Re Gilardin/Re Arduin: La morte occultata nelle ballate piemontesi

La Morte Occultata è un tema ballatistico condiviso nel folklore dal Nord al Sud dell’Europa.
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Re Gilardin è una ballata piemontese di origine alto medievale, raccolta e pubblicata in diverse versioni da Costantino Nigra nella sua antologia “Canti popolari del Piemonte”.

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Scrive Costantino Nigra nei “Canti popolari del Piemonte”: Morte Occulta n°21
“Nel 1881, SVEND GRUNDTVIG pubblicò a Copenaga un interessante studio comparativo sul tema di questa canzone, che nei paesi Scandinavi s’intitola da Olaf o Olaf (1). Egli vi passa in rassegna i canti popolari Danesi, Svedesi, Norvegi, lslandesi, Scozzesi, Vendi, Boemi, Tedeschi, Francesi, Italiani, Catalani, Spagnuoli e Brettoni, che hanno colla canzone di Olaf relazioni più o meno strette, e conchiude opinando per l’origine Celtica della medesima.
Parlando dell’opuscolo di GRUNDTVIG nel n° 41 della Romania (gennaio 1882), GASTONE PARIS annunziò l’intenzione di esaminare le questioni in esso sollevate intorno all’origine e alla trasmissione di questo canto che ha avuto una grande diffusione in tutta Europa. Gastone PARIS è uno dei primi maestri, per data e per valore, di questi studi. Gli si deve quindi lasciare il compito ch’egli promise di assumersi, e che nessuno potrebbe eseguire con maggiore serenità, di giudizio e con maggior competenza. L’illustre romanista troverà intanto nelle lezioni Piemontesi qui riprodotte da una precedente pubblicazione nella Romania (2) qualche elemento di più per i suoi studi comparativi. È da sperarsi che egli non darà più a questa nobile canzone il titolo volgare e non giustificato di Jean Renaud. La prima parte di questo titolo, Jean, è un bastardo germoglio delle meno pure lezioni Francesi, mentre in altre, più numerose e meno guaste, l’eroe è detto Roi Louis, Louis, Roi Renaud, Fils Renaud, Arnaud l’Infant, Arnaud, o Renaud senz’altro.

Nelle lezioni Italiane è detto Conte Angioino, Conte Cagnolino, Re Carlino, Re Luigi, il Principe, il Re, e Re Rinaldo. Adunque, se si vuole, la canzone Francese s’intitoli pure Renaud, ma si sopprima il Jean che non ci ha proprio che fare (3). Per noi la canzone avrà, il titolo di Morte occulta, che può applicarsi a tutte le lezioni. L’argomento è questo. ll marito, che sara Rinaldo, Luigi, Carlino, Angiolino, conte, principe o re, giunge a casa morente. La madre gli annunzia che la sposa gli partorì un figlio. Egli risponde che gli si prepari il letto perchè morrà presto. La sposa, che è in letto fresca di parto, ode il pianto dei servitori, delle cameriere, il suono delle campane, i colpi dei falegnami che fanno la cassa, chiede il perchè di tutto ciò alla madre, che le cela il meglio che può la morte del marito.
Ma finalmente le due donne devono andare in chiesa, e lungo la strada la sposa e colpita dalle allusioni che la gente fa alla sua condizione di vedova. Entrata in chiesa, la sposa vede sotto il banco una tomba fresca. Allora la suocera le dice che non può più celarle che suo marito e morto e sepolto. La sposa, in alcune lezioni, esclama che vuol morire anch’essa per ricongiungersi col defunto.

Il primo, in Italia, a dare indizio di questa canzone fu Luigi CARRER in un articolo sulla poesia popolare, inserito nelle sue opere stampate a Venezia nel 1841. Io ne menzionava l’esistenza in Piemonte fin dal 1854. Una lezione Veneta fu poi inserita nella raccolta di WIDTER-WOLF, una Monferrina e una Emiliana furono pubblicate da FERRARO, e ulla Istriana da IVE (4). Vi sono pure altre canzoni Italiane che sembrano avere qualche relazione con questa, e sono quella di Cento nella raccolta Emiliana del FERRARO, che ha per titolo La lavandaia, quella della raccolta di MAZZATINTI che ha per titolo Ruggiero, e quella pubblicata da SALVATORI nella Rassegna Settimanale, di Roma, che ha per titolo Luggieri (5).
Sette lezioni Piemontesi furono da me pubblicate nel 1882, nel tomo XI della Romania; e sono quelle stesse qui riprodotte, insieme con un racconto orale che sembra avere attinenza colla canzone e specialmente colle lezioni Scandinave e Brettone.

