La Belle Dame sans Merci/La Bella Dama senza Pietà

Belle Dame sans Merci è il titolo della poesia di John Keats, scritta nel 1819 per descrivere la “Queen of Faerie” archetipo della femme fatale.

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Belle Dame sans Merci
John Melhuish Strudwick

Nel 1819 il poeta inglese John Keats rielaborando la figura della “Queen of Faerie” delle ballate scozzesi (a partire da Tam Lin e True Thomas) scrive a sua volta la ballata “La Belle Dame sans Merci”, (la bella dama senza pietà) dando origine a un tema diventato molto popolare tra i pittori Pre-Raffaelliti, quello della donna vamp (la femme fatale).

Nelle credenze del folklore corrisponde alla Lennan o leman shee – Shide Leannan (letteralmente fata bambino) cioè la fata che cerca l’amore tra gli umani.
La fata, che è un essere sia di genere maschile che femminile, dopo aver sedotto un mortale lo abbandona per ritornare nel suo mondo. L’amante si tormenta per l’amore perduto fino alla morte.
Gli amanti delle fate hanno una vita breve, ma intensa. La fata che prende come amante un umano è anche la musa ispiratrice dell’artista che offre il talento in cambio di un amore devoto, portando l’amante alla follia o a una morte prematura.

Il titolo è stato parafrasato da un poemetto del XV secolo scritto da Alain Chartier (in forma di dialogo tra un amante respinto e la dama sdegnosa) ed è diventato la cifra di una donna seduttrice, una dark lady incapace di sentimenti verso l’uomo il quale cade preda del suo incantesimo. Siamo all’inverso del tema ben più antico di “Lady Isabel and the Elf Knight

LE STAGIONI DEL CUORE

Nella ballata ci sono due stagioni la primavera e l’inverno: in primavera tra i prati in fiore, il cavaliere incontra una dama bellissima, creatura del bosco, figlia di una fata, che lo incanta con una dolce nenia; il cavaliere, già perdutamente innamorato, la mette in sella al proprio destriero e si lascia condurre docilmente nella Grotta degli elfi; qui viene cullato dalla fanciulla, che sospira tristemente, e sogna di principi e re diafani i quali gridano la loro schiavitù verso la bella dama.
Al risveglio siamo nel tardo autunno o nell’inverno e il cavaliere si ritrova prostrato presso la riva di un lago, pallido e malato, certamente morente o senza altro pensiero che il canto della fata.
Le chiavi di lettura della ballata sono moltissime e ogni prospettiva accresce il fascino inquietante dei versi.
Due sono le immagini pittoriche che evocano le due stagioni del cuore e della ballata 

BELLE DAME SANS MERCI: IL FILMATO (2005)

La ballata non poteva non ispirare anche gli artisti di oggi, ecco un racconto cinematografico un “live action short” diretto dal giapponese Hidetoshi Oneda. Lo short inizia con il dare corpo all’interlocutore immaginario che domanda al cavaliere ” O what can ail thee, knight-at-arms..” cosi ci troviamo nel 1819 su un isola dopo il naufragio di una nave e assistiamo all’incontro tra il naufrago e un vecchio decrepito tenuto in vita dal rimpianto..
LA STORIA (tradotto da qui) 1819. Il Viaggiatore e il Dottore sopravvivono ad un naufragio solo per trovarsi sperduti in una strana foresta. Il viaggiatore è esortato dal dottore gravemente malato a perseverare nella sua vera passione – l’arte. Mentre lui si schernisce, il dottore muore. Più tardi il Viaggiatore è accanto a un lago, dove trova un Vecchio Cavaliere che gli racconta la sua storia: un tempo incontrò una misteriosa Dama e se ne innamorò. Ma inorridito dalla sua vera forma – uno spirito immortale e i fantasmi dei suoi amanti mortali- il Giovane Cavaliera pregò di essere liberato. Svegliatosi solo, comprende il suo fallimento. Così attende, tenuto in vita per secoli dal suo rimpianto. Il Viaggiatore riflette sul proprio crocevia. Cosa sarà quando tornerà al mondo?

