Barnemordersken: la donna che uccise i suoi figli

La ballata danese Barnemordersken (DgF 529, TSB B36) si può considerare la versione scandinava della famosa Cruel Mother (Child 20). Il tema dell’infanticidio è in effetti uno di quelli presenti nelle tradizioni popolari di molte terre e non dovrebbe stupire quindi che lo si ritrovi anche nel Grande Nord.

In verità questa ballata non trova posto negli autorevoli manoscritti danesi del XVI-XVIII secolo; conosciuta solo dalla tradizione canora della fine del XIX secolo, è stata inclusa nella sezione finale (n. 467-539) della Danmarks gamle Folkeviser riservata ai brani la cui attribuzione al canone della ballata è dubbia. I volumi in questione (VIII-IX) furono curati da Axel Olrik e H. Grüner-Nielsen e pubblicati in più fascicoli nel periodo 1905-23.

Barnemordersken è registrata in due versioni distinte, ciascuna in più di una variante.
La versione A è senza dubbio correlata alla “Cruel Mother” anglo-scozzese. Essa sopravvive in quattro varianti, tutte raccolte nello Jutland da Evald Kristensen.
La versione B è di fatto una canzone diversa con gli stessi temi e una struttura simile, ma in una formulazione verbale del tutto distinta, con deviazioni narrative significative dalla A.

La versione A

Liden Kirsten tog med sig de kvinder fem
  med æren
ad rosenlund gik hun med dem
  de liljer dragt i skarlagens klæder

Hun bredte sin kappe ned på jord
derpå fødte hun de to tvillinger så små

Hun lagde dem under en tørv så grøn
hun bar slet ingen sorg for dem i løn

Hun lagde dem under så bred en sten
hun bar slet ingen sorg for dem i mén

Og det stod så hen i otte år
de to tvillinger ville hjem og tale med deres mor

De to tvillinger gik for Vorherre at stå:
»Og må vi ikke hjem til vores kære moder gå«

»Jo vel må I hjem til jeres kære moder gå
men slet intet ondt det må I finde på«

De bankede på døren med fingrene sine:
»Stå op vores kære moder I lukker os ind«

Hun banded og hun svor til liv og til død
hun havde aldrig fostre til verden født

»Hold op vores kære moder I bander ej så
nu skal vi fortælle jer hvordan det er gået til

I tog med jer de kvinder fem
ad rosenlund gik I med dem

I bredte jeres kappe ned på jord
derpå fødte I os to tvillinger så små

I lagde os under en tørv så grøn
I bar slet ingen sorg for os i løn

I lagde os under så bred en sten
I bar slet ingen sorg for os i mén«

»Og mine kære børn bliv hjemme hos mig
ja fire tønder guld det vil jeg give jer«

»I giver os fire I giver os fem
og aldrig vil vi miste himmerige for alle dem«

»Og hør mine kære børn bliv hjemme hos mig
ja otte tønder guld det vil jeg give jer«

»I giver os otte I giver os ni
nej aldrig vil vi miste himmerige for alle de

Vores stol den står i Himmerig beredt
jeres stol den står i Helvede beklædt«

La piccola (1) Kirsten portò con sé le cinque donne
insieme con il suo onore (3)
Nel boschetto(4)andò con loro
quei gigli si vestono di scarlatto

Ella stese il suo mantello a terra
sul quale poi diede alla luce due gemelli così piccoli

Li depose sotto una torba così verde
Non provava dolore per il loro destino

Li depose sotto una roccia così larga
Ma non provava alcun dolore per loro

E così restarono per otto anni
ma i due gemelli volevano tornare a casa dalla madre

I due gemelli andarono davanti al Signore:
“Non possiamo tornare a casa da nostra madre?”

“Bene, voi potete andare a casa da vostra madre
ma nulla di male voi dovrete trovare”

Essi bussarono alla porta con le loro piccole dita
“Apri cara madre e facci entrare”

Ella giurò e spergiurò sulla sua vita e morte
che non aveva mai dato alla luce alcun bambino

“Fermati cara madre non giurare in questo modo
Ora ti diremo che cosa è successo (5)

Hai portato cinque donne con te
E con loro nel boschetto sei andata

Hai steso il tuo mantello a terra
sul quale hai dato alla luce due gemelli così piccoli

Ci hai deposti sotto una torba così verde
Non hai provato alcun dolore per il nostro destino

Ci hai deposti sotto una roccia così grande
ma non hai provato alcun dolore per noi”

“O miei cari bambini state in casa con me
E quattro barili d’oro io vi darò”

“Puoi darcene quattro o darcene cinque
Non perderemo certo il Paradiso per tutti quelli”

“Ascoltate miei cari bambini state qui con me
e otto barili d’oro io vi darò”

“Puoi darcene otto, puoi darcene nove
non lasceremo mai il Paradiso per tutti questi

La nostra sedia è pronta in Paradiso
La tua sedia è preparata all’Inferno”

(1)“piccola” probabilmente sta per “giovane”
(2) Le cinque donne sono ostetriche, o solo amiche e/o “complici” del delitto?
(3) Questo “onore” invocato e ripetuto nel ritornello fa da contraltare all’infanticidio e infatti “si veste di scarlatto” insieme ai gigli (simbolo dell’innocenza violata)
(4) “Rosenlund” letteralmente “boschetto di rose” è il “luogo fatale” per elezione delle ballate danesi (e scandinave in generale). Peraltro le terre nordiche non sembrano l’habitat ideale della regina dei fiori, e nel secondo verso del ritornello le rose diventano gigli. Il boschetto va quindi inteso come luogo appartato in cui avvengono misfatti che non si devono vedere
(5) Le quattro strofe successive usano la tecnica della ripetizione, molto diffusa nelle ballate tradizionali. La scena dell’omicidio viene così riprodotta con le stesse identiche parole, ma essendo raccontata dalle vittime si sostituisce il pronome “noi” a “loro”, il che conferisce un tono ancora più drammatico all’evento e suona come definitiva condanna per l’assassina

la versione B

Lo schema narrativo della B, come si diceva, presenta alcune differenze.
La fanciulla partorisce (al chiuso, su cuscini) due maschi; si dice che sono morti, ma non si fa nessuna menzione all’assassinio; la madre li porta sul cimitero e li seppellisce, ma dimentica di affidarli nelle mani del Signore.
Ecco perché una sera i bambini ritornano, bussano alla porta e chiedono di entrare; lei rifiuta, perché nessuno può entrare nella sua stanza di notte, ma essi entrano lo stesso. Lei li prende in grembo e piange, ma loro le dicono “ora si sveglia l’orologio rosso: i morti tornano sulla terra”, “ora il gallo nero si sveglia: le porte del paradiso si stanno chiudendo e la tua anima brucerà all’inferno”. Quindi se ne volano via

la ballata nel folk revival

Karen & Helene dall’album Solen (2004)
Il gruppo polacco Ariadne’s Thread

LINK
http://www.balladeskolen.dk/dgf529.htm
Tom Petitt Scandinavian Ballads in Translation

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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