Io Saturnalia!

Benvenuti nel Calendario dell’Avvento 2022 ideato da Terre Celtiche Blog su ispirazione del Calendario dell’Avvento illustrato da Paul Bommer[1]

17 dicembre Evviva i Saturnali
L’Età dell’Oro
Le Celebrazioni pubbliche dei Saturnali
E qui la festa?
A tavola con gli schiavi
Lo scambio dei Doni
Le Ricette di Apicio per i Saturnalia
In taberna quando sumus

Tra il 17 e il 23 dicembre si tenevano nell’Impero romano i Saturnali, una festa molto popolare in onore del dio Saturno, il dio romano della semina e del raccolto, re di un passato regno dell’Oro in cui vi furono sempre pace e abbondanza. Così come Saturno subentrava a Giove, l’ordine veniva rovesciato e, a fronte di una temporanea assenza di potere, gli schiavi si comportavano come se fossero liberi e partecipavano ai banchetti pubblici nel Campidoglio.[2]

17 dicembre Evviva i Saturnali

saturnalia Paul Bommer
Paul Bommer Io Saturnalia «Evviva i Saturnali!» Marziale, Epigrammi

Saturno era il dio romano della semina e del raccolto, re di un mitico regno dell’Oro di pace e abbondanza. Paul Bommer nel suo Calendario dell’Avvento del 2010, ha raffigurato Saturno su di un cocchio trainato da due serpenti alati[3], si tratta di un vecchio barbuto (con il dichiarato intento di richiamare Babbo Natale), con in mano la falce (che lo contraddistingue) è seminudo con un manto purpureo drappeggiato attorno ai fianchi e il pileo (il cappello simbolo dei Saturnali).
Il carro è decorato dalle costellazioni del Capricorno e dell’Acquario, che egli governa.

Saturno sul carro con serpenti alati
disegno di Stefano Tofanelli (da Raffaello Sanzio) incisore Pietro Bonato
(da Wikipedia)

Bommer si ispira nella sua raffigurazione ad un’incisione settecentesca già ripresa da un disegno cinquecentesco di Raffaello. Le implicazioni con la figura del serpente/drago rielaborate nel Cinquecento hanno forti valenze alchemiche. Ma la sua simbologia è molto complessa e polisignificante.

Scrive Franco Cardini “.. mostro divoratore, ma anche rigeneratore; immagine dell’informe e del caos primigenio, e pertanto progenitore delle forme di vita; addirittura antenato degli uomini – come nei denti del drago seminati da Cadmo – e quindi protettore delle stirpi, come nella tradizione imperiale cinese che trova paralleli in quella celtica e in quella germanica (il draco normannicus).[3 bis]

Anticamente la festa dei Saturnali durava un solo giorno ed era nata come una festa contadina per segnare la fine della stagione della semina autunnale in onore di Saturno[4], secondo Livio venne istituita a Roma nel  496 a.C. (ma era probabilmente una celebrazione più antica); Cesare la portò a 3, e con la fine della Repubblica fu estesa a 7 giorni, inglobando altre celebrazioni. Una festa che si svolgeva inizialmente a Roma e che in epoca imperiale si diffuse anche in tutta la penisola italiana e il Mediterraneo come festa del caos e del disordine.

L’Età dell’Oro

I Saturnali si proponevano di ristabilire la mitica Età dell’Oro, con un attesa messianica.

Una leggenda italica-romana (con vari innesti greci) sulla fondazione di Roma narra che Saturno-Crono detronizzato dal figlio Giove-Zeus venne accolto nel Lazio dal re Giano il quale concesse a Saturno di fondare una città, Saturnia (in cima all’attuale Campidoglio di Roma). Con il governo di Saturno iniziò l’Età dell’Oro