NOTE
1) Elveskud GRUNDTVIG, Kjoebenhaun, 1881.
2) Romania, XI, 391.
3) Ho insistito su questo punto, perche quando una canzone è battezzata in Francia, corre il mondo con quel battesimo, buono o triste che sia. I Francesi possedono nella loro lingua uno dei più perfetti strumenti di precisione che esistano per esprimere il pensiero, e hanno quindi l’invidiabile privilegio, dovuto al loro genio, di volgarizzare più d’ogni altra nazione le cognizioni umane. Ma appunto per questo incombe ai raccoglitori Francesi più che agli altri il dovere di usare nelle denominazioni delle loro canzoni popolari un grande discernimento.
4) Il Cimento, Torino, Franco Anno II 1854 fasc. XVII- WIDTER-WOLF, Volks aus Venet, 61- GIUS. FERRARO, C. pop. Monf, 34; id.C. pop. di Ferrara, ecc. 84 – ANT. IVE, C. pop. Istr, 344
5) GIUS. FERRARO, C. pop. di Ferrara, ecc, 52 – GIUS. MAZZATINTI, Canti pop. Umbri, 286- GIULIO SALVATORI, La Rassegna settimanale del 22 giungo 1879, p. 485.

IL DONO DELLA FATA

Costantino Nigra riporta anche una fiaba sullo stesso tema della ballata, ascoltata delle vecchie contadine di Castelnuovo.

Arthur_Rackham- il dono della fata

C’era un cacciatore che cacciava spesso per la montagna. Una volta vide sotto una balza una donna molto bella e riccamente vestita. La donna, che era una fata, accennò al cacciatore di avvicinarsi e lo richiese di nozze.
Il cacciatore le disse che era ammogliato e non voleva lasciare la sua giovane sposa. Allora la fata gli diede una scatola chiusa, dicendogli che dentro v’era un bel dono per la sua sposa; e gli raccomandò di consegnare la scatola a questa, senza aprirla. Il cacciatore partì colla scatola.
Strada facendo, la curiosità  lo spinse a vedere che cosa c’era dentro. L’aperse, e ci trovò una stupenda cintura, tinta di mille colori, tessuta d’oro e d’argento. Per meglio vederne l’effetto, annodò la cintura a un tronco d’albero. Subitamente la cintura s’infiammò e l’albero fu fulminato.
Il cacciatore, toccato dal folgore, si trascinò fino a casa, si pose a letto e morì

Arthur_Rackham- Re Gilardin nel bosco

Nella versione bretone e piemontese si pone maggiormente l’accento sulla seconda parte della storia, dove viene occultata alla promessa sposa, la morte del re.

Una caratteristica che permea un po’ tutte le versioni della ballata nelle lingue romanze:  Comte Arnau (nella versione occitana), Le Roi Renaud (quella francese) e Re Gilardin (quella piemontese).
La relazione tra il cavaliere-re e la fata-sirena è più sfumata rispetto alle versioni nordiche, sembra prevalere una visione più “cattolica”  e intransigente in merito alle relazioni sessuali… infatti nelle lezioni italiane bosco e fata scompaiono tout court, e il cavaliere ritorna dalla guerra ferito a morte.

RE GILARDIN

Il gruppo alessandrino La Ciapa Rusa (fondatori Maurizio Martinotti e Beppe Greppi) raccolse sul campo -tra le tante ricerche etnografiche presso gli anziani cantori e i suonatori della tradizione musicale delle Quattro province, il canto popolare Re Gilardin. (per la precisione in Alta Val Borbera)