Belle Dame sans Merci Sir Frank Dicksee
PRIMAVERA: Sir Frank Dicksee, (datato 1902)
La primavera prende i colori della campagna inglese con le immancabili rose in primo piano; la dama è stata appena issata sul focoso destriero del cavaliere e con la mano destra tiene saldamente le redini, con l’altra mano si appoggia alla sella per potersi chinare verso il bel viso del cavaliere e sussurrare un incantesimo; il cavaliere, in precario equilibrio, è totalmente concentrato sul volto della dama e completamente rapito, apre le braccia come se cercasse di mantenersi in equilibrio o si sentisse librare nell’aria.
Belle Dame sans Merci Henry Meynell Rheam
AUTUNNO: Henry Meynell Rheam (dipinto nel 1901) tutto nei toni dell’autunno, il quale ricrea un paesaggio desolato avvolto nella bruma, che assume dei toni violacei, una barriera che tiene prigioniero il cavaliere prostrato a terra; mentre egli sogna di pallidi e evanescenti guerrieri (l’azzurro è un colore tipico per evocare le immagini dei sogni) che lo mettono in guardia, la dama lascia la grotta in cerca di altri amanti.[Curiosamente le armature dei due cavalieri sono molto simili, ma entrambe non propriamente medievali e più adatte ad essere sfoggiate nei tornei che non indossate nei campi di battaglia. Modelli elaborati e finemente decorati risalgono alla fine del XV secolo.]


BELLE DAME SANS MERCI IN MUSICA

Il primo a musicare la ballata fu Charlse Villiers Stanford nell’Ottocento con un arrangiamento per piano molto drammatico ma un po’ datato oggi, anche se popolare ai suoi tempi.

Susan Craig Winsberg in La Belle Dame 2008
Giordano Dall’Armellina
in “Old Time Ballads From The British Isles” 2007
Penda’s Fen (Richard Dwyer)
Ian Bostridge · Julius Drake
in The English Songbook 1999
Musica: Charles Villiers Stanford
Jesse Ferguson
Loreena McKennitt in “Lost Souls” 2018

LA LETTURA POETICA: Belle Dame sans Merci

I
O what can ail thee, knight-at-arms,
Alone and palely loitering?
The sedge is wither’d from the lake (1),
And no birds sing.
II
O what can ail thee, knight-at-arms,
So haggard and so woe-begone?
The squirrel’s granary is full,
And the harvest ‘s done.
III
I see a lily (2) on thy brow thy
With anguish moist and fever dew;
And on thy cheeks a fading rose
Fast withereth too.’
IV
I met a lady in the meads,
Full beautiful — a faery’s child,
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were wild(3).
V
I made a garland for her head,
And bracelets too, and fragrant zone;
She look’d at me as she did love,
And made sweet moan.
VI
I set her on my pacing steed
And nothing else saw all day long,
For sideways would she lean, and sing
A faery’s song (4).
VII
She found me roots of relish sweet
And honey wild and manna (5) dew,
And sure in language strange she said,
“I love thee true (6)
VIII
She took me to her elfin grot (7),
And there she wept and sigh’d fill sore (8);
And there I shut her wild, wild eyes
With kisses four.
IX
And there she lullèd me asleep,
And there I dream’d — Ah! woe betide!
The latest dream I ever dream’d
On the cold hill’s side.
X
I saw pale kings and princes too,
Pale warriors, death-pale were they all;
They cried – “La Belle Dame Sans Merci”
Hath thee in thrall!”
XI
I saw their starved lips in the gloam
With horrid warning gapèd wide,
And I awoke and found me here,
On the cold hill’s side.
XII
And this is why I sojourn here
Alone and palely loitering,
Though the sedge is wither’d from the lake,
And no birds sing.’

I
Che mai ti cruccia, o cavaliere armato,
solo e pallido errante?
Giace prostrato il giunco in riva al lago (1),
né uccello canta.
II
Che mai ti cruccia, o cavaliere armato,
così smunto e abbattuto?
Lo scoiattolo ha colmo il suo granaio,
e fu colto ogni frutto.
III
Un giglio (2) hai sulla fronte
rugiadosa di febbre e di tormento,
e sulla guancia una rosa appassita
rapidamente muore.
IV
Una dama incontrai
bella nei prati, figlia delle fate;
lunghi i capelli e il passo suo leggero,
e gli occhi folli.(3)
V
Composi una ghirlanda pel suo capo,
e braccialetti e un cinto
fragrante, mi guardava innamorata,
con un dolce lamento.
VI
Sul mio corsiero al passo la posai,
né altro vidi quel giorno,
ché reclina da un lato ella cantava
canzoni d’incantesimo.(4)
VII
Cercò per me dolci radici e miele
e rugiada di manna (5);
nel suo ignoto linguaggio ella mi disse:
«Amo te solo»(6)
VIII
Nella magica grotta (7) mi condusse,
là pianse disperata e sospirò (8)
là io le chiusi i folli folli occhi
con quattro baci.
IX
Mi cullò fino al sonno,
là misero sognai l’ultimo sogno
da me sognato mai lungo il pendio
della fredda collina.
X
Vidi pallidi re, guerrieri e principi
dal mortale pallore che gridavano:
«La belle Dame sans merci
ti ha preso nella rete».
XI
Nel crepuscolo vidi le arse labbra
in orrida minaccia spalancate,
e quivi mi svegliai lungo il pendio
della fredda collina.
XII
Per questo io qui soggiorno
solo e pallido errante,
benché il giunco è prostrato in riva al lago,
né uccello canta.
[traduzione italiana M Roffi]

