THE PLOUGHMAN BY ROBERT BURNS

Le canzoni sugli aratori nella tradizione anglosassone sono per lo più canti di lavoro e rituali (per propiziare un buon raccolto). C’è inoltre in Scozia tutto un filone etichettabile come bothy ballads ossia i canti dei mandriani, aratori e cavallanti che trovavano lavoro stagionalmente nelle grandi fattorie dell’Aberdeenshire.
Anche il bardo di Scozia Robert Burns soprannominato il poeta-aratore per le sue origini contadine, non poteva esimersi dal genere, così nel 1788 scrive la canzone umoristica “The Ploughman” rielaborata a partire da un vecchio brano tradizionale riportato da Herd nel suo secondo volume (Scots Songs, 1769).

Nello “Scots Musical Museum” è così annotato: “The tune, however, is thought to have evolved from the melody ‘Sleepy Body’, which was published in 1733. It first appeared as ‘The Ploughman’ in the fourth book of James Oswald’s ‘Caledonian Pocket Companion’ (1752), and was entitled the ‘Jolly Plowman’ in Robert Bremner’s ‘Scots Reels or Country Dances’ (1761).
La versione revisionata successivamente alla pubblicazione nello SMM elimina le strofe II e III.
Una fanciulla elogia il mestiere bell’aratore e si dichiara soddisfatta per il suo lavoro (in tutti i sensi!)

ASCOLTA Dervish (inizia a 0,52)

ASCOLTA Davy Steele


I
The ploughman, he’s a bonie lad,
His mind is ever true, jo (1)!
His garters knit(2) below his knee,
His bonnet it is blue, jo.
Chorus.
Then up wi’t a’(3), my ploughman lad,
And hey, my merry ploughman!
Of a’ the trades that I do ken(4),
Commend me to the ploughman!
II
My ploughman he comes hame at e’en,
He’s aften wat and weary:
Cast aff the wat, put on the dry,
And gae to bed, my dearie.(5)
III
I will wash my ploughman’s hose,
And I will dress his o’erlay(6);
I will mak my ploughman’s bed,
And cheer him late and early.
IV
I hae been east, I hae been west,
I hae been at St. Johnston(7);
The boniest sight that e’er I saw
Was the ploughman laddie dancin.
V
Snaw-white stockings on his legs
And siller buckles glancin,
A guid blue bonnet on his head,
And O, but he was handsome!
VI
Commend me to the barn-yard
And the corn mou, man!
I never get my coggie fou (8)
Till I met wi’ the ploughman.
Traduzione italiano di Cattia Salto
I
Il contadino, è un bel ragazzo,
il suo animo è sempre sincero, amico!
con i reggi-calze sotto al ginocchio,
e il berretto blu, amico!
RITORNELLO
Allora “su con la vita”, mio contadinello,
un evviva per il mio allegro contadino!
Di tutti i mestieri che conosco
il mio elogio al contadino.
II
Il mio contadino viene a casa a sera
ed è spesso sudato e affaticato:
levati il bagnato e mettiti l’asciutto
e vieni a letto mio caro.
III
Laverò i pantaloni del mio contadino,
e stirerò il suo cravattino;
farò il letto al mio contadino
e lo renderò felice per benino
IV
Sono stata ad est, sona stata ad ovest,
sono stata a Perth;
la più bella immagine mai vista
era il contadino che danzava.
V
Calze candide sulle gambe
e fibbie d’argento scintillante,
un bel berretto blu in testa,
e oh, com’era bello!
VI
Il mio elogio al fienile
e al mucchio di grano, amico!
Non ho mai avuto la boccia piena (8),
fino a quando non ho incontrato il contadino

NOTE
* traduzione inglese qui
1) jo è un espressione colloquiale scozzese sta per amore mio, mio compagmo
2) la traduzione letterale è giarrettiere di maglia, e si riferisce al sistema utilizzato un tempo per reggere le calze. Evidentemente calze e reggicalze erano considerati degli accessori erotici anche addosso agli uomini!
3) up wi’t è un’espressione poetica e desueta per indicare una grande gioia
4) i Dervish dicono “that I love best”
5) nella versione pubblicata sullo “Scot Musical Museum” (volume II) sono state aggiunte due strofe(qui)
6) owerlay= fascicola cioè quello che usava nel settecento attorno al collo come cravatta ossia una larga striscia di lino: all’inizio (introno al 1600) era una specie di pegno che le fidanzatine donavano al proprio innamorato  che partiva per la guerra, e veniva indossata un po’ per ripararsi dal freddo e un po’ come segno d’affetto. I nobili preferivano al collo il Jabot cioè una pettorina di pizzo arricciato dal collo alto. La cravatta più simile alla nostra risale invece all’800.
7) Perth, Robert Burns ebbe occasione di visitare la cittadina nel suo tour per le Highlands del 1787
8) evidente doppio senso; per la versione “sporca” riportata ne “The Merry Muses of Caledonia” (qui)

continua ROVING PLOUGHMAN

FONTI
http://www.cobbler.plus.com/wbc/poems/translations/503.htm http://www.bbc.co.uk/arts/robertburns/works/the_ploughman_merry_muses/
http://burnsscotland.com/items/v/volume-ii,-song-165,-page-173-the-ploughman

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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