Nell’Età dell’Oro  gli uomini vivevano in intimità con gli dèi; non conoscevano preoccupazioni, fatiche, miserie e dolori. Non invecchiavano e trascorrevano i giorni sempre giovani, tra feste e banchetti; quando arrivava per loro il tempo della morte, si addormentavano dolcemente. Gli uomini si nutrivano di ghiande, di frutta selvatica e del miele prodotto dalle api ed essi non erano sottomessi alle fatiche del lavoro perché la terra produceva naturalmente tutto ciò di cui avevano bisogno. In quest’era idilliaca Saturno insegnò agli uomini ad utilizzare con metodo la spontanea fertilità della terra, introdusse l’uso del falcetto e della roncola, attributi coi quali veniva rappresentato. Anche per questo si ricollega il suo nome all’invenzione ed alla diffusione della coltivazione e al taglio della vite: Saturno dal lat. serere, “seminare”; sata, “campi seminati”. Il mito prosegue, a questo punto, con notevoli apporti mitologici greci, per cui Saturno viene nuovamente scacciato dal figlio Giove che lo esilia su un’isola deserta dove (poiché immortale) vive in una sorta di vita nella morte, avvolto in lini funerari, fino a quando non verrà il tempo del suo risveglio. Allora egli rinascerà come bambino: rinascita che coinciderà con il Nuovo Risveglio e la restaurazione dell’Età dell’Oro.[5]

A rileggere i miti stratificati nella figura di Saturno c’è da perdere la testa (e in un tempo remoto poteva accadere per davvero), c’è un che di arcaico e anche oscuro nel dio della fertilità che finisce per assumere valenze ctonie e a simboleggiare il dio alato della Morte con in mano la falce missoria e la clessidra. Saturno è anche un dio ambivalente o dai due volti come Giano il cui volto nascosto è quello dei Misteri finirà nel Medioevo ad essere associato col Diavolo.[6]

Le Celebrazioni pubbliche dei Saturnali

Si iniziava con la processione fino al tempio di Saturno posto nel Foro e sull’altare erano immolati degli animali (tori, maiali?) poi si liberavano i piedi della statua di Saturno, il dio infatti era “imprigionato” per tutto l’anno da questi legamenti (compedes), che venivano sciolti solo per la sua festa (chi dice siano state catene, chi un filo o delle bende di lana). Aveva poi inizio il lettisternio (dal latino lectus, “letto” e stemere, “stendere”) ovvero il banchetto sacro in cui attorno ad una tavola riccamente imbandita erano sistemate le statue degli dei.

dicembre saturnalia
Mese di Dicembre: Saturnalia

A fronte di una temporanea assenza di potere, la libertà era assoluta: gli schiavi diventavano padroni, ed erano liberi di parola e di critica; inoltre era permesso il gioco d’azzardo[7].

In un manoscritto di epoca carolingia è stata ricopiato un antico calendario romano del 354 e nel mese di Dicembre è raffigurato un uomo che indossa una tunica dalle maniche lunghe con sopra una corta paenula (una mantella pesante di pelliccia o più spesso di lana con cappuccio per ripararsi del freddo invernale) e alti stivali. Ha in mano una fiaccola e si affianca ad un tavolino tondo a tre gambe a zampa di leone con dei dadi e un bussolotto. L’epigramma dice
Ora ti è consentito, schiavo, di giocare con il padrone

E qui la festa?

In questi sette giorni è proibito soltanto intraprendere azioni serie ed importanti; ma ubriacarmi, esultare, giocare a dadi, ospitare schiavi, cantare e danzare nudo, imbrattarmi il volto di fuliggine e farmi gettare nell’acqua gelida…questo posso farlo finché voglio! Luciano, Saturnalia vol IV

Durante i Saturnali era vacanza: niente scuola e anche il foro era chiuso, era proibito iniziare o partecipare a guerre, stabilire pene capitali e, comunque, esercitare qualsiasi attività che non fosse un festeggiamento. Ci si vestiva informalmente lasciando la toga nell’armadio e tutti si coprivano il capo con il pileo, un cappello tipico delle classi più popolari, ma soprattutto si mangiava e beveva e ci si divertiva nei modi in cui erano soliti divertirsi i Romani (musica, teatro, terme, ludi gladiatori, corse delle bighe). Una girandola di spettacoli e grandi banchetti pubblici, ai quali tutti senza limitazioni di ceto potevano partecipare (a spese dello Stato).

saturnalia banchetto Antonie Francois Callett
Nel dipinto settecentesco di Antonie Francois Callett “Saturnalia” si vuole illustrare proprio uno di quei banchetti pubblici ai quali tutti, senza limitazioni di ceto, potevano partecipare. Tuttavia il pittore si prende un po’ di libertà rispetto all’epoca, come quelle panche per sedersi al posto dei triclini.

