La pesca dell’anello

[Nigra 66; trad.]

La pesca dell'anello
“La pesca dell’anello”

“La pesca dell’anello” è una ballata piemontese e più in generale una barcarola popolare in tutta Italia, con centinaia di versioni dal Piemonte alla Sicilia.
Costantino Nigra (n. 66) distingue la serie lieta delle barcarole italiane dalla serie dolente delle barcarole francesi. Nella prima l’anello viene ripescato dal marinaio (o pescatore) che chiederà in cambio un bacio alla donna; nella seconda il pescatore annega nel mare. Quest’ultima forma presenta un’analogia tematica con la leggenda dell’uomo-pesce, diffusa nell’Italia meridionale anche con il nome di Nicola-Pesce detto Cola-Pesce. La leggenda narra infatti la morte in mare dell’uomo-pesce dopo essersi tuffato per riportare al re Federico II di Sicilia una coppa d’oro, o in altri casi una palla di cannone.  [Nigra 1888]. (tratto da qui)

Il tema è quello dell’iniziazione all’amore abbinato con le “Imprese impossibili/difficili” eppure il richiamo al mito della sirena è molto forte.

E la bella la ‘n va al fosso, la rielaborazione

La ballata si articola sostanzialmente in due filoni: nella versione a) ci sono tre ragazze-sorelle e una di loro si mette a navigare; nella versione b) la ragazza è solo una e va al mare (o al torrente) a fare il bucato.
In Piemonte si trovano entrambi i filoni.
Dal canto di Teresa Viarengo abbiamo una rielaborazione della ballata versione b) “La Pesca dell’anello” unita a dei versi volanti presi da Cecilia e Fior di Tomba a formare una nuova storia

E la bella la ‘n va al fosso, la ‘n va al fosso a lavar
i nel mentre che la lava, e l’anél si jè cascà.
Si l’àn varsa gli occhi al cielo, si l’an vede mai nessun
Si l’àn varsa gli occhi all’ombra, si la vede un pescator
“O pescator chi pesca i pesci seve li pescar ‘l me anel”
“O si, si vel pescheria, ma je andrè vol es pagà”
“Vi darò trecento scudi, e la borsa del danàr”
“Me non voi ne l’un ne l’alter, e su bel bacin d’amor”
“E piuttosto che baciarti, e me salterò in el mar”
-prosegue il tema di Cecilia-
-prosegue il tema fiore di tomba-

La bella va al torrente, va al torrente a lavare
e mentre lava, le casca l’anello.
Alza gli occhi al cielo e non vede nessuno
alza gli occhi in basso e vede un pescatore
“Pescatore che peschi i pesci, mi peschereste l’anello?”
“Si ve lo pescherei ma voglio essere pagato”
“Vi darò trecento scudi e la borsa dei soldi”
“Io non voglio nè l’uno nè l’altro, solo un bacio d’amore”
“Piuttosto che baciarti mi getterò nel mare”

Secondo M. Dazzi, l’origine di “La pesca dell’anello” va ricercata in “Le son tre fantinelle, tutte tre da maridar” e in “E mi levai d’una bella mattina” risalenti al ‘500. Il motivo delle tre sorelle in attesa di scoprire l’amore sulla riva del mare è coevo alla poesia provenzale del XII o XIII secolo dal titolo “Trois sereurs seur rive mer | chantent cler” (“Tre sorelle sulla riva del mare | cantano con voci chiare”) [cfr. A. Roncaglia, Poesia dell’età cortese, Milano 1961, p. 422]  (e anche qui)
Nella maggior parte dei casi le varianti di “La pesca dell’anello”e si presentano con un ritornello caratteristico dopo il primo verso della strofa come ad esempio nella versione romagnola “Rama di rosa e campo di fior”

Per una disamina puntuale della ballata nelle sue versioni diffuse per tutt’Italia nelle sue implicazioni e significati
Antiche canzoni epico-liriche italiane: la pesca dell’anello a cura di Diego Carpitella
RaiTeche qui

Fabrizio Poggi e Turututela

In questa versione Poggi vuole recuperare il finale triste della lezione francese, ma invece di far morire il pescatore fa morire la fanciulla, contaminando il finale con versi altrettanto popolari sulla scia del Fiore di Tomba.

La pesca dell’anello – Tre Sorelle

Riccardo Tesi & Banditaliana (Riccardo Tesi, Maurizio Geri e Claudio Carboni) in  Banditaliana 1998 con il titolo Tre sorelle
-canzone popolare pistoiese

Erano tre sorelle, e tutte e tre d’amor
La più piccina di quelle si mise a navigar
E il navigar che fece, l’anello cascò in mar
“Bel pescator dell’onda, vieni a pesca’ più in qua
Ripescami l’anello che mi è caduto in mar
“Quando l’avrò pescato, che cosa mi vòi dar?
“Ti darò cento scudi e borsa ricamà’
“Non voglio cento scudi, né borsa ricamà’
Solo un bacin d’amore, se tu me lo vòi dar
“Ma che diran le genti che ci vedran baciar?
“Si va dietro alle mura, nessuno ci vedrà

Riccardo Tesi e Claudio Carboni
(voce Ginevra di Marco) in Crinali 2006
La tradizione musicale dell’Appennino bolognese in cerca di mare: la ballata La pesca dell’anello è riscritta da Geri e Carboni su testo di Geri e Tesi

C’eran tre sorelle, tutte e tre d’amore
la prima Caterina l’altra Gentil-Fiore
Lisetta la più bella volle navigare
e nel mentre navigava all’aria fina
l’anello che portava ohi bella ohi là
l’anello che portava cadde in fondo al mare.
Gli occhi volse al cielo e vide luna e sole
gli occhi volse all’onda ohi bella ohi là
gli occhi volse all’onda e vide un pescatore.

