La Jolly Country: I canti di lavoro nella campagna inglese e piemontese

“Jolly Country” è una definizione inglese per i canti dei contadini durante i lavori nei campi. “jolly” perchè dipingono in toni entusiasmanti la realtà di un duro lavoro come se si trattasse di un giro di danza.

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The Jolly Country

I canti della mietitura sono comuni per tutta l’Europa e per lo più sono a sfondo religioso-rituale, e sotto a volte scorre il canto di protesta delle classi subalterne . Ma i canti sono scomparsi perchè con la meccanizzazione (e la chimica) dell’agricoltura il mondo contadino si è diradato; con l’avvento della televisione, alla cultura del territorio si è sostituita quella omologata e massificata, così oggi nelle campagne non si canta più! Le classi sociali ovviamente sono rimaste, per dirla come Gualdo Anselmi “è scomparsa la cultura delle classi”.

The Jolly Country: la mietitura del grano

Il tempo del raccolto del grano varia a seconda delle latitudini: a Sud come ad esempio nell’Italia meridionale si inizia a mietere già a giugno, mentre in Piemonte a luglio e nei paesi del Nord come per le Isole della Gran Bretagna, ad tra luglio e agosto.
Nella Jolly Country di un tempo che fu, la stagione della mietitura poteva durare circa un mese con i braccianti (i mietitori migranti) che si spostavano a piedi, di fattoria in fattoria con in spalla gli attrezzi per il loro lavoro (i falcetti per le donne, la grande falce per gli uomini) e un fagottino con le loro poche cose. Andavano in gruppi per famigliole,  uomini e donne (anche se in alcune regioni erano solo uomini a spostarsi), e per molte ragazze quella era l’occasione di fare nuove amicizie e magari di trovare l’innamorato.

George Hemming Mason - The Harvest Moon

JOLLY COUNTRY: Reaphook and Sickle

Il canto della mietitura che ho scelto oggi si intitola “Reaphook and Sickle” e proviene dalla tradizione inglese: altri tempi e risorse, altre mentalità, però a mio avviso è importante ridare dignità al lavoro della terra, come una vera e propria vocazione, in cui si vive a stretto contatto con la natura e i suoi tempi. Una Jolly Country è probabilmente oggi più realizzabile che mai: non più isolati e delimitati nel proprio campicello come nel passato, facendo tesoro dei metodi tradizionali o delle “filosofie” naturali, come quella che oggi viene detta agricoltura sinergica.
Chiunque abbia un po’ di terra a disposizione può sperimentarla per farci un orto sinergico  (si sembra un paradosso di termini parlare di agricoltura naturale ma funziona alla grande) .. e trovare un po’ di “jollytudine“..

In “Reaphook and Sickle” si descrivono due momenti della mietitura la prima quella primaverile del fieno, la seconda quella autunnale del grano.

Eliza Carthy in Holy Heathens and the Old Green Man 2007


I
Come you lads and lasses,
together we will go
All in the golden cornfield
our courage for to show.
With the reaping hook and sickle
so well we clear the land,
And the farmer says,
“Hoorah, me boys,
here’s liquor at your command.”
II
It’s in the time of haying
our partners we do take,
Along with lads and lasses
the hay timing to make.
There’s joining round in harmony
and roundness to be seen,
And when it’s gone
we’ll take your girls
to dance Jack on the green(1).
III
It’s in the time of harvest
so cheerfully we’ll go,
Then some we’ll reap
and some we’ll sickle
and some we’ll size to mow.
But now at end
we’re free for home,
we haven’t far to go,
We’re on our way to Robin Hood’s Bay (2)
to welcome harvest home.
IV
Now harvest’s done and ended
and the corn all safe from harm,
And all that’s left to do, me boys,
is thresh it in the barn.
Here’s a health to all the farmers,
likewise the women and men,
And we wish you health and happiness
till harvest comes again.

traduzione italiana Cattia Salto
I
Venite voi, ragazzi e ragazze
e andiamo tutti insieme
nei dorati campi di grano
a mostrare la nostra forza.
Con il falcetto e la falce,
così bene ripuliremo il campo
e il fattore grida
“ben fatto ragazzi,
c’è da bere a volontà”
II
(Prima) E’ il tempo della mietitura
e di prendere i nostri compagni
insieme ragazzi e ragazze
è il tempo di fare il fieno.
C’è da unirsi in tondo in armonia
e da formare il cerchio
e quando sarà fatto
prenderemo le nostre ragazze
per danzare “Jack on the Green”
III
E’ il tempo del raccolto
così con gioia andremo
e chi mieterà con il falcetto
e chi con la grande falce
e chi formerà i covoni.
E adesso infine
siamo liberi di tornare,
non dobbiamo andare molto lontano
stiamo andando a Robin Hood’s Bay
per portare a casa il raccolto.
IV
Ora che il raccolto è fatto e finito
e tutto il grano al sicuro
tutto quello che ci resta da fare, miei ragazzi,
è di trebbiarlo nel fienile.
Ecco alla salute di tutti gli agricoltori,
siano uomini e donne,
e vi auguriamo salute e felicità
finchè non verrà ancora il tempo della mietitura.

