La Bevanda Sonnifera

La Bevanda Sonnifera è il titolo di una ballata piemontese sulla sfida tra un gentiluomo e una fanciulla da marito.

[Nigra 77; trad.]

Nelle versioni delle Isole Britanniche (Broomfield hill, Child ballad #43), il cavaliere è certo che la fanciulla perderà la sua virtù se si recherà nel bosco o nella brughiera per un incontro tra di loro! Ma la fanciulla ricorre alla magia e induce nell’uomo un sonno innaturale; in molte versioni è espressamente citato l’uso della ginestra come pianta magica.
Nella penisola italiana i titoli diventano La bevanda sonnifera (Costantino Nigra #77), La mia mama l’è vechierela, La bella Brunetta e la bella incontra il gentil galante mentre è alla fonte a prendere l’acqua. La prima versione incompleta di La bevanda sonnifera con relativa melodia risale al 1857.

Costantino Nigra #77

Le origini più antiche del tema già individuate dal Child, risalgono al Medioevo nel Dolopathos (secolo XII), nelle Gesta Romanorum (metà del 1300) e nel Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino (fine del XIV secolo).
Così scrive Costantino Nigra in “Canti popolari del Piemonte” (1888): “Di questa canzone, popolarissima in tutta l’alta Italia, fu data per la prima volta una lezione, a vero dire molto incompleta e tradotta dal dialetto Milanese in versi italiani, colla melodia, da GIULIO RICORDI e LEOPOLDO PULLE’ nel 1857(1). Una lezione Veronese più completa fu poi pubblicata da RIGHI nel 1863 (2). Dopo quest’epoca si seguono le pubblicazioni delle Lezioni d’ogni parte dell’alta Italia, cioè d’una Veneta, con varianti, di WIDTER-WOLF, d’una Comasca di BOLZA, d’una Monferrina e di varie Emiliane di FERRARO, d’una Chietina di CASETTI-IMBRIANI, d’una Veneziana del BERNONI, d’una Marchigiana del GIANANDREA, d’una lstriana di IVE, coi titoli i più diversi, che sono: La moraschina, La contadina alla fonte, L’amante deluso, La ragazza onesta, La bella brunetta, La madre indegna (3). E qui ora se ne trovano pubblicate varie lezioni Piemontesi e una di Novara, ai confini Lombardi, a cui se ne aggiunge una Veneziana trasmessami fin dal 1856 dal compianto Dott. ANTONIO BERTI, tutte col titolo che mi pare giusto: La bevanda sonnifera.
L’argomento è questo: Una ragazza è mandata dalla madre di buon mattino alla fonte per attingervi acqua. Incontra un cavaliere che le offre denaro (cento, duecento scudi d`oro; cento, duecento, trecento ducati) per passare una notte con lei. Essa risponde che andrà a consultare la madre. Questa le dice che accetti, e che si darà al galante una bevanda o medicina che lo farà dormire tutta la notte. Il mattino il cavaliere, che ha infatti bevuto il narcotico e dormito tutta la notte, s’alza dal letto, conta i denari alla ragazza con una mano e coll’altra s’asciuga gli occhi. – Perchè piangete, gli domanda ella, vi rincresce forse del vostro denaro? -Piango la notte passata dormendo, egli risponde, e non il denaro. Ne darei altrettanto per un’altra notte. – E la ragazza ingenua o maliziosa, gli dice che consulterà ancora la madre. Ma il cavaliere replica che di quei consigli non ne vuole più. La madre l’ha tradito, gli diede una bevanda che per tutta la notte l’addormentò. In alcune lezioni la madre. interrogata di nuovo, risponde di no, temendo che la cosa finisca altrimenti che nella prima notte. In altre è la ragazza stessa, che dopo lo sperimento, resa più accorta, nega la seconda notte al cavaliere. 
Contro il solito, non esistono finora, su questo tema speciale, canti popolari Francesi, Provenzali o Catalani paralleli agl’Italiani, eccettuata la prima parte della canzone. Questa, cioè l’incontro d’una ragazza o di una donna col galante alla fonte, è comune ai canti popolari dei tre paesi (4). Ma il fondo caratteristico della canzone, cioè il narcotico dato, per consiglio della madre, al cavaliere che cosi passa la notte immerso nel sonno accanto alla bella, senza toccarla, con quel che segue, non si trova, ch’io sappia, nei canti popolari Catalani, Provenzali o Francesi.
Per contro secondo le ricerche di CHILD, la nostra canzone si collegherebbe, un po’ di lontano, è vero, con tutta una serie di canti Anglo- Scozzesi, Scandinavi, e anche Tedeschi, e con un`antica leggenda, della quale la traccia nel Dolopathos, nelle Gesta Romanorum, e nel Pecorone di Ser GIOVANNI FIORENTINO (5)
Il Dolopathos è la prima per data di queste tre fonti della leggenda, la sua compilazione risalendo alla fine del Xll secolo. lvi una donna, perita in arte magica. si lascia corteggiare da chiunque si presenti e paghi una determinata somma di danaro. Chi riesca a far di lei il suo piacere, può sposarla. Ma in virtù d’una penna di civetta, posta sotto il cuscino, tutti quelli che entrano nel letto s’addormentano subito per tutta la notte e l’indomani se ne vanno colla perdita e collo scorno. Alla fine si presenta un nobile giovane che tenta una prima volta la prova col medesimo insuccesso. Tenta una seconda volta, e credendo che la morbidezza del cuscino sia la cagione del sonno, butta via il cuscino e con esso la penna
magica, e riesce nell’intento.
Nelle Gesta Romanorum (compilate circa l’anno 1340) un giovane cavaliere innamorato della figlia dell’imperatore, s’impegna a pagare mille, o cento marche, per essere ammesso al letto di lei. Appena coricato è vinto dal sonno. Per pagare la seconda notte impegna i suoi beni, collo stesso esito.
