Jack Orion/Glasgerion

Jack Orion/Glasgerion
Ballata tradizionale inglese
Roud 145 ; Child 67 ; Ballad Index C067 ; Mudcat 18386 , 25275 ; trad.]
Musica: A. L. Lloyd (1961)

Il bardo gallese Keraint

Glasgerion/Glascurion, è il bardo gallese Y Bardd Glas Keraint (o Geraint)-qualificato dall’aggettivo “glas” ossia Azzurro (erano infatti i Bardi -perlomeno quelli in cima alla gerarchia (ossia di nobili natali) – a vestirsi d’azzurro, come carattere distintivo del loro status sociale) “Keraint il Bardo Azzurro” è citato nei Mabinogion: Keraint figlio di Owain, Principe di Glamorgan visse probabilmente nel VI/VIII secolo. Un personaggio ben distinto da Geraint the Blue Bard inventato al contrario da Iolo Morganwg. Secondo la leggenda il Bardo gallese era stato invitato da Orfeo per suonare assieme ai musici greci.
Ohibò ecco da dove viene il Principe Azzurro delle fiabe!! Senonchè “azzurro“, in lingua gallese, significa “più importante, principale” e infatti 500 anni dopo Chaucher lo colloca nel suo “House of Fame” accanto ad Orfeo (o almeno così ritengono gli studiosi identificando il Glaskirion di Chaucer con il bardo gallese).

Nel Blu tinto di blu

erba guada

Gli antichi Celti ottenevano un colore blu verde-grigio (o azzurro-verde) che chiamavano Glasten o glas o woad dalla lavorazione dell’erba guada, (Isatis tinctoria della famiglia delle Brassicaceae – la famiglia dei cavoli per intenderci), un’erba detta anche erba gialla per via del colore delle sue infiorescenze e che Plinio il vecchio chiamava glastum.
Il colorante si trova nelle foglie le quali si raccolgono con frequenti tagli (4-5 all’anno) – e secondo tradizione l’ultimo taglio si faceva  l’equinozio d’autunno (e nel Medioevo cristiano con il giorno di San Michele Arcangelo).
La pianta oltre che nel Nord Europa fu coltivata anche in molte regioni italiane fino a quando venne soppiantata dall‘indaco indiano portato da Marco Polo dai suoi viaggi in Oriente, una pianta di maggior resa tintoria.

A parte i reperti tessili datati al V secolo a.C. anche Giulio Cesare e Plinio descrivono l’usanza dei Celti di tingersi i corpi prima della battaglia con il guado.
La coltivazione dell’erba guada è stata oggi ripresa e valorizzata sia in Francia che in Italia con ottimi risultati.

Il significato del blu nell’Arte

Nell’antichità greca e romana il blu era considerato un colore poco prestigioso, confuso con il verde e il grigio, finchè poco dopo l’Anno Mille mutarono i gusti e la percezione estetica riguardante tale colore.

Lo storico francese Michel Pastoureau ha datato al 1100 il punto di svolta riguardo al colore blu. Grazie allo sviluppo del commercio e dei mezzi di produzione materiale nacque una nuova sensibilità religiosa e culturale, ed il colore blu si impose sulla scena europea per rimanerci fino ai giorni nostri. Il primo segnale che qualcosa stava cambiando lo diede, in pittura, il mantello della Vergine: precedentemente era stato quasi sempre dipinto di bruno, violetto o bianco in segno di lutto ed  afflizione. Poi, improvvisamente, diventò ovunque di un bel blu chiaro e luminoso, trasformandosi in un simbolo di purezza e misericordia. Vestirsi di blu ormai non era più una stravaganza. Ma nessun libro – scrive Pastoureau- nessuna opera d’arte e nessun avvenimento esercitò tale influenza sulla moda quanto il libro di Goethe “I dolori del giovane Werter”, pubblicato nel 1774. Per almeno 10 anni il capo più richiesto dai giovani di tutta Europa fu proprio “l’abito alla Werter” e cioè la marsina blu che l’eroe indossava quando conobbe Carlotta. Lo stesso Goethe vestiva spesso di blu, e nella sua Teoria dei Colori definì l’associazione del blu e del giallo come l’armonia cromatica assoluta. Ma non fu il solo: al pari del grande scrittore tedesco tutto il movimento romantico portò un culto assoluto al colore blu. Per i romantici il blu costellava la poesia, il sogno, la melanconia, il languore assetato di assoluto.  (un tempo ospitato in http://www.oikos-group.it/contenuti/colore/colore-e-societa/storia-archivio)

