Orientis partibus è una canzone scritta per la Festa dell’Asino per rendere omaggio all’Asino, l’animale accomunato simbolicamente al Cristo.
La Festa dell’Asino (o Festa dei Folli detta a Firenze Festa dei Pazzi) si celebrava in chiesa in diverse regioni d’Europa, nel giorno della Circoncisione di Gesù bambino (il primo di gennaio – vedi Santo Prepuzio); ma la data in questione variava così poteva cadere all’Epifania o al 14 gennaio: Jean-Baptiste Thiers, uno dei primissimi studiosi di queste feste, scrive: “A volte gli ecclesiastici si facevano merito davanti a Dio e agli uomini di danzare in chiesa … così come all’interno di cattedrali e collegiate dove si svolgeva tutta una serie di feste, sottolineate da rituali d’eccezione e da danze liturgiche; una serie quasi ininterrotta che aveva spesso un’appendice nei giorni che seguono l’Epifania, fino all’ottavario incluso in gennaio. Si trattava dunque di un lasso di tempo superiore al mese contraddistinto da alcuni momenti focali, ognuno dei quali con una diversa origine e una forma di devozione particolare, limitata dapprima a un solo giorno e a una sola cerimonia, poi estesa a più giorni. In effetti, tutti questi motivi ispiratori, tutti questi lemmi liturgici finivano col confondersi e ogni gruppo di chierici negli stessi monasteri celebrava una sola grande festa d’inverno, nel giorno imposto da una tradizione sempre molto antica, oppure da una innovazione del tutto arbitraria che nasceva dall’imitazione dei vicini o addirittura dal desiderio di superarli.” (tratto da qui)
LA FESTA DELLE CALENDE D’INVERNO
Lo scopo della festa, (Festa dei Folli, l’Episcopello e l’Asinaria Festa, che andava più generalmente fra il Natale e il primo dell’anno) era rendere omaggio all’asino che non solo lo aveva tenuto al caldo nella grotta, era fuggito con la Sacra Famiglia in Egitto, ma anche aveva portato il Messia adulto sul suo dorso nell’ingresso a Gerusalemme (affinchè si avverassero le Profezie).
La venerazione dell’Asino era ancora diffusa tra i paloecristiani e il medioevo finisce per mantenere molte storie e tradizioni asinine arrivando all’identificazione di Gesù Cristo crocifisso onocefalo.
Gesù Cristo crocifisso onocefalo
“Immagine non necessariamente (o per nulla) blasfema, bensì profondo simbolo sacrificale.
Al raglio asinino, quest’invocazione che sembra così piena di dolore e vuota di speranza, è stato in questo senso associato il grido altissimo di Gesù sulla croce. E all’umile e paziente asinello, segnato dalla croce sulla schiena in ricordo e ringraziamento per il suo servizio nella Domenica delle Palme, si associa appunto il Cristo stesso di cinque giorni più tardi, il Cristo dileggiato e sofferente che, al pari dell’asino, porta sulle spalle la croce sulla quale sarà sacrificato. I corteggi medievali dei condannati montati su asini, e poi ancora le “feste dei folli”, i “carnevali degli asini” e tutti i riti “di rovesciamento” nei quali l’asino veniva abbigliato da re o da vescovo e onorato, rex unius diei prima di venire bastonato e scorticato (o anche semplicemente prima di tornare all’improba fatica di tutti i giorni), conservano tutti la memoria di questo ambiguo ma commovente rapporto fra asino e Cristo, entrambi figure regali ed entrambi obiettivo della crudeltà dell’uomo.” (tratto da qui)
Mal tollerata ma tuttavia praticata dai sacerdoti la Festa dell’Asinello era una mescolanza di sacro e profano, una facezia che però si poteva spingere fino allo scherno della liturgia in una parodia della messa.
C’è da dire che nel Medioevo la chiesa era un edificio polivalente, si celebrano Messe, si tengono assemblee politiche sotto l’egida del Vescovo, si discute di grano e bestiame, si fissano i prezzi delle stoffe, le cattedrali costruite con l’impegno delle Corporazioni erano anche luogo di riunioni e di consiglio in cui si sbrigavano le questioni riguardanti la Corporazione e si pacificavano le contese. Diventa rifugio ospedaliero durante le epidemie o per i pellegrini o i malati in cerca di guarigione, asilo inviolabile dei perseguitati, tomba per gli illustri defunti. Poteva capitare che ci entrassero degli uomini a cavallo e almeno una volta l’anno un asino in abito talare.
Durante la festa nessuna usanza o convenzione si sottraeva al ridicolo, e persino i personaggi più altolocati del regno dovevano rassegnarsi a lasciarsi schernire. Il mondo ivi simboleggiato era eterogeneo, confuso, inebriante, gaio, ardito. Questa festa non fu mai popolare presso le corti alte. Fu costantemente condannata e censurata. Ma nonostante i maneggi di molti ecclesiastici e un’aperta condanna del Concilio di Basilea del 1431, essa sopravvisse fino al secolo XVI. Poi, durante l’epoca della Riforma e della Controriforma, a poco a poco scomparve. I cronisti raramente ne deplorano la scomparsa. (tratto da qui)
L’ASINO
Animale ambivalente nel Medioevo è simbolo sia del Bene, umile, paziente, cavalcatura dei profeti e creatura sapienziale (l’asina di Balaam), ma anche del Male: è l’asino contrapposto al bue simbolo della cristianità e del Popolo Eletto in quanto animale “puro che ha l’unghia bifida e non rumina”, mentre l’asino pagano è “impuro, rumina e ha l’unghia compatta”; è l’asino di Dioniso e quindi cavalcato da Gesù per simboleggiare la chiesa cristiana che trionfa sulle culture precedenti. E’ l’Asino d’oro di Apuleio schiavo dei piaceri della carne, ignorante ma curioso di apprendere la magia.
