Thomas the Rhymer / True Thomas

Thomas the Rhymer /True Thomas è Thomas di Ercildoune o Thomas Learmonth o Thomas Rimour noto per l’appunto come Tommaso il Rimatore, un bardo scozzese del tredicesimo secolo.
La sua figura fu a tal punto mitizzata da essere equiparato a Merlino. Nacque probabilmente tra il 1210 e il 1220 e visse fino ad una settantina d’anni. Era noto non solo in Scozia ma anche in Inghilterra per la sua fama di poeta e indovino. Gli fu attribuito un romanzo noto anche in forma di ballata sul suo incontro con la regina delle Fate. Questa storia magica è raccontata in un romanzo datato al 1400 e in una ballata settecentesca, riportata anche da Child al numero 37 in quattro varianti.

Roud 219 ; Child 37 ; Ballad Index C037 ; Mudcat 78992 ; trad.]

PRIMA PARTE
Il Rapimento fatato
Thomas Rymer and Queen of Elfland Versione A
Thomas the Rymer Versione A-C (Steeleye Span)

SECONDA PARTE
♬Versione C (Walter Scott)
La Narrazione (Manoscritto Thornton)

IL RAPIMENTO FATATO

550
disegno della talentuosa Stephanie Pui-Mun Law
Nel bosco di Erceldoune o Ercildoune (l’attuale Earlston) nella contea di Berwickshire (Scottish Borders) Thomas era seduto sotto un albero a comporre canti con il suo liuto (in altre versioni l’arpa), quando presso di lui venne una donna bella come l’aurora. Thomas suonò per lei, poi cercò di baciarla, ma la donna lo avvisò che con un solo bacio si sarebbe legato a lei per sette anni; eppure Thomas non esitò, sentendosi perdutamente innamorato. La donna rivelatasi come la Regina di Faerie lo prese sul suo cavallo e si avviò verso il suo mondo.
Gli mostrò la via che portava all’Inferno, quella che portava al Paradiso e quella che portava al Mondo delle Fate. La ballata termina qui ma in alcune versioni veniamo a sapere che Thomas ritornò da Faerie trascorsi i sette anni.

Nell’Ottocento sir Walter Scott elaborò ulteriormente il racconto di Tommaso il Rimatore aggiungendo che alla festa del suo sessantottesimo compleanno vennero verso il villaggio una coppia di cervi bianchi come il latte che accompagnarono nuovamente Thomas a Faerie.
La credenza nel soprannaturale era allora ancora molto viva e per alcuni lo è ancora al giorno d’oggi: la credenza che esista un mondo invisibile aldilà della nostra percezione sensoriale (avvalorata in modo empirico anche dalla ricerca scientifica) era percepita come un velo tra i due mondi, facilmente valicabile anche se non da tutti i mortali, e quindi l’esperienza di Thomas era considerata un grande dono.

LE FATE IN SCOZIA

Le creature fatate si sono territorializzate tra il Nord e il Sud della Scozia: nelle Highlands sono esseri solitari con ruolo di guardiani (spiriti della natura e guardiani di alcuni luoghi,
alberi o sorgenti e laghetti incontaminati); nelle Lowlands sono raggruppati in schiere ciascuno con un re o una regina e si dividono sostanzialmente in Seelie Court (o Corte Felice) ovvero creature benevole e in Unseelie Court (Corte Infelice) ovvero creature vendicative e crudeli. Una tale netta distinzione comune ad esempio agli Alfar scandinavi suddivisi in Liosálfar (Elfi della Luce) e in Döckálfar (Elfi dell’Oscurità), non esiste però in Galles o Irlanda in cui i Tylwyth Teg (Famiglia Fatata) o i Daine Side (Abitanti dei Tumuli fatati) sono un’unica seppure articolata popolazione.

VERSIONE A: “Thomas Rymer and Queen of Elfland” in “Tytler’s Brown Manuscript, No 1” di Alexander Fraser. 

Caprice in Elevmusic 2006 accorciano le 16 strofe della versione originale pur mantenendo i caratteri salienti della storia. L’arrangiamento è particolare, con il canto della voce (volutamente) stridente e quasi stonato 