Jack Orion

La ballata in Reliques of Ancient English Poetry di Sir Thomas Percy risale sicuramente al medioevo e il nostro Bardo è coinvolto in una vicenda tragicomica: vezzeggiato ospite alla mensa del Re, riesce a sedurre con il suo canto la bella Principessa la quale lo invita a recarsi nella sua camera nel cuore della notte.
Il servitore del Bardo approfitta dell’occasione e gioca d’anticipo entrando per primo nella camera della principessa,  la prende così per terra, senza tante buone maniere. Poi torna negli alloggi del Bardo e lo sveglia per esortarlo ad andare all’appuntamento fissato. Nel vederlo ritornare la Principessa sulle prime si mostra sorpresa e poi scopre di essere stata violata dal servitore del Bardo e preferisce uccidersi. Glasgerion va dal paggio e lo uccide e poi volge la lama su di sè. Una storia come piaceva a quei tempi con tanto spargimento di sangue e uccisioni di giovani vite e rigide regole di comportamento sociale da far rispettare! Come non manca di sottolineare il Venturi la vicenda di per sè doveva richiamare un evento realmente accaduto.

Jack Orion
George Sheridan Knowles –Glasgerion (1892)

Per la traduzione della ballata come trascritta nel Folio Percy (I, 248-252 con le note a margine di Sir Thomas Percy[1]) si rimanda a quanto pubblicato da Riccardo Venturi[2]


Glasgerion was a kings owne sonne,
And a harper he was good,
He harped in the kings chamber
Where cappe and candle yoode,
And soe did hee in the Queens chamber
Till ladies waxed wood.

Traduzione italiana di Riccardo Venturi [1984]
Glasgerion era l’unico figlio d’un re,
Era un buon suonatore d’arpa;
Suonava l’arpa alla corte del re
Dove passavan calici e candelabri,
E così fece nelle stanze della regina
Facendo impazzire le dame.

La versione di AL Lloyd
I
Jack Orion was as good fiddler
As ever fiddled on a string,
And he could drive young women mad
With the tune his wires would sing.
II
He could fiddle the fish out of salt water
Or water from a marble stone,
Or the milk out of a maiden’s breast
Though baby she had none.
III
So he sat and played in the castle hall
And fiddled them all so sound asleep,
Except it was for the young countess,
And for love she stayed awake.
IV
And first he played a slow, slow air
And then he played it brisk and gay,
And, “O dear love,” behind her hand
This lady she did say.
V
“Ere the day has dawned
and the cocks have crown

And flapped their wings so wide,
It’s you may come up to my bedroom door
And stretch out at my side.”
VI
So he lapped his fiddle in a cloth of green
And he stole out on his tip toe,
And he’s off back to his young boy Tom
As fast as he could go.
VII
Ere the day has dawned
and the cocks have crown

And flapped their wings so wide,
I’m bid to go to that lady’s door
And stretch out at her side.
VIII
Well lie down, rest you, my good master,
Here’s a blanket to your hand.
And I’ll waken you in as good a time
As any cock in the land.”
IX
And Tom took the fiddle into his hand,
Fiddled and he sang for a full hour,
Till he played his master fast asleep
And he’s off to that lady’s bower.
X
And when he come to the countess’ door
He twirled so softly at the pin,
And the lady true to her promise
Rose up and let him in.
XI
Well he didn’t take that lady gay
To bolster or to bed,
But down upon her bedroom floor
Right soon he had her laid.
XII
And he neither kissed her when he came
Nor yet when from her he did go,
But in and out of her bower window
The moon like a coal did glow.
XIII
“Oh ragged are your stockings, love,
And stubble is your cheek and chin,
And tangled is that yellow hair
That I saw late yestre’en.”
XIV
“My stockings belong to my boy Tom
And they were the first come to my hand,
And I tangled all my yellow hair
When coming against the wind”
XV
He took his fiddle into his hand,
So saucy there he sang,
And he’s off back to his own master
As fast as could run.
XVI
“Well up, well, my master dear,
For while you sleep and snore so loud
There’s not a cock in all this land
But has flapped his wings and crowed.”
XVII
Jack Orion took the fiddle into his hand
And he fiddled and he played so merrily,
And he’s off away to the lady’s house
As fast as go could he.
XVIII
Well, when he come to the lady’s door
The fiddler twirled upon the pins,
Saying softly, “Here’s your own true love,
Rise up and let me in.
XIX
She says,“Surely you didn’t leave behind
A bracelet or a velvet glove,
Or are you returned back again
To taste more of me love?”
XX
Jack Orion swore a bloody oath,
“By oak and ash and bitter thorn,
Lady, I never was in your room
Since the day that I was born.”
XXI
Oh then it was your little foot page
That falsely has beguiled me,
And woe that the blood of that ruffian boy
Should spring in my body.”
XX
And home then went Jack Orion, crying,
“Tom, my lad, come here to me!”
And he hanged that boy from his own gatepost
High as the willow tree.