Sullo sfondo del quadro troneggia la statua di Saturno con tanto di falce in mano in qualità di dio del raccolto, nel braccio sinistro tiene un bimbo, e chi conosce il mito è consapevole che si tratta di Giove bambino in procinto di essere divorato dal padre Crono.
Tutt’intorno alla statua gozzoviglia il popolo; chi danza e “fa il trenino” al suono di un’orchestrina, chi siede a tavola e beve vino sbocconcellando un po’ di pane in attesa dell’arrivo del cibo.
I servitori alla tavolata sono della Roma benestante, con un cerchietto d’oro tra i capelli, (il coppiere in primo piano indossa dei ricchi calzari) sicuramente sono molto meglio vestiti dei commensali che al contrario sono per lo più scalzi, uno di questi porta in testa il pileo (un buffo cappello in foggia elfica che contraddistingueva i lavoratori del popolino e che rappresentava l’acquisita libertà dell’ex-schiavo) e abbraccia una procace fanciulla, che peraltro è persa in un gioco di sguardi con il bel coppiere!
Si leva la coppa per il brindisi benaugurale in lode a Saturno gridando “Io Saturnalia” [«Evviva i Saturnali!»]

Al centro della tavolata in primo piano un uomo con la testa china tra le braccia sul tavolo e una donna semisdraiata sopra di lui sono caduti nel sonno. Sull’altro lato della tavolata un muscoloso “avventuriero” con tanto di orecchino al lobo dell’orecchio suona una chitarra, strumento che ci fa presumere le sue origini ispaniche.

A tavola con gli schiavi

L’usanza del banchetto degli schiavi in cui erano i padroni a servire in tavola o schiavi e padroni mangiavano insieme, si trattava di un rovesciamento dei ruoli solo formale che non aveva niente di sovversivo, erano sempre gli schiavi a cucinare e a preparare la tavola; possiamo dire che nei Saturnali anche gli schiavi potevano ubriacarsi senza paura di essere puniti e potevano alzare un po’ la voce o prendere in giro il padrone, ma tanto doveva bastare per tutto il resto dell’anno! Era anche estratto a sorte un Re del Disordine (quello che diventerà il nostro Re del Natale o di Carnevale che sarà chiamato Re del Fagiolo[8]) cha faceva da cerimoniere e tutto ciò che ordinava era legge. Una vestigia del remoto passato in cui il festeggiato diventava capro espiatorio e veniva immolato per il bene della comunità, un tributo in sangue agli spiriti della Terra per il Solstizio d’Inverno.

Lo scambio dei Doni

Anche nelle case private si banchettava e la gente si scambiava dei regali (Sigillaria) che si compravano sulle bancarelle della grande fiera indetta per l’occasione: c’erano le statuette dei Lari domestici (gli spiriti protettori degli antenati defunti), terrecotte a forma d’aquila, sole, falce, serpente; ma anche giocattoli per bambini, candele (per richiamare la luce della “aurea aetas” del regno di Saturno), noci e dolciumi, si regalavano anche animali rari da tenere come animali domestici o da mangiare, prodotti tipici e prelibatezze da gustare. Si andava dall’umile terracotta ai gioielli d’oro e pietre dure, abiti preziosi e schiavi.

il tabernacolo dei Lari domestici

Secondo alcuni autori le bamboline in terracotta erano in sostituzione del sacrificio umano dei tempi arcaici e ancora in molti per scongiurare la propria morte, li offrivano a Saturno.
Lo scambio dei doni tra parenti ed amici avveniva il 20 dicembre: nella vigilia della festa, davanti all’altare dei Lari (una nicchia o un tabernacolo nel muro come cappella domestica), la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare del cibo. Il Tabernacolo era addobbato con particolare cura proprio per le feste (una sorta di anticipazione del presepe) con ghirlande di edera, rami di pino e agrifoglio e candele. Saturno vi prendeva il posto d’onore.
Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci.