Per la terza notte piglia a prestito la somma da un mercante col patto che, se non paga il debito alla scadenza, il mercante creditore potrà  prendere sul di lui corpo tanto di carne quanto pesa il denaro imprestato. Il giovane consulta un filosofo (o il mago Virgilio) il quale lo avverte che tra il lenzuolo e la coperta del letto c`è una lettera, tolta la quale cessa l’incanto. La lettera è tolta, e il giovane che quella notte non si è più addormentato entrando in letto, sposa la ragazza, la quale lo libera poi dal creditore, sostenendo che fu stipulata la carne, non il sangue, pressa poco come nella novella del Pecorone e nel dramma di Shakespeare.
La novella del Pecorone (fine del XIV secolo), immortalata dal genio di Shakespeare, è molto più nota, e non occorre darne qui un lungo sunto. Basterà accennare che il giovane Veneziano è vinto dal sonno in virtù di un beveraggio, e che avvertito dalla cameriera, invece di bere, si versa il vino in seno, e così riesce a vegliare. Sposa poi la donna; e questa, come si sa, travestita da dottore in diritto dell’Università di Bologna, libera il di lui padre adottivo Ansaldo, il quale per procurargli denaro, aveva impegnato al mercante Giudeo un pezzo di carne del suo corpo in caso di non pagamento.
Tralasciamo i germogli posteriori della novella, per tornare alla poesia tradizionale.
La ballata Scozzese (6) ci rappresenta un cavaliere che scommette con una bella donna cento e dieci marche o cento e dieci sterline, o cinquecento e dieci sterline, che essa non verrà, al ginestreto senza lasciarvi la sua verginità. Essa scommette che ci verrà e che ne tornerà, come ci era andata; e in fatti ci va. Ma prima consulta una strega, che le dice di spargere dei fiori di ginestra al capo e ai piedi del cavaliere che troverà addormentato, e di lasciare, come segno della sua presenza, i suoi anelli alle dita di lui. Cosi fa la donna. Il cavaliere si sveglia dopo che essa è partita e rimprovera il cavallo e il falcone che non l’hanno destato. Il cavallo e il falcone parlano. Il primo dice che scalpitò forte e scosse la briglia invano; l’altro che battè le ali e agitò i sonagli anch’esso invano. La bella ora è fuggita e non si raggiungerà. In qualche lezione, oltre al cavallo e al falcone, figurano nello stesso modo il cane e i giovani di guardia.
In una lezione, data da BUCHAN (7), e da lui alquanto manipolata, ma che CHILD crede in fondo genuina, è data la spiegazione del sonno. Sono i fiori di ginestra sparsi ai piedi e al capo del dormiente, per consiglio della strega, che rendono il sonno invincibile.
Nelle ballate Scandinave il sonno è provocato dalla virtù magica delle rime scritte sulle lenzuola. Nelle novelle Islandesi è prodotto da una spina conficcata nelle vesti o nell’orecchio.
Come osserva giustamente il CHILD, il filosofo delle Gesta è rappresentato dalla strega della ballata Scozzese, e si può aggiungere, dalla cameriera del Pecorone e dalla madre delle lezioni Italiane, come la scommessa Scozzese e il prezzo della notte nelle canzoni Italiane equivalgono alla multa imposta dalla donna nel Dolopathos, nelle Gesta e nel Pecorone.
Dalla comparazione di tutte queste composizioni, in prosa e in verso, sembra potersi dedurre che la connessione fra di esse, avvertita da CHILD, non è senza fondamento.
Tutte queste canzoni Anglo-scozzesi, Scandinave, e Italiane, colle loro numerose lezioni, non hanno certamente lo stesso valore sia nel dominio della finzione, sia in quello della poesia, sia in quello della morale. Ma parmi che CHILD sia severo verso la canzone Italiana, chiamandola una meschina e immeritevole cosa (a slight and unmeritable thing) (8). Anzitutto il risultato ultimo del processo d’un canto tradizionale orale, comunque degenerato dal tema primitivo, anzi appunto perchè degenerato, è sempre meritevole d’attenzione. Ma poi, se dalla ballata Scozzese si toglie il tratto finale, cioè il rimprovero del cavaliere al cavallo e al falco, e la risposta dei due nobili animali, che è bello e poetico, non vi è nel resto gran differenza tra essa e la canzone Italiana. Il quadro della contadina Italiana alla fonte all’alba del giorno, colla secchia sulla testa, è altrettanto grazioso quanto quello della dama Scozzese sul colle delle ginestre. L’onestà e il pudore d’una donna che scommette di uscire intatta da un convegno con un uomo, non sono maggiori di quelli d’una ragazza che ignara forse del pericolo e incosciente, risponde al galante che chiede di passare una notte con lei, col dirgli d’aspettare, che andrà a consultare la madre. E appare poi da parecchie lezioni della canzone Italiana, che la ragazza fatta più accorta dal pericolo evitato, rifiuta un nuovo esperimento, per salvar l’onore. Gli scudi d’oro e i ducati dall’una parte equivalgono alle marche e alle sterline dall’altra. La madre Italiana è scusata fino ad un certo punto dal desiderio di guadagnare alla figlia una dote per maritarla. La strega Scozzese invece, se è più poetica, non e nè più simpatica, nè più morale. La conclusione d’alcune lezioni Piemontesi è un luogo comune come tutti i proverbii e tutte le massime, ma è d’una moralità incontestabile:
<< Fin che ‘l pumin a l`è sü la rama da tüti quanti l`è rimirà.
Quand ël pumin a l`è cascà ‘n terra da tüti quanti l`è rifüdà ››.
Il metro nelle lezioni Piemontesi è il doppio decasillabo, con cesura dopo la quinta sillaba, piano-tronco, coll’assonanza nei tronchi.