traduzione italiana Riccardo Venturi*
I
Jack Orion era il miglior violinista(1)
Che mai avesse suonato su corda,
Faceva impazzire le giovani donne
Quando suonava una melodia sul suo violino
II
Avrebbe fatto uscire i pesci dall’acqua salata
O acqua da una lastra di marmo,
O latte dal petto di una vergine
Sebbene mai avesse avuto figli (2)
III
E continuò a suonare nella sala del castello
Finché, suonando, non li fece addormentar tutti;
tutto a causa della giovane principessa
Che per amore se ne stava sveglia.
IV
E prima suonò una melodia (3) solenne e lenta
E poi ne fece sgorgare una allegra;
E “Oh Amore caro” di nascosto
la dama gli diceva.
V
“All’alba, quando
i galli avranno cantato
E ben sbattuto le loro ali,
allora vieni ed entra in camera mia
per distenderti al mio fianco.”

VI
Ripose il violino in una tela verde
e, muovendosi con circospezione,
corse via dal suo giovane servo Tom,
più veloce del vento.
VII
All’alba, quando
i galli avranno cantato

E ben sbattuto le loro ali,
Sono stato invitato a entrare da quella dama
Per distendermi al suo fianco.”
VIII
“Giaci pure nel tuo letto, caro padrone,
ecco prendi una coperta;
ti sveglierò al momento giusto
meglio di un gallo.”
IX
E Tom prese il violino in mano
suonò e cantò per una buona ora
suonò finchè il suo padrone prese sonno 
e così se ne andò dalla dama.
X
E quando giunse alla camera della signora
Toccò leggermente il battente;
La signora fu fedele alla sua parola,
Si alzò e lo fece entrare.
XI
Beh, non prese quella bella signora
Sul capezzale e neanche sul letto,
La rovesciò giù sul pavimento
E rapidamente la montò.
XII
Non le diede un bacio né all’arrivo
E neppure quando andò via;
Splendeva la luna come brace
Guizzando dentro e fuori dalla finestra.
XIII
“Le tue calze sono stracciate, amore,
Hai le guance ispide di barba,
Pieni di nodi sono i tuoi capelli biondi
Che ho visto solo ieri sera.”
XIV
“Le calze sono del mio paggio Tom,
Sono le prime che mi son capitate in mano,
e mi sono annodato i biondi capelli
mentre venivo controvento.”

XV
Tom prese il violino in mano
E cantò in modo insolente,
Poi tornò alla casa del suo padrone
Il più veloce che poté.
XVI
“Svegliati, svegliati, mio buon padrone,
perchè mentre dormivi sodo e russavi
nessun gallo del paese ha cantato
e  sbattuto le ali”

XVII
Jack Orion prese il violino in mano
suonò e cantò contento
e se ne andò dalla dama
più veloce del vento.
XVIII
E quando giunse alla porta
il violinista toccò il battente;
dicendo piano: “Ecco il tuo vero amore
alzati e fammi entrare
XIX
“Oh, lai lasciato qui da me
Il tuo braccialetto o un guanto?
Oppure sei tornato
Per fare ancora l’amore con me?”
XX
Jack Orion tirò una bestemmia tremenda (4) 
“Sulla quercia, le ceneri e le amare spine 
Signora, non sono mai stato in casa tua
Dal giorno che sono nato.”
XXI
“Oh, allora è stato il tuo paggetto
Che mi ha ingannata così crudelmente,
Che sventura che il sangue di quel furfante
Scorra dentro al mio corpo (5).”
XX
Jack Orion corse a casa, gridando,
 “Tom, ragazzo mio, vieni qua da me.”
e impiccò quel servo al proprio cancello
in alto come il salice

