all, but the Italian tradition of La Buffana, an old hag or witch who, like Babushka in this story, misses the chance to see the infant Christ child and so spends all eternity making amends. The story was translated into Russian at the end of the 19th Century, as part of an anthology of Christmas tales. This self same publication was then picked up by an English lady a few decades later who took the tale to be Russian and translated it into English.
So next year I , like Babushka/ Buffana, shall make amends and depict the original kind-hearted Italian strega!
(Paul Bommer) https://spitalfieldslife.com/2011/12/09/9th-december-babushka/
Al momento tuttavia Paul Bommer non ha ancora provveduto a illustrale l’italica Befana…

[6] [A. Cattabiani, Calendario, Mondadori, Milano 2003]

[7] Jana-Jano sono i custodi delle porte solstiziali https://www.romanoimpero.com/2009/12/il-culto-di-diana.html?hl=en

[8] I Magi sono presi come simbolo dei non-ebrei, tutto il resto del mondo a cui predicare il Vangelo e diffondere il Cristianesimo. Con la sua prima manifestazione il giorno della sua nascita, Gesù si è mostrato ai pastori, il popolo ebraico.

[9] De antiquitatibus Mediolani https://opac.bncf.firenze.sbn.it/bncf-prod/resource?uri=UBO4051805&v=l&dcnr=0
https://www.chiesadimilano.it/news/arte-cultura/il-corteo-dei-magi-a-milano-32170.html

[10] si legga in particolare: La «festa de’ Magi», come viene definita nei documenti, è uno degli spettacoli di più antica attestazione della Firenze repubblicana oligarchica, e celebrava il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio, proponendosi come un momento di sintesi e di equilibrio fra la cerimonialità religiosa e quella cavalleresca che dominavano la sensibilità dei fiorentini dell’epoca. (Paola Ventrone) https://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=gennaio-la-festa-dei-magi
I numerosi dipinti dell’Epifania con i Medici quali committenti e personaggi rappresentati avevano anche la funzione di un manifesto politico, perché la festa dei Magi costituiva una sorta di epifania della città stessa, durante la quale il corpo sociale e il suo gruppo dominante celebravano e rappresentavano sé stessi, la propria ricchezza, i propri valori, la propria coesione: l’ostentazione venne spinta a tal punto che uomini, donne, bambini quasi non reggevano il peso dei ricchi indumenti, dei tessuti pregiati, dei gioielli, dei copricapi, mentre la finestre e i balconi delle case che costeggiavano il percorso si coprivano di tende, bandiere, drappi ricchi e colorati.
https://www.historialudens.it/storia-moderna/308-i-re-magi-una-fonte-iconografica-per-conoscere-la-storia-del-quattrocento-cosimo-de-medici-bisanzio-e-l-occidente.html
https://www.parteguelfa.it/corsi2015/4_Tradizioni_Fiorentine.pdf
https://www.visita-firenze.it/eventi-e-folklore/festivita-fiorentine/la-epifania
https://www.freeforumzone.com/mobile/d/2375449/L-Epifania-e-la-compagnia-della-Stella-nella-Firenze-dei-Medici/discussione.aspx

[11] Befanate e Carnevale in Giuseppe Conti, La Firenze Vecchia storia, cronaca aneddotica, costumi 1799-1859R. Bemporad & figlio, Firenze, 1899

Anche le arti facevano ognuna la propria befanata, e la sera appunto del 5 gennaio 1589, i setaioli portavano a spasso la loro befana, che era la più bella e la più ricca, tutta vestita in ghingheri, di seta, e con mille ornamenti…
L’altra befanata, che cinque anni dopo diventò essa pure celebre, fu quella del 5 gennaio 1594.
Come al solito, la città era tutta una baldoria continuata da un capo all’altro. Le befane si incontravan per le vie salutandosi con fischi ed urli, che arrivavano alle stelle. Il chiarore delle innumerevoli torce rischiarava le strette viuzze, i vicoli e i chiassoli, per dove quelle matte brigate passavano, assordando cogli squilli delle trombe di vetro e d’ottone, e coi berci e le grida..
La sera poi, anche nella prima metà del secolo presente [1800], sotto le Logge di Mercato Nuovo, si riunivano tutti i ragazzi e bighelloni a comprar le trombe di vetro e i pezzi delle torce a vento, essendo quello il punto di partenza per andare a girar per Firenze. Costoro si univano a certi carri sui quali vi eran per lo più dei coristi col viso tinto, che in mezzo avevano un fantoccio vestito da donna rappresentante la befana festeggiata dal suono delle trombe, che facevano assordire quanti avevano la disgrazia di combinarsi in quel casa del diavolo, poiché il complimento più gentile che si poteva ricevere, era di avere la torcia accesa nella faccia, o una strombazzata negli orecchi. Fra tante befane ce n’era una colossale, la quale veniva portata in un carro tirato da due cavalli; e nel mezzo un’antenna altissima, in cima alla quale era legato un uomo vestito da Giove con un mantello di velluto ricamato d’oro. Egli era circondato da diversi coristi anch’essi in costume, e andavano per tutta la sera a fare un baccano e un chiasso indemoniato.
http://bepi1949.altervista.org/firenze/ficap31.html

[12] Er giorno de Pasqua Bbefania, che vviè a li 6 de gennaro – scriveva il grande Giggi Zanazzo – da noi, s’aùsa a ffasse li rigali. Se li fanno l’innamorati, li spòsi, ecc. ecc. Ma ppiù dde tutti s’ausa a ffalli a li regazzini. Ortre a li ggiocarèlli, a questi, s’ausa a ffaje trovà a ppennòlòne a la cappa der cammino du carzette, una piena de pastarèlle, de fichi secchi, mosciarèlle, e un portogallo [arancia, NdR] e ‘na pigna indorati e inargentati; e un’antra carzètta piena de cennere e ccarbòne pe’ tutte le vorte che sso’ stati cattivi” (“Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma”, 1889). https://mondodelbelli.blogspot.com/2011/01/befana-regali-troppo-cari-sai-che-ti.html
https://gioachinobelli150.blogspot.com/2017/01/belli-e-la-festa-della-befana.html



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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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