Green Man: L’uomo verde guardiano dei boschi


Green Man il mito

man-nature

Il Green Man è lo spirito-guardiano dei boschi, forse un antichissimo dio della vegetazione e della fertilità trasversale a molte culture che prende il nome di Pan, Cernunno, Dioniso..


L’Uomo Verde è una figura archetipa connessa con il ciclo della natura, è la forza verde immanente della Natura. Il mito narra di una Dea, la Madre, che genera (autogenera) il figlio, ma questo figlio non è immortale, e perchè il ciclo della vita si rinnovi, egli deve morire.
La sua morte e rinascita sono la rigenerazione della Primavera e con essa la rigenerazione della comunità che celebra il rito per propiziare la fertilità.

Il Green-man è spesso raffigurato come un volto umano tra il fogliame verde o meglio la sua pelle è di fogliame: nell’illustrazione (Heart of Faerie Oracle tarot, Brian & Wendy Froud) sono artisticamente riprodotte le foglie di quercia, agrifoglio, edera e la foglia palmata dell’acero. Due rami si biforcano simmetricamente come corna, gli occhi sono rossastri come quelli delle fate di Avalon, tra i rami spunta un rametto di vischio con la sua bacca, pianta sacra dei Druidi.
Dalla bocca del Green Man germogliano rametti di sorbo con le caratteristiche bacche rosse. Il sorbo degli uccellatori, come viene comunemente chiamato, rappresenta nella tradizione druidica la rinascita della luce dopo l’inverno ed era quindi considerato l’albero per eccellenza del risveglio della Natura.

E tuttavia tutta questa venerazione del passato si è perduta nel Medioevo quando i vecchi dei sono morti e il Green Man è diventato una sorta di maschera decorativa, da intendersi a volte come benigna, ma più spesso come raffigurazione del maligno.

LA TRIPLICE NATURA DEL GREEN MAN

Il legame profondo tra uomo-natura è tutto nell’archetipo del green man, l’uomo metamorfizzato in albero, un legame che infonde timore ma anche pace e tranquillità, da qui l’ambivalenza del simbolo benigno o maligno a seconda del contesto: le immagini sorridono benevole o sono beffarde e feroci. Ma c’è una terza tipologia del Green Man: quella in cui i volti sembrano spaventati e sofferenti.

British Library, Add MS 18850, the ‘Bedford Hours’ , libro delle ore Parigi, XV sec, il calendario di Settembre (folio 9v)
Notre Dame la Grande, Politiers : X sec: la maschera del Green Man

Nel tardo Medioevo, soprattutto dopo la terrificante esperienza della pestilenza nota come la Morte Nera, raramente si trovano Green Men gioiosi e pacifici. Spesso rami e foglie spuntano fuori dagli occhi, in un’immagine che può risultare terrificante; a volte i denti sono sporgenti o molto pronunciati, quasi a voler cercare di mordere la pianta che spunta dalla bocca, per tagliarla e liberarsi così dalla sua stretta soffocante. Talvolta, infine, troviamo dei volti deformi ed anche questo è un segnale molto forte per la mentalità medievale: a quell’epoca, infatti, le deformità erano un fenomeno molto più frequente e conosciuto che non ai giorni nostri, dovute all’insicurezza sui luoghi di lavoro, alla malnutrizione ed alla scarsa cura verso la gente povera, ed alla medicina non troppo avanzata. Tali incidenti nella vita di un uomo venivano sempre associati a qualche punizione divina per i suoi peccati. Un volto sofferente che si trasforma in pianta, quindi, pone l’accento sul confine tra naturale e soprannaturale, e può suonare come un monito contro il peccato e le tentazioni.

Un’altra tipica rappresentazione che si può trovare è quella di Green Man che mostrano la lingua, probabilmente ispirata alle classiche maschere della Gorgone, dove si supponeva che questo gesto avesse il senso di scacciare il male. È certo, invece, che la gente del Medioevo non guardasse a questa immagine nello stesso modo: oltre, infatti, ai passi della Bibbia che parlano della lingua come di un “organo sconveniente”, qualcosa che se mostrato poteva dare adito a scandalo, un volto con la lingua di fuori ricordava anche l’immagine dell’impiccato, quindi non certo piacevole. (tratto da qui)

Il Green Man-maschera del Maggio: The Jack-o’-the-Green

Trisha Fountain Design

Nella tradizione popolare inglese The Green Man rinasce in una popolare maschera del Maggio di origini medievali (e presumibilmente ancora più remote). 