RE GILARDIN*
I
Re Gilardin, lü ‘l va a la guera
Lü el va a la guera a tirar di spada
(Lü el va a la guera a tirar di spada)
O quand ‘l’è stai mità la strada(1)
Re Gilardin ‘l’è restai ferito.
Re Gilardin ritorna indietro
Dalla sua mamma vò ‘ndà a morire.
II
O tun tun tun, pica a la porta
“O mamma mia che mi son morto”.
“O pica pian caro ‘l mio figlio
Che la to dona ‘l g’à ‘n picul fante(2)”
“O madona la mia madona(3)
Cosa vol dire ch’i  sonan tanto?”
“O nuretta, la mia nuretta
I g’fan ‘legria al tuo fante”
III
“O madona la mia madona(3)
Cosa vol dire ch’i cantan tanto?”
“O nuretta, la mia nuretta
I g’fan ‘legria ai soldati
“O madona , la mia madona
Disem che moda ho da vestirmi”
“Vestati di rosso, vestati di nero
Che le brunette stanno più bene”
IV
O quand l’è stai ‘nt l üs de la chiesa
D’un cirighello si l’à incontrato
“Bundì bongiur an vui vedovella”
“O no no no che non son vedovella
g’l fante in cüna e ‘l marito in guera”
“O si si si che voi sei vedovella
Vostro marì l’è tri dì che ‘l fa terra”
V
“O tera o tera apriti ‘n quatro
Volio vedere il mio cuor reale”
“La tua boca la sa di rose(4)
‘nvece la mia la sa di terra”

traduzione italiana di Cattia Salto
I
Re Gilardino va alla guerra
va alla guerra a tirar di spada
(va alla guerra a tirar di spada)
e quando si è trovato a metà strada,
Re Gilardino è stato ferito
Re Gilardino ritorna indietro,
vuole andare a morire vicino alla madre
II
Tum-Tum batte alla porta
“O mamma mia, sono morto”
“Batti piano, caro figliolo
che la tua signora ha un piccolo in fasce”
“O signora, mia signora
perchè suonano tanto?!”
“O mia nuorina, la mia piccola nuora
fanno festa al tuo bambino”
III
“O signora, mia signora
perchè cantano tanto?!”
“O mia nuorina, la mia piccola nuora
sono i soldati che fanno baldoria”
“O signora, mia signora
ditemi in che modo mi devo vestire”
“Vestiti di rosso e nero
che addosso alle brunette stanno meglio”
IV
E quando è stata sulla porta della chiesa
ha incontrato un chierichetto
“Buon giorno a voi vedovella”
“O no no non che non sono vedovella
ho il bambino nella culla e il marito in guerra”
“O si si che voi siete vedovella
Vostro marito è da tre giorni sotto terra”
V
“O terra apriti in quattro
voglio vedere il mio cuore di re”
“La tua bocca sa di rose
invece la mia sa di terra!”

NOTE
*(Da una registrazione originale di Maurizio Martinotti in alta Val Borbera)
1) inevitabile il richiamo dantesco “nel mezzo del cammin di nostra vita” (con corollario di bosco), in questo contesto il trovarsi a metà strada allude ad un cambiamento che muta per sempre la vita del re, ovvero dell’eroe.
2) probabilmente il figlio è nato mentre il re era in guerra e quindi egli apprende della sua paternità nel momento della morte!
3) è la nuora che parla per chiedere il motivo del trambusto e nelle risposte le si occulta il vero motivo dei preparativi: si sta allestendo il funerale del re
4) è il re defunto che parla alla moglie, ossia la saggezza popolare, i tempi della sepoltura lacrimata sono ancora a venire.. Nella versione francese (e occitana) di Re Renaud invece la terra si spalanca e la bella viene inghiottita

La Ciapa Rusa ne fa un primo arrangiamento, in questa prima versione è allestita una sorta di  rappresentazione drammatica sul modello  delle compagnie dei guitti di un tempo con la voce narrante, il re Gilardin, la madre, la vedova, il chierichetto in chiesa. Ci possiamo immaginare tutta la sceneggiata più tragica che comica – virata in horror con il morto che strappa un ultimo bacio alla sua vedova!!

“Ten da chent l’archet che la sunada l’è longa – Canti e danze tradizionali dell’ alessandrino” 1982.

La lingua usata è un italiano piemontizzato, si confronti con la traduzione, sembra più un linguaggio “letterario” che dialettale.