NOTE
(1) non a caso il paesaggio è lacustre, le acque del lago sono belle ma infide, si tratta però di un paesaggio desolato e più simile alla palude
(2) il giglio è un simbolo di morte. La fronte del cavaliere di un pallore mortale è bagnata dal sudore della febbre e il colorito del viso è smorto come una rosa appassita. I sintomi descritti sono quelli della tisi: la febbre sempre lieve, ma che non accenna a diminuire, accende due “rose” sulle guance dei malati. Si dice anche che Keats fosse un tossico dedito all’uso della Belladonna che nell’analisi di Giampaolo Sasso (Il segreto di Keats: Il fantasma della “Belle Dame sans Merci”) è rappresentata nella “Dama Senza Mercede”
(3) tutta la descrizione della pericolosità della dama è concentrata negli occhi, definiti selvaggi ma anche folli. Il cavaliere ignora i ripetuti segnali di pericolo : non solo gli occhi ma anche la lingua (Language strange), il cibo (honey wild)
(4) il canto elfico conduce il cavaliere alla schiavitù
(5) la manna è una sostanza bianca e dolce. E’ risaputo che coloro che mangiano il cibo delle fate sono condannati a restare nell’Altro Mondo
(6) la fata si esprime in un linguaggio incomprensibile al cavaliere e quindi in realtà avrebbe potuto dirgli tutt’altro che “ti amo”; eppure il linguaggio del corpo è inequivocabile, almeno per quanto riguarda il desiderio sessuale
(7) la grotta dell’elfo è l’altromondo celtico (vedi)
(8) perchè la fata è dispiaciuta? Non vorrebbe annientare il cavaliere ma non può fare altrimenti? Sa che l’amore di un uomo non è eterno e che prima o poi il suo cavaliere la lascerà spezzandole il cuore? E’ l’amore inevitabilmente distruttivo?

Un’altra bella traduzione italiana ( tratta da qui)
Qual è la tua pena, o Cavaliere in armi,
Che qui – pallido – indugi in solitudine?
Sfiorita è la carice del lago,
Tacciono gli uccelli.

Qual è la tua pena, o Cavaliere in armi,
Che appari affranto e desolato?
Ricolmo è il granaio dello scoiattolo,
Mietuto ormai il raccolto.

Un giglio sulla tua fronte
Ròrida d’angoscia e febbre,
Rose morenti sulle guance
Anch’esse troppo presto sfiorite.

Una Dama incontrai sui prati,
Bella oltre ogni dire – Figlia di Fate,
Lunghi i capelli, leggero il piede,
Selvaggi gli occhi.

Una ghirlanda per la sua fronte intrecciai,
E braccialetti, e una fragrante cintura.
Mi guardò come Amore guarda,
Dolce emise un gemito.

La issai sul mio destriero al passo,
E altro se non lei per tutto il giorno vidi.
Verso me protesa,
Cantava una melodia delle Fate.


Per me cercò radici dolci al gusto,
E miele selvatico e stille di manna.
E – certo – in una lingua ignota, ripeteva,
“Il mio amore è sincero”.

Alla sua grotta fatata mi condusse,
E là sospirò e pianse con grande tristezza,
E là quei suoi occhi selvaggi chiusi,
Baciandoli quattro volte.

E là mi addormentò cantando,
E là – oh, sventurato!- sognai l’ultimo sogno
Che avrei mai sognato
Sul gelido pendìo del colle.

Pallidi Re e pallidi prìncipi vidi;
E pallidi guerrieri – oh, di quale pallore mortale!
La Belle Dame sans Merci – gridavano –
Ti ha ormai in suo potere.