Il verde Jack ” (the Green Man, in italiano l’Uomo Verde) è stata una popolare maschera del Maggio inglese, dal medioevo e fino in epoca vittoriana, caduta in disuso alla fine dell’Ottocento, è ritornata a mostrarsi  e a diffondersi a partire dagli anni 1970 nelle sfilate per le feste del Maggio.

William Hone nel suo “The every day book” del 1878 descrive così la maschera di Jack-o’-the-Green “Un tempo un simpatico personaggio vestito con nastri e fiori, rappresentato nelle feste campestri del maggio con il nome di The Jack-o’-the-Green, veniva a volte nei sobborghi di Londra e divertiva i residenti con danze rustiche.  Jack-o’-the-Green portava sempre un lungo bastone da passeggio guarnito di fiori e foglie; lo dimenava durante la danza e poi camminava con il bastone tenuto in alto come il ciambellano del Sindaco”

A Londra la maschera di Jack viene ulteriormente spettacolarizzata dalla corporazione degli spazzacamini, con un ragazzo dentro a una struttura di vimini a forma piramidale, ricoperta di edera e fogliame, sormontata da una ghirlanda di fiori. Se ne andava per le strade con altri suoi compari per ballare e raccogliere offerte in danaro.

JACK IN THE GREEN FESTIVAL A HASTINGS

Come anche dalle altre parti d’Inghilterra l’usanza si era persa agli inizi del Novecento, ma a Hastings  (East Sussex, Inghilterra) i “Mad Jacks” -il gruppo locale di Morris dance – hanno avuto la brillante idea di riprendere la tradizione, organizzando principalmente una festa chiassosa e verdissima che dura un lungo fine settimana dal venerdì al lunedì!
La festa si conclude con la morte simbolica di Jack in the Green a ricordare i sacrifici rituali di Beltane.

Dopo secoli ancora il mistero, selvaggio e inquietante, dello smembramento di Jack privato di tutte le sue foglie gettate alla folla!

May Day in Hastings 2020

Filmato di Ewan Golder & Daniel Penfold (musica dei The Child Wren) così scrivono nelle note del video “Dal 1983 sulla scia del revival folkloristico si organizza a Hastings l’annuale Jack In The Green Festival durante il weekend del primo maggio. Il “Jack”, coperto da capo a piedi da ghirlande di fiori e foglie, sfila per le strade prima di essere “sacrificato”. La sua morte segna la fine dell’inverno e la nascita dell’estate. Beltane è il nome gaelico di questo festival. Il filmato segue il viaggio di Jack per le strade di Hastings, alla sua inevitabile dipartita sulla collina.

Canti e danze, gare di tamburi, session di musica folk, concerti, si susseguono per culminare l’ultimo giorno nella parata in costume con i Morris dancers, musicisti, spazzacamini, regine del Maggio, uomini selvatici, e uomini verdi,  per dare il salutare il ritorno di Jack , così una lunga processione si forma dietro di lui , dalle 10 del mattino fino a mezzogiorno dove si confluisce nell’area palco sulla West Hill dove tra rinfreschi, esibizioni dei partecipanti, fiera dell’artigianato si passa il pomeriggio per arrivare alle 4 quando Jack viene simbolicamente ucciso e spogliato delle sue foglie gettate alla folla come portafortuna.

JACK IN THE GREEN & Folk music

Non ho trovato dei veri e propri brani tradizionali sul Green Man, molti sono i canti di questua legati al maggio e altrettanti che parlano della natura che rinverdisce, di fiori che sbocciano e uccelli che cantano i loro richiami d’amore.

Comunque andiamo a cominciare!

Jack in the Green -Ian Anderson

Songs from the Wood il progetto musicale di Ian Anderson -front man e cuore verde del gruppo prog Jethro Tull- che percorre per la prima volta il sentiero del folk-rock. Sono gli anni della collaborazione con gli Steeleye Span e i Fairport Convention, quando Ian legge il libro che gli ha regalato il suo manager “Folklore, Miti e leggende della Bretagna”, non ultimo il ritiro nella campagna inglese a seguito del secondo matrimonio nella grande magione comprata come nido d’amore.
Il folk-rock di Ian Anderson è però lontano dal repertorio tipico degli anni 70, è invece il medioevo inglese ad essere al centro degli arrangiamenti strumentali, sia nella scelta degli strumenti acustici che nelle armonizzazioni vocali, sono i miti, i riti e le leggende del folk campagnolo dal retrogusto celtico.

Jethro Tull, Jack in the Green in “Songs from the wood“, 1977

In Jack in the Green Ian suona praticamente tutto da solo, il Green Man è un soldato dell’estate avvolto in una redingote di velluto verde con un bastone da passeggio che beve tazze di rugiada e porta la bandiera del verde oltre l’inverno.