NOTE
1) Canti popolari Lombardi. Milano. Ricordi (1857), I, n° 9, La moraschina
2) E.S. RIGHI, Saggio di C. pop. Veronesi, 33, n* 96.
3) WIDTER-WOLF, Volsk. aus Venet., 49 – G.B. BOLZA, Canz. pop. Comasche, 677 – GIUS. FERRARo, C. pop. MOnf, 67 – id di Ferrara etc, 53,94 e Rivista di Lett. pop., 57 – CASETTI-IMBRIANI, C. pop, Prov. merid, II, 1 -G. BERNONI, C. pop. Venez., V, 4 – ANT. GIANANDREA, C. pop. Marchig., 277 – ANT. IVE, C. pop. Ist., 324. Cf inoltre per il principio della canzone Archivio di tradizioni pop., I, 89
4) D. ARBAUD, Ch. pop. de la Provence, II, 108 – E. ROLLAND, Recucil. I. 233, 234; II, 129-30 -BRIZ, Cans. d ela terra, I, 251
5) FR. JAM. CHILD, The engl. and scott. pop. ballads, II, 390
6) CHILD, II, 394 e seg.
7) BUCHAN’S, Ballads of the nord of Scotland, II, 291, cit. da CHILD
8) CHILD, I, cit, 393

