Bonny Portmore: la grande quercia di Portmore

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Quando fu abbattuta la grande quercia di Portmore nel 1760 qualcuno scrisse una canzone conosciuta con il nome di “The Highlander’s Farewell to Bonny Portmore“; nel 1796 Edward Bunting la raccolse dalla voce di Daniel Black un vecchio arpista di Glenoak (Antrim, Irlanda del Nord) e la pubblicò in “Ancient Music of Ireland” – 1840. La quercia secolare si trovava sulla proprietà del castello di Portmore sulle rive di Lugh Bege e fu abbattuta da un grande vento, l’albero era già famoso per il suo portamento ed era soprannominato “the ornament tree“. La quercia venne tagliata e il legno venduto, dalle misurazioni fatte sappiamo che il tronco era largo 13 metri.

LOUGH PORTMORE

Bonny Portmore
Loch Portmore

Loch un Phoirt Mhóir (lago dal grande approdo) ovvero  Lough Portmore è un laghetto quasi circolare nel Sud-Ovest della contea di Antrim, Irlanda del Nord, oggi riserva naturale per la protezione degli uccelli.
La proprietà anticamente apparteneva al clan O’Neill di Ballinderry, mentre il castello fu costruito nel 1661 o 1664 da Lord Conway (sulle fondamenta di una antica fortezza) tra Lough Beg e Lough Neagh; la tenuta era ricca di alberi centenari e di bellissimi boschi; il conte però cadde in rovina e perse la proprietà quando decise di prosciugare il lago Ber per mettere la terra a seminativo (il sistema di drenaggio detto “Tunny cut” è tutt’ora esistente); l’ambizioso progetto fallì e la terra passò in mano a dei nobili Inglesi.
In altre versioni più semplicemente la dinastia del Conte si estinse e i nuovi proprietari lasciarono la tenuta in stato di abbandono, non essendo intenzionati a risiedere in Irlanda. Quasi tutti gli alberi vennero abbattuti e venduti come legname per la costruzione navale e il castello cadde in rovina.

Il canto potrebbe essere inteso simbolicamente per indicare il declino dei signori gaelici irlandesi, dolore e nostalgia mescolati in un lamento di una bellezza crepuscolare; l’omaggio doveroso va a Loreena McKennitt che ha portato il brano alla ribalta internazionale.
Loreena McKennitt in The Visit 1991
Nights from the Alhambra: una versione live


CHORUS
O bonny Portmore,
you shine where you stand
And the more I think on you
the more I think long

If I had you now as I had once before
All the lords in Old England
would not purchase Portmore.

I
O bonny Portmore, I am sorry to see
Such a woeful destruction of your ornament tree
For it stood on your shore
for many’s the long day
Till the long boats from Antrim came
to float it away.
II
All the birds in the forest
they bitterly weep
Saying, “Where will we shelter
or where will we sleep?”
For the Oak and the Ash,
they are all cutten down
And the walls of bonny Portmore
are all down to the ground.
traduzione in italiano di Cattia Salto
Coro
O bella Portmore,
la risplendente
e più penso a te,
più ti penso intensamente.

Se tu fossi mia come lo fosti un tempo
nemmeno tutti i Lord nella vecchia Inghilterra potrebbero acquistare Portmore.
I
O bella Portmore, che pena vedere
la tua quercia secolare distrutta malamente
rimanere sulla spiaggia
per molto tempo in quel lungo giorno
finché la barcaccia da Antrim venne per trasportarla lontano.
II
Tutti gli uccelli nella foresta amaramente piangono
cantando “Dove ci ripareremo
o dove dormiremo?”
Poichè la Quercia e il Frassino,
sono stati tutti abbattuti

e tutte le mura della bella Portmore
sono crollate a terra.

Laura Marling live

Laura Creamer

Lucinda Williams in Rogue’s Gallery: Pirate Ballads, Sea Songs and Chanteys ANTI 2006


Dan Gibson & Michael Maxwell in Emerald Forest in versione strumentale con il canto degli uccelli

LO SPIRITO DELL’ALBERO
E qui apro una piccola parentesi ricordando un episodio personale di molto tempo fa in cui ho incontrato un albero secolare: all’epoca vivevo a Firenze e ho avuto l’occasione di girare un po’ per la Toscana, ora non ricordo più la località, ma so che mi trovavo nelle colline del senese ed era estate; qualcuno ci consigliò di andare a vedere un vecchio leccio spiegandoci grosso modo  la strada, arrivati in zona ovviamente ci siamo persi, ma un contadino ci fece la cortesia di accompagnarci nei paraggi; in lontananza sembrava ci stessimo avvicinando ad un boschetto, in realtà si trattava di un solo albero le cui chiome erano così frondose e vaste, i vecchi rami così piegati, che per avvicinarci al tronco ci siamo dovuti chinare. Radici poderose rendevano ondulato il terreno e subito fatti pochi passi ci siamo trovati in un’ombra via via più fitta. Adesso non ricordo se si sentiva freddo o se faceva sempre caldo come pochi attimi prima sotto il sole estivo, ma ricordo ancora dopo tanti anni la sensazione di una presenza, di un respiro profondo e vitale, e il disagio che provavo a disturbare il luogo. Non esagero affatto parlando di timore, e credo che quel sentimento fosse lo stesso provato dall’uomo antico, che sentiva negli alberi centenari la presenza di uno spirito.

FONTI
http://www.angelfire.com/ca/immie/bonny.html
http://www.sentryjournal.com/2010/10/11/the-fate-of-bonny-portmore/
http://mudcat.org/thread.cfm?threadid=15567
http://www.rspb.org.uk/reserves/guide/p/portmorelough/about.aspx

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

Una risposta a “Bonny Portmore: la grande quercia di Portmore”

  1. Forse la prima canzone ecologista della storia?!
    La quercia era cara anche a Brassens che ci imbastì sopra una fantastica ballata umoristico/amara, perchè stavolta fu proprio lei ad andarsene amareggiata per finire però dopo mille peripezie, legna da ardere, senza comunque perdere la speranza, nonostante il prete del villaggio pensasse che quel fumo non poteva arrivare fino a Dio, che anche in Paradiso ci sia posto per le quercie.
    Invece Gilles Servat in Bretagna nel 1977 tuonava in onore a tutti gli alberi, “punti d’incontro del suolo e del cielo, compagni dell’uomo dalla culla alla bara”

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