I doni erano in genere accompagnati da dei bigliettini spiritosi e Marziale ci scrisse addirittura un libro (Xènia) tutto di frasi come queste:
Passo tutto l’inverno dormendo: sono più grasso
quando a nutrirmi è solamente il sonno

Xenia, 59[9]

Ricette di Apicio per i Saturnalia

Se volete gustare qualche piatto tipico dei Saturnalia romani sappiate che è stato tramandato fino a noi il ricettario del cuoco Apicio, il De re coquinaria (suddiviso in 10 tomi), tradizione culinaria alla base anche dei primi cuochi medievali. Molte le rivisitazioni moderne delle sue ricette. (un’idea di regalo natalizio per gli appassionati di cucina e di storia)

Dall’antipasto al Dolce secondo l’uso degli Antichi Romani
Prosciutto in crosta
Maiale arrosto con alloro

[1] Traendo ispirazione dal Calendario dell’Avvento di Paul Bommer (disegnato nel 2010) anche in Terre Celtiche Blog per il 2022 faremo il count-down dal 1 dicembre fino al giorno di Natale. L’artista ci ha dato l’autorizzazione a utilizzare le immagini dei suoi bellissimi disegni, così ogni giorno volteremo virtualmente una pagina del Calendario per gustarci una storia, una canzone, del buon vino cotto, un dolcetto.. https://terreceltiche.altervista.org/ritual-chants/#ca

[2] In effetti, questa atmosfera non si ispira certo al Natale cristiano se non per una coincidenza di date. È dovuta invece al radicamento nel­la psiche di archetipi che originano comportamenti costanti in occa­sione delle feste che chiudono un ciclo e ne aprono un altro segnando la fine di un anno e l’avvento di uno nuovo: comportamenti che espri­mono la volontà conscia o inconscia di un totale rinnovamento. La volontà di rigenerazione si è espressa nel mito dell’eterno ritor­no, presente in quasi tutte le tradizioni, che narra della distruzione pe­riodica dell’universo e dell’umanità cui seguirà un nuovo universo e una nuova umanità. Questo ciclo potrebbe essere paragonato a un Grande Anno rispecchiato e simboleggiato da quello solare. Come il Grande Anno comincia con una creazione, continua con un’esistenza che è la storia del suo progressivo degenerare, e si conclude con un ri­torno al caos, così l’anno, solare nasce e si sviluppa nel corso dei mesi impoverendosi giorno dopo giorno fino alla sua morte nel caos, in un generale “rimescolamento”: per poi nascere nuovamente. Nei periodi di passaggio da un anno all’altro, come già si è spie­gato, si sono sempre svolti riti e cerimonie di purificazione e di espulsione di demoni con lo scopo di sopprimere il passato con i suoi drammi, mali e peccati. E per mimare il caos della fine, la fusio­ne di tutte le forme nella vasta unità indifferenziata, si manifestano comportamenti orgiastici e intermezzi carnascialeschi fino al rove­sciamento dell’ordine normale. Nella Roma antica questo periodo cominciava con la festa dei Saturnali sulla cui allegra «con-fusione» regnava il mitico dio dell’età dell’oro, Saturno.
(Alfredo Cattabiani) https://www.centrostudilaruna.it/i-doni-natalizi-la-tombola-e-le-strenne.html