La Bevanda Sonnifera

La bevanda sonnifera- The Girl at the Well (Peasant Girl) (ca. 1831) George W. Simson
Fanciulla alla fonte

Un cavaliere offre dei soldi in cambio di una notte d’amore a una procace fanciulla del popolo che si reca alla fontana per prendere l’acqua. La ragazza risponde che prima deve sentire il consiglio della madre, la quale le dice di accettare, e le prepara un sonnifero da far bere al focoso cavaliere (così procura senza troppo pericolo una buona dote alla figlia). Quando il cavaliere le richiede di dormire ancora una notte con lui, la madre suggerisce alla figlia di rifiutare perchè se la prima volta è stata lei che è riuscita ad ingannarlo, alla seconda potrebbe essere invece il cavaliere ad ingannare lei!
Si tratta della prova (della serie le imprese difficili in vista del matrimonio) che il cavaliere non riuscirà a superare. Ma la prospettiva è più ristretta rispetto agli esempi anglo-scozzesi con la competizione drammatica uomo-donna, qui si tratta semplicemente di scaltrezza femminile.

La Ciapa Rusa in ” Ten Da Chent L’Archet Che La Sunada L’e Longa” 1982, gruppo di musica e canto tradizionale del Monferrato (Piemonte Sud-orientale)

“Dandu c’avni o lali là là
bela brunetta là li la là
solin soletta per la città o la li la là”
“E mi a vengo dalla fontana”
a prender l’acqua da far disnà”
E da là i pasa o lali là là
sgnur cavaliere là li la là
na preia ‘n t l’acqua ià ben tirà o la li la là
“che stia fermo, sgnur cavaliere
che l’acqua ciara m’la spurcherà”
“E ‘ntant l che ‘acqua o lali là là
che si rischiara là li la là
noi parleremo ‘n pochin d’amor o la li la là:
vi donaria 100 scudori
d’una notina a dormir con me !”
“Lo ‘ndaru dilu o lali là là
la mia mama là li la là
se sto consiglio me lo darà o la li la là”
“o sent’ an po’ la me cara mama
snur cavaliere cosa m’ha dì
me donaria 100 scudori
d’una notina dormir con me”
“o vatne pura, cara la me fia
100 scudoni i’en bon per ti
noi i daromma una bevanda
tutta la notte lui dormirà”
Tutta la notte c’al dorme e ronfa
e dell’amor s’a mai ricordà
E si s’nu ven-na e la mattina
Sur cavaliere sügava i’öcc!
“Cosa ‘l piura sgnur cavaliere
piura forse i suoi denà”
“mi piur pa i miei denari
piur la notte che i’è pasà
vi donaria un altro tanto
‘naltra notina dormir con me”
“L’andaru dijlu la mia mama
se l’è contenta me venerò”
“o senta ‘n po’ la mia cara mama
sgnur cavaliere cosa m’à dì
me donaria un altro tanto
‘n altra notina dormir con me”
“e quan che ‘l pum, l’è tacà a la pianta
da tüti quanti l’è rimirà
e quan che ‘l pum a l’è cascà ‘n tera
da tüti quanti l’è rifüdà”

