Arnaud Maisonneuve: Non si nasce bretoni, lo si diventa

Arnaud Maisonneuve. a 15 anni dalla scomparsa, non si dimentica certamente. Figlio di un uomo di Nantes e di una francoconteese arrivò in Bretagna durante l’adolescenza, a 13 anni era già un ottimo chitarrista, membro fondatore e anima per tredici anni dei Cabestan. Ha inoltre suonato a fianco di Gilles Servat, Youenn Gwernig, Denez Prigent, Manu Lann Huell. La sua origine di Borgogna, e l’aver imparato in bretone solamente dall’età di sedici anni, non gli impediranno di amare profondamente la lingua.

Arnaud Maisonneuve pubblicò alcuni volumi tra cui “Muzik e Breizh – Uno sguardo su 20 anni di musica bretone – 2000). L’altra grande passione della vita di Arnaud sarà il blues. La sua carriera personale è composta unicamente di tre interessantissimi dischi, musicalmente assai differenti tra loro.

– Eur Zon Hervez Ma Zantimant – Chants De Basse-Bretagne – 1989

Una rigorosa dimostrazione attraverso in particolar modo il canto “a capella”, dell’evoluzione della tradizione di testi vannetais e bigoudens, con rari interventi strumentali e dell’ensemble vocale Les Trouzerion. Tra storie di innamorati, soldati, ubriaconi e vedove, spicca l’unica canzone in francese “Le 21 octobre”. La storia di un gruppo di marinai sorpresi dalla tempesta e che una volta scampati alle furie delle onde, giungono finalmente a Paimboeuf, dove verranno accolti dalle donne festanti.

Un testo “Ar sorserez” (“La strega”), si trova anche nel Barzaz Breiz, sotto il titolo ”Héloïse et Abélard”, un altro è dedicato al disastro del Titanic mentre il conclusivo “Gwerz ar Sainte Marthe” (“Il lamento di Santa Marta”) si deve alla preziosa penna di Denez Abernot.
Con il solo accompagnamento di un bordone di cornamusa, si narra di quest’altra nave colata a picco nel 1901, al largo di Plouescat, un ricordo ancora vivo sulla costa Léonarde.
Ma mize bet liou ha paper gwenn” (“Se avessi dell’inchiostro e della carta”) descrive invece la storia di una ragazza incinta, obbligata dalla madre a sposare un uomo diverso dal padre del suo futuro bambino.

– Ouilet men deulagad (I miei occhi piangono – 1996)

Nel sud della Bretagna, piove poco, il tempo ogni tanto si tinge di blues, le melodie del paese prendono sonorità non abituali che evocano un altro sud”

Arnaud Maisonneuve

Un ponte tra il canto bretone e il blues, un disco cantautorale quello di Arnaud Maisonneuve. Di sola voce e chitarra, aspro, rude e senza abbellimenti, in sintonia con la tradizione rurale del blues del Delta, la mente rivolta a Blind Boy Fuller, Skip James e la voce al Pays Vannetais.
Nello splendido lamento iniziale “Gueharall ha pe oe yeuank” “Un tempo quand’ero giovane” una ragazza dona il suo cuore ad un ubriacone, condannandosi ad una vita ben grama.

In “Loeiz Er Rewellek”, il povero ragazzo omonimo viene ucciso dagli amici gelosi nei pressi di Le Faouët (Il fageto) nel dipartimento del Morbihan. Proprio nel luogo ai confini della Cornovaglia dove visse 300 anni fa, la brigantessa Marie Tromel, detta Marion, la cosidetta “Robin Hood bretone”, cantata anche dai Tri Yann.

Arnaud Maisonneuve Ouilet men deulagad
Pell deuz e vro

L’unico brano originale è quello conclusivo, “Pell deuz e vro” scritto per Philippe Hétet, un amico originario di Quimper, assassinato in Algeria dagli integralisti religiosi nell’ottobre 1994, mentre lavorava nei campi petroliferi. Interpretato vocalmente da Marie-Aline Lagadic, mentre Arnaud Maisonneuve compie meraviglie alla chitarra slide.

War Vord Ar Mor (Sul bordo del mare – 2001)

La registrazione di un’esibizione dal vivo (purtroppo senza informazioni su luogo e data) di brani sia tradizionali che originali di grande canzone d’autore in lingua bretone, con Patrick Audouin al pianoforte e Bernard Quillien al low-whistle e bombarda. Il tradizionale vannetais “Mamm er martelod” narra la supplica alla Santa Vergine di una madre, al fine di ritrovare finalmente un giorno le spoglie del figlio, giovane marinaio disperso.

Ho saputo anni dopo da Gilles Servat che Arnaud non conosceva la melodia della canzone e ne adattò un’altra trovata a Baud, che sembrava proprio fatta apposta. Aveva inviato il testo anche a Gilles che dopo la morte e in suo onore, incise la canzone in conclusione del suo “C’est ça qu’on aime vivre avec” nel 2013, sotto il titolo “Tad er martelod”, (cantando per la prima volta con l’accento di Locoal-Mendon).

Nel concerto spicca anche il sublime “Gwerz ar vezinerien” di Denez Abernot (periodo Storlok), un omaggio al tremendo lavoro dei goémoniers. Il goémon (in francese varech) è un compatto miscuglio di alghe marroni, rosse e verdi che formano una massa indeterminata, è l’oceano che le rilascia con le maree, sugli scogli bretoni ed è un fertilizzante naturale e pure un combustibile, da sempre molto apprezzato e utilizzato laggiù.

Non si nasce bretoni, lo si diventa

Non si nasce bretoni, lo si diventa” ha sentenziato sua madre quel triste giorno di febbraio del 2005, riprendendo durante l’onoranza funebre, le parole di Morvan Lebesque, mentre la Corale d’Iroise accompagnava le ceneri di Arnaud Maisonneuve a Ploudalmézeau.

…Potremo far finta
come già abbiamo fatto,
aggrapparci al presente,
lasciarci trasportare dal vento…
ma il mattino sta arrivando
che conserverò il ricordo
di questi istanti del tempo passato
e di quel che resta da inventare”


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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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