“O bel pescator che navighi sull’onda
ripescami l’anello ohi bel ohi là
ripescami l’anello che è caduto in mare!”
“Se l’andrò a pescare mia Lisetta bella
se io l’andò a pescare ohi bella ohi là
in cambio dell’anello cosa mi vuoi dare?”

“Quando tu l’avrai trovato pescatore
ti darò cento scudi ohi bel ohi là
ti darò cento scudi e borsa di denari”
“no non voglio cento scudi mia Lisetta
solo un bacin d’amore ohi bella ohi là
solo un bacin d’amore se me lo vuoi dare”
“Che dirà la gente se ci baceremo?”
“Diranno che è l’amore Lisetta ohi là
Diranno che è l’amore che ce lo fa fare”

Lino Straulino in “La bella che dormiva” – La ballata popolare nell’Italia del Nord, 2004
La Macina e la versione marchigiana, con un bell’arrangiamento a valzer lento

C’erano tre sorelle e tutte e tre d’amor.
Ninetta è la più bella si mise a navigar.
Dal navigar che fece l’anello gli cascò.
Alzando gli occhi al cielo lei vide un pescator.
Bel pescator dell’onde venitemi a pescà
Cosa t’ho da pescare, l’anello mi cascò
Se io te lo ritrovo, che cosa mi darè
Vi darò cento scudi, e borsa di lamè (ricamà)
Non voglio 100 scudi né borsa di lamè
Solo un bacin d’amore se tu me lo vuoi dar
Ci bacerem di notte
la luna le stelle la spia non la fa’

There were three sisters, and all three made for love
Ninette is the most beautiful, she began to sail
For the long sailing she did, her ring fell down
Looking up to heaven, She saw a fisherman
Handsome fisherman of the waves, come to fish for me
What shall I catch for you, The ring that fell from me
If I find it, what will you give me?
I’ll give you a hundred crowns, and bag of lame
I do not want a hundred crowns, nor bag of lame
Only a kiss of love if you want to give it to me
We’ll kiss at night,
the moon, the stars will not betray us
[Traduzione inglese (da qui)]

Tandarandan in “Épata, la musica delle stagioni” 2005

Gigliola Cinquetti 
Giulia Rippa Canti popolari del Tesino registrazioni del 1977-1978 A cura di Renato Morelli.

LA VERSIONE CABARETTISTICA: “La Bella la va al fosso

Più comunemente nota come “La Bella la va al fosso” la versione lombarda viene dal gruppo dei Gufi e dal mondo del varietà: nel ritornello si evidenziano le verdure a foglia verde primaverili: rapanelli, rafani (remolazz= remolacci dallo spagnolo “remolacha” radici bianche a forma di carota, simili alle rape) , barbabietole e spinaci. Nelle ballate antiche (e non solo di quelle in lingua inglese)  non sono insoliti ritornelli su fiori,  erbe e piante, forse il più famoso è quel “prezzemolo, salvia, rosmarino e timo” (in inglese Parsley, sage, rosemary and thyme) che nella versione di Simon & Garfunkel divenne il tormentone musicale sul finire degli anni sessanta.

L’aggiunta di erbe, verdure, fiori nel ritornello annunciava al pubblico l’ascolto di una storia “piccante” ovvero a sfondo erotico con significati più o meno nascosti. Il pubblico così era avvisato che le parole e le frasi avevano dei doppi sensi.

I Gufi

La versione dei Gufi ritrae una procace lavandaia che, sebbene abbia un anello al dito (presumibilmente di fidanzamento o un pegno d’amore), non ci pensa due volte a promettere al pescatore galante un incontro in camporella, in cambio del ripescaggio dell’anello perduto mentre lavava.

I Girasoli un po’ swing
Tratto da “Il poeta ed il contadino”
Cochi e Renato con Jannacci

La bella la va al fosso ravanej remolazz
barbabietol e spinazz trii palanch al mazz
la bella la va a l fosso al fosso a resentar
e al fosso a resentar.
Intant che la resenta la gh’e cascà l’anell
La svalza gli occhi al cielo la vede il ciel seren
La sbassa gli occhi all’onda la vede un pescator
“Oh pescator dell’onda pescatemi l’anell
E quand l’avrai pescato un regalo ti farò
Andrem lassù sui monti sui monti a far 1’amor

La bella va al torrente, rapanelli, rafani
barbabietole e spinaci, tre soldi al mazzo
La bella va al torrente per sciacquare (i panni)
al torrente per sciacquare.
e intanto che lava le cade l’anello.
Alza gli occhi al cielo e vede sereno
abbassa gli occhi all’onda e vede un pescatore
“Oh pescatore dell’onda pescami l’anello
e quando l’avrai pescato ti darò un regalo
andremo sui monti sui monti a fare all’amore”

Per le ramificazioni della ballata in Sicilia vedasi Sergio Bonanzinga, “La “ballata” e la “storia”: canti narrativi tra Piemonte e Sicilia, in Costantino Nigra etnologo. Le opere e i giorni”, Torino : Omega Edizioni qui

FONTI
http://www.italyheritage.com/italian-songs/regional/toscana/la-pesca-dell-anello.htm
http://www.labissa.com/ciciarade-insubri/item/12180-una-celebre-canzone-popolare-lombarda-la-bella-la-va-al-fosso
http://www.museosanmichele.it/apto/schede/la-pesca-dellanello-4/
http://www.teche.rai.it/1959/01/antiche-canzoni-epico-liriche-italiane-la-pesca-dellanello/

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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