“Da dove vieni,
bella brunetta,

sola soletta per la città?”
Vengo alla fontana
a prendere l’acqua per far da mangiare

E da là passa
il signor cavaliere
e ha tirato una pietra nell’acqua con buona mira
Stia fermo signor cavaliere
che mi sporcherà l’acqua ora limpida
E intanto che l’acqua
ritorna limpida,
noi parleremo un poco d’amore,

vi donerò 100 scudi
per dormir con me una notte

Andrò a dirlo
alla mia mamma

per chiederle consiglio
Senti un po’ cara mamma,
cosa che il signor cavaliere mi ha detto:
mi donerebbe 100 scudi
per dormir con me una notte

Vai pure cara la mia figlia,
100 scudi sono buoni per te,
gli daremo una bevanda
e tutta la notte lui dormirà
E tutta la notte lui dorme e russa
e dell’amore si è scordato ormai.
Venuto il mattino il signor cavaliere
si asciugava gli occhi (dal pianto)
Perchè piangete signor cavaliere
piangete forse per i vostri soldi?
Non piango mica per i miei soldi,
piango per la notte che è passata.
Vi donerei un’altra volta tanto
se un’altra notte dormite con me” 
Andrò a dirlo alla mia mamma
se è contenta io verrò
Sentite un po’ cara mamma,
cosa mi ha detto il signor cavaliere,
mi donerebbe un’altra volta tanto
se un’altra notte dormirò con lui“(1)
Quando la mela (2) è appesa all’albero
da tutti quanti è ammirata,

ma quando la mela casca in terra
da tutti quanti è scartata”
[Traduzione italiana di Cattia Salto]

NOTE
1) qui manca la risposta della madre
2) la mela attaccata alla pianta simboleggia la verginità della ragazza. La strofa è un commento moraleggiante che potrebbe essere o della madre o del narratore: anche se la ragazza non ha perso la propria virtù, si comprometterebbe però agli occhi dei propri compaesani e nessuno la vorrebbe più (la calunnia è un venticello..)

LA BRUNETTA

Barabàn live con il titolo La Brunetta, in una versione raccolta da Aurelio Citelli nella montagna pavese che riprende la lezione piemontese
Canti popolari di Agnone (Molise)

La Bevanda Sonnifera

La Macina versione anconetana
Riccardo Tesi & Maurizio Geri in Acqua foco e vento, 2003 la versione toscana

E la mi mamma l’è vecchierella – La mia nona l’è vecchierella

Nanni Svampa: E la Mia Màma l’é Vecchierella (Milano e Lombardia)
Giuseppina Rettori: canti di tradizione orale a Dicomano (Toscana)

Una versione veneto-trentina di La Bevanda Sonnifera è diventata una filastrocca per bambini, La me nòna l’è vecchierèlla (Trentino) o la variante La mia nonna l’è vecchierèlla (Lombardia) ovviamente privata di ogni riferimento sessuale, per cui è la nonna ad offrire alla ragazza dei soldi per andare alla fontana a prendere l’acqua per la cena.

FONTI
http://www.teche.rai.it/wp-content/uploads/2016/05/Carpitella_Canzoniepicoliriche_Bevandasonnifera.mp4?_=1
http://www.corostelutis.it/content/la-bella-brunetta-1
http://consiglio.basilicata.it/consiglioinforma/ files/docs/17/32/39/DOCUMENT_FILE_173239.pdf
http://tapazovaldoten.altervista.org/canzoni/bella_ciao.html
https://www.museosanmichele.it/apto/schede/la-bevanda-sonnifera/
https://www.museosanmichele.it/apto/schede/la-bevanda-sonnifera-2/
https://www.museosanmichele.it/apto/schede/la-bevanda-sonnifera-3/



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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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