Vidi le loro labbra livide nell’oscurità
Orribilmente spalancate nel grido.
Mi svegliai, e mi ritrovai qui,
Sul gelido pendìo del colle.

Ed ecco perché ivi mi trattengo,
Pallido – indugiando in solitudine,
Benchè avvizzita sia la carice del lago,
E tacciano gli uccelli.

VERSIONI ITALIANE

Con il titolo “La Bella Dama senza pietà” Angelo Branduardi interpreta Keats e si avvale delle sonorità lamentose del sitar per esaltare il fascino soprannaturale della ballata. La parte finale della melodia di ogni strofa riprende il brano tradizionale inglese Once I had a sweetheart.
Angelo Branduardi in La Pulce d’acqua 1977. La trasposizione in italiano è di Luisa Zappa e Angelo Branduardi (così è scritto nel libretto).

Guarda com’è pallido il volto che hai, -sembra tu sia fuggito dall’aldilà…
Vedo nei tuoi occhi profondo terrore, -che bianche e gelide dita tu hai…
Guarda come stan ferme le acque del lago- nemmeno un uccello che osi cantare…
“è stato in mezzo ai prati che io la incontrai e come se mi amasse lei mi guardò”.

Guarda come l’angoscia ti arde le labbra, -sembra tu sia fuggito dall’aldilà…
“E`stato in mezzo ai prati che io la incontrai…”- che bianche e gelide dita tu hai…
“Quando al mio fianco lei poi si appoggiò io l’anima le diedi ed il tempo scordai.
Quando al mio fianco lei poi si appoggiò…”.- Che bianche e gelide dita tu hai…”
Al limite del monte mi addormentai fu l’ultimo mio sogno
che io allora sognai; erano in mille e mille di più…” – Che bianche e gelide dita tu hai…”

Erano in mille e mille di più, con pallide labbra dicevano a me:
– Quella che anche a te la vita rubò, è lei, – la bella dama senza pietà”.

Vinicio Capossela in Ballate per Uomini e Bestie 2019

Perché soffri, o Cavaliere in armi? Non parti e non ritorni, indugi qui da solo
Sono avvizziti i giunchi in riva al lago E nessun uccello più canta o prende il volo.
Perché soffri, o Cavaliere in armi? E pallido indugi desolato
Il granaio è pieno e il raccolto è già ammucchiato E l’inverno eccolo è arrivato.

Un giglio ti è cresciuto sulla fronte Sulla rugiada che te l’ha imperlata
La febbre che ti accende il rosso delle guance Ti ha reso rosa sfiorita senza filtro.
Vagando i campi incontrai una donna Di bellezza smisurata, figlia di una fata
I capelli aveva lunghi e il passo leggero Gli occhi aveva di selvaggia fiera.

Per il suo capo feci una ghirlanda E poi bracciali e un profumato cinto
Lei mi guardò proprio come se mi amasse E l’aria con un gemito percosse.
La misi in sella sopra al mio destino E altro più non vidi per quella giornata
Che la sua vita dondolarsi nel cantare Una canzone sua dolce di fata.

Trovò per me radici di piacere Favi di miele e stille di manna
Di sicuro in quella sua lingua di lontano Disse: “È vero è certo che ti amo”
E mi portò nella sua grotta di elfi E pianse e quando pianse sospirò
E allora i suoi selvaggi occhi io chiusi Con la croce dei miei quattro baci.

E fu lei che cullandomi nel sonno Mi addormentò come sciagurato
Nel sogno a lei affidato sognai l’ultimo sonno Nel fianco del monte ghiacciato.
E vidi cerei re e principi del mondo Pallidi di lutto e di morte
La bella dama dissero che non ha pietà Ha in pugno la tua sorte e la tua età.

E vidi labbra bianche sopra i denti Torcersi in orrende grida
Dal sonno mi svegliai nel freddo abbandonato Nel fianco del monte ghiacciato.
Ed ecco dunque perché qui dimoro E resto e indugio e indugio qui da solo
Non so più partire, incantato ad aspettare Chi mi tolse il sogno dal cuore.

Ed ecco dunque perché qui dimoro E resto e indugio e indugio qui da solo
Anche se sono avvizziti i giunchi in riva al lago E nessun uccello più canta o prende il volo
Nessun uccello più canta o prende il volo…

BELLE DAME SANS MERCI (Faun)

Interessante anche questa versione di un gruppo tedesco medieval-folk che ho avuto modo di ascoltare dal vivo nel 2005 alla Festa celtica di Beltane organizzata dall’Associazione Antica Quercia a Masserano (Biella – Piemonte): intrigante mix di strumenti tradizionali ed elettronici.
Faun in “Buch Der Balladen” 2009.

