Anche intitolata “The wind in the willows” è una canzone scritta da Alan Bell che la compose sul finire degli anni sessanta: nato e cresciuto sulla Fylde Coast di Lancashire, Alan iniziò a cantare ispirandosi alla folk balladry americana mentre bazzicava per pubs e poi in mancanza di canti tradizionali della sua costa si trovò a scriverli. Ecco cosa racconta in un intervista
“The easiest song I ever wrote was ‘Bread & Fishes’. It was a Wednesday afternoon, I had the idea and the tune, I’d been doing some paperwork and began singing the song, and I jotted it down and finished it in about two hours. I sang it at the club on the following Tuesday, it went down all right, but was a bit long, so I cut it down and suddenly many other artists were singing it too. I’ve heard it introduced many times as a traditional song, the Irish call it ‘The Wind In The Willows’, and insist it’s traditional Irish, but I take it as a great compliment. My writing style isn’t spontaneous, more like a dog worrying over a bone, trying to get everything just right.” (tratto da qui)
Eppure come spesso accade per le canzoni molto popolari, testimoni ottuagenari sono certi di aver imparato “Bread and Fishes” da piccoli.
Il testo prende le mosse da una leggenda medievale: che la Sacra Famiglia avesse girato per l’Europa durante l’infanzia di Gesù per portare il messaggio di amore e fratellanza tra la gente. Per il soggetto è diventata una tipica Christian song di quelle cantate dagli Scout e nelle scuole cattoliche, ed è anche una canzone amata dagli irlandesi cattolici.
Lo stile è un folk revival britannico ma la canzone venne ben presto rivendicata dai gruppi di matrice irlandese (a partire da Tommy Makem & Liam Clancy)
ASCOLTA Alan Bell intervistato da Dave Shannon
ASCOLTA Blackmore’s Night in “Under a Violet Moon” (1999) (strofe I, III, II, IV, V)
I As I went awalking one morning in Spring I met with some travellers (1) in an old country lane one was an old man the second a maid and the third was a young boy who smiled as he said Chorus “With the wind in the willows and birds in the sky we have bright sun to warm us wherever we lie. We have bread and fishes as a jug of red wine to share on your journey with all of mankind.” II I sat down beside them, the flowers all around and we ate on a mantle spread out of the ground they told me of prophets and princes and kings and they spoke of the one God who knows everything III I asked them to tell me their name and their race (2) so I might remember their kidness and grace “My name it is Joseph this is Mary my wife And this is our young son our pride and delight” (3) IV “We’re traveling to Glaston (4) Over England’s green lanes To hear of men’s troubles To hear of their pains We travel the wide world Over land and the sea To tell all the people How they can be free…” V So sadly I left them On that old country lane For I knew that I’d never see them again One was an old man The second a maid The third was a young boy who smiled as he said… |
Traduzione di Cattia Salto I Mentre andavo a zonzo in una mattina di primavera, incontrai dei viaggiatori (1) in una vecchio viottolo di campagna, uno era un vecchio e l’altro una fanciulla e il terzo era un giovane ragazzo che sorrise dicendo CORO “Con il vento tra i salici e gli uccelli nel cielo c’è il sole splendente per riscaldarci ovunque ci riposiamo. Abbiamo pane e pesci e anche una brocca di vino rosso da condividere durante il viaggio con tutta l’umanità” II Mi sedetti tra di loro, circondati dai fiori e mangiammo su un mantello disteso al suolo; mi raccontarono di profeti e principi e re e mi dissero dell’unico Dio che tutto conosce. III Chiesi di dirmi il loro nome e la nazionalità (2) per potermi ricordare della loro gentilezza e grazia “Mi chiamo Giuseppe e questa è Maria mia moglie e questo è il nostro giovane figlio, vanto e delizia. IV “Viaggiamo verso Glaston (4) per i verdi sentieri dell’Inghilterra per ascoltare gli affanni degli uomini per ascoltare le loro pene viaggiamo in tutto il mondo per terra e per mare per raccontare alla gente come possano diventare liberi” V Così con tristezza li lasciai su quel vecchio viottolo di campagna perchè ero certo che li avrei rivisti di nuovo uno era un vecchio e l’altro una fanciulla e il terzo era un giovane ragazzo che sorrise dicendo.. |
NOTE
1) il termine indica anche più in generale la popolazione nomade
2) il termine scelto probabilmente per la metrica e la rima è da intendersi nel senso di nazionalità più che in termini razziali.
3) i Blackmore’s modificano i versi in
So I asked them to tell me their names and their race
So I could remember each smile on their face
“Our names, they mean nothing…
They change throughout time
So come sit beside us and share in our wine”
(= Chiesi di dirmi il loro nome e la nazionalità
per potermi ricordare del loro sorriso e dei volti
“I nostri nomi non significano nulla
cambiano nel tempo
così siediti con noi per condividere il nostro vino”)
4) Glaston è un villaggio situato nelle Midlands inglesi, ma è anche un termine gallico che indica il colore azzurro, quella tinta particolare ottenuta dal guado e che vira tra blu-azzurro-violetto-indaco. In italiano si traduce come Glastro, la pianta blu delle Crucifere. Simbolicamente è anche Avalon la terra dell’AltroMondo.
”Avalon viene identificata con Glastonbury, il cui nome deriva dal celtico Caer Wydyr, “Fortezza di Vetro” (uno dei nomi di Annwfn, l’Altromondo celtico). Glastonbury veniva anche chiamata Yniswytryn o Isola di Vetro, perchè la superficie era Glasten, ossia di colore verde-azzurro, oppure perchè vi abbondava l’erba chiamata Glast, ossia il Guado, Isatis Tinctoria, le cui foglie e radici contengono una sostanza colorante azzurra usata dai celti per dipingersi il corpo.”
Il Vischio e la Quercia, Riccardo Taraglio, Edizioni L’età dell Acquario
FONTI
http://mudcat.org/thread.cfm?threadid=49112
http://www.stephenquigg.com/lyrics/lyrics-Bread-and-Fishes.htm
http://www.allcelticmusic.com/artists/Alan%20Bell.html
http://www.irish-folk-songs.com/the-wind-in-the-willows-lyrics-chords-and-tin-whistle-notes.html