Il gruppo rifondatosi con il nome di Tendachent (restano Maurizio Martinotti – ghironda e canto, Bruno Raiteri -violino e viola- e Devis Longo – canto, tastiere e fiati) ripropone ancora la ballata nel primo album della nuova formazione “Ori pari“, 2000, con un sound più progressive (ora il gruppo è definito folk-rock progressivo nord-italiano)

Maurizio Martinotti ha ancora riproposto Re Giraldin in Medley con Lo Compte Arnaud registrata dal supergruppo Dòna Bèla (voci di Renat Sette e Maurizio Martinotti) 2014 – per la versione provenzale

Gordon Bok, Beth Bergerhof & Ann Mayo 
in Ensemble 1988

La formazione di Gordon Bok ricalca con una discreta bravura la versione piemontese. Gordon dice di aver ricevuto l’album della Ciapa Rusa tramite il giornalista musicale italiano Mauro Quai. Un’ulteriore rifacimento del trio Kallet, Epstein and Cicone qui (1993)

Tendachent
Donata Pinti in “Io t’invoco, libertà!: La canzone piemontese dalla tradizione alla protesta” 2010 con l’accompagnamento alla chitarra di Silvano Biolatti

RE ARDUIN

Cantovivo registrò la stessa ballata col titolo “Re Arduin” già raccolta dalla tradizione orale da Franco Lucà, nel 1984 ad Alpette Canavese, esecutore Battista Goglio “Barba Teck” (1898-1985 )

RE ARDUIN
I
Re Arduin (1) a ven da Turin
Re Arduin a ven da Turin
Ven da la guera l’è stai ferì
Ven da la guera l’è stai ferì
II
O mamma mia preparmi ‘l let
La cuerta noira e i linsöi di lin
III
O mamma mia cosa diran
Le fije bele ca na stan lì
IV
O no no no parla en tan
La nostra nora l’à avù n’infan
V
O mamma mia (2) disimi ‘n po’
Che i panatè a na piuren tan
VI
A l‘àn brüsà tüti i biciulan (3)
L‘è par sulì c’a na piuren tan
VII
O mamma mia cosa diran
Perché da morto na sunen tan
VIII
Sarà mort prinsi o quai signor
Tüte le cioche a i fan unur
IX
Re Arduin a ven da Turin
L‘è ndà a la guera l’è stai ferì
X
O tera freida apriti qui
Ch io vada col mio marì

Recente la rielaborazione di Andrea Capezzuoli e la Compagnia

traduzione italiana*
I
Re Arduino viene da Torino
Re Arduino viene da Torino
viene dalla guerra è stato ferito
viene dalla guerra è stato ferito
II
O mamma mia preparami il letto
la coperta nera e le lenzuola di lino
III
O mamma mia cosa diranno
le figlie belle che stanno lì
IV
O non parlar tanto
la nostra nuora ha avuto un bambino
V
O mamma mia ditemi un poco
perché i panettieri piangono tanto
VI
Hanno bruciato tutti i “biciulan”
è per quello che piangono tanto
VII
O mamma mia cosa diranno
perché da morto suonano tanto
VIII
Sarà morto il principe o qualche signore
tutte le campane gli fanno onore
IX
Re Arduino viene da Torino
è andato alla guerra è stato ferito/
X
O terra fredda apriti qui
che io vada con il mio marito.
NOTE
* da qui
1) Arduino d’Ivrea (marchese di Ivrea e primo re d’Italia) è ancora estremamente popolare nel Canavese omaggiato in molte rievocazioni storiche
2) in realtà è la nuora che chiede informazioni sui lamenti e le campane a morto (tema della morte occultata) mentre nella prima parte (strofe II e III) è Arduino che parla. Solo nella IX strofa è annunciata la morte di Arduino
2) “hanno bruciato tutto il pane” i bicciolani sono dei biscotti tipici del Vercellese, ma a Torino i biciulan sono dei pani di forma lunga e sottile (un po’ panciuta nel mezzo e sottile alle punte), la versione piemontese della baguette!

FONTI
https://www.piemunteis.it/wp-content/uploads/21.-Morte-occulta.pdf
http://chrsouchon.free.fr/chants/italren.htm
https://minimazione.wordpress.com/2007/08/22/re-gilardin-alla-guerra/
http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=1048
http://www.nspeak.com/allende/comenius/bamepec/multimedia/saggio1.htm
http://www.traditionalmusic.co.uk/child-ballads-v2/child8-v2%20-%200371.htm
http://amischanteurs.org/wp-content/uploads/Canti-di-Donata-Pinti.pdf

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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