NOTE
* traduzione italiana di  Riccardo Venturi per il testo dei Pentangle adattato da Cattia Salto sulla versione di Bert Lloyd
(1)  lo strumento in origine era l‘arpa bardica
così recita la versione del foglio Percy [traduzione di Riccardo Venturi da qui]

Glasgerion was a kings owne sonne,
And a harper he was good,
He harped in the kings chamber
Where cappe and candle yoode,
And soe did hee in the Queens chamber
Till ladies waxed wood.

Glasgerion era l’unico figlio d’un re,
Era un buon suonatore d’arpa;
Suonava l’arpa alla corte del re
Dove passavan calici e candelabri,
E così fece nelle stanze della regina
Facendo impazzire le dame.

(2) Le Arpe magiche sono molto citate nella mitologia celtica, arpe dotate di straordinari poteri che  suscitano forti emozioni negli uomini e negli animali e compiono incantesimi sulle cose inanimate. continua
(3) le tre melodie suonate dal bardo riprendono pari pari le melodie suonate dal Dio Dagda con la sua arpa magica denominata “sussurro del dolce albero di mele”. Così racconta la leggenda: durante la battaglia di Mag Tured tra i Fomori, leggendari abitanti dell’Irlanda e i Thuata De Danann, i figli della dea Dana, dai quali discende il popolo irlandese, i Fomori rubarono l’arpa al dio Dagda.  In una rocambolesca sortita nel campo nemico lo stesso dio Dagda accompagnato dal dio Lugh e Ogma, chiama a sè con un’invocazione magica l’arpa e suona le tre fondamentali e nobili melodie musicali per le quali si riconoscono gli arpisti: la melodia del pianto, quella del riso, e quella del sonno.
(4) Così commenta Riccardo Venturi: “Cioè sulla quercia con la quale era stata fabbricata la croce di Gesù, sulle sue ceneri e sulle spine della corona.  Per i puritani standard inglesi, anche moderni, si tratta di una bestemmia veramente sanguinosa” e prosegue “Anche questo spiega la virtuale scomparsa della ballata dalla tradizione popolare autentica; da notare comunque che, sebbene le ballate tradizionali siano piene delle più terribili violenze contro le donne, specialmente in ambito domestico e familiare, quel che deve aver particolarmente contribuito a far considerare ripugnante questa ballata è lo stupro, estorto perdipiù con l’inganno, commesso da un giovane di sangue plebeo nei confronti di una donna della più alta aristocrazia (oltre al tradimento di uno scudiero nei confronti del suo padrone).”
(5) in realtà è lo sperma di un umile servo quello che scorre nella vagina della principessa: nei tempi antichi le pulzelle nobili venivano stuprate dagli eserciti conquistatori, per questo si toglievano la vita quando il nemico sfondava le porte della città o del mastio. Se sopravvivevano venivano degradate a servire come serve o vendute come schiave. Il fatto che un servo avesse sverginato una principessa (di fatto violentandola) era considerata una gravissima offesa al Re