I
True (1) Thomas lay on grassy bank
And he beheld a ladie gay
A ladie that was brisk and bold
Came riding over the fernie brae.
II
Her skirt was of the grass-green silk(2),
Her mantle of the velvet fine
At ilka-tett of her horse mane
Hung fifty silver bells and nine.
III
True Thomas he took off his hat
And bowed him low down till his knee
‘All hail thou mighty queen of heaven,
For your peer of Earth I never did see.’
IV
‘O no, o no, True Tom’ she said
That name does not belong to me,
I am just a queen of fair Elfland
And I’m come here to visit thee.
V
‘But you must go with me,
True Thomas you must go with me,
For you must serve me seven years
Thro wheel or wae as may chance be’
VI
She turned about her milk-white steed
And took True Thomas up behind
And aye whenever her bridle rang
Her steed flew swifter than the wind.
VII
For forty days and forty nights
They rode and came to garden green.
‘Light down, light down you ladie fair,
Some of that fruit please let me pull,
let me pull for thee’.
VIII
‘O no, o no True Tom’, she said,
‘That fruit must not be touched by thee (3),
For all the plagues that are in hell
Light on the fruit of this countrie.’ (4)
IX
‘But see you not that braid braid road
Which winds about the fernie brae
That is the road to fair Elfland
Where you and I this night must gae.’
‘Don’t be afraid Thomas
Don’t be afraid Thomas
Welcome
Don’t be afraid …’
X
‘But Thomas you must hold your tongue
Whatever you may hear or see
For gin ae word you chance to speak 
You’ll never ger back to your own countrie.’
XI
He got a coat of elven-cloth,
A pair of shoes of velvet green
And till seven years were past and gone
True Thomas on earth was never seen.
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
I
Thomàs [il veritiero] stava sulla riva erbosa
quando vide una bella signora,
una signora svelta e fiera
che cavalcava tra le felci sul [colle].
II
La sua [gonna] era di seta verde
il suo mantello di fine velluto,
pendevan dalla criniera del cavallo
cinquantanove sonagli d’argento.
III
Thomàs il veritiero si tolse il cappello
e s’inchinò fino a inginocchiarsi:
«Salve, o potente Regina del Cielo!
ché sulla terra non vidi mai tua simile».
IV
«Oh no, oh no, Thomàs il veritiero- lei dice
questo nome certo non mi spetta
Sono sola la Regina degli Elfi,
E sono venuta qui apposta per te.
V
«Ma ora devi venire con me, 
Thomàs il veritiero, devi venire con me,
mi dovrai servire sette anni,
nel bene e nel male, sia quel che sia».
VI
Fece girare il suo bianco destriero 
e fece salire Thomas il veritiero,
quando schioccava le redini 
il cavallo correva più veloce del vento.
VII
[Per quaranta giorni e quaranta notti
corsero e vennero a un verde giardino
«Smonta, smonta, bella signora
lascia che colga quei frutti
lascia che colga quei frutti per te»]
VIII
«Oh no, oh no, Thomàs il veritiero, lei dice
Questa frutta non devi toccare
tutti i flagelli dell’inferno
sono contenuti in questa frutta [della terra]”
IX
“E vedi quella bella strada 
Che si snoda tra le felci sulla riva?
Quella è la strada per la Terra degli Elfi
Dove io e te andremo stasera. “
[Non aver paura Thomàs
Non aver paura Thomàs
Benvenuto
Non aver paura ..]
X
«Ma, Thomas, non dovrai parlare a nessuno
Di quel che potrai udire o vedere;
Ché, se per caso ne parlerai
Non tornerai mai più al tuo Paese.”
XI
Gli ha dato un vestito di morbido tessuto
E un paio di scarpe di verde velluto
E finché sette anni non furon passati
Nessuno più vide Thomas il veritiero.

NOTE
da “Il soprannaturale e remote tradizioni popolari” parte seconda in Ballate Popolari Angloscozzesi (Child Ballads): Il testo della ballata è composito. Proviene infatti da Jamieson, II, 7, integrato in alcuni parti con il testo ripreso dal Brown Manuscript di A.F.Tytler. Il testo della ballata è riportato in Froud Brian, Lee Alan, a cura di Larkin David, Fate, Rizzoli, Milano 1988 con una traduzione italiana molto simile
Le note sono di Cattia Salto tra [] il testo non tradotto dal Venturi
1) Venturi traduce true come fedele
2) la bellezza della creatura è evidenziata con la sontuosità dell’abito: la gonna verde sottolinea la natura soprannaturale dell’apparizione. Le Seelie Court delle Lowlands scozzesi, sono le corti di nobili schiere, dalla bellezza sovrumana, che indossano abiti sontuosi di colore verde o marrone ornati o intessuti con oro e argento. Sono per lo più dei muta-forma e spesso si rendono visibili come cervi o cigni sempre di colore bianco.
Nella tradizione popolare celtica le fate vivono raggruppate per regni ognuno con il suo tumulo o collina fatata come “castello” in cui vivono allegramente tra feste, musica e balli.  continua
3) non parlare e non mangiare nell’AltroMondo è l’unico modo per avere una speranza di poter ritornare in questo mondo: il cibo fatato induce nel corpo un velenoso effetto che impedisce di desiderare altro cibo se non quello delle fate. Sono da considerarsi dei geis o tabù la cui violazione avrebbero portato alla rovina dell’eroe.
4) le strofe saltate

“But I have a loaf here in my lap,
Likewise a bottle of claret wine,
And now ere we go farther on
We’ll rest a while, and ye may dine.”
When he had eaten and drunk his fill,
“Lay down your head upon my knee,”
The lady sayd, “ere we climb yon hill
And I will show you ferlies three.
“O see not ye yon narrow road
So thick beset wi’ thorns and briers?
That is the path of righteousnesse,
Tho aifter it but few enquires.
And see not ye yon braid braid road,
That lies across yon lilly leven?
That is the path of wickednesse,
Tho some call it the road to heaven.
“Ho del pane qui nel mio grembo
E una bottiglia di vino chiaretto;
Prima di continuare il viaggio
Ci riposeremo, e tu potrai mangiare.”
Quand’ebbe mangiato e bevuto a sazietà
“Ora posa la testa sulle mie ginocchia, prima che passiamo quel colle;
Ti mostrerò tre meraviglie.
Vedi quella strada stretta
Tutta intricata di spine e di rovi?
Quella è la strada dell’onestà,
E pochi la voglion percorrere.
“Vedi quella larga strada che corre
Per la pianura coperta di gigli?
Quella è la strada della malvagità
Ma qualcuno dice che è del paradiso.