“Was ist dein Schmerz, du armer Mann,
so bleich zu sein und so gering,
wo im verdorrten Schilf am See
kein Vogel singt?”
“Ich traf ein’ edle Frau am Rhein,
die war so so schön – ein feenhaft Bild,
ihr Haar war lang, ihr Gang war leicht,
und ihr Blick wild.
Ich hob sie auf mein weißes Ross
und was ich sah, das war nur sie,
die mir zur Seit’ sich lehnt und sang
ein Feenlied.
Sie führt mich in ihr Grottenhaus,
dort weinte sie und klagte sehr;
drum schloss ich ihr wild-wildes Auf’
mit Küssen vier.
Da hat sie mich in Schlaf gewiegt,
da träumte ich – die Nacht voll Leid!-,
und Schatten folgen mir seitdem
zu jeder Zeit.
Sah König bleich und Königskind
todbleiche Ritter, Mann an Mann;
die schrien: “La Belle Dame Sans Merci
hält dich in Bann!”
Drum muss ich hier sein und allein
und wandeln bleich und so gering,
wo im verdorrten Schilf am See
kein Vogel singt.”

“What ails you, my poor man,
that makes you pale and humbled so,
among the withered seashore reeds
where the song of no bird is heard (1)?”
“I met a noble lady on the Rhine,
so very fair was she – a fairy vision,
her hair was long, her gait was light,
and wild her stare.
I lifted her on my white steed
and nothing but her could I see,
as she leant by my side and sang
a song of the fairies.
She led me to her cave house
where she cried and wailed much;
so I closed her wild deer eyes (2)
with four kisses of mine.
She lulled me to sleep then,
and I dreamt a nightlong song!
and shadows follow me since
be it day or night (3).
I saw a pale king and his son
knights pale as death, face to face;
who cried out: “The fair lady without mercy
has you in her spell!”
Thus shall I remain here alone
to wander, pale and humbled so,
among the withered seashore reeds
where the song of no bird is heard”

NOTE traduzione inglese (tratto da qui)
1) lit “(where) no bird sings”
2) I assume it’s “Aug(en)” instead of “Auf'”
3) the original says “all the time” but I opted for (hopefully) more colorful English

La belle dame sans regrets

Mi sono decisa ad aggiungere anche “La belle dame sans regrets” che è una rielaborazione del tema donna-fatale anche se non con le parole di Keats. La canzone è scritta da Sting e Dominic Miller
“Mercury falling” (1995). Nel video di Sting la fata boschiva di Keats diventa una sirena dei tropici. Rifatta poi con Chris Botti alla Tromba

Dansons tu dis Et moi je suis
Mes pas sont gauches, Mes pieds tu fauches
“Je crains les sots” Je cherche en vain les mots
Pour m’expliquer ta vie, alors
Tu ments ma Soeur Tu brises mon coeur
Je pense tu sais
Erreurs jamais J’ecoute tu parles
Je ne comprends pas bien
La Belle Dame Sans Regrets

Je pleure tu ris Je chante tu cries
Tu semes les graines D’un mauvais chéne
Mon ble s’envole
Tu en a ras le bol J’attends, toujours
Mes cris sont sourds

Dici balliamo e io sono
mancino di passo e tu mi pesti i piedi
“Temo gli sciocchi” e io cerco invano le parole
per spiegarmi la tua vita e allora:
Tu menti sorellina e mi spezzi il cuore
credo tu lo sappia.
Mai errori io ascolto, tu parli
ma non capisco bene
la bella Dama senza rimpianti

Io piango, tu ridi io canto e tu gridi
tu pianti i semi di una quercia sbagliata
i miei soldi volano via
Tu ti sei stufata io per sempre aspetto
le mie grida sono mute
[traduzione italiana Cattia Salto]

FONTI
http://academic.brooklyn.cuny.edu/english/melani/cs6/belle.html
http://ebooks.adelaide.edu.au/k/keats/john/la-belle-dame-sans-merci/
http://noirinrosa.wordpress.com/tag/la-belle-dame-sans-merci/http://zerkalomitomania.blogspot.it/search/label/Belle%20Dame%20sans%20Merci
http://www.celophaine.com/lbdsm/lbdsm_top.html
http://www.craigrecords.com/recordings/la-belle-dame/

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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