La versione di Bert Jansch
I
Jack Orion was as good a fiddler
As ever fiddled on a string
He could make young women mad
To the tune his fiddle would sing
II
He could fiddle the fish out of salt water
Or water from a marble stone
Or milk from out of a maiden’s breast
Though baby she’d got none
III
He’s taken his fiddle into his hand
He’s fiddled and he’s sung
And oft he’s fiddled unto the King
Who never thought it long
IV
And he sat fiddling in the castle hall
He’s played them all so sound asleep
All but for the young princess
And for love she stayed awake
V
And first he played at a slow grave tune
And then a gay one flew
And many’s the sigh and loving word
That passed between the two
VI
Come to my bower, sweet Jack Orion
When all men are at rest
As I am a lady true to my word
Thou shalt be a welcome guest
VII
He’s lapped his fiddle in a cloth of green
A glad man, Lord, was he
Then he’s run off to his own house
Says, Tom come hither unto me
VIII
When day has dawned and the cocks have crown
And flapped their wings so wide
I am bidden to that lady’s door
To stretch out by her side
IX
Lie down in your bed, dear master
And sleep as long as you may
I’ll keep good watch and awaken you
Three hours before ‘tis day
X
But the rose up that worthless lad
His master’s clothes did don
A collar he’s cast about his neck
He seemed the gentleman
XI
Well he didn’t take that lady gay
To bolster nor to bed
But down upon the bower floor
He quickly had her laid
XII
And he neither kissed her when he came
Nor when from her he did go
And in and out of her window
The moon like a coal did glow
XIII
Ragged are your stockings love
Stubbly is your cheek and chin
And tangled is that yellow hair
That I saw yestereen
XIV
The stockings belong to my boy Tom
They’re the first come to my hand
The wind has tangled my yellow hair
As I rode o’er the land
XV
Tom took his fiddle into his hand
So saucy there he sang
Then he’s off back to his master’s house
As fast as he could run
XVI
Wake up, wake up my good master
I fear ‘tis almost dawn
Wake up, wake up the cock has crowed ‘Tis time that you were gone
XVII
Then quickly rose up Jack Orion
Put on his cloak and shoon
And cast a collar about his neck
He was a lord’s true son
XVIII
And when he came to the lady’s bower
He lightly rattled the pin
The lady was true to her word
She rose and let him in
XIX
Oh whether have you left with me
Your bracelet or your glove?
Or are you returned back again
To know more of my love?
XX
Jack Orion swore a bloody oath
By oak and ash and bitter thorn
Saying, lady I never was in your house
Since the day that I was born
XXI
Oh then it was your young footpage
That has so cruelly beguiled me
And woe that the blood of the ruffian lad
Should spring in my body
XXII
Then she pulled forth a little sharp knife
That hung down at her knee
O’er her white feet the red blood ran/ Or ever a hand could stay
And dead she lay on her bower floor
At the dawning of the day
XXIII
Jack Orion ran to his own house
Saying, Tom my boy come here to me
Come hither now and I’ll pay your fee
And well paid you shall be
XXIV
If I had killed a man tonight
Tom I would tell it thee
But if I have taken no life tonight
Tom thou hast taken three
XXV
Then he pulled out his bright brown sword
And dried it on his sleeve
And he smote off that vile lad’s head
And asked for no man’s leave
XXVI
He set the sword’s point to his breast
The pommel to a stone
Through the falseness of that lying lad
These three lives were all gone.

traduzione italiana Riccardo Venturi *
I
Jack Orion era il miglior violinista (1)
Che mai avesse suonato su corda,
Faceva impazzire le giovani donne
Quando suonava una melodia sul suo violino
II
Avrebbe fatto uscire i pesci dall’acqua salata
O acqua da una lastra di marmo,
O latte dal petto di una vergine
Sebbene mai avesse avuto figli (2)
III
Prese il suo violino in mano
E si mise a suonare e a cantare;
E spesso suonava al cospetto del Re
Che mai se ne aveva a annoiare.
IV
E continuò a suonare nella sala del castello
Finché, suonando, non li fece addormentar tutti;
Tutti tranne la giovane principessa
Che per amore se ne stava sveglia.
V
E prima suonò una melodia solenne e lenta (3)
E poi ne fece sgorgare una allegra;
E molti furono i sospiri e le parole d’amore
Che scorsero fra quei due.
VI
“Vieni in camera mia, dolce Jack Orion,
Quando tutti saranno a riposare;
Sono una donna fedele alla mia parola,
Sarai un ospite ben gradito.”
VII
Ripose il violino in una tela verde
E, com’è vero Iddio, era un uomo felice;
Poi corse via a casa sua
E disse, “Tom, vieni qui da me
VIII
All’alba, quando i galli avranno cantato
E ben sbattuto le loro ali,
Sono stato invitato a entrare da quella dama
Per distendermi al suo fianco.”
IX
“Giaci pure nel tuo letto, caro padrone,
E dormi quanto più puoi;
Farò buona guardia e ti sveglierò
Tre ore prima che faccia giorno.”
X
Invece si alzò, quell’indegno ragazzo,
E indossò i vestiti del suo padrone;
Si mise pure un colletto al collo,
Sembrava proprio un gentiluomo.
XI
Beh, non prese quella bella signora
Sul capezzale e neanche sul letto,
La rovesciò giù sul pavimento
E rapidamente la montò.
XII
Non le diede un bacio né all’arrivo
E neppure quando andò via;
Splendeva la luna come brace
Guizzando dentro e fuori dalla finestra.
XIII
“Le tue calze sono stracciate, amore,
Hai le guance ispide di barba,
Pieni di nodi sono i tuoi capelli biondi
Che ho visto solo ieri sera.”
XIV
“Le calze sono del mio paggio Tom,
Sono le prime che mi son capitate in mano,
I capelli me li ha annodati il vento
Mentre cavalcavo per la campagna.”