Nella versione degli Steeleye Span in chiave rock si mescola la versione A con la Versione C modernizzandone  il testo. L’arrangiamento del testo viene dalla penna di Bob Johnson che compone anche la melodia. Un brano immancabile nei loro tour!

Steeleye Span in Now we are six 1974
live Rockpalast German TV Concert 1975
Steeleye Span in Present 2002


I
True Thomas sat on Huntley (1)bank
And he beheld a lady gay
A lady that was brisk and bold
Come riding o’er the ferny brae
II
Her skirt was of the grass green silk,
Her mantle of the velvet fine
At every lock of her horse’s mane
Hung fifty silver bells and nine
III
True Thomas, he pulled off his cap
And bowed him low down to his knee
All hail, thou mighty Queen of Heaven
Your like on earth I ne’er did see.’
IV
No, no Thomas she said
That name does not belong to me
I am the queen of fair Elfland
And I have come to visit thee.’
V
You must go with me Thomas she said,
True Thomas you must go with me
And must serve me seven years
Through well or woe, as chance may be.’
Chorus(x4)
Hark and carp, come along with me,
Thomas the Rhymer

VI
She turned about her milk white steed
And took Thomas up behind
And aye whenever her bridle rang
Her steed flew swifter than the wind
VII
For forty days and forty nights
They rode through red blood to the knee
And they saw neither sun nor moon
But heard the roaring of the sea(2)
VIII
And they rode on and further on
Further and swifter than the wind
Until they came to a desert wide
And living land was left behind
IX
Don’t you see yon narrow, narrow road
So thick beset with thorns and briars?
That is the road to righteousness
Though after it but few enquire.’
X
Don’t you see yon broad, broad road
That lies across the lily leaven?
That is the road to wickedness
Though some call it the road to heaven.’
XI
Don’t you see yon bonnie, bonnie road
That lies across the ferny brae?
That is the road to fair Elfland
Where you and I this night must go.’

Traduzione italiana di Cattia Salto
I
Thomàs il veritiero sulla riva di Huntley 
vide arrivare una dama cortese,
una dama fresca e fiera
che cavalcava sulla collina di felci.
II
La gonna era di seta verde come l’erba,
il manto di velluto fine,
alla criniera del cavallo appese
cinquantanove campanelli d’argento
III
Si levò il cappello Thomàs il veritiero
in un profondo inchino
«Salute, potente Regina dei Cieli!
che non vidi mai d’eguale sulla terra».
IV
“Oh no, no, Thomas”, dice lei.
quel nome non mi si addice
sono la regina nella bella terra degli Elfi,
e sono venuta a vederti.
V
«Ora vieni con me, Thomàs,
Thomàs il veritiero, vieni con me,
mi servirai sette anni 
nel piacere e nel dolore e così sia»
RITORNELLO
“Suona l’arpa e canta, vieni via con me
Thomas il rimatore

VI
Voltò il suo destriero bianco latte,
fece salire Thomas dietro,
ad ogni colpo di briglia
il destriero correva più veloce del vento
VII
Per quaranta giorni e quaranta notti
sguazzarono nel sangue rosso fino al ginocchio;
e non videro sole né luna,
ma udirono il fragore del mare
VIII
E corsero e corsero,
il destriero andava più veloce del vento
finché raggiunsero una radura deserta
e la terra dei viventi fu alle loro spalle
IX
Non vedi forse quella stretta strada,
così stretta tra spine e rovi?
Quello è il sentiero della rettitudine,
quello cercato però da ben pochi.
X
E vedi quella strada molto larga
che corre diritta tra i cespugli di gigli?
Quella è la strada del male,
benchéqualcuno lo chiami via del cielo.
XI
Vedi la strada graziosa,
che serpeggia tra la collina di felci?
Quella è la strada per il Regno degli Elfi
dove tu ed io andremo questa notte”

NOTE
(1) Huntlie: affluente del fiume Tweed, vicino a Melrose. Le localizzazioni geografiche sono proprie della versione di sir Scott che le ha opportunamente inserite dai suoi itinerari preferiti, ovvero nelle sue proprietà.
(2) l’immagine è molto cupa e spaventosa, nient’altro che un mare di sangue per un lungo cammino, quasi nella semioscurità non essendoci in cielo né sole e né luna e nessun altro suono tranne che il rimbombo del mare. Quando finalmente ritoccarono terra si trovarono ad un crocevia, da cui si dipartono tre strade ovvero una metafora alle tre vie che portano a tre distinti luoghi, il Paradiso, l’Inferno e l’AltroMondo.

Seconda parte continua

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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