NOTE
1) Jack il verde è stata una popolare maschera del Maggio inglese, dal medioevo e fino in epoca vittoriana, caduta in disuso alla fine dell’Ottocento.
2) Robin Hood’s Bay è un paese della contea del North Yorkshire, in Inghilterra.

Jolly Country

Albion Country Band in Battle of the Field 1976


I
Now come all you lads and lasses
and together let us go
Into some pleasant cornfield
our courage for to show.
CHORUS
With the good old leathern bottle

and the beer it shall be brown.
We’ll reap and scrape together
until Bright Phoebus does go down.
II
With the reaphook and the sickle,
oh so well we clear the land,
And the farmer cries,
“Well done, my lads,
here’s liquor at your command.”
III
Now by daybreak in the morning
when the larks begin to sing
And the echo of the harmony
make all the crows to ring
IV
Then in comes lovely Nancy
the corn all for to lay,
She is a charming creature
and I must begin her praise:
For she gathers it, she binds it,
and she rolls it in her arms,
She carries it to the waggoners
to fill the farmer’s barns.
V
Well now harvest’s done and ended
and the corn secure from harm,
Before it goes to market, lads,
we must thresh it in the barn.
VI
Now here’s a health to all you farmers
and likewise to all you men,
I wish you health and happiness
till harvest comes again.
traduzione italiana Cattia Salto
I
Venite voi, ragazzi e ragazze
e andiamo tutti insieme
nei bei campi di grano
a mostrare la nostra forza.
CORO
Con la cara vecchia fiaschetta di pelle

e la birra sarà scura
taglieremo e raccoglieremo insieme
finchè Febo Luminoso tramonterà.
II
Con il falcetto e la falce,
così bene ripuliremo il campo
e il fattore grida
“ben fatto ragazzi,
c’è da bere a volontà”
III
Ora di primo mattino
quando l’allodola comincia a cantare
e il suono della melodia
fa tutti i corvi fischiare
IV
Allora arriva la bella Nancy
il grano tutto da riporre
lei è una creatura affascinante
e devo innalzare le sue lodi:
perché lei lo raccoglie e lo lega
e lo avvolge tra le braccia
e lo porta ai carri
per riempire il granaio del contadino
V
Ora che il raccolto è fatto e finito
e tutto il grano al sicuro
tutto quello che ci resta da fare, miei ragazzi, 

è di trebbiarlo nel fienile.
VI
Ecco alla salute di tutti
gli agricoltori,
e di voi braccianti tutti,
vi auguro salute e felicità fino alla prossima mietitura

IL CANTO DEI MIETITORI

Nel Vercellese la produzione cerealicola era ed è quella risicola e quindi sono i canti delle mondine a fare da padrone. Non che non ci fosse il grano da mietere, ma si trattava di produzioni meno vaste, che i contadini della zona gestivano facendo ricorso alla manodopera locale e aiutandosi l’uno con l’altro per parentele o prossimità di campi o per amicizie di lunga data. 
Così propongo un ascolto meno tradizionale, ma non meno coerente con l’argomento dell’articolo -una “jolly” country con molta amara ironia: una versione blues della poesia “Il canto dei mietitori” di Mario Rapisardi (musica di Joe Fallisi)

Chitarra: Pasquale Ambrosino, Luigi Consolo, Roberto Ruberti, Ruggero Ruggeri – Pisa, 29/10/1993 –
« Ho creduto e crederò sino all’ultimo istante che flagellare i malvagi e smascherare gli ipocriti sia opera generosa e dovere massimo di scrittore civile. » (Mario Rapisardi)

I
La falange noi siam dei mietitori
e falciamo le messi a lor signori.
Ben venga il Sol cocente, il Sol di giugno
che ci arde il sangue e ci annerisce il grugno
e ci arroventa la falce nel pugno,
quando falciam le messi a lor signori.
II
Noi siam venuti di molto lontano,
scalzi, cenciosi, con la canna in mano,
ammalati dall’aria del pantano,
per falciare le messi a lor signori.
III
I nostri figlioletti non han pane
e, chi sa?, forse moriran domane,
invidiando il pranzo al vostro cane…
E noi falciam le messi a lor signori.
IV
Ebbro di sole, ognun di noi barcolla
acqua ed aceto, un tozzo e una cipolla
ci disseta, ci allena, ci satolla,
Falciam, falciam le messi a quei signori.

V
Il sol cuoce, il sudore ci bagna,
suona la cornamusa e ci accompagna,
finché cadiamo all’aperta campagna.
Falciam, falciam le messi a quei signori.
VI
Allegri o mietitori, o mietitrici:
noi siamo, è vero, laceri e mendici,
ma quei signori son tanto felici!
Falciam, falciam le messi a quei signori.
VII
Che volete? Noi siam povera plebe,
noi siamo nati a viver come zebre
ed a morir per ingrassar le glebe.
Falciam, falciam le messi a quei signori.
VIII
O benigni signori, o pingui eroi,
vengano un po’ dove falciamo noi:
balleremo il trescon, la ridda e poi…
poi falcerem le teste a lor signori.

FONTI
https://mainlynorfolk.info/guvnor/songs/reaphookandsickle.html

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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