Scrive Franco Cardini: Dal mito isiaco, quindi, noi abbiamo in un certo senso tratto lo statuto negativo (o quanto meno ambiguo) dell’asino: quello a causa del quale definiamo asini i ragazzi svogliati e le persone ostinate, che rifiutano di assoggettarsi a quei valori cristiani che sono la disciplina e l’umiltà; quello a causa del quale ci sembra assurda e ci fa ridere la famosa immagine dell’asino che vola (a differenza di quella del suo più nobile fratello equino: Pegaso, il cavallo alato, è segno di ascensione e di apoteosi) . L ‘asino non può avere ali né volare in quanto animale ctonio, legato alla terra, correlato all’immagine del caos; e tale lo interpreta anche Carl Gustav Jung. (tratto da qui)
LA MESSA DELL’ASINO
Ma come si svolgeva questa insolita festa natalizia? Una processione si partiva dalla chiesa seguita da dignitari e dal popolo e vi ritornava al seguito di un asino condotto in chiesa fino all’altare. Alla Messa tutti i fedeli rispondevano con dei ragli.
Hez va, hez va, hez va, hez !
Biaux sire asnes, car alez,
Bele bouche, car chantez!
Per l’occasione venne scritta pure una canzone Orientis partibus! Il canto attribuito all’arcivescovo di Sens Pierre de Corbeil, di cui conosciamo testo e musica perchè contenuto nel “Officium stultorum ad usum Metropoleos ac primatialis Ecclesiae Sennonensis” (XIII sec) conservato a Parigi nella biblioteca del Re .
Orientis partibus I Orientis partibus adventavit asinus pulcher et fortissimus sarcinis aptissimus Hey, Hez, sir asne, hey! II Hic in collibus Sichan iam nutritus sub Ruben transiit per Iordanem saliit in Bethlehem III Saltu vincit hinnulos dammas et capreolos super dromedarios velox madianeos IV Aurum de Arabia thus et myrrham de Saba tulit in ecclesia virtus Asinaria V Dum trahit vehicula multa cum sarcinula illius mandibula dura terit pabula VI Cum aristis, hordeum comedit et carduum triticum ex palea segregat in area VII Amen dicas, asine iam satur de gramine Amen, amen itera aspernare vetera | Dalle regioni orientali I Dalle regioni orientali arriva l’asino bello e fortissimo adattissimo al carico Ehi, ehi, sire asino, ehi! II Qui sui colli di Sichan già nutrito sotto Ruben (1) attraversa il Giordano sale a Betlemme III Sconfigge nel salto il giovane mulo i giovani daini e i caprioli superiore in velocità ai dromedari medianiti IV L’oro d’Arabia l’incenso e la mirra di Saba (2) portò alla chiesa la virtù dell’asino (3) V Quando traina il suo carretto con molto carico con la sua mandibola tritura il duro foraggio VI Con frumento e orzo mangia e il cardo il grano dal loglio separa nell’aia (4) VII Di’ amen, asino già sazio d’erba Amen, ancora amen rifiuta il passato |
NOTE
* Orientis partibus versione italiana rielaborata dalla traduzione di Daniele Benedetti (qui)
(1) Ruben è il figlio primogenito di Giacobbe. Ancora Carini scrive ” gli Ebrei sembrano condividere con gli altri popoli semiti del vicino Oriente un atteggiamento di sostanziale simpatia e anche di venerazione nei confronti dell’asino. Esso è sovente cavalcatura dei profeti, e nell’episodio di Balaam è l’asina che riconosce per prima l’angelo del Signore (il che servirà da prototipo a molti celebri miracoli medievali nei quali l’asino s ‘inginocchia dinanzi all’ostia consacrata e così via)”
(2) l’asino che entra nella chiesa entra simbolicamente in Gerusalemme ossia nella pace. La terra di Saba era nel Medioevo la terra dei maghi-astrologi.
(3) per gli iniziati la Chiesa aveva abbandonato il cammino verso la conoscenza esoterica, così l’asino glorificato indica una via iniziatica asinina (la via del Matto) continua
(4) un tempo vi utilizzavano gli animali per decorticare il grano: sopra il grano disteso nell’aia si facevano camminare in circolo bovini o asini che trascinavano una pietra piatta con delle scanalature (o anche semplicemente facendo camminare gli animali sul grano).
FONTI
http://markhedsel.blogspot.it/2014/12/il-significato-arcano-della-festa-dell.html
http://www.ctonia.com/pagine/Scritti/patiboli/rituali_di_rovesciamento.htm
http://www.doctorlizmusic.com/mctcchoirs/wp-content/uploads/2012/07/Orientis-Partibus-analysis-1.pdf
http://web.mclink.it/MH0077/IlGiardinoDeiMagi/Giardino%201/cardini_asino_6.htm
https://www.mondimedievali.net/Immaginario/asino.htm
http://web.csepasca.it/lasino-del-medioevo