XV
Tom prese il violino in mano
E cantò in modo insolente,
Poi tornò alla casa del suo padrone
Il più veloce che poté.
XVI
“Svegliati, svegliati, mio buon padrone,
Temo che sia quasi l’alba,
Svegliati, svegliati, il gallo ha cantato,
È ora che tu vada.”
XVII
Allora si alzò veloce Jack Orion,
Si infilò il mantello e le scarpe,
E si mise un colletto al collo (6),
Era davvero figlio di un signore.
XVIII
E quando giunse alla camera della signora
Toccò leggermente il battente;
La signora fu fedele alla sua parola,
Si alzò e lo fece entrare.
XIX
“Oh, lai lasciato qui da me
Il tuo braccialetto o un guanto?
Oppure sei tornato
Per fare ancora l’amore con me?”
XX
Jack Orion tirò una bestemmia sanguinosa (4)
“Sulla quercia, le ceneri e le amare spine:
-Disse – Signora, non sono mai stato in casa tua
Dal giorno che sono nato.”
XXI
“Oh, allora è stato il tuo paggetto
Che mi ha ingannata così crudelmente,
Che sventura che il sangue di quel furfante
Scorra dentro al mio corpo (5)”
XXII
Allora sguainò un pugnaletto acuminato
Che teneva appeso al ginocchio.
Sui suoi candidi piedi scorse il sangue
Prima che mano la potesse fermare;
E morta giacque sul pavimento della camera
Mentre spuntava il giorno.
XXIII
Jack Orion corse a casa,
Disse, “Tom, ragazzo mio, vieni qua da me.
Vieni qua che ti devo pagare,

E ben pagato tu sarai.
XXIV
Se io avessi ucciso un uomo stanotte
Tom, io te lo avrei detto; 
Ma tu non hai preso una sola vita, stanotte,
Tom, tu stanotte ne hai prese tre.”

XXV
E allora sguainò la sua spada brunita e lucente
E se la asciugò sulla manica;
Poi troncò la testa a quel ragazzo dappoco
E non chiese il permesso a nessuno.
XXVI
Si appoggiò la punta della spada al petto
E l’impugnatura a una pietra;
Per la falsità di quel ragazzo bugiardo
Quelle tre vite se n’eran tutte andate.

NOTE
* (da qui)
(6) la moda del collare in pizzo inizia con il 500 detto collare a lattughe diventato poi la più rigida gorgiera, formata da parecchi strati sovrapposti di bianco lino o di pizzo. Viene però sostituito ben presto dal collare di pizzo a bavera, sempre prezioso ma decisamente più pratico. Il cantastorie non manca occasione di ribadire la differenza di ceto sociale tra il nobile e il servitore perchè nel Medioevo la nobiltà si arrogava un diritto di superiorità “di sangue” sul volgo (il sangue blu delle fiabe): questa superiorità era portatrice di qualità morali oltre che di buone maniere (e non faceva difetto l’arroganza).

Il racconto tragico diventa una storiella comica nella versione intitolata Do Me Ama, una fo’c’sle song  dalle origini settecentesche. continua 

Folk Revival

Nel Folk Reival Glasgerion diventa Jack Orion ovvero Jack O’Rian, ed è proprio la versione tardo settecentesca della ballata ad essere stata rimaneggiata e messa in musica da Andrew Lancaster Lloyd (1961)