[3] in genere i draghi non erano automaticamente collegati a Saturno, trattandosi principalmente di buoi. E’ a partire dal Cinquecento che lo vediamo raffigurato su un carro celeste trainato da draghi/serpenti alati, cito ad esempio il Saturnus di Maarten de Vos, 1581. I serpenti (o draghi) alati che trainano il suo cocchio sono quelli su cui Demetra/Cerere va a cercare la figlia rapita da Plutone/Ade. Nel mito greco e latino i carri trainati dai serpenti alati sono inviati dagli dei ai mortali per accompagnare i loro protetti.
[3 bis] l’approfondimento di Franco Cardini https://aispes.net/biblioteca/il-giardino-dei-magi/il-drago/

[4] il catalano Jordi Bilbeny sottolinea che gli antichi romani avevano un numen per ogni cosa e collega Saturno con il numen arcaico “Stercus”, grazie a lui, i primi laziali impararono a coltivare la terra concimandola con gli escrementi. http://www.jordibilbeny.cat/2020/11/20/la-sacralitat-perduda-del-caganer/

[5] (tratto da http://culto_pagano.webs.com/saturnali.htm link non più attivo)

[6] Infatti, Satana era anche un dio della natura e un dio della sessualità. Yves Verbeek lo chiama “Principe del piacere” e “Principe della lussuria”. E commenta che “Satana, qualunque forma assuma, appare sempre come un personaggio (o bestia) fortemente sessuale, sotto le spoglie della lussuria, della dissolutezza e della peggiore delle perversioni” . E non possiamo ignorare che le feste dedicate a Saturno contenevano anche ogni sorta di eccessi e licenze sessuali. Così Macrobio suggerì l’idea che fosse possibile che Saturno si chiamasse così, perché sarebbe stato costruito “da sathe , che è il nome del membro virile, Sathunno ; poi si pensa che fossero nominati anche i satirisathunos , perché erano inclini alla passione”. Ma, sia come sia, questo ora evidenzierebbe che sia Saturno che satiro condividono la stessa radice Satür -, il che darebbe loro un precedente comune o identico. E ci permetterebbe di vedere i satiri come una rappresentazione simpatica e vicina di Saturno. Ma anche del Diavolo, perché con lui i satiri condividono la stessa iconografia. http://www.jordibilbeny.cat/2020/11/20/la-sacralitat-perduda-del-caganer/

[7] il gioco dei dadi era compreso nei giochi proibiti per legge e sanzionato, ma ampiamente praticato sia dagli imperatori che dagli schiavi.
Scrive il Cattabiani: Inoltre si permetteva il gioco d’azzardo che, proibito durante il resto dell’anno, era originariamente un atto ritua­le in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la for­tuna del giocatore non era legata al caso ma al volere della divinità. Per questo motivo durante i Saturnali si giocava con la tavoletta, una specie di dama su cui si muovevano minuscole quadriglie d’avorio a imitazione degli spettacoli del circo; oppure ai calcoli, trentadue pedine d’avorio o vetro o metallo, distinte per il colore in due gruppi e usate per un gioco simile agli scacchi, in cui si doveva evitare che la pedina restasse circondata e quindi, catturata. Il ricor­do sbiadito di quei giochi è l’attuale tombola che si usa nel giorno di Natale.  https://www.centrostudilaruna.it/i-doni-natalizi-la-tombola-e-le-strenne.html

[8] Principio del caos e quindi utilizzato nei Saturnali per eleggere il Re del Disordine il fagiolo è collegato al mondo infero. Simbolo dell’amore ( le donne romane portavano un ciondolo con la sua forma) era collegato all’immortalità, visto che basta metterlo nell’acqua per farlo ritornare fresco. https://terreceltiche.altervista.org/fetta-dolce-della-dodicesima-notte/

[9] Si tratta di un biglietto-epigramma una sorta di indovinello che è anche una battuta ironica (la risposta dell’indovinello 59 è il ghiro) https://transform-italia.it/gli-epigrammi-di-marziale-per-accompagnare-doni/

prima stesura pubblicata il 18 dicembre 2013 e revisionata in data 17-12-2022 by Cattia Salto


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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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