I
Have you seen Jack (1)-In-The-Green?
With his long tail (2) hanging down.
He sits quietly under every tree –
in the folds of his velvet gown.
He drinks from the empty acorn cup
the dew that dawn sweetly bestows.
And taps his cane upon the ground –
signals the snowdrops it’s time to grow.
II
It’s no fun being Jack-In-The-Green –
no place to dance, no time for song.(3)
He wears the colours of the summer soldier
carries the green flag all the winter long.
III
Jack, do you never sleep –
does the green still run deep in your heart?
Or will these changing times,
motorways, powerlines, keep us apart?
Well, I don’t think so –
I saw some grass growing
through the pavements today.
IV
The rowan (4), the oak and the holly tree (5)
are the charges left for you to groom.
Each blade of grass whispers
“Jack-In-The-Green.”
Oh Jack, please help me
through my winter’s night.
And we are the berries on the holly tree.
Oh, the mistlethrush is coming (6).
Jack, put out the light.

I
Hai visto l’Uomo Verde ?
Con la sua lunga coda penzoloni
si siede tranquillamente sotto ogni albero-
avvolto nel suo abito di velluto.
Beve dalla tazza di una ghianda cava
la rugiada che l’alba dolcemente dona
e batte il bastone a terra-
per avvisare i bucaneve che è l’ora di spuntare.
II
Non è divertente essere l’Uomo Verde
-nessun posto per ballare, né tempo per cantare.
soldato che indossa i colori dell’estate-
e porta la bandiera del verde oltre l’inverno.
III
Uomo, non dormi mai-
il verde ancora scorre nel fondo del tuo cuore?
O questi tempi mutati,
autostrade, linee elettriche, ci separeranno?
Beh, io non la penso così-
ho visto dell’erba crescere
in mezzo al marciapiede oggi.
IV
Il sorbo, la quercia e l’albero di agrifoglio
sono i doveri di cui farti carico.
Ogni filo d’erba sussurra
“Uomo Verde”.
Oh, Uomo, ti prego, aiutami
nella notte del mio inverno
che noi siamo bacche sull’albero di agrifoglio.
Oh, il tordo sta arrivando.
Uomo, spegni la luce.

NOTE
1) Jack è il diminutivo di due diversi nomi James (Giacomo) e John (Giovanni, Gianni), ma più che un  nome proprio qui sta a indicare l’Uomo Verde
2) è la coda della giacca tipo redingote molto fashion nell’ottocento (e nello steampunk)
3) il primo maggio era la festa del Verde Jack, con le maschere che andavano in giro a cantare e a ballare in una sorta di questua continua
4)  I druidi consideravano il sorbo l’albero dell’Aurora dell’anno ed era il simbolo del ritorno della luce per la sua rinascita primaverile. Ma quel che più era sacro erano i frutti che ritenevano fossero il cibo degli dei, in grado di ringiovanire, di allungare la vita, di saziare e di curare ferite gravi . L’albero, veniva spesso piantato nelle vicinanze di case e stalle a loro protezione, perché si riteneva che allontanasse i fulmini; se cresceva spontaneamente vicino alle abitazioni, era portatore di buona sorte, fortuna. (tratto da qui)
5) L’agrifoglio è un albero dalla simbologia maschile, legato all’amore fraterno e alla paternità, la controparte invernale della Quercia. Sir James George Frazer, nel suo libro “Il Ramo d’Oro” e Robert Graves, in “La Dea Bianca” e “I Miti Greci”, hanno descritto una cerimonia rituale che veniva, secondo loro, praticata nell’Antica Roma e in altre culture europee più antiche: la lotta rituale tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia, lotta che garantiva l’alternarsi delle stagioni invernale e estiva. (continua)
6) I tordi ed i merli sono insensibili alla tossicità delle bacche dell’agrifoglio e ne consumano grandi quantità diventandone i disseminatori. L’agrifoglio maschio inizia a fiorire “da grande”, quando ha circa 20 anni e produce dei fiori piccoli e bianco-rosato profumati da maggio a giungo. Le bacche (sull’agrifoglio femmina) sono verdi e d’autunno diventano di un rosso lucido simile a corallo: restano sull’albero per tutto l’inverno costituendo una importante fonte di cibo per gli uccelli (attenzione perché le bacche sono invece tossiche per l’uomo)

seconda parte

FONTI
http://www.hastingsjitg.co.uk/
http://www.angolohermes.com/Simboli/Green_Man/Green_Man.html
http://insidetheobsidianmirror.blogspot.it/2013/09/la-vera-natura-delluomo-verde.html

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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