È la versione interpretata e fatta conoscere da Bert Jansch nel 1966, nell’album omonimo. Probabilmente di origine tardo settecentesca, si tratta di una versione un po’ edulcorata nel linguaggio ma comunque che non si allontana da quella più antica tramandata dal Folio Percy. La storia di questa versione è comunque controversa e riflette interventi arbitrari moderni che non sono stati infrequenti nel Folk revival degli anni ’60. Fu infatti nel 1961 che, basandosi su una autentica versione stampata prima che la ballata scomparisse del tutto dalla tradizione orale, che lo studioso e folklorista Albert Lancaster Lloyd (1908-1982) compose una versione “modernizzata” e una melodia adatta (della versione più antica e anche di quelle più tarde non si è mai conosciuta la musica). Lloyd, che era anche cantante in proprio, la incise nel 1966 nell’album First Person con Dave Swarbrick (“Swarb”) al fiddle: fu questa versione che fu poi ripresa da Bert Jansch e dai Pentangle. Nel 1968 era stata interpretata anche da Martin Carthy, ancora con Dave Swarbrick al fiddle, nell’album But Two Came By. In una nota nel libretto dell’album, Martin Carthy osserva interessantemente:[3] ” La canzone nella sua forma tradizionale, secondo le prove a nostra disposizione, non era molto diffusa, il che serve a mettere in evidenza una delle caratteristiche curiose del folk revival, cioè che molte canzoni che non erano affatto comuni nella tradizione sono molto comunemente cantate nel revival e viceversa. [traduzione italiana Giorgio Gregori]”
Nel 1970, infine, la sua versione più famosa e nella quale viene generalmente ricordata: quella dei Pentangle in Cruel Sister, interpretata a tre voci da Bert Jansch, John Renbourn e Jacqui McShee. (tratto da antiwarsong.com)

A.L. Lloyd & Dave Swarbrick ·  in English & Scottish Folk Ballads 2006. Nella versione di LLoyd vengono omesse le strofe del suicidio della principessa e del bardo, apparentemente l’unico a morire è il servo.
Bert Jansch
Fairport Convention – Jack O’Rion 1978
Trees Glasgerion in The Garden Jane Delawney, 1970

Pentangle Jack Orion in Cruel Sister, 1967. In una versione a tre voci Bert Jansch (il narratore), John Renbourn (il bardo e lo scudiero), Jacqui McShee (la principessa). Così commenta Alberto di Musica e Memoria: “Questa ballata tradizionale nell’LP Cruel Sister occupa una intera facciata e segna la adozione, per la prima volta, della chitarra elettrica con distorsore (al minuto 14:46) da parte dei Pentangle, forse per adeguarsi in qualche modo allo stile folk-rock allora imperante (Fairport Convention, Steeleye Span), mentre sino ad allora erano stato fedeli ai soli strumenti acustici e al massimo alla chitarra elettrificata stile jazz.” (tratto da qui)
La versione portata nel gruppo da Bert Jansch (che l’aveva registrata nel 1966 nel suo album dal titolo omonimo) è più tragica e dettagliata.

Pentangle Jack Orion in Cruel Sister, 1967
Fay Hield in Old Adam 2012

[1]  Folio Percy redatto nel XVII secolo, una delle principali fonti per la conoscenza delle più antiche ballate britanniche e base delle Reliques of Ancient English Poetry di Sir Thomas Percy, testo fondatore del Romanticismo britannico.

[2] I Volume di Child Ballads. Ballate Popolari Angloscozzesi, pp. 198-202

[3] ‘The song in its traditional form was, according to evidence at our [his and A. L. Lloyd’s] disposal, not very widespread, which serves to highlight one of the curious features of the folk revival, that is, the many songs which were not at all common in tradition are very commonly sung in the revival and vice versa.’ [Martin Carthy]

FONTI
http://www.bluegrassmessengers.com/67-glasgerion.aspx
http://www.bluegrassmessengers.com/recordings–info-67-glasgerion.aspx
http://ontanomagico.altervista.org/arpa-celtica.html
http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=48292&lang=it
http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=48292&lang=it#agg229803
http://www.musicaememoria.com/pentangle_cruel_sister.htm
https://mainlynorfolk.info/lloyd/songs/jackorion.html
http://71.174.62.16/Demo/LongerHarvest?Text=ChildRef_67
http://mysongbook.de/msb/songs/j/jackorio.html
http://mudcat.org/thread.cfm?threadid=18386
http://www.dyeinghousegallery.com/tingere-lindaco